Never judge a book by looking only at his cover.
Non
sapeva mai quando e
come leggere i segnali che dicevano “ATTENZIONE, PERICOLO,
FLIPPY AL MOMENTO
NON
Lo
osservava, lo faceva
per minuti interminabili, e nonostante questo capitava spesso che si
ritrovasse
a tanto così dal suscitare la sua rabbia con la sua
goffaggine anzi che il suo
dolce, bellissimo sorriso. Fliqpy compariva a caso, tutt’al
più, e come uno di
quei tornado improvvisi aveva la facoltà di distruggere
tutto ciò che Flippy
aveva creato nel giro di mezzo minuto. Era quello il tempo che
impiegava a ferire, insultare
ed impaurire.
Mezzo minuto contro alle intere giornate che, invece, il suo caro amico
adoperava per farsi degli amici.
Era
assurdo. Assurdo e
crudele.
Flaky,
perdendosi in
questi pensieri, non si accorse di aver tenuto lo sguardo fisso su di
lui
mentre, dall’altra parte della strada, stava uscendo dalla
farmacia. Il
militare l’aveva notata e sorridendo la aveva raggiunta, il
viso un poco
pallido e due grosse occhiaie ad incorniciare i suoi occhioni verde
smeraldo
dolci tanto quanto lo erano quelli di un cerbiatto. La notte appena
trascorsa
non era stata delle migliori, per lui. Aveva sognato a ciclo continuo
le
disavventure che lo avevano visto protagonista in Vietnam, e la cosa,
chiaramente, non aveva giovato al suo sonno già di per
sé leggero.
-
Ciao, Flaky. – disse, con tono allegro e
spensierato. Gli bastava vedere il suo volto per risanare ogni ferita,
fisica o
psicologica che fosse.
Lei
scattò sull’attenti
e lo fissò senza proferire parola, la bocca aperta
malamente, le gambe ridotte
a due gelatine. Buono o cattivo? si chiese, buono o cattivo?
-
Oh, Lumpy mi ha dato una cosa… - continuò Flippy,
senza notare la sua espressione forse per la stanchezza –
Quell’uomo fa mille
lavori! – e tutti fatti male, pensò – Mi
chiedo dove trovi il tempo per tornare
a casa…
Rovistò
a lungo nella
tasca della sua giacca in verde mimetico, alla ricerca del prezioso
carico, ma
quando estrasse la mano tutto contento e la allungò verso
Flaky, questa
proruppe in un urlo e serrò le palpebre, nascondendosi
dietro all’albero più
vicino.
Rimase
a fissarla
sconcertato, gli occhi grandi, sentendosi osservato da tutti quelli che
come
loro avevano deciso di uscire in città e godersi il bel
tempo. Non le aveva
fatto niente, stavolta, ne era sicuro, ma evidentemente tutti i torti
subiti e
le cose brutte che gli aveva visto compiere alla fine avevano intaccato
anche quell’ultima
particella di stima ed affetto che aveva sempre conservato nei suoi
confronti.
-
F-Flaky… - fece un passo avanti...
-
Hiiiii!
...arrestandosi
subito.
Per
un secondo la
osservò ancora, poi però sorrise ed
abbandonò le caramelle che Lumpy gli aveva
regalato a terra, sull’erba fresca di rugiada del parco al
centro della
cittadina, poco distanti dalla sua amica. Non disse niente,
allontanandosi
piano e calcando il berretto verde scuro sul volto, quasi a voler
nascondere la
tristezza nel constatare che perfino lei lo temeva. Faceva bene, il
problema
che aveva non era certo da prendere sotto gamba. Ma anche
così era doloroso il
dover perdere perfino Flaky.
Perfino
lei.
La
piccina uscì dal suo
nascondiglio con la testa fulva, i capelli rossi e scompigliati ad
andare
ovunque mentre cercava di capire cosa fosse successo. A vederlo con la
mano in
tasca aveva cominciato a pensare che fosse in procinto di estrarre un
coltello
e di attaccarla, perciò era scappata prima che potesse fare
qualsiasi cosa,
urlando per attirare l’attenzione e far sì che
qualcuno lo fermasse e lo
riportasse in sé. Tuttavia non era accaduto niente, Fliqpy
non si era avventato
su di lei e non aveva neanche cercato di aggredirla.
Uscendo
del tutto da
dietro alla quercia del parco, si mosse di qualche passo passetto,
lenta e
titubante come sempre, trovandosi ben presto dinanzi a tre caramelle
dalle
carte sgargianti e colorate. Limone, fragola e arancia. I suoi gusti
preferiti.
-
…oh, no…
Gli
occhi le si
riempirono di lacrime e, tirando su i confetti velocemente, corse
dietro a
Flippy. Per sua fortuna non era andato lontano, ancora lo intravedeva
nonostante fosse quasi fuori dalla sua vista. Chiamò il suo
nome a gran voce,
ignorando i curiosi che subito si erano girati a guardarla. Lo
chiamò
disperata, il pianto che via via si stava facendo sempre più
infantile.
-
Fl-Flippy…! – urlava – Flippy,
scu-scusaaaaaa…!
Non
appena lo ebbe
raggiunto si fiondò fra le sue braccia, stringendolo forte a
sé e lasciandosi
stringere a sua volta. Flippy emise una breve risata, affondando il
volto nei
suoi capelli profumati e lunghissimi.
-
Scusami, ti prego!
-
E di cosa? Non me la sono presa.
-
Scusami l-lo stesso!
Rise
di nuovo. – Va
bene, va bene… - rispose – Ti perdono.
Per
fortuna si era
sbagliato. Magari era vero, Flaky aveva paura, ma non di lui. Lei
temeva
Fliqpy, una persona che lui non era e che mai, mai sarebbe stato. Una
persona
che non capiva o non voleva capire quanto gli amici fossero importanti.
Quanto
l’amore…fosse importante.
“Ma
tanto…” si disse
Flippy, baciando la fronte della sua Flaky “…non
riuscirà mai a separarmi da
lei.”
La voce dell'Autrice: Questa l'ho sviluppata grazie ad una piccola, piccolissima doujin se così vogliamo chiamarla. No. In realtà non dovrei chiamarla così, ma noi facciamo finta di niente e bona lì xD
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