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Autore: _Am_    22/03/2012    0 recensioni
Questa storia parte dalla puntata 3x16 e da questo punto trarrà proprio inizio. ora, premetto che tutto ciò che scriverò sarà totalmente tratto dalla mia fantasia, è come se scrivessi io la sceneggiatura dei prossimi episodi. non legherò in alcun modo la FF con i prossimi episodi della stagione. da questo momento in poi in questa FF la storia prenderà una piega diversa. oltre a parlare del trio ormai famoso composto da Damon-Elena-Stefan parlerò anche delle vicende che caratterizzeranno gli altri personaggi. ora, vi annuncio che nella storia non parlerò solo delle situazioni sentimentali che riguardano tutti i personaggi, ma anche dei problemi che nasceranno a Mystic Falls, dopo la scoperta della maledizione all'anello di Alaric e all'arrivo di una strana creatura che incontrerete solo leggendo ^_^ spero veramente che questa FF vi piaccia :) ci ho messo tutta me stessa ;) Detto questo, vi auguro una buona lettura.
P.S.: il prologo sarà scritto in terza persona, ma questo non vuol dire che la FF sarà totalmente scritta in quel modo ;) continuate a leggere e capirete ^_^
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Elena]

Mi svegliai di colpo. 
Non seppi subito perchè lo feci, semplicemente aprii gli occhi di scatto e fissai il muro bianco di fronte a me per qualche secondo. Non avevo idea del perchè lo facessi, ne tanto meno che cosa mi avesse svegliato, sapevo soltanto di trovarmi nella mia stanza, a fissare una parete priva di qualsiasi colore, a pensare ai mille problemi che mi aspettavano fuori dalla porta di casa. Nonostante questo, però, mi sentivo tranquilla, protetta e la cosa era strana, ma era ancora più strano il fatto che sapevo di non essere sola nella stanza. Lo sentivo, anzi, meglio, lo percepivo. Sentivo una specie di presenza accanto a me, ma non mi faceva paura, anzi, mi faceva provare quel sentimento di rotazione e di sicurezza che riuscivo a sentire solo con Alaric e Jeremy. 
Mi sentivo a casa e per questo non osavo muovermi. Non ne avevo bisogno. Ero sicura che l'essere non mi avrebbe mai fatto del male. Non sapevo da dove provenisse tutta quella sicurezza, ne Perchè facessi così, ero semplicemente convinta che fosse giusto stare lì, distesa su un fianco a sentire lo sguardo dell'essere analizzarmi ogni centimetro del corpo in cerca di qualcosa di cui ignoravo completamente l'esistenza. Era come se mi stessi facendo analizzare al microscopio. Inquietante, certo, ma un sempre affascinante. 
Percepivo che lo sguardo dell'essere era circospetto, ma anche incuriosito da me, desideroso di conoscere qualcosa di me, desideroso di me in generale. 
Sapevo che questo significava una sola cosa. L'essere desiderava una cosa piuttosto particolare di me: il mio sangue. Ne ero certa. Non avevo mai visto nessuno comportarsi così se non i vampiri e quando i vampiri agivano in quel modo era perchè volevano qualcosa che bramavano molto. E cosa bramano i vampiri se non il sangue? Quella fonte di sostentamento estremamente dolce per loro, così prelibata e così difficile da procurarsi senza destare sospetti, senza farsi scoprire. Rabbrividivo al solo pensiero di una vita di quel genere. Tutto quel dolore, quel senso di colpa, quei sentimenti che ti perseguitano dovunque tu vada, anche se tu tenti di sfuggirgli sempre. Terribile. Ero quello, che però, percepivo in quel momento nell'essere. Non so dire come facessi a sentire cosa provava quell'essere, che sentimenti, che pensieri sentiva. Che malessere insopportabile le procurava la vicinanza con me. Che pensieri e ricordi tormentati le si affollavano in testa. Non so dire come riuscissi a percepire tutte quelle cose stando semplicemente fissa a guardare un muro bianco. Era come se stessi comunicando con quell'essere, senza che nessuno dei due se ne rendesse conto, senza che nessuno dei due potesse farci qualcosa. Come quando accade tra due gemelle. Due esseri uguali, che nascono con la capacità di sentire l'uno il dolore dell'altro. Era così che mi sentivo in quel momento, come una gemella di quell'essere anche se non era possibile che fosse vero. Mi sentivo in stretto contatto con lui, percependo ogni cosa all'interno del suo corpo. Mi sentivo quasi felice di aver scoperto questa strana capacità, come se vedendo il dolore delle altre persone riuscissi a sentirmi più tranquilla, sicura di non essere l'unica al mondo ad essere infelice. 
Sentii qualcosa muoversi, accanto a me, ma non ci feci troppo caso. I rumori mi giungevano alle orecchie ovattati, quasi fossero troppo lontani o coperti da qualcosa. 
Mi sembrava quasi di essere in un sogno. Forse stavo davvero ancora sognando. Sapevo che stava succedendo qualcosa intorno a me, ma non riuscivo, anzi non volevo, muovermi. I rumori erano così morbidi e lontani che non mi sembrava quasi vero. Un brivido di freddo mi percorse. Si era spalancata una finestra, oppure si era rotta, non ne ero certa. Un movimento veloce, fulmineo, che mi sfrecciò davanti al viso senza darmi tempo di scorgere una qualsiasi figura. un urlo di stupore mi uscì leggermente dalle labbra, come se fosse la prima volta che i miei occhi scorgevano una cosa simile. Sembrava quasi un urlato pieno di curiosità e ingenuità, come quello dei bambini.
Poi, però, tutto cambiò. Si sentì un altro movimento, un altro rumore, ma questa volta non mi giunse nel modo dolce e ovattato dei precedenti. Arrivò sulla sua giusta frequenza e mi spaventò a morte. Era un urlo di rabbia. Un urlo di rabbia talmente possente da farmi urlare a mia volta, ma di paura. 
Balzai sul letto, con il cuore a mille che pompava sangue a tutta forza nelle mie vene. Sentivo la testa pulsare, il corpo pulsare, i muscoli tesi per la paura. 
All'inizio tutto ciò che riuscii a vedere fu il buio, poi, dopo poco, la mia vista si abituò all'oscurità e finalmente riuscii a vedere e a capire qualcosa. C'era una figura, in ginocchio, a terra, che faceva saettare gli occhi per tutta la stanza in cerca di qualcosa che evidentemente non c'era più. I suoi occhi, il suo viso, erano quelli di un mostro. A completare l'opera, in più, ci si mettevano anche degli strani pezzi, quasi trasparenti, sparpagliati in terra che emanavano bagliori rossi. No, era diverso, quei pezzi erano cosparsi da un sostanza rossa. Sangue. Rabbrividii. Era semplicemente raccapricciante. 
Tentai di muovere le labbra, per sire qualcosa, qualsiasi cosa, ma nulla, sembrava che la mia lingua fosse bloccata. Tentai di muovermi, di scendere dal letto, di scappare, di fare qualsiasi cosa. Tutto era meglio che stare coricata lì a fissare quella specie di incubo. 
Riuscii ad appoggiare il piede in terra, ma nulla di più. Non perchè avessi troppa paura di continuare, ma semplicemente perchè qualcosa mi si scaraventò addosso nell'esatto momento in cui toccai terra. 
Sentii quella "cosa" spingermi contro la testata del letto e poi oltre, fuori dal bordo, verso il pavimento opposto, dove non c'era più pezzi rotti bagnati di sangue. Picchiai la schiena contro il duro parquet e urlai di dolore. Sentii la cosa o l'essere allentare di scatto la presa sul mio corpo e dire, in un sussurro
- Elena! -
Non feci in tempo a collegare quel suono a qualcosa di famigliare. La mia testa, prima rimasta lontana dal pavimento solo grazie a quella stretta estremamente forte, ora stava pericolosamente precipitando. Non ci volle molto, ma lo schianto fu comunque una sorpresa per me. Sentii un dolore sordo pervadermi tutto il corpo, ma principalmente concentrato nella testa.tentai di urlare, ma nulla. Tutto si stava lentamente oscurando.
Vidi una figura chinarsi su di me, la stessa che mi aveva aggredita. La sentii stringermi e tirarmi su. Vidi le sue labbra muoversi a pochi centimetri da me mentre chiamavano il mio nome ancora e ancora. Non sentivo ormai più nulla, solo un forte ronzio insopportabile. La mia vista si stava sempre più affievolendo, ora riuscivo solo a distinguere i tratti di quelle labbra carnose che mi chiamavano. Il calore del corpo si stava facendo sempre più lontano dalla vera me, come se mi stessi lentamente allontanando dal mio corpo e da tutti i miei sensi.
L'unica cosa che riuscii a identificare prima di essere circondata completamente dalle ombre della mia testa furono due occhi, due occhi blu pieni di angoscia. Dopo quello, non ci fu altro che buio.

Fresco. Fu la prima cosa che il mio cervello riuscì a registrare come reale. Poi venne il resto. Mal di testa, un dolore sordo al braccio, un bruciore fortissimo proveniente dalla pianta del piede. Tutto si manifestò in colpo solo e mi travolse come un uragano. Dal dolore, balzai sul letto e tentai di prendere degli enormi respiri, con gli strabuzzati per la paura, mentre piano piano riprendevo a ricordare ogni cosa. 
L'ultimo ricordo che la mia mente riusciva a registrare era il pavimento sotto di me e un paio di labbra che mi chiamavano. Dopo quello, solo buio e oscurità. 
Continuando ad ansimare, come se fossi in preda all'asma, cercai di tirarmi su e di capire cosa mi avesse aggredito, ma appena mossi di qualche millimetro il piede destro per scendere da quello che sembrava un divano, qualcosa mi bloccò premendo la mano sul mio petto, mantenendo comunque una certa cautela, quasi fossi stata di porcellana. 
Guardai la mano allibita. Era arrivata fin troppo velocemente. Risalii con lo sguardo fino ad una manica corta, nera, probabilmente di cotone, per poi arrivare ad un collo muscoloso, su cui si riuscivano a intravedere le vene, tirate per il nervoso. Risalii ancora un poco con gli occhi, per incontrare no sguardo di ghiaccio, che mi era sempre apparso freddo, ma che ora mostrava solo preoccupazione. Damon. Il mio cervello non aveva ancora riconosciuto quel volto, quei tratti, quegli occhi, ma, nonostante questo, sapevo già che si trattava di lui. Era come se me lo sentissi... Dentro. Nell'anima. 
Lo guardai allibita, cercando di esprimere con lo sguardo il mio stupore e anche la mia curiosità. Doveva spiegarmi un po' di cose. Evidentemente, però, il mil sguardo non aveva fornito l'effetto sperato, visto che le sue uniche parole furono:
- Elena... Ti sei svegliata finalmente... -
Wow, perspicace il ragazzo. Fu il mio primo pensiero. Da quando Damon diceva cose totalmente ovvie e fuori luogo? Non era da lui. Beh, se per questo, nemmeno la preoccupazione faceva parte delle sue abitudini, quello era compito di Stefan, eppure era lui ora quello a tenermi ferma, impedendomi di muovermi per paura di farmi sforzare troppo. Era lui quello che continuava a fissarmi cercando di capire se avessi qualcosa di rotto o di grave. Non Stefan. Dov'era lui invece? Ah, giusto, Stefan non era più Quello Stefan. Ora era lo squartatore, lo Stefan pazzo, indemoniato e fuori controllo. Quello che se ne fregava di tutto e di tutti, quello senza umanità. Ero certa che in realtà no lo fosse davvero, però il fatto che tentasse in tutti i modi di starmi lontano, di allontanarmi, di respingermi con stupide scuse mi faceva imbestialire e il fatto che mi convincessi che lui fosse cattivo e spregevole mi aiutava ad accettare la in situazione.
Mi riscossi dai miei pensieri. Non avevo risposto a Damon. 
- Cos'è successo? - 
Nessuna parola rassicurante, niente di niente. Ero ancora arrabbiata con lui, anche se mi aveva salvato la vita, probabilmente per due volte. 
- prego sono contento tu stia bene grazie al mio intervento, in ogni caso si lo so di essere diventato il tuo eroe ora, ti perdono per esserti arrabbiata con me senza motivo - 
Ammiccò nella mia direzione e io d'istinto gli tirai un pugno piuttosto forte nella pancia, che ovviamente non gli avrebbe creato alcun danno. 
Lo vidi indietreggiare e fingere di essere ferito a morte, rivolgendomi una delle sue faccette sconsolate come per dire "ehi, sto per morire per colpa tua, viene ad aiutarmi..." 
Lo guardai male e girai il viso dall'altra parte, per sottolineare il fatto che ero ancora arrabbiata con lui e che mi faceva letteralmente innervosire. 
Lo sentii camminare verso di me e sedersi sul letto, ma non mi girai lo stesso, nemmeno quando mi posò una mano sulla spalla e mi disse: 
- Elena... - 
Scossi lievemente la spalla. Volevo se ne andasse. In quel momento non volevo ne vederlo, ne sentirlo. Era per colpa sua se mi sentivo in colpa per Bonnie. Non era cambiato per niente in tutto questo tempo. Anche se l'aveva fatto per me, aveva lo stesso agito da egoista, da impulsivo e da fuori di testa. 
- vattene - 
Dissi, senza guardarlo.
- dai Elena, non puoi esserti arrabbiata per prima... Stavo scherzando! - 
Di colpo, sembrò essere diventato un ingenuo, indifeso e inoffensivo bambino. Mi girai di scatto, piena di odio. Non capiva niente, assolutamente niente.
- proprio non vuoi capire vero Damon? Continui a fare quello che fai per me, ma non hai ancora capito che io non ho bisogno del tuo aiuto, non voglio il tuo aiuto! Non ho bisogno di te, sopratutto perchè credi di far del bene, ma continui solo a rovinarmi la vita. Prima Bonnie, poi Stefan l'altra sera e addirittura con Rebekah. Damon stai letteralmente rovinando tutto ciò che mi è rimasto, quindi, ti prego, esci da qui! -
Perchè avevo sbottato in quel modo? Ero forse impazzita? Non mi era bastata vedere la reazione che aveva avuto dopo la sera del ballo? Evidentemente no. Non mi importava. In quel momento non avevo nessuna voglia di sentirmi in colpa per lui, solo di scaricare la colpa per ciò che era successo alla madre di Bonnie su di me e di compiangermi da sola per tutto il giorno. Era quasi l'alba, ne avevo di tempo prima del ritorno di Alaric. Negli ultimi giorni stava passando sempre più tempo con Meredith che diceva di poterlo aiutare, quindi io ero costretta a rimanere sola per molto tempo, permettendo così a me stessa di sfogarsi un po'. 
Non avrei mai voluto offendere così Damon, ma non capiva davvero nulla. Ero forte abbastanza per difendermi da sola, forte abbastanza per camminare con le mie gambe e trovare una soluzione ai miei problemi senza bisogno di una guardia del corpo. Doveva capire che avevo bisogno dei miei spazi, di rimanere sola almeno in casa mia, anche se correvo lo stesso dei rischi. Mi doveva lasciare semplicemente in pace. Anche se quello era stato un modo fin troppo brusco di dirgli quello che pensavo, non mi rimangiai le parole, come l'ultima volta, anzi lo guardai in modo duro. Non mi importava più di ciò che avrebbe fatto o pensato. Dovevo convincermi che era meglio per entrambi se lui mi stava lontano. L'avevo perso al ballo, in parte, ora avevo dato il colpo di grazia, così avremmo potuto vivere le nostre vite in pace. Io a rimpiangere STEAN e lui a divertirsi con... Un brivido mi percorse la schiena. Il solo pensiero di loro due insieme mi faceva accapponare la pelle, ma dovevo abituarmi alla sua assenza e al fatto che non sarei stata più la sua prima scelta, il suo primo pensiero.
- Elena, ti prego... Lo sai che l'ho fatto per te... - 
Le sue parole mi riportarono alla realtà, ma continuai a ripete ciò che mi ero detta. Non dovevo cedere alla tentazione, dovevo allontanarlo dalla mia vita. Non avevo un vero motivo valido a dir la verità, sapevo solo che dovevo farlo.
- Damon, basta. Non è solo questo. Ci sono un sacco di cose che non vanno. Tu ti aspetti qualcosa che io non posso darti, mi dispiace. Amo Stefan, Damon. Sarà sempre così. Se il fatto che durante la sua mancanza io ti sia parsa indifesa, pronta all'arrivo di qualche bel cavaliere disposto a tutto pur di salvarmi, beh ti sbagli. L'unico che voglio e che vorrò sempre sarà solo Stefan e per il bene di entrambi, ti dico fin da subito che devi smetterla. -
Sembravo fin troppo dura e fin troppo priva di logica. Ero arrivata a dirgli quelle cose che pensavo da un po' per cosa? Solo perchè era entrato in casa mia e mi aveva salvato da... Cosa poi? Si, solo per quello e anche per il fatto che non volevo soffrisse e si ferisse per me. Perchè erano quelli i veri motivi. Quelli per cui ero tentavo di allontanarlo. 
Lui rimase zitto. Vidi piano piano il suo sguardo "umano" pieno di preoccupazione scomparire, mentre si alzava dal letto. 
- Hai ragione, sono un impiccio, qualcosa che occupa solo spazio e non serve a nulla... Credo che toglierò il disturbo di modo che tu possa pensare a hanno ami Stefan e a quanto tu possa cavartela da sola in questo mondo... - 
Disse, dopo un po'. Mi accorsi solo in quel momento ci quanto fossi stata dura, cattiva. Ero stata senza sentimenti, l'avevo allontanato in malo modo, solo per paura di qualcosa che nemmeno io conoscevo. Dio che cosa avevo fatto? 
- Damon, aspetta, io... -
Troppo tardi, era già sparito. Tutto ciò che rimaneva di lui e del suo passaggio era qualche piuma nera di un corvo, dei vetri infranti e dei lezzi di cuore spezzati invisibili agli occhi, sparsi per la stanza.


Bene, ecco il nuovo capitolo pubblicato  scusate se ci ho messo tanto a postarlo, ma ho dovuto rivederlo. Non so se vi piacerà, ho cercato di descrivere tutto per il meglio. Volevo che già dal principio si creasse questa situazione critica, perchè se avessi aspettato a crearla la storia non sarebbe potuta andare avanti  spero vi piaccia questo capito anche se non ne sono pienamente convinta D: 
Come avrete notato, qui ho descritto le scene solo dal punto di vista di Elena, ma questo non sarà sempre così. Probabilmente nei prossimi capitoli troverete anche due punti di vista di due diversi personaggi. Potranno essere tutti, da Alaric a Bonnie, da Elena a Klaus. La storia comprende TUTTI i personaggi di Tvd. Narrerò le vicende di ciascun personaggio, nessuno escluso, e incontreremo anche pg mai visti o solo accennati nella serie. Verranno approfonditi tutti  detto questo spero vi piaccia. Non vi svelo niente dei prossimi capitoli, sappiate solo che si avranno delle sorprese alquanto stupefacenti e che il capitolo due si concentrerà su personaggi differenti da quelli di Elena e Damon. I quali ritorneranno nel capitolo seguente. aspetto le vostre recensioni 
  
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