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Autore: Kyryu    23/03/2012    0 recensioni
Quando il destino decide di unire misteriosamente due persone, diventa davvero difficile cercare di sfuggirgli: ciò che lega Setsuka e Karl non è un qualcosa da cui ci si può liberare con uno schiocco di dita.
Riservata ma forte, Setsuka sapeva cosa provava per Karl.. ma non gli avrebbe mai confessato niente neanche sotto tortura.
Karl.. era troppo occupato a pensare al suo stesso dolore, che quasi non vedeva chi aveva davanti. Quasi, appunto.
Il problema era un altro, tra loro: Tanya.
"Quella cretina della mia sorellastra.. si disse Setsuka, mentre le lacrime le offuscavano la vista e i ragionamenti.
Quella puttana di mia moglie.. si disse Karl, stringendo teneramente tra le sue braccia, la giovane ragazza.
Setsuka, sua cognata."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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… La fortuna sarà bendata… ma..!!!

Improvvisamente, provò una sensazione di vuoto, come se qualcuno l’avesse presa e l’avesse tenuta sospesa in aria. Eppure, nello stesso attimo aveva sentito anche uno strano e confortevole calore che le intorpidiva tutto.
Certo, rimanere in piedi  fuori dalla porta di casa della propria sorell.. di proprio cognato ad aspettare sotto la pioggia una qualche forma d’aiuto, non era stata un granché come mossa, ma effettivamente non sapeva davvero che cosa fare.
Aveva venduto tutto quello che aveva in quella casa, quella cretina di sua sorella. Lei ormai viveva da sola in quella casa, ed era più che felice di occuparla da sola, senza che nessuno la disturbasse.. ma non aveva previsto che quella situazione le si sarebbe ritorta contro. E d’altronde, la sorella non era mai stata una tipa totalmente sana di mente, fin da quando erano piccole. Non si ricorda minimamente di un giorno in cui sua sorella e lei avessero passato un momento insieme, evitando di scannarsi a vicenda oppure cercando di instaurare un minimo di conversazione civile. Semplicemente, non era mai avvenuta.
E, purtroppo, non per sua scelta.
Se pensava a quelle ventiquattro ore d’inferno che aveva passato, le risalivano le lacrime.. i suoi genitori ormai non si facevano vivi da un bel po’, e non sapeva neanche come mettersi in contatto con loro. Erano sempre stati decisamente troppo libertini per potersi portare dietro un semplice cellulare.
La sua unica fonte di sicurezza era stato Karl.
Nonostante non si conoscessero affatto bene e non sapessero granché l’uno dell’altra, sapeva che su di lui, almeno in parte, avrebbe potuto contare..
E se non ci fosse stato lui, forse a quell’ora non aveva neanche idea di dove sarebbe potuta andare a finire.
Improvvisamente, nel suo sonno, avvertì che la sensazione di vuoto era scomparsa magicamente, mentre veniva abbandonata in un luogo un po’ più freddo ma, in un certo senso, più comodo rispetto a quello in cui si trovava prima.
Non voleva immaginarselo, non desiderava pensare più di quanto non fosse eppure..  dentro di sé seppe che era stato Karl a sollevarla e a sistemarla su un letto, in una stanza qualsiasi e a lei sconosciuta.
 
 
  Karl conosceva molto poco della famiglia di sua moglie, non solo perché lei non gliene aveva mai raccontato, ma anche perché aveva avuto così poche occasioni di vederli che non aveva quasi idea di chi fossero.
I genitori di Tanya, quando lei aveva otto anni, decisero di adottare una bambina giapponese di sei anni che avevano trovato per strada in una città di periferia, nella provincia di Tokyo, in uno dei loro immensi viaggi di piacere.
Lui non sapeva i dettagli del rapporto tra Setsuka e Tanya, ma era quasi certo che non era stata una cosa facile da accettare.. soprattutto per una bambina che era stata abituata fino a quell’età ad essere l’unica figlia femmina e, per molti anni, figlia unica; il che, la rendeva la reginetta della casa, viziata e coccolata fino allo svenimento. Karl non conosceva neanche come fosse fatta, dato che neanche in foto aveva avuto l’onore di vederla… e il matrimonio che avevano fatto era stato particolarmente privato, giusto con gli amici stretti e niente parenti. A quanto pareva, Tanya era già ai ferri corti con i suoi e aveva esplicitamente detto:”Non c’è bisogno di invitare gente che neanche rispetta le mie scelte”.
Fino a quando poi, un giorno, mentre era impegnato in maniera assurda e inconcepibile nell’andamento del suo hotel - era l’amministratore delegato e figlio del proprietario dell’impero Twain. SOC-  era stato deciso che i suoi collaboratori avrebbero cercato un intenditore di mercato, esperto in tecniche di management e di strategia, affinché aiutasse tutti i dipendenti a lavorare verso una prospettiva di mercato migliore e allargato il giro della propria clientela, era successo l’inevitabile.
 
Era ancora in casa e sfogliava svogliatamente il giornale con accanto una tazza di caffè amaro, continuandosi a chiedersi imperterrito che cosa l’avesse spinto ad alzarsi così presto…
L’ossessione di tua moglie.. il pensiero fisso che non ti lascerà mai in pace… gli rispose la sua mente, mandandosi a fanculo calorosamente.
E, intanto, ripercorreva il momento in cui la vide per la prima volta.
Sapeva che sarebbe arrivata a breve la consulente di mercato.
Tutti gli uffici fuori dal suo studio sembravano in tumulto, talmente tanto erano eccitati nel vedere un’esperta DONNA nel campo del management… ma non c’era bisogno di fare tutto quel baccano.
Anzi, si sarebbe voluto alzare dalla poltrona e sgridarli calorosamente di tornare immediatamente al loro lavoro, ma la sua voglia, dopo aver passato l’intera nottata a ricontrollare i dati e la condizione dell’hotel dell’anno passato, era arrivata al di sotto della soglia minima per potersi sollevare dalla poltrona.
Un leggero squillo arrivò dal telefono fisso, posto sul tavolo.
Schiacciò irritato il pulsante, rispondendo con un secco:
-Sì, Katia?-
-Signore, la signorina… Heel è arrivata.- gli rispose tranquillamente la segretaria.
-Heel? Ma intende la mia fidanzata?- le chiese Karl, mentre sfogliava distrattamente i fogli. Era sicuro fosse partita per una sfilata di moda, perché gliel’aveva sentito dire al telefono.
-No, Signore.. è il nome della consulente.- le rispose, cordialmente la sua segretaria, affabilmente.
Come cognome è veramente raro da trovare.. ma chi sarà mai?  Questa era la domanda che si stava ponendo, mentre attendeva impaziente il suo arrivo nello studio.
Il brusio cessò immediatamente, mentre sentì chiaramente i suoi passi echeggiare nel corridoio fuori dalla sua porta.
Il bussare leggero mi mise sull’attenti.
-Avanti.- disse l’uomo, senza staccare gli occhi dalla porta.
La figura che gli si presentò davanti era proprio ciò che aveva vagamente intuito.
Non sarebbe stato niente di buono.

 
Mentre beveva il suo caffè caldo, sentì dal fondo delle scale dei passi veloci, come se qualcuno stesse correndo. Tranquillamente, ingollando il liquido caldo, disse alla figura che tentava di filarsela senza nemmeno salutare:
-Setsuka. Non scappare come tuo solito, quando la situazione non ti piace.-
Ci fu un attimo di silenzio.
Setsuka non desiderava parlare con lui. Le pareva di essersi spiegata abbastanza la notte prima.. che altro desiderava da lei? Non poté fare a meno, però, di tornare indietro e dirigersi verso l’ampia cucina, stranita dal fatto che, in qualche modo, l’avesse colta in fallo.
Accidenti! Come diavolo fa a conoscermi così bene? Si chiese,  guardandolo di sottecchi.
Era seduto al lato dell’isola, dove c’erano i fornelli.
In quegli ultimi due anni che si erano conosciuti, lui non era cambiato per niente: alto e ben piazzato come un gigante, capelli neri lucenti accompagnati da uno sguardo scuro, penetrante e magnetico anche quando non aveva intenzione di fissarti.
Non sapeva cosa dirgli, se non..
-.. Dimmi quanto vuoi per quello che avevi nella casa..- le disse, mentre continuava a leggere imperterrito il giornale .
grazie col cavolo..si disse, rassegnata all’idea che quello lì potesse usare un minimo del proprio cervello senza ragionare in termini  economici.  Ma lei non era la tipa da fare scenate. Si considerava superiore.
-Non c’è n’è bisogno. Non ho bisogno di elemosina, ma grazie lo stesso.- gli rispose calcando bene le parole, mentre rimboccava l’uscita, dandosi mentalmente della fessa per non averlo fatto immediatamente.
Stavolta si sentì bloccare all’altezza del braccio, giusto un attimo prima di aprire la porta.
 Gli occhi di Karl le diedero l’impressione che fosse.. nervoso e scioccato; non aveva capito da cosa, ma la sua espressione e la pressione che stava esercitando le bastarono a bloccarla.
-Mi dispiace.. sono stato scortese. Ma non so neanch’io come gestire bene questa situazione. Sono.. sono fuori dal mondo. Perdonami.- le disse, stringendola saldamente.
Non sapeva cosa rispondergli, se non mostrandogli un cenno d’assenso col capo.
Le parole non erano una cosa di sua competenza: la sua natura non le permetteva di aprirsi più del necessario e neanche le sue amiche più care sapevano tantissimo su di lei. Ma mentre invece le altre la stressavano per questo, Karl non aveva mai aperto bocca.. nonostante tra loro ci fosse, appunto, solamente un semplice e puro rapporto di lavoro.
Si spostarono in salotto, quello stesso salotto che la notte prima aveva ascoltato tutta la storia della vendita della sua casa da parte di Tanya. Karl si sedette sul divano, accanto a lei, respirando lentamente.
Il silenzio si era fatto agghiacciante.
Le sue parole risuonarono chiare nella stanza silenziosa:
-Non so come comportarmi. Posso recuperare le tue cose, ma non so se riuscirò a riprocurarti la casa.-
Setsuka aveva già fatto i calcoli e sapeva più che perfettamente che Karl, nonostante stesse alquanto bene economicamente, non poteva ancora permettersi scempi come quello di ricomprare una casa da 400 milioni di dollari. Era la casa patronale che i suoi genitori avevano comprato all’apice della loro carriera di avvocati divorzisti, ma era stata intestata a Tanya quando era diventata maggiorenne.
Le soluzioni erano veramente assurde e, nonostante lei avesse una buona parte di risparmi da parte, non sarebbe riuscita a comprare una casa nell’immediato.
 Karl, nel frattempo, pensava lo stesso… ma non aveva davvero idea di come aiutarla. Per colpa di sua moglie, ora sua cognata si trovava in mezzo ad una strada e senza i suoi effetti personali.
La guardò al riflesso della luce del sole che proveniva dalla finestra retrostante: lui sì, che aveva notato tutti i cambiamenti in quella ragazza.. i capelli neri erano stati fatti crescere fin sotto le scapole, mentre gli occhi castano verdi  rivelavano non solo la sua estrema timidezza, tratto caratterizzante del suo modo d’essere, ma anche la sua profonda intelligenza e la sua mente calcolatrice.
Il motivo per cui se n’era accorto erano puramente formali, dato che aveva uno spiccato spirito d’osservazione.  Il che, gli fece fare due calcoli mentali e gli fece dire, di getto:
-Vieni a vivere qui.-
Setsuka lo guardò stralunata.
-Ma che dici?-
-Sì! Dico che è un’ottima idea. In questa casa sono da solo, e tu avresti un piano interamente tuo. Certo,  so perfettamente che questa non è come casa tua.. ma.. le comodità ci sono tutte.- le propose, attendendo risposta.
Setsuka continuò a guardarlo,senza parlare.
-Sei fuori di testa.- sputò, con poca cura della reazione dell’interlocutore -.. ti dimentichi per caso che siamo presidente e dipendente? Io lavoro per te! E cosa ci eravamo detti, prima di cominciare a lavorare insieme?- gli chiese, insistentemente.
Non mi posso dimenticare quello che ci eravamo promessi.
 
-Nessuno deve venire a sapere del nostro grado di parentela. Per nessun motivo.-
 
-Se ci pensi, non lo stiamo infrangendo. Nessuno saprà mai che sono tuo cognato.. – prese un attimo di fiato, ricordandosi vagamente, ancora una volta, gli eventi spiacevoli che l’aveva portato ad accarezzare una scelta simile- .. ex-cognato. Semplicemente vivremo sotto lo stesso tetto come se fossimo due coinquilini in un appartamento.- le disse, riflettendoci seriamente.
Lo guardò stralunata, stupita ancora una volta dal suo modo di ragionare.
Un uomo normale non avrebbe pensato tranquillamente:”Questa fa parte della famiglia di quella puttana di mia moglie.. che COSA mi OBBLIGA a subire tutto questo?” ? Si chiese Setsuka, mentre l’osservava cauta e, naturalmente, del tutto impreparata a quella proposta.
Lei sapeva che la sua risposta doveva essere un NO netto. Non avrebbe mai potuto approfittarsi della profonda gentilezza che caratterizzava il carattere di quell’uomo distrutto. Ma.. d’altro canto, la questione era serissima e non sapeva dove andare.
Per mille altre ragioni di orgoglio non sarebbe mai riuscita a chiedere a qualche sua amica di ospitarla, nonostante sapesse che tutte avrebbero potuto farlo senza problemi,  e per altre mille ragioni di repulsione non avrebbe mai voluto trascorrere la sua vita in hotel. Lei desiderava avere una casa che sentisse sua e che la proteggesse da tutto.
E certe volte anche da me stessa.. si disse, mentre in silenzio si rimetteva in piedi e imboccava ancora una volta la porta, senza proferir verbo.  Non sapeva cosa rispondergli e non aveva intenzione di rispondergli, al momento. La questione era troppo delicata per poter essere presa così sottogamba.
-Aspetterò la tua risposta, anche in ufficio, se desideri.- le disse, sorridendo tristemente.
Lei non si voltò, mentre riprese la strada che l’avrebbe condotta in un’altra giornata dura e complicata da sopportare.. soprattutto in un hotel di successo, ma NON di normale successo.
Meglio non pensarci adesso.. pensa solo a come recuperare uno straccio di abito da quella che adesso puoi anche scordare di chiamare CASA TUA.. una cosa alla volta, Setsuka. I pensieri di Setsuka continuavano a vorticare dietro a quella proposta di Karl; sapeva che era serio.
Fin troppo.
Se quella cretina di Tanya non avesse rovinato il suo bel sorriso, a quest’ora non sarebbe conciato così! Le disse il cuore, convinto al cento per cento della sua sentenza.
Se è per quello, neanche noi ci saremmo ritrovati sulla strada se quella si fosse comportata decentemente,  rispose la mente, fredda e calcolatrice come suo solito.
Non c’era alcun mistero.
Setsuka aveva capito di provare qualcosa per Karl, già da tempo, ma non avrebbe MAI e POI MAI sfiorato l’idea di dichiararsi: per lei era decisamente off-limits e non tanto per sua sorella, quanto per il lavoro che svolgeva presso il suo hotel. Il loro rapporto riguardava solo il lavoro.
E tale sarebbe rimasto.
Tu e lui non potete stare in una stessa frase, se non in termini lavorativi..!
E quella era l’unica nota dolente che faceva stonare l’intera sinfonia: vivere sotto il suo stesso tetto avrebbe comportato diverse questioni.. e lei temeva qualsiasi movimento al di fuori del suo controllo.
Temo anche me stessa..
Certo! Allora rinchiuditi come hai sempre fatto! Viva il sesso e a fanculo il resto, giusto? Le rispose il cuore, dolorante.
Sbuffò. Non riusciva a ragionare.
Stava odiando Karl perché non si comportava mai come prevedeva.
Ma è questo che ti interessa di lui, o no?
Si decise.
Chiuse il cuore con mille lucchetti per il resto della giornata: non era intenzionata a dar retta a chi- o in questo caso, sarebbe stato meglio dire, all’organo-  avrebbe soltanto realizzato il proprio ego! Si diede uno schiaffetto sul viso e si disse, tentando di sorridere alla bell’e meglio a quel volto che compariva da una pozzanghera, proprio accanto alla porta d’ingresso di casa Twain:
-Bene.. andiamo a sfidare il mondo!-
 
Intanto, all’interno della casa, da dietro lo spioncino della porta d’ingresso, qualcun altro si era fermato ad osservare quella figurina leggera che usciva di casa, affrontando un’altra giornata.
L’aveva fissata per tutto il momento in cui aveva varcato la soglia e non era riuscito a staccarle gli occhi di dosso, neanche avesse un magnete attaccato addosso.
L’unica cosa che non aveva dimenticato era come la maglietta che aveva indosso, una maglietta verde smeraldo larga almeno il doppio rispetto alla sua taglia, le stesse divinamente….

Oh cavolo!
Setsuka si era dimenticata di rimettersi i suoi vestiti prima di uscire!! E quella maglietta che aveva indosso, tutti i suoi collaboratori dell’hotel la conoscevano come di PROPRIETA’ DEL CAPO, con tanto di spilla di riconoscimento!
Uscì immediatamente dalla porta per richiamarla,  svoltando velocemente anche l’angolo.. ma lei non c’era già più.
Respirò affannosamente. Non c’era bisogno di allarmarsi.
ASSOLUTAMENTE!
Nessuno avrebbe capito che lui e lei avevano un rapporto speciale.. come quello tra cognato e cognata!
Pregò che Setsuka riuscisse a trovare qualcosa da mettersi per andare a lavoro, altrimenti avrebbe dovuto inventarsi qualcosa.
Non era stata una splendida serata quella precedente, nonostante l’arrivo della piccola Heel gli avesse scombussolato i piani, ma quella mattina.. Karl sapeva che non era stato baciato, ancora una volta, dalla fortuna.
La fortuna sarà bendata.. ma la sfiga ci vede un cazzo di bene!


 

 

  
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