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Autore: FallenJay    23/03/2012    0 recensioni
Un ibrido, una giovane vampira, un amore sconvolgente, sbagliato, tormentato eppure sincero e profondo. In questa fanfiction immagineremo una storia tra Klaus e Caroline...buona lettura !!
Genere: Science-fiction, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Si era vestita al meglio, con un bel abitino blu e delle scarpe vertiginosamente alte. Si era truccata poco, quel minimo che bastava a far risplendere la sua bellezza naturale e lasciò che i boccoli cadessero morbidi sulle spalle. Quando fu pronta, chiamò Elena e dopo una buona dose di auto-convinzione, salì in auto e andò a prenderla. 
Continuava a ripetere a se stessa che non sarebbe successo nulla, che la serata si sarebbe conclusa senza morti ne feriti, che quella festa avrebbe portato qualcosa di buono. 
Una volta arrivata vicino alla casa dei Gilbert, suonò il clacson tre volte e aprì la portiera all'amica che le correva incontro. 
- Pronta per la festa? 
Disse Elena salendo in auto. La bionda la guardò e sospirò. 
- Non saprei. Questa serata è un'incognita. Potrò stare tranquilla solo quando finirà. 
- Ah, capisco. Klaus. 
Quel nome riusciva a far girare la testa a Caroline. Lei annuì e poi mise in moto. 
- Non capisco proprio cosa voglia da me. Qualche mese fa ha tentato di uccidermi, rendendomi una vittima sacrificale. Se non fosse stato per Dam..
Si fermò in tempo, rendendosi conto che quello non era un gran bel ricordo per l'amica, che aveva perso la zia al posto di Caroline. 
- Scusa...
Sussurrò la giovane vampira, cercando di cambiare argomento.
- Fa vedere che ti sei messa ! 
Fortunatamente anche Elena era ben disposta a cambiare argomento quindi, entrambe cominciarono a parlare di abiti, trucchi e scarpe per tutta la durata del tragitto. 
Dopo un po' arrivano alla festa. 
Caroline, entra nel locale, a testa alta, cercando con lo guardo lui, ovviamente. Per fortuna Klaus non c'era, o non c'era ancora. Ma ciò permise alla ragazza di calmarsi. La prima cosa che fece fu andare a prendere un drink. L'alcol era un amico per un vampiro perché riscaldava il corpo come se fosse sangue ma se si abbondava, ci si ubriacava come normali esseri umani.
Dietro al bancone c'era Matt e lei sorrise debolmente. 
- Sei viva allora, temevo Klaus ti avesse fatta a pezzi e data in pasto alla sua mandria di ibridi sanguinari.
Lei ridacchiò appena.
- Certo che la fantasia non ti manca. Diciamo che più che farmi a pezzetti mi ha salvato la vita, strano vero? Insomma perché lui, proprio lui dovrebbe farlo quando ha cercato più volte di uccidermi, di ucciderci tutti? Non capisco..
- Le persone cambiano Caroline.
Disse una voce calda e armoniosa dietro di lei. Non aveva bisogno di voltarsi per capire chi fosse, non avrebbe confuso quel delizioso accento con nessun'altro al mondo. 
- Le persona Klaus, non tu. 
- Io non sarei una persona? 
- No infatti, sei un ibrido psicotico, isterico, sanguinario e cattivo. Perché mai uno come te dovrebbe cambiare? 
Lui sospirò e poi si appoggiò al bancone, accanto a lei.
- Caroline, Caroline, Caroline, come devo fare con te? 
La prese per il polso, per trascinarla fuori quando Matt, dietro il bancone s'irrigidì. Non ebbe però il tempo di aprir bocca che Klaus l'aveva zittito con lo sguardo e il biondo, non ebbe il coraggio di controbattere.
- Lasciami stare Niklaus.
Disse il suo nome per intero e lui sorrise.
- Mi piace come pronunci il mio nome. 
- A me non piace il tuo atteggiamento. Cosa vuoi da me Klaus? 
- E' così difficile capire che mi piaci?
Lei rimase spiazzata, senza parole e per due minuti buoni non riuscì a parlare ma poi, a malincuore rovinò quel silenzio.
- Ed è così difficile per te capire che ne hai combinate troppe, non posso semplicemente ignorare le tue cattiverie, non posso.
- Non puoi ma vorresti. 
Disse lui con un sorrisino. 
- Non ho detto questo. Dico solo che, non puoi pretendere che una ragazza sia contenta di piacerti, o solo che prenda in considerazione l'idea di stare con te, perché tu sei impulsivo, sei il cattivo della situazione, hai ucciso la zia della mia migliore amica, hai rovinato la vita i tutti noi e...non è possibile.
Lui infilò le mani nelle tasche e poi fece due passi in avanti, rivolgendo lo sguardo alla luna. Sospirò e abbassò lo sguardo, senza sapere cosa dire. Nessuno era mai stato così diretto con lui, forse per paura. 
- Tu non faresti di tutto per proteggere la tua famiglia e le persone che ami? 
Effettivamente, lei non si era mai messa nei suoi panni, nemmeno per un minuto. 
- Klaus, la storia della maledizione non aveva nulla a che fare con la tua famiglia. Potevi evitare, non c'era biogno di rovinare la vita di tutti. Perché volevi spezzare la maledizione? Per crearti un esercito di ibridi asserviti, come Tyler? Per quanto io mi sforzi non capisco, non capisco perché..
Entambi rimasero in silenzio, un silenzio piacevolmente accompagnato dalle note di una canzone "Give me love". Lei si voltò, sospirando. Avrebbe voluto poter capire, più di qualsiasi cosa ma non ci riusciva. 
- Prova tu a stare sola per 1000 anni, sola in attesa di uccidere che vuole uccidere te e le persone he ami. Delle persone che facciano finta o siano costrette ad obbedirti o solo a parlarti e ascoltarti, sono meglio di nulla. E poi temevo e temo ancora, una brutta reazione da parte della mia famiglia al risveglio. 
Lei rimase a bocca aperta. Klaus si stava confidando con lei? 
- Credo che una persona che ti sta accanto e che ti ascolta e ti vuole bene, sia motlo meglio di una che lo fa perché costretta. Tu non ascolti gli altri, fai solo quello che è comodo a te e così facendo resti sempre solo. E questa cosa non cambierà perché tu non cambi..Ora è meglio se torno alla festa, saranno preoccupati per me.
- Grazie caroline. 
- Di cosa? 
- Grazie di essere la persona più vera e sincera che abbia conosciuto in 1000 anni. 
Lei non aggiunse niente, ma con un cenno della testa si congedò e tornò da Elena e Matt. 
La serata passò velocemente, e lei non smetteva di pensare alla conversazione avuta con Klaus. Una volta tornata a casa, si sdraiò sul letto e lentamente, pensado a lui, si addormentò.
  
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