Capitolo 2
I tre
passavano spesso le giornate in compagnia, e, a dispetto delle dicerie, lei
trovava che i due non fossero affatto efferati e senza cuore, anzi … erano
stati quasi dei genitori per lei. Roxane sapeva che anche loro erano orfani come
lei e proprio questo li aveva indotti a raccoglierla dalla strada e aiutarla a
vivere meglio.
Erano
giovanissimi, ma malgrado ciò erano molto più maturi dei loro coetanei; avevano
già conosciuto le sofferenze della vita al di fuori della dolce e rassicurante
casa paterna, non avevano mai conosciuto i genitori e non avevano avuto una
famiglia vera e propria … se l’erano
sempre cavata da soli, facendo ogni
qualvolta affidamento l’una sull’altro e viceversa, loro due erano una famiglia
a parte.
Roxane rimaneva
sempre stupita dalla loro immediata intesa, ecco cosa la escludeva un po’. I
due si capivano al volo, senza bisogno di parole mentre lei no, aveva sempre di
fronte una barriera.
Benché
queste prime difficoltà, aveva vissuto benissimo assieme a loro, e sapere che
rischiavano la vita la faceva soffrire moltissimo.
La rossa era
ormai molto lontana, e gli alberi frondosi le nascondevano alla vista i gemelli
dagli occhi di ghiaccio, come li chiamava sempre lei. Sentì una morsa allo
stomaco, aveva un bruttissimo presentimento.
Le tenebre
avvolsero le sue giovani e fragili membra , e la piccola cadde a terra, priva
di sensi: il trambusto e le emozioni della giornata presero il sopravvento; era
troppo piccola per riuscire ad essere tanto forte quanto lo erano i suoi due
più grandi amici.
Un fascio di
luce rischiarò quel punto della strada, illuminandolo a giorno, e l’unica cosa
che riecheggiò nell’aria fu una risata diabolica. “Ma eccoti.” Una mano rugosa
e molto forte raccolse una ciocca dei suoi bei capelli color cremisi. In
seguito fu portata via, lontano da quel posto, che purtroppo non avrebbe
rivisto mai più.
“Allora, sei
riuscito a trovarla?” Due ombre parlavano tra di loro, a voce bassa e
completamente avvolti nelle tenebre della notte, portatrice di segreti oscuri.
“Sì,
ricordati quello di cui abbiamo parlato però.” Bisbigliò l’altra, consegnando
la bambina, ma tenendosi per sé la ciocca di capelli. Non era tanto stolto da
seguire ciecamente gli ordini di quel folle.
I due
spettri sinistri si dileguarono quando la fenice iniziò a far capolino,
portando pace e luce; come gli spiriti notturni, occulti e malvagi, che
agiscono solo in presenza delle tenebre.
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“Buongiorno
dottore. Buone notizie?” Un uomo abbastanza vecchio, che aveva il volto
circondato da lunghi capelli bianchi e una folta barba dello stesso colore, si
alzò in piedi, ricevendo con un sorriso
da pubbliche relazioni il suo ospite. Questi era ancora immerso nell’ombra, e aspettò
interminabili minuti prima di iniziare ad avanzare verso il sindaco.
“Salve
gente. Cari cittadini, a breve avrete la pace che da anni agognate
ardentemente. Ecco qui la loro complice.” Era ancora avvolto nelle tenebre,
quando la sua mano destra si porse in avanti, venendo così colpita dall’intensa
luce del sole che penetrava nell’aula dalle ampie vetrate. L’uomo misterioso
sentì che gli bruciava immensamente, lui non agiva mai alla luce di quella
maledetta fenice.
Gettò con
non curanza un esile corpicino a terra, davanti a sé. Non fiatò e non si
scompose più di tanto.
Al contrario
i presenti guardarono la bambina, dai capelli rossi tutti scompigliati, con
orrore misto a spavento. “ Ma è solo una bambina! Che le ha fatto?” Domandò a
voce alta uno degli uomini nella sala, avvicinandosi a quella fragile creatura,
con una smorfia di ribrezzo dipinta sul volto.
Il sangue
non impiegò molto tempo a spandersi e a macchiare il pavimento di un rosso
scuro, stesso colore della chioma della bambina.
“Non la
toccare.” L’ammonì una voce severa, facendo bloccare il magnanimo di scatto.
Gli altri non osavano fiatare e muoversi; erano paralizzati.
“Avete detto
che vi sareste fidati, e che l’importante era trovare i due furfanti. Ieri
eravate d’accordo, o sbaglio?” Domandò con tono di voce sadico lo spettro dalle
fattezze di un uomo di mezza età.
“Ma non
pensavamo che avrebbe adottato maniere così brutali!” Esclamò in preda alla
furia colui che aveva mostrato più coraggio di tutti. Era giovane e portava i
capelli di media lunghezza, colorati di un dolce castano scuro.
“Zitto. Be’,
non voleva dirmi nulla. Ma non preoccupatevi tanto, non è ancora morta.” Sibilò
quello che, se il giorno prima si era presentato come un angelo portatore di
libertà e pace, ora pareva aver preso la forma di un demone, portatore di
morte.
A conferma
delle sue parole Roxane tossì leggermente, nonostante fosse ancora senza sensi.
“Bene, posso
anche andare.” La luce inondò un uomo dalle iridi di un colore cangiante dal
castano al rosseggiante, suscitando un moto di terrore nell’animo di tutti.
“Non permettetevi di fare nulla senza
consultarmi, mi sono spiegato?” Puntò gli occhi sui presenti, indagandoli e
penetrandoli sin dentro le viscere, uno per uno. Nessuno avrebbe fiatato o
contestato, tenevano troppo alla vita. Persino il più impavido sentì una morsa
allo stomaco che bloccava la sua volontà di agire.
Si prese la
bambina, ancora sanguinante, e la portò via, pronto a compiere il suo malvagio
disegno.
Allora, noto con molto
dispiacere che pare che questa fanfic non abbia riscosso
molto gradimento, anzi per niente, però Fanny non demorde J Spero che questo vi piaccia * incrocia le
dita *