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Autore: Ilmaredentroognicielo    23/03/2012    7 recensioni
Mi aveva incendiata e lo sapevo; il mio problema era il grado di astinenza che avevo indiscutibilmente portato avanti da un anno a quella parte, il che significava che io, avrei potuto scendere nei più fondi piani, presa letteralmente dall'istinto di una donna, comunemente chiamato, uomo. Sapevo che quel ragazzo, conosciuto da solo un giorno aveva il potere di attrarmi come una calamita e non perché fosse bello o attraente, semplicemente perché io, al minimo tocco sbagliato prendevo fuoco. "
***
Hel e Thomas.
Un compito da portare a termine.
Lui, sfacciato, bello da stare male, stronzo e un po' superficiale.
Lei, fragile, innamorata dell'amore; convinta che il mare si trovi dentro agli occhi di tutti.
Costretto a passare del tempo insieme ad Hel, Thomas prova a portarsela a letto. Lei prova, invece, a non cedere, nonostante la strana attrazione che prova nei suoi confronti.
I due giocheranno, si conosceranno, per certi versi si odieranno.
Legati da un compito di filosofia, alla fine, cominceranno ad accettarsi.
Lei farà sesso senza amore o sarà lui a fare sesso, dopo essersi innamorato?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                 Prendersi una pausa. 


William Shakespeare scrisse: L'amore non è amore che cambia quando incontra qualcosa che cambia. È un'impronta incancellabile che combatte tempeste 
e non si agita mai. L'amore non si trasforma in poche ore o in settimane, ma resiste, anche sull'orlo della morte.
Era in quel momento, mentre le mani di Thom cingevano i miei fianchi e il mio viso strusciava contro l'incavatura del suo collo, che pensavo a Shakespeare. 
Potevo dire di amare Thom, perché adesso, tra le sue braccia mi sentivo a casa e - cosa strana - non era mai successo. 
Sembrava quasi che Thomas fosse il mio mondo, il mio cielo, il mio sole personale. 
Respirai, faticando a regolarizzare i battiti. 
Era quel dannato cuore, che mi portava a un mare di pensieri. 
Thom mi amava? 
Quante altre volte aveva detto a qualche altra ragazza, più carina o più disponibile, che non era un gioco?
E quante altre volte, era sparito?
Erano le mie insicurezze, ecco tutto, ed erano sempre quelle, che ogni volta, mi avevano gettato a terra. 
Il fatto è che ogni volta che qualcuno entrava nella mia vita non ero in grado di pensare che avrei lasciato il segno ; 
invece avrei dovuto pensare, ogni volta, che se c'ero,l'unica cosa avrei dovuto fare, per una volta, era restare.
Ma nessuno forse restava. 
Mi strinsi a Thomas e respirai il suo profumo. Aveva i capelli spettinati e un viso da cucciolo che quasi sembrava sorridere. 
" Mi stai fissando? " Sussurrò. 
" No." Abbassai gli occhi e sorrisi. 
" Ti sento addosso, Hel. " 
Quelle parole si spinsero dentro le tegole del mio mondo e lo buttarono giù. 
" Promettimi che mi sentirai addosso anche dopo. " Dissi, decisa. 
" Dopo? " Si spinse lui, e aprì gli occhi schioccandomi un bacio sulla fronte.
" Dopo. Dopo che il compito sarà finito. Hai avuto quello che volevi, no? Adesso diventeremo due estranei? "
Riprendevo lo stesso argomento, ero diventata monotona e oppressiva. 
Pensai ad un mio amico. 
Un mio amico che adesso non avrei potuto reputare tale. 
Ricordai le sue parole, stranamente. 
L'ultimo giorno che ci eravamo visti, mi disse che se avessi parlato con una persona, con poche o tante persone, avrei lasciato, sempre,  una parte di me,
delle mie esperienze, del mio tempo.
Aveva ragione; 
Era una vita che regalavo parti di me, alla gente. 
Avevo regalato parti di me a persone che dopo, erano sparite, avevo regalato parte del mio tempo, anche solo per poco, anche solo per gioco, divertimento, noia. 
Anche solo tra le parole incatenate da silenzi, anche per lettera o sms,anche per amore o amicizia. 
Anche per così, perché tanto dopo le cose cambiano, le stagioni si svuotano, le persone si dimenticano. 
E allora, mentre Thomas mi guardava, mi chiesi se fosse giusto, se dimenticarsi, fosse giusto. 
Insomma, se fosse giusto incontrarsi dopo due anni e non sapere qual'è la parte giusta, se ne esiste una. 
Non riconoscere due occhi. 
Lasciare che l'indifferenza divori le parole, i significati, il tempo stesso. 
Mi chiesi se quando, dopo anni, incontri quella amica, riesci a non sorriderle, riesci a guardarla e a non pensare che lei c'era. 
C'era e adesso è un'estranea. 
Non si dimentica, perché si conserva. 
Nella maggior parte delle volte, si conserva. 
Si conserva quel segreto, scritto e riscritto nelle pagine di un diario, si conservano quegli sguardi che sembravano poter durare per sempre. 
Si conservano le esperienze, il tempo, le parti che ci si scambia e che forse si è incapaci di riprendere indietro. 
Mi sono chiesta se fosse giusto. 
Se fosse giusto trovarsi in un bar e avere vicino la persona che amavi, anni prima. 
Respirare la stessa aria di lacrime e vita nuova, incapace di un saluto. 
Ma cos'è un saluto paragonato ai sogni che vi scambiavate nelle giornate troppo calde fatte di stelle e abbracci sinceri? 
E se Thomas, era un semplice ricordo?
Se dopo un po' Thomas si fosse trasformato in un estraneo?
Era il mio terrore, avevo paura di perdere Thomas come avevo perso gli altri, di incontrarlo dopo qualche anno e ricordarmi di come il suo corpo sul mio faceva uno 
strano effetto sul mio stomaco e fegato e cuore. 
Non lo sapevo, non sapevo se in realtà, lasciare che chi si è spento, dentro la tua vita, non riesca più a raggiungerla. 
Non sapevo neanche se raggiungerla era quello che voleva, se Thomas, sarebbe rimasto o sarebbe andavo via.  
Magari avrei regalato parti di me, a persone che sarebbero sparite, 
Sapevo che avrei lasciato un album di ricordi di Thomas e me, appeso sui muri di ogni città e sapevo che l'avrei fogliato ogni volta, per caso, mentre avrei incontrato 
gli occhi di Thomas in un bar comune,  con il risultato di una delucidazione di dettagli. 
Quante persone avevano ancora parti di me, dentro loro?
Quante persone conservavano ricordi, esperienze, sorrisi, pensieri, che sono erano miei?
Forse le avevo già regalate a tutti e non mi rimaneva più nulla.
Forse l'unico vero amore di Thomas era stata Lidia e adesso, io, ero solo un'altra delle tante. 
Avevo sempre desiderato essere il cambiamento di un ragazzo. 
Insomma, volevo essere quella che:
' non ti dimenticherò mai. ' 
Non credo sia mai successo. 
Io ero una di quelle che se non le vivi, non le ricordi. 
Volevo essere il vero amore e sono sempre arrivata tardi;
ero l'altra, dopo lei. 
ero quella del ' giuro che non la penso più, adesso mi importa solo di te. ' 
Quella che adorava certe frasi, 
le stesse che erano state dette, già una volta. 
Era sempre stato quello il mio problema; Forse non ero rimasta abbastanza nella vita di una persona, abbastanza per potermi sentire dire che io, ero il vero amore, 
che io ero l'eccezione. Forse non ero nata per essere il vero amore di nessuno. 
Tanto che quando mi ripetevano le stesse frasi, stavo bene, ci credevo. 
Quando Thom mi diceva che non ero il suo gioco, stavo bene. 
Tanto che quando Thomas mi aveva stetta a se', mi ero sentita l'unica.  
Avevo sempre desiderato essere il cambiamento di un ragazzo, la frase nuova, il motivo per dire: 
'cazzo, questo non era previsto. '
Sarà che arrivavo sempre tardi, però.
Sarà che anche con Thomas, ero arrivata tardi. 
" Come faccio a dirti che sbagli, Hel? Come faccio a farti capire che non sei come le altre? "
Respirai e mi avvicinai di più. 
Sentii il respiro di Thom, farsi più pesante. 
" Hel, quando finiscono le storie, nel peggior modo esista al mondo, si inizia a credere che tutto si fermerà, da un momento all'altro. 
Ti affacci alla finestra e pensi 'ok, adesso crolla quella casa, adesso si fermano le macchine e si accorgono di quanto male mi sono fatto.'
Si accorgono che qualcosa è cambiato nella vita di qualcuno,perché qualcosa cambia sempre. Dopo un po', però ti accorgi che la vita continua e quando lo fai, quando 
te ne accorgi, hai vinto. 
Insomma, quando non ti arrabbi più perché quel vestito lei non riuscirà mai a vederlo o perché quel tuo amico non ti ha chiesto come stavi senza il suo profumo addosso, 
o perché ogni mattina ti svegli con la voglia di guardare due occhi grandi e non sono mai i suoi, ce l'hai fatta. 
Se smetti di arrabbiarti perché lei non è più accanto a te e tutto continua a girare, allora hai vinto. Perché tanto ti manca sempre, solo che non è più amore. 
Si tratta di ricordi. 
Ho sempre pensato che definire qualcuno ' una boccata d'aria fresca ' fosse squallido, eppure tu lo sei e non sei squallida. 
Non sei squallida e sono stato con te perché volevo, volevo essere tuo, anche solo per una notte. 
Tu sei sempre pronta ad aiutarmi mentre mi lecco le ferite e provo a ripararmi e anche quando ho parlato di lei, lo hai fatto, in silenzio. 
Mentre mi sorridi e sembra che ogni cosa non ti scalfisca minimamente. 
Sei la mia roccia. 
Ed è per questo che sono qui, nel tuo letto. 
Perché il grazie si nasconde dietro alle volte in cui tu sorrido e ti tengo per mano. 
Si nasconde dietro ai messaggi che ti lascio sul cellulare, alle parole stupide che respiro quando sto con te. 
Ma se non te lo dicevo. 
Se io non te lo dicevo adesso, se non ti dicevo grazie, se continuavo a nasconderlo dietro al mio mondo, forse tu non l'avresti mai afferrato. 
Quindi grazie." 
Tremai, mentre la sua mano raggiungeva il mio collo e la sua bocca si incollava alla mia. 
Mi spostai, paonazza in viso e con un cuore che faceva a pugni con lo stomaco. 
Mi stavo mettendo nei casini perché stavo diventando dipendende da lui. 
" Dobbiamo andare, eh? " 
Mi guardò con aria solenne e mi fece una smorfia semplice, di quelle che solo Thom riusciva a fare.
Chi lo definiva stronzo non lo consceva davvero. 
Thom era un misto tra sesso e amore. 
Era così, era passionale, infernale, ammiccante, profondo e sincero. 
Era bello e sexy. 
Passò circa mezz'ora ed entrambi riuscimmo a fare una doccia. 
Camminavo di fianco a lui come una fidanzata e non me ne vergognavao; e lui, non sembrava infastidito o stranito.
Era ancora la sua amica e lui il mio.
Entrammo in classe e respirai, mentre si sedeva al solito posto, la strada mi era sembrata più breve del solito e il sole, più in alto, più caldo, più bello. 
Ero solo una bambina che giocava col mondo. 
Presi posto e socchiusi gli occhi, impercettibilmente. 
" Psss. " Mi accorsi quasi subito che la classe era piena e conoscevo anche solo per sentito dire, quasi tutti. 
Facce per cui non avevo mai stravisto, facce che non mi avevano mai dato il giusto modo di farmi conoscere;
la colpa, ad ogni modo non era solo loro, anche Mad, una volta aveva provato a integrarmi nel gruppo e io, per giusta risposta, avevo rifiutato educatamente. 
Mad era una mia amica, se potevo definirla tale. Una di quelle che prendevano tutto alla leggere, che guardandosi allo specchio vedevano solo rossetto e capelli pettinati. 
Non era una cattiva persona, eppure, non riuscivo ad instaturare un rapporto reale, con lei. 
" Helen! " 
Mi voltai, con una tale calma da lasciare col fiato sospeso, era la presenza di Thom che mi tranquillizzava. 
" Stai con Thom? "
La sentii boccheggiare, quasi come per nascondere il filo di amarezza che si nascondeva sulla sua voce.
Non era la prima volta che mi veniva posta quella domanda e non era la prima volta che mi rendevo conto di desiderare che fosse reale. 
Nel mio mondo, le parole di Thomas, sarebbero state rivelatorie. 
'Mi ama.' avrei dedotto, quasi subito; eppure lui non era come gli altri. 
" No, perchè?" Chiesi, tranquilla. 
Il professore intanto aveva cominciato a parlare, insistendo, stranamente, per leggere alcune parti del nostro progetto. 
Avevo scritto una lettera a Thomas, per parlare di lui e per spiegare cosa provavo quando stavamo insieme, mi era sembrato un progetto perfetto e inoltre, il professore 
ci aveva quasi costretto a non far leggere gli ultimi progetti ai compagni che ci avevano tenuto compagnia nel corso del tempo, per uno stupido compito. 
Alla fine della conoscenza, avremmo dovuto - oltre a portare l'argomento assegnatoci - portare una lettera, un tema, un video o una canzone su cui, erano incise le nostre parole e idee, per la nostra metà. 
Ero innamorata e lui non lo sapeva, ergo, dovevo trattenermi. 
Trattenermi perché ogni volta che respiravo, desideravo respirare parole sue, ogni volta che ascoltavo una canzone, speravo di poter incollare il suo nome, su ogni singola nota.
Dovevo trattenermi perché chi ama si trattiene. 
Niente sesso, amore o frasi troppo lunghe. 
" Vi siete lasciati, per la voce che gira, su Thomas? " un finto sorriso di rammarico e mi voltai per guardare il mio compagno, assorto in un libro. 
" Che voce? " Sussurrai. 
" Non lo sai? Gira voce che il tuo bel giovane sia stato a letto con una ragazza del corso di chimica, qualche giorno fa'. " 
Mi girò la testa.
" Nel senso che..." respirai. 
" Nel senso che si è scopato una ragazza che non eri tu. " Disse, abbassando la voce. 
Non dovevo,eppure ero così talmente furiosa che niente, niente e nessuno avrebbe potuto calmare ciò che si stava creando dentro il mio stomaco. 
Le parole che Thomas mi aveva lasciato, poco prima, a casa mia, erano diventate sabbia. 
" Non... " chiusi gli occhi e assunsi una posizione più altezzosa, lasciando che una sorta di sicurezza, finta e contratta, trapelasse dal tono della mia voce. 
" Non lo sapevo, Mad. In ogni caso è libero di fare ciò che vuole. Io non sto con lui. "
" Ragazze, volete un caffè? " Si esibì il professore, interrompendo il mio teatro. 
" No, io devo andare, professore. " 
Mi alzai, guardando in cagnesco Thomas. 
Quante altre persone erano state la sua roccia?
La mia non era una stupida paranoia, la mia era realtà. 
E tutto quello che fino a quel momento mi era sembrato fondamentale, adesso sembrava perder significato. 
La scuola, l'amore, l'orgoglio. 
Io ero l'errore, ero l'unica persona al mondo, capace di aver paura delle persone, di aver paura delle stagioni, dei sentimenti, delle nuvole; avevo sempre avuto l'idea che la scuola salvasse l'anima. 
Fin dalle medie, pensavo che studiare, riuscisse, in un certo modo a curare le ferite; 
potevo imparare a vivere, acquisire fiducia, imparare che l'amore, ha mille altri modi per esistere. 
Volevo che il cielo riuscisse a spegnere ogni mia paura, volevo che l'amore riempisse gli spazi vuoti che le persone avevano lasciato,
che la scuola mi insegnasse a credere nelle capacità che avrei dovuto possedere. 
Ma non era così e ogni volta che la verità mi veniva sbattuta in faccia, io mi limitavo a spengnere la luce, anche quando, dopo una qualsiasi delusione, 
avevo voglia di chiudere gli occhi, inconsapevole del fatto che se li chiudevo, la luce spariva lo stesso. 
Percorsi il corridoio, come quando ero piccola e abitavo in Italia. 
Infondo, quando si è piccoli, sembra che tutto duri in eterno e in linea di massima è una cosa tremendamente bella e tremendamente falsa. 
Sai che ami, nel senso più ampio della parola e che vieni amato e questo, quando si è piccoli basta. 
" Ci vogliamo bene, siamo amici. " 
Ma l'amore, se non è del tutto ricambiato, dopo, non riempie i vuoti, nella maggior parte dei casi li alimenta e basta. 
Ero innamorata. In tre mesi ero riuscita a farlo e mi ero incasinata l'anima, mi aveva fregata.
Non c'era scuola o compito che avrebbe tenuto. 
Nessuno mi avrebbe insegnato che bisogna credere alle nuvole, che bisogna guardarsi allo specchio e bisogna sentirsi semplicemente felici, meno che mai la scuola. 
Nessuno mi avrebbe spiegato che bisogna essere convinti che basti un attimo per toccare il cielo, che se ami la musica, devi cercarla, viverla, scovarla, amarla. 
Che se hai un sogno, devi suonarlo, cantarlo, fartelo amico. 
Che a volte, un buon voto, paragonato alla vita diventa la cosa più stupida di questo mondo. 
Nessuno mi avrebbe insegnato che si deve lottare, correre, afferrare e vincere;
l'importante era sapere che due, sommato a due, risulta quattro. 
Uscii, accovacciandomi del tutto,al cancello. 
Stavo piangendo e non riuscivo a fermarmi, erano le delusioni, che mi giocavano uno strano effetto, nonostante la frequenza in cui mi venivano proposte. 
" Hel? " Alzai il viso, consapevole del fatto che non ero nel mio miglior stato. " Hel, stai bene? "
" Si, scusa. " Mi alzai, voltandomi dall'altra parte. 
Non doveva vedermi piangere e non avrei dovuto neanche scusarmi. 
" Perché? " Mi chiese. 
Non potevo vederli, ma sapevo che i suoi occhi, erano di un verde scuro, adesso, più che mai. 
Mugugnai a voce bassa e Thom continuò. 
" Perché stai piangendo? " 
Perché uno stronzo mi ha fatta innamorare, avrei voluto rispondere. 
Perché anche se non stiamo insieme, sempre quello stronzo, ha avuto la capacità di farmi sentire una donna tradita. 
" Non sto piangendo Thomas. " Insistetti. 
" Non fare la bambina, Hel! " Urlò. 
Non avevo il coraggio di starmene zitta, mentre lo stomaco ruotava sul corpo. 
" Non fare tu il bambino! " Mi voltai, quasi urlando.
Il suo viso si corrucciò e notai che portò una mano ai capelli; era bello come il mare e qualsiasi cosa avesse detto, non sarei riuscita a cacciarla via dalla mia testa, mai più. 
" Ti ho fatto qualcosa? " 
" Sei andato a letto con una ragazza del corso di chimica? " Sussurrai. 
Thomas non rispondeva, mi fissava, con quella bocca che mi avrebbe fatta impazzire. 
" Sei... andato... a letto con ... una ragazza di quel corso!??? " Urlai, questa volta, convinta che se qualcuno non mi avesse fermata, di li a poco, avrei spaccato la faccia al mio ' amico ' . 
" Aspetta, Hel, è successo prima e forse non..." Lo fermai. 
" Si o no!? " Gli puntai il dito contro, avvicinandomi più del dovuto. 
" Si. Ma noi non stiamo insieme,non ti sembra di esagerare? " Mi disse, poggiandosi al muro. 
" Non stiamo insieme? " Presi fiato e sorrisi, amareggiata. " sei uno stronzo, Thomas. Sono venuta a letto con te e lo sapevi. Lo sapevi che non faccio sesso se non amo." 
Respirai. 
" Hai lasciato che mi innamorassi di te, con quelle stupide..." lo spinsi via. " stupidissime parole! Con quel ' sei la mia roccia' ' non sei un gioco'  e nel frattempo, ti eri 
scopato un'altra! E chissà quante altre! E io, ogni notte, ti lasciavo dormire nel MIO letto, Thomas! Nel MIO letto. " Piangevo e Thomas sembrava frustrato. 
" Lascia che ti spieghi... io non.." 
" No, Thomas. Da oggi in poi, stammi lontano. Finiremo questo compito e sparirai dalla mia vita. " 
Ero riuscita a perdere completamente il senso di logica che avevo. 
" Aspetta, Hel! "
" No, non aspetto più Thomas. Sono tre mesi che aspetto, noi ci siamo tenuti per mano, ci siamo scambiati sorrisi, abbiamo parlato di ogni cosa, tu mi hai visto spaccare il mondo, litigare con mia madre, riempirmi di sentimenti e mi hai visto gettarli via. Mi hai visto con i capelli in disordine e ho riso di te,tu mi hai visto nuda... mi hai spogliata e sapevi... sapevi che l'ultima cosa che volevo al mondo, era essere il tuo passatempo. "
Mi allontanai, tornando a casa. 
Sapevo che nel giro di qualche ora avevo amato e odiato la stessa persona, eppure non mi davo la giusta spiegazione, non riuscivo a capire, perché Thomas, sembrasse così sincero, mentre mi diceva che non ero un gioco, che ero la sua boccata d'aria fresca. 
Io lo amavo e avevo bisogno di stargli lontano. 
Mi sdraiai sul  letto, prendendo il cellulare, solito numero e solito procedimento. 
" Celeste?!" Sussurrai. 
" Piccola. " 
" Sto male, Celeste. Ho bisogno di respirare, voglio andare via da qui. " 
" Che è successo? " 
" Non... non voglio parlarne. " 
Cominciai a singhiozzare; 
" Vieni a casa mia, Hel. Domani, fai le valige e parti. " 
Sentii il suo tono di voce, così limpido che per un attimo, smisi di piangere. 
" Davvero? " Chiesi. 
" Davvero. " 
Chiusi gli occhi, ringraziandola troppe volte e per troppi motivi. 
Sarei andata via, per qualche giorno e avrei respirato. 
Non avrei visto gli occhi di Thomas e avrei completato la mia parte di compito, a casa della mia migliore amica. 
In quel momento, mi sembrava la cosa più giusta da fare, niente problemi o cambiamenti vari e soprattutto, nessun amore nell'aria. 
Chiusi la telefonata e cominciai a fare le valige; finii subito e presa dalla malinconia mi poggiai sul letto e cominciai a leggere un libro. 
Era strano ma sentivo l'assenza del profumo di Thomas e io ero il classico tipo di ragazza che ci avrebbe pensato troppo. 
Infondo, c'erano alcuni momenti in cui mi fermavo a riflettere, magari capitava anche che ero tutta sistemata, sul mio letto o che stavo leggendo un libro, come stavo facendo adesso e allora mi rimproveravo.
'Proprio questo momento dovevi scegliere?'
Riuscivo anche a parlare da sola e non potevo giudicarmi pazza.  
Non avevo mai dedicato più di mezz'ora a me stessa, per quel discorso che magari avrei voluto fare, che si trattasse di qualsiasi discorso, intendiamoci. 
Forse perché:'Questa ragazza è sempre così silenziosa, Così riservata; sembra quasi che abbia paura del mondo, delle persone.' 
Forse perché: 'è vero,avevo paura. '
Quei discorsi che tenevo dentro, comunque li avrei dovuti uscire, esattamente, come avevo fatto, difronte a Thomas, e mi sarebbero serviti, perché solo in quel momento mi ero ricordata che c'ero, che non mi piaceva esserci, ma c'ero lo stesso. 
Ed era l'amore il centro di tutto, l'amore e le emozioni di cui non potevo fare a meno. 
L'amore per me stessa; era sempre lui, che si metteva in mezzo. 
Tutto ruotava attorno a quella parola. Amore, vero, falso, trovato, perso, amore ipotetico, reale, stronzo, gentile, per se stessi, per gli altri. 
Amore che sa dare e amore che sa prendere. Queste erano le solite stronzate che si leggevano in ogni muro, quaderno o sorriso e che si accompagnavano sempre, alle emozioni, le stesse che non avrei mai potuto evitare.
Ne' con Thomas, ne' con chiunque altro. Le mie emozioni erano sono come i saluti, Non avevano vie di mezzo, un po' come le sere passate male.
Le risate in un vecchio pub, con l'amica di sempre.
Come le farfalle allo stomaco, le mani che tremano, Il cuore che va in festa, come gli occhi di Thomas quando si facevano più scuri. 
Ecco cos'erano le emozioni; erano fuochi d'artificio nel mezzo della settimana.
Mi trascinai lenta, sotto le coperte e chiusi gli occhi. 
potevo staccare la presa per un po'??
Spegnere la luce o chiudere la porta. Potevo?
 
 
 
 
Salve. 
Scusate, scusate, scusate,scusate. 
Sono imperdonabile, ma ho avuto problemi: 
Mi sono rotta un braccio e ho la febbre, alta. 
Mi rendo conto che questo capitolo è breve, ma ho dovuto spezzarlo a metà, a causa di problemi di lunghezza; ad ogni modo, nel prossimo ci sarà una novità. 
La nostra Hel, partirà per raggiungere Celeste, sta male, è innamorata, è piena di paure e vuole staccare la presa. 
Ci lascia con una domanda, a cui spero risponderete. 
Thomas non può sparire dal suo cuore, o sbaglio?
Ma per farvi capire cosa c'è sotto il carattere stronzo di qualche personaggio che conosciamo alla perfezione,perderemo di vista i pensieri di Helen, 
per accostarci un po' ai suoi. 
Di chi sto parlando?
Thom. Parlo di Thom. 
Siete curiose di capire che passa per la testa al nostro bellissimo compagno di corsi? 
Seguitemi, vi prego!
Un abbraccio. 
Ps: Scusate gli errori di grammatica, ma non ho avuto il tempo di rileggerlo. 
  
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