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Autore: petitecherie    23/03/2012    7 recensioni
La vita prima del Santuario di Cancer: dove è nato, come è stato addestrato, la nascita del suo soprannome. Il perché della sua morale distorta e della sua mancanza di fede.
Una parte del suo percorso di vita.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sicilia, Enna, lago Pergusa. Tempio della Dea Madre, 24 giugno



<< Forza, forza. Un'altra spinta. >>
La voce della levatrice era chiara e dolce, come il miele. Peccato per quel retrogusto sanguigno che la fanciulla sentiva in bocca, mescolato alla saliva. Avrebbe voluto mandarlo giù, ma non poteva, sentiva che non le avrebbe fatto bene.
Non farebbe bene al bambino.
Pensiero assurdo al momento, dato che quel bambino stava per nascere.
Il caldo della Notte di San Giovanni sembrava più denso, quasi palpabile, alla luce delle candele. Il profumo dei gelsomini e dell'iperico si mescolavano a quello macchiato del sudore.
E del sangue, Bona Dea, troppo.
La levatrice si affannava e tentava, ma sapeva, dall'alto della sua esperienza, che solo un miracolo avrebbe potuto salvare madre e figlio. E pregava, pregava tutti gli dèi e tutte le dee che non le morissero tra le mani.
<< Su, bella, spingi ancora. >> incoraggiava la fanciulla, materna.
Da fuori provenivano urla di giubilo e risate, segno che la festa di Mezza Estate procedeva bene, che la Dea Madre della Terra, la grande Demetra, aveva accolto i frutti che le sono stati sacrificati. Segno che la cara Persefone si era pasciuta di questi e non avrebbe richiesto altre anime compagne per il suo viaggio ultraterreno.
Tastò il ventre della ragazza piano e s'avvide che la creatura era prossima ad entrare nel mondo.
<< Ci siamo quasi. >>
Titubante lanciò uno sguardo alla ragazza. Era una sacerdotessa del Tempio ma non era nata nell'assolata Sicilia. Sapeva solo che proveniva dalla penisola, da dove esattamente non l'aveva mai capito. Un giorno era davanti al Tempio a chiedere di essere ammessa. Il Gran Sacerdote aveva riconosciuto la pura vocazione della fanciulla e l'aveva accolta tra le sue fila. Ed eccoci qui, anni dopo, a mettere al mondo un nuovo seguace del vecchio culto. Forse avrebbe seguito la via della vita e della morte come tutti loro, o magari sarebbe stato chiamato ad un destino d'onore tra le fila dei Santi della dea Athena.
Un fiotto di sangue caldo e viscido colò tra le mani della levatrice e la donna sentì una testa premere sul suo palmo. Non le sfuggì che la pelle della partoriente stia diventando più bianca e più fredda.
Presto, presto.
Fuori avevano acceso i fuochi e i sacerdoti stavano praticando l'antica arte della divinazione, che in quella notte era particolarmente raccomandata. Le herbarie stavano raspando i boschi e alla fine, all'alba, avrebbero colto le lacrime di Kore.
Un'altra spinta, un altro urlo.
Il bambino è fuori.
La levatrice sollevò piano il bambino piangente, tagliò il cordone con furia. Avvertì il desiderio spasmodico della madre che anelava a stringere il figlio. Così, ancora ebbro di sangue, glielo porse e vide il sorriso nascere sulle labbra della fanciulla.
Si affrettò a finire il suo compito, cullata anche lei dalla nenia della sacerdotessa. Ripulì il sangue tra le gambe, un rivolo che non voleva fermarsi, malignamente simile ai ruscelli che si incontrano poi nel lago Pergusa.
<< Angelo. >>
La levatrice alzò di scatto la testa, conscia troppo tardi della gravità della situazione.
Persefone aveva ancora fame
.
Si avvicinò alla fanciulla per sottrarre dalle braccia ancora calde seppur morte la creatura. E un urlo le sfuggì, unito agli altri della festa all'esterno.
La morta che con occhi grandi e grigi fissava amorosa il suo bambino dagli occhi grandi e grigi.
La vita di questo bambino sarà la morte
, pensò divinando anch'ella.
Prese il bambino e lo strinse attenta, timorosa.
<< Angelo sì, ma della morte tu sarai. >>



***

Il Gran Sacerdote guardò il bambino di appena quattro anni seduto di fronte a lui. Era impossibile non riconoscere nei suoi tratti, i lineamenti della fanciulla che l'aveva partorito. Era impossibile non riconoscere nel suo cosmo la protezione della costellazione del Cancro.
Un bambino che come prima cosa ha visto la morte.
Un bambino che ne sente l'odore, che ne vede le ombre.
Un bambino che conosce la via per l'Inferno.
Strinse la lettera giunta dalla Grecia. Il Pontefice Shion ordinava che il bambino fosse educato alla guerra di Athena, suo fedele servo, in nome del Gold Cloth che l'attendeva nella Quarta Casa. Si domandò quanto Shion conoscesse l'apprendistato di un simile cavaliere.
Non aveva mai mentito al bambino sul suo destino. Da quando era nato gli aveva spiegato quale sarebbe stato il suo cammino.
Come puoi mentire ad un bambino che vede le ombre?
Come puoi non asciugare le sue lacrime quando i morti lo spaventano?
Come puoi tingere di nero un cuore puro?
Si chiese se era giusto, però. Il Tempio della Dea Madre aveva il suo ordine sacro. Ma loro tutti era sacerdoti e guerrieri. Come guerrieri portavano la morte ma come sacerdoti portavano la vita. Era quello che il loro culto gli insegnava, dopotutto. Persefone - la Dea Madre nel suo aspetto di fanciulla - scendeva negli Inferi per poi risorgere nella Primavera. Un ciclo infinito che durava dalla notte dei tempi.
Loro, che ne custodivano il mistero, come sacerdoti e guerrieri, potevano comprendere cosa significasse la vita nella morte. Per il ragazzo non sarebbe andata così. Athena voleva un guerriero, un seguace della giustizia e della forza, una macchina da guerra.
Si domandò ancora se il Pontefice Shion capisse cosa fosse, in realtà, quella nebulosa nella costellazione del Cancro. Si chiese se quel ragazzo - il bambino dagli occhi grigi e grandi di fronte a lui - avrebbe portato solo la morte e mai avrebbe capito il significato della vita. Pregò gli dèi tutti e la Bona Dea che avessero a cuore il fanciullo e le sue sorti. O sarebbe stato perduto.
Strinse ancora la lettera.
<< Domani avrà inizio il tuo addestramento. >>


***

Il bambino dagli occhi grigi guardò il suo Maestro con timore. L'uomo indossava una maschera a coprirgli il viso e un mantello dal colore scuro copriva i suoi capelli e le sue spalle. Se fosse stato buio, sarebbe certamente scomparso, un'infinita ombra tra le mille della notte.
<< Perché vestite tutti così? >> chiese curioso. Nei racconti del Gran Sacerdote i cavalieri indossavano armature lucenti e combattevano a mani nude.
<< Conosci forse il volto della morte, figliolo? >>
<< No. >> rispose pronto. Vedeva le ombre, sì, ma mai aveva visto chi le avesse ridotte a effimeri spiriti.
<< La morte non ha volto, figliolo. Non ha età, non ha tempo. Arriva e ti prende. E tu non la vedi. Come puoi sperare di vedere la morte? Sei già morto in quel momento. >>
Il bambino lo guardò senza capire. Il concetto era troppo complesso per la sua età.
<< Quindi? >>
<< Quindi, perché dovresti conoscere il mio volto? >>
E prima ancora che potesse rispondere, si trovò scagliato contro il muro.

Per quattro anni visse in quella condizione. Per quattro anni fu sottoposto ad allenamenti atti a minare le sue carni. A minare la sua mente.
Dovette sviluppare i suoi sensi e il suo cosmo per poter viaggiare tra la terra e il Limbo, per imparare a scagliare lo Sekishiki Meikaiha.
Ogni volta, ad ogni nuovo viaggio, quelle ombre si portavano via un pezzo della sua anima, della sua vita.
Mi stanno prosciugando, Athena.
Ogni volta, ad ogni nuovo viaggio, scopriva che nel mondo si muore per niente, perché vince il più forte.
Athena è la dea della giustizia.
Ogni volta, ad ogni nuovo viaggio, scopriva che nel mondo la giustizia non c'era, che il bene e il male cambiavano a seconda di chi vinceva.
O vinci o muori.
E lui non poteva salvarsi. Perché i sacerdoti-guerrieri della Dea Madre indossavano la maschera - la maschera della morte, la chiamano - per nascondersi alla morte e quando la toglievano potevano vedere la vita.
Lui, Cancer, non aveva filtri. Vedeva la morte in ogni momento.
La vedeva riflessa nello specchio.
La vedeva nei suoi occhi. Rossi come il cielo dello Yomotsu Hirasaka.


***

Il Gran Sacerdote guardava con occhi pieni di compassione il giovane che combatteva. Così diverso dal bimbo ingenuo cui raccontava storie, al cui nome di Odisseo ed Achille si illuminavano gli occhi grigi e grandi.
Di fronte a lui, adesso, c'era una creatura svuotata e disillusa. Dai capelli bianchi e gli occhi rossi.
Una creatura che non aveva potuto proteggere dal ciclo di vita e di morte. Un bambino a cui era stato negato l'intero percorso.
Un bambino bloccato a metà strada tra la terra e il cielo.
Un sacerdote-guerriero combatte per la morte e se la morte è il tuo scopo, combatterai fino alla fine. Come la morte non ha volto, così il sacerdote-guerriero copre il viso. Come la morte, annienta tutto ciò che trova sul suo passaggio.
Il sacerdote-guerriero non ha onore nel combattimento. Ogni mossa è lecita per uccidere il suo avversario. Anche colpirlo alle spalle.
Il suo onore è spargere in terra il sangue dell'avversario caduto.
Una volta che la battaglia è conclusa, il sacerdote-guerriero toglie la maschera e slaccia il mantello. Piange il nemico caduto e prega per la sua anima nel Regno dei morti. Brucia il suo avversario e ne onora il nome.
Ma questo il bambino del Cancro non l'avrebbe mai saputo. Non era un seguace della Dea Madre, dopotutto. Il loro compito era stato quello di creare un guerriero in grado di padroneggiare la porta dell'Altromondo. Ad Athena e al Santuario il dovere di insegnarli quella giustizia così lontana e diversa dalla loro.
Razionale e meno animale.
Lo chiamò.
<< Domani partirai per Atene. Il Gold Cloth ti attende, Santo. >>


***

Grecia, Atene, Santuario - Tredicesima Casa


Il Pontefice Shion era seduto al suo posto, accanto a lui c'erano i Santi di Gemini e di Sagitter. Aspettavano curiosi il nuovo membro dei dodici dello Zodiaco, il cavaliere di Cancer.
Ammutoliti e attoniti rimasero quando nella sala entrò un ragazzino sugli otto anni dai capelli bianchi e gli occhi rossi.
<< Il tuo nome, Santo. >>
Il ragazzino si inchinò al Pontefice e agli altri Saints. Gli avevano chiesto il nome ed era lì per rispondere quando un improvviso pensiero lo fermò. Il suo nome, dal simbolismo così puro, era il ricordo infantile di un bimbo dagli occhi grigi e grandi. Un bimbo che non avrebbe più rivisto, per quanto a lungo lo cercasse ancora nel riflesso dello specchio. Un nome che non era adatto a quello che sarebbe diventato.
Alzò gli occhi sul pontefice e i cavalieri d'oro. Shion dalla sguardo attento e il sorriso gentile di chi era conscio del proprio potere. Aiolos luminoso come un raggio di sole in una giornata di giugno. Saga dai capelli come il mare, maestoso quasi come un dio.
Li immaginò, per un attimo, in battaglia.
Radiosi e giusti.
E poi, vide se stesso. Gli occhi rossi e il pelo bianco.
Una bestia.
Una maschera di morte vivente.
Sul suo viso apparve un ghigno di soddisfazione. E finalmente, fece udire la sua voce.
<< Death Mask di Cancer. >>












***

Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro. Tutti loro sono frutto dell'opera di Kurumada, l'autore di Saint Seiya (eccetto per il culto e i guerrieri della Dea Madre).


Grazie a tutti coloro che hanno letto :) mi piacerebbe sapere che ne pensate^^.
Da parte mia, vi dico che trovo Cancer un personaggio incredibilmente affascinante, e sono andata a colmare con la mia fantasia la lacuna che il Kuru ha lasciato sulla sua vita e sul suo addestramento. Come nome ho scelto Angelo, in quanto, per me, crea un notevole contrasto con quelle che sono poi le sue attitudini.

Ho scoperto in seguito che fosse uno dei nomi più accreditati del fandom, assieme a Salvatore.

Allo stesso tempo, credo che il suo addestramento sia stato particolarmente tosto, perché i “miei” sacerdoti-guerrieri combattono con ogni mezzo a loro disposizione. Per loro l'onore è uccidere l'avversario, poco importa il come. Bestiale, lo so, ma piuttosto adatto al Cancer. In più, credo che fare su e giù tra i morti e i vivi l'abbia un po' privato dei suoi colori mediterranei lasciandocelo bigio e rossiccio.
Altra cosa, per me, Death è nato e cresciuto in Sicilia fino agli otto anni, età in cui è andato poi al Santuario, dove ha conosciuto gli altri Saints. Per il resto, credo che il crack mentale definitivo - visto nella serie - l'abbia avuto sotto il comando di Saga.
Grazie ancora.


   
 
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