Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Segui la storia  |       
Autore: lazybones    23/03/2012    5 recensioni
Nella sua tragedia aveva trovato uno spiraglio di luce, una misera spiegazione a tutto il suo dolore. Forse tutta quella sofferenza lo aveva portato a questo, a quel gruppo, a quella canzone. Forse un giorno sarebbe davvero stato meglio, in pace con sé stesso e tutte le altre parole vuote che per lui non avevano ancora un minimo di significato. Forse un giorno avrebbe ripensato alla sua giovinezza e avrebbe sorriso. Forse non sarebbe mai arrivato a quel giorno e si sarebbe consumato prima come una candela, una delle tante su quell'enorme candelabro che era il mondo.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hell(o) guys! *like a Iero*
Eccoci al penultimo capitolo. Fuck yeah!
Come noterete appena iniziato a leggere, c’è stato uno sbalzo di tempo da quando... sì, beh... Gerard e... Frank... si... si... si sono lasciati. ç.ç Vabbè, sono cose che se entiendono! (sì, sto cercando di parlare spagnolo. And I’m complitely okay with it.)
Muy bien, como siempre rigrazios (ç.ç) las amigas que han recensido l’ultimos capidolo! :D <-- poor me. Siete toccanti, commoventi, dolci-dolci aghaaghaaaa :’3
E’ anche resuscitata The Last Thing I See, è stato un bel momento. c’:
Bene, basta. Incredibilmente, ci ritroveremo alla fine perché ho messo un paio di citazioni che mi potrebbe andare di esplicitare, quindi vabbuò, hasta luego! (come disse Kesha agli Mtv Nonsocosa Awards) (?)
Pace e amorre.

Kathy G

P.S.: ma che cazzo mi firmo a fare se ci ritroviamo in fondo?







- The World Is Ugly.
Spense la macchina e con emozione allungò la mano sul sedile del passeggero a prendere il sacchetto che gli aveva consegnato Ray con un sorrisone soddisfatto.
Sfilò il disco dal sacchetto con un gesto veloce e lo prese fra le mani con delicatezza, guardando la frettolosa grafia di Ray che incideva il nome del loro gruppo con un pennarello rosso sopra il cd. Merdaccia putrefatta, aveva fra le mani il cd che conteneva tutte le loro canzoni grossolanamente registrate.
E il giorno dopo sarebbero andati in un vero studio discografico a registrarle come si deve, cazzo.
Gerard si abbandonò al sedile con un sorriso agitato, e rimase in ascolto del suo stesso cuore che martellava e che, soprattutto, batteva ancora nonostante tutto.
Guardò l’ora sul cellulare. Mezz’ora e sarebbe stato ufficialmente il suo compleanno.
Gli arrivò un messaggio. Sperò solo che fosse Frank. Nonostante fossero passate settimane, forse mesi, continuava a sperarlo ogni singola volta che sul display del cellulare compariva la fottuta busta dei messaggi. Lo aprì.
Vaffanculo, era Mikey.
“Abbiamo un po’ di problemi cazzuti per domani. Sono da Ray, muovi il culo.”
Gerard sospirò. Certo, come se non sapesse che erano giorni che gli organizzavano la festa a sorpresa. Il piccolo Way non era mai stato bravo a camuffare segreti riguardanti cose potenzialmente fighe. E mai lo sarebbe stato, mh.
“Arrivo.”, si limitò a rispondere.
Riaccese la macchina con un sospiro. Davvero, avrebbe solo voluto dormire al momento.
Guidando per le strade di Belleville sperò quasi che gli venisse un attacco di sonno e che finisse in un bel fosso accogliente dove poter dormire. Anche per sempre.
Invece arrivò da Ray sano e salvo, nonostante avesse sbandato deliziosamente un paio di volte. Parcheggiò davanti casa sua e scosse la testa esasperato quando vide che tutte le luci erano spente.
Che sfigati, non serviva spegnerle e far finta che non ci fosse nessuno dal momento che gli avevano detto espressamente che in casa c’erano come minimo Ray e Mikey. Poveri deficienti.
Scese dalla macchina e sbatté la portiera nel silenzio generale per dar loro almeno la decenza di non farsi beccare da qualche parte vicino la porta a ridacchiare tranquillamente.
Non dovette sforzarsi minimamente per risultare serio e all’oscuro di tutto perché aveva davvero i coglioni girati e non era dell’umore giusto per festeggiare un altro anno di vita sfuggito alla morte. Beh, pensando più positivamente, avrebbe potuto vedere il suo compleanno come un anno di vita in meno.
Si rallegrò un po’ e salì le scale di legno del portico della casa di Ray. Suonò al campanello. Un po’ di risatine mal soffocate. Che sfigati.
- Ray, cazzo. – esclamò Gerard, come sempre quando ci mettevano tanto ad aprire. Merda, era pure gentile a stare al loro giochetto scadente da criceti ammaestrati.
Aprì la porta come Dio comanda e loro speravano e si godé il buio solo per qualche istante prima che le luci scattassero rivelando la ventina di persone ammucchiate a terra da qualche parte in mezzo al corridoio.
- Sorpresa! - . Pff, sorpresa. Sti cazzi.
Gerard sorrise, neanche tanto forzatamente perché erano tutti raggianti e dell’idea che il tutto fosse venuto bene. Più che sorridere, rise di loro.
- Nooo! – esclamò Gerard ridendo, dando del suo meglio con uno sguardo stupito, - Non ci credo! –
- Auguri, stronzo! – trillò Mikey raggiante, allargando le braccia e lanciandosi quasi in braccio a Gerard. Era strano come fosse cambiato non appena Gerard e Frank avevano annunciato di essersi lasciati. Triste come cosa.
Gerard lo abbracciò e cercò di evitare di dire “Anche a te” come gli succedeva spesso quando il festeggiato in realtà era solo lui. Quelli erano lunghi fraintendimenti senza tempo. Degli evergreen, ecco.
- Auguri, Gerard! – arrivò Ray tutto gasato, dandogli un caloroso abbraccio con tanto di pacca-mandiamo-a-puttane-i-nervi fra le scapole.
- Grazie, Ray. – disse Gerard, fingendosi più sofferente del dovuto solo per farlo sorridere ancora di più.
La cosa funzionò, dopodiché qualche forza oscura levò Ray di torno, ributtando Gerard nel caotico giro di auguri.
Mancava solo lui, eppure si meravigliò quando se lo ritrovò davanti.
- Ehi. – gli sorrise Frank, - La morte si avvicina. –
E poi c’era da chiedersi perché si era innamorato di lui? Ecco perchè, cazzo.
- L’ho pensato anch’io! – esclamò entusiasta Gerard.
Frank sogghignò, dopodiché mosse qualche passo incerto in direzione del cantante, allargando vagamente le braccia. Merda, Gerard non aspettava altro che quell’abbraccio, quindi si fiondò in avanti e lo strinse, quasi artigliandolo con una foga del tutto inaudita, ed entrambi sussultarono appena i loro petti si scontrarono.
Non si abbracciavano da secoli. Non si sfioravano da secoli. Gli era mancato così fottutamente. Avrebbe davvero voluto piangere.
Frank lo strinse e prolungarono l’abbraccio di qualche secondo significativo.
- Buon compleanno, Gee. – gli disse all’orecchio, baciandogli con velocità e leggerezza la guancia.
Gerard gli sorrise ma poi irruppe subito la troia delle troie, Alicia Simmons.
- Auguri! – strillò, allargando le braccia come una bambina iperattiva.
“Ma vaffanculo. Io voglio Frank.”. Ma ormai era già sparito da qualche parte.
Che merda di vita.
- Ehi! Grazie. – farfugliò Gerard, lasciandosi abbracciare da tutto quel ben di Dio. Per quanto troia fosse, merda se Mikey era fortunato a scoparsi quella ogni notte da più o meno due settimane a quella parte.
- Non ho idea di quanti anni compi, ma li porti davvero bene. – si complimentò lei con un sorrisone, una volta scostata.
Gerard si limitò a sorriderle divertito e a ringraziare tutti gli altri invitati accerchiati lì intorno per fargli gli auguri.
Ray arrivò con un bicchiere di vodka un po’ troppo pieno e obbligò Gerard a berlo blaterando qualcosa riguardo vecchie tradizioni da mantenere fra l'entusiasmo generale.
Il cantante bevve senza protestare e giudicò la serata già finita: voleva solo dormire. Quella mattina si era svegliato alle sei e quarantadue e avevano passato la mattinata a registrare le ultime cose e il pomeriggio a sistemarle, non sapeva come facessero Ray e gli altri ad essere ancora pimpanti.
Forse era la vecchiaia che avanzava... a parte che aveva gli stessi anni di Ray. Tsk.
Stava giusto giusto per dare la triste notizia a tutti con un “vado a nanna” quanto la porta di casa di Ray si aprì.
- E' qui la festa? -
“Ma mi stai pigliando per il culo?”
Gerard si voltò di scatto e quasi crepò quando si rese conto che Lindsey Ballato aveva appena varcato la soglia di casa Toro e che il testosterone nella stanza stava per imbiancare le pareti color pesca.
- Lindsey! - . Ma merda!
- Buon compleanno, Gerard! - sorrise lei, avvicinandosi quasi di corsa fino ad abbracciarlo come vecchi (scop)amici d'infanzia.
Gerard le strinse i fianchi senza volerlo davvero e finì per sollevarla, facendola ridere.
- Come stai? - gli domandò la ragazza, una volta scesa con un sorriso felice. Aveva i capelli raccolti con una forcina e alcuni ciuffi le cadevano forse appositamente ai lati del viso chiaro e luminoso, in netto contrasto con le due sopracciglia sottili e nere e gli occhi scuri.
Porca puttana se era gnocca.
- Sto bene. - annuì Gerard con un sorriso leggermente disorientato.
- Ho sentito che domani registrate. –
- Sì, è pazzesco. – confermò il moro.
- Tu e... -
- NO. - sbottò categorico, bloccandola prima di pronunciare il fatidico nome che avrebbe fatto voltare tutti e calare il silenzio.
Lindsey strabuzzò gli occhi, stupefatta o forse sconvolta: - Come mai? –
Ah, quindi si riferiva davvero a Frank.
- Non è... non... non funziona. - scosse freneticamente la testa Gerard.
- Mi dispiace, voi... -
- Lo so. Devo ancora uscirne. -
Okay che nessuno in quella stanza li stava ascoltando, ma rimaneva assurdo che parlassero di cose così delicate in mezzo a quel casino, con una distrazione del tutto inadatta allo stato d’animo che Gerard si sentiva in realtà dentro ed era folle fingere che in fondo non gli importasse. Era assurdo, totalmente assurdo e forse lo faceva stare ancora più male. Avrebbe voluto seriamente caricarsi Lindsey in spalla e andare da qualche parte dove potesse sfogarsi per ore e ore con lei, ma una rapida occhiata alla stanza lo catapultò nei suoi occhi.
Aveva detto che nessuno li stava ascoltando? Beh, aveva sbagliato. Lui, proprio lui doveva aver sentito tutto, perchè lo stava guardando in maniera del tutto non distratta.
Il contatto visivo durò quasi un secondo, poi entrambi distolsero violentemente lo sguardo.
Merda, quanta ansia solo per un paio di occhiate.
- Uhm... Ray? Avete per caso una torta? - domandò Gerard, al limite della razionalità, attirando la sua attenzione afferrandolo per la spalla mentre stava passando tutto contento con due birre in mano.
Il riccioluto si voltò a guardarlo e dagli occhi lucidi Gerard poteva già affermare con viva convinzione che era decisamente brillo: - La torta! - confermò, così raggiante da dare l'impressione a Gerard di essere preso per il culo, - Certo. E' in cucina. Vado a... -
- No, ci penso io. Tu vai a... - Gerard fece un gesto vago con la mano e un po' troppo da checca, quindi riabbassò velocemente il braccio piegato liberandosi dalla posa da stilista gay e concluse grezzamente, - ... sbronzarti come un cazzo di vecchio veterano di guerra. -
- Se lo dice il festeggiato... - convenne Ray, alzando un pollice con allegria.
- Vai, Ray, vai. - lo congedò Gerard, dandogli un po' di pacche da uomo a uomo sulla spalla. Una volta levato il chitarrista semi-ubriaco dai coglioni si rivolse a Lindsey, - Scusa, posso... - indicò con un pollice la cucina, accennando ad andarsene.
- Scusa, certo, non volevo trattenerti! -
- No, è okay, davvero, vorrei parlarti ma... -
- Lo so, lo so, vai. - gli sorrise Lindsey, captando l'occhiata veloce a Frank che Gerard non riuscì a camuffare.
- Grazie. - sospirò sollevato, dirigendosi fra gli invitati mezzi sbronzi fino al piccolo gruppetto con il quale Frank stava parlando animatamente ridendo.
- Scusa, Frank, mi puoi aiutare in cucina? Sai, la torta. - farneticò Gerard, parlando a vanvera come un adolescente ninfomane in crisi d'astinenza. Dal tono di voce era più che evidente che al massimo la torta se la sarebbero spalmata addosso solo per leccarsela via ma Frank era troppo rincoglionito anche per quello, non a caso gli sorrise tranquillamente. Sembrava considerasse Gerard come un amico qualunque, e Gerard avrebbe preferito vederlo comportarsi male in sua presenza che vederlo sorridere come se niente fosse.
- Certo. - esclamò, - Scusate... - aggiunse rivolgendosi agli altri, manco fosse il presidente degli Stati Uniti costretto a interrompere il discorso più profondo della storia a causa di un inconveniente assolutamente figo.
Si allontanarono un po' e Gerard gli fece il verso: - “Scusate” gnè gnè, ma chi cazzo ti credi di essere? - lo prese in giro.
- Ehi, Houdini, avevo una audience io. - replicò sorridendo Frank.
- Ma dai, ma chi ti caga. -
Il chitarrista rise distrattamente e arrivarono finalmente in cucina: - Che dobbiamo fare? - domandò curioso.
“Ah, assolutamente un cazzo.”
- Tagliare la torta o qualcosa del genere, è stato Ray a chiedermelo, che rompicoglioni, cazzo. Sono il festeggiato. – si lamentò spudoratamente, sbuffando come una diva alla quale si chiede di raccogliere merda il giorno di Natale.
- Hai ragione, faccio tutto io. - lo rassicurò Frank con un sorrisetto.
- No, è okay. – si affrettò a puntualizzare il moro, lasciando stare la coerenza, - Dove sono i coltelli? – domandò, cominciando a frugare fra i cassetti della cucina.
- Ah, non lo so. -
- Ma dai cazzo... - sbuffò spazientito quando al terzo cassetto trovò altri tovaglioli.
- Per me ce li ha sotto il materasso. -
- Ma che cazzo dici. - ridacchiò Gerard.
Frank si inalberò, indicando con enfasi l'uscita della cucina al posto di Ray: - Quello è paranoico! -
- No, sei tu paranoico. - lo corresse con dolcezza il moro, trovando finalmente un coltello serio e prendendolo in mano.
- Non è vero... - si difese senza convinzione il più piccolo.
- E comunque non ti conviene fare incazzare un tipo figo e macabro con un coltello in mano. – gli fece notare Gerard.
- Davvero umile da parte tua. –
- Ma vaffanculo. Dove ha messo la torta? -
- In lavastoviglie, guarda. -
- L'igiene prima di tutto. - confermò Gerard, alzando un pollice con tutta la convinzione del mondo.
- Ma dai, sei pessimo. - sospirò Frank, aprendo il frigo, - Ecco, guarda qua, il frutto delle nostre manine. -
- Quando l'avete fatta? - chiese stupito Gerard, guardando l'enorme torta piena di coloranti che Frank reggeva fra le mani su un vassoio bianco quasi femminile.
- Ieri notte. -
- E come fate ad essere ancora vivi? -
- Tutta apparenza e tanto, tanto caffè. -
- Aw, merda, che cosa dolce. - commentò intenerito Gerard, appoggiandosi al ripiano di marmo con il coltello ancora in mano.
- Non hai idea di quanto ci siamo impegnati. Che poi questa è la seconda, la prima l’ho lanciata in faccia a Mikey, dovevi vederci, era una figata. Tipo, c’era lui per terra tutto smerdato, Ray nell’angolino rannicchiato a preparare la glassa al cioccolato, io addosso a Mikey a fingere di montarlo e la madre di Ray che urlava dal piano di sopra. Che poi Mikey si è pure eccitato, no, ma seriamente... Che frocio, cazzo. – sghignazzò.
Gerard rise: - Hai intenzione di montarti tutti i Way? -
- La prossima è tua madre. – lo avvisò Frank, indicandolo.  
- Ma vaffanculo. – ridacchiò Gerard.
Frank sorrise e scosse la testa, leccandosi via dall'indice un po' di crema che si era beccato prendendo il vassoio.
La risata di Gerard si spense piano piano mentre il suo sguardo si perdeva in tutta la bellezza di Frank, dai capelli alla forma delle sue labbra sottili e cazzo, sì, la sua lingua.
- Mi manchi. - gli confessò.
- Sono qui. - replicò lui con una scrollata di spalle.
Il moro gli prese una mano e lo trasse verso di sé: - No, ora ci siamo quasi. - mormorò, mentre Frank si avvicinava sempre di più senza che Gerard facesse altro.
Il cantante si sporse in avanti trovando da subito la sua bocca calda e umida. Si scambiarono un lungo bacio e Gerard si stupì ancora di più quando Frank si appoggiò con le mani al ripiano di marmo spingendoci il bacino di Gerard contro.
Gerard salì lentamente sul ripiano della cucina, facendo pressione sulle mani e dimenticandosi completamente di avere il coltello in mano. Il dolore e una sensazione di caldo umido si fece sentire immediatamente ma preferì concentrarsi sull'altra cosa caldo-umida, ovvero la lingua di Frank. Non mollò nemmeno il coltello, impaurito di fare un minimo rumore e rovinare quel momento.
Frank lo spinse definitivamente sopra la lastra di marmo fino a far sfiorare la testa di Gerard con il mobile saldato al muro alle sue spalle facendogli allargare le gambe per farsi spazio. Le sue mani gli percorrevano le cosce mandandolo in bestia, non sembrava nemmeno più lui. E il sangue cominciava a gocciolare. Niente di esagerato, ma se avesse mollato il coltello sarebbe stato meglio. Intanto Frank gli aveva già lasciato le labbra e ora si era abbassato a scoprirgli la spalla allargandogli il colletto della t-shirt già larga per baciarlo e scendere quanto possibile lungo il petto. Le sue mani ruvide da chitarrista si infilarono sotto la maglietta e la sollevarono. Stava giusto per toglierla quando trasalì accorgendosi della mano di Gerard.
- Cazzo! - sussultò, sconvolto. E te pareva che doveva accorgersene.
Il moro alzò gli occhi al soffitto e maledì la sua improvvisa goffaggine: - Che sfigato che sono. -
- Ma più che altro, nessuno ti ha mai insegnato a prendere il coltello per il manico? - chiese Frank, ridendo in una chiara presa per il culo.
- Senti, Einstein, in principio la mia mano reggeva il coltello dal manico, dev'essere scivolata, non lo so... e comunque è un taglietto, il sangue si sta già coagulando, non rompermi i coglioni. -
Frank scosse la testa, guardandolo con la stessa compassione con cui si guarda un orfanello sporco e solo in mezzo alla strada.
- Mi dai un pezzo di carta da cucina? – domandò scazzato Gerard, - Non fa molto figo smerdare in giro con la manina sporca di sangue. -
- Effettivamente, come ferita non è molto virile.- commentò il chitarrista, gongolando nella cucina alla ricerca di un rotolo di carta che normalmente le cucine dovrebbero avere.
- Ma va a fare in culo. -
- No, davvero, voglio dire, vuoi mettere con una bella ferita sullo zigomo? Oppure vicino al sopracciglio? Fa molto uomo vissuto. -
Gerard scosse la testa, chiedendosi perchè cazzo non avesse colto la malizia dell'andare a fare in culo. Cazzo, doveva fare tutto lui, Frank non avrebbe mai avuto le palle di farsi avanti. Che merda di vita.
Attese sull'orlo di una crisi di nervi che Frank trovasse un maledetto fazzoletto e tornasse da lui.
- Sciacqua la mano, magari. - disse saccente Frank, afferrandolo per il polso in malo modo.
- Sì, bello se Ray arriva e si ritrova il lavandino sporco di sangue. -
- Cazzi suoi. - fece spallucce il più piccolo, accendendo il getto d'acqua e aspettando che raggiungesse una temperatura più fredda prima di buttarci la mano di Gerard sotto con la stessa delicatezza delle bidelle della mensa alle medie, che sbattevano il purè sul piatto schizzandoti di merda.
- Un po' di delicatezza, troia. - si lamentò Gerard, guardandolo in cagnesco.
- Sei come un bambino. - sbuffò Frank. Cioè, davvero non lo aveva toccato il fatto che Gerard lo avesse appena chiamato “troia”? Qualcosa non andava, mh.
- E tu come le bidelle della mensa. -
- Non ho le tettone. -
- Come no? Sono il tuo pregio più grande. -
Il ragazzo fece una smorfia perplessa.
- Frankie, io adoro le tue tette. - continuò Gerard, ammaliato.
- Mi stai seriamente disorientando. -
- Che checca. -
Frank spense il getto dell'acqua e guardò Gerard con la sua tipica faccia da scazzato: - Morirai giovane. –
- Grazie a Dio. –
- No, davvero, che faresti se dovessi morire domani? –
Prima volta in assoluto che Gerard parlava della sua morte il giorno del suo compleanno. Qualcosa. Non. Andava.
- Ti direi la verità. –
- Riguardo cosa? –
- Riguardo noi due. –
- E qual è la verità? – chiese in un sussurro Frank, impressionato come un bambino di fronte a una storia dell’orrore. Forse non era una cosa del tutto positiva.
- Tanto non morirò domani. – tagliò corto il moro.
Frank gli afferrò la mano ferita: - Giuro che ti faccio fare infezione così muori davvero. Dimmelo. Ti prego. –
Gerard era quasi intimorito dalla sua insistenza. Gli importava davvero qualcosa di lui, allora.
- Mi manchi seriamente e continuo a provare gli stessi sentimenti, sempre più forte. Comincio a pensare che non passerà mai se... -
Frank lo interruppe mollandogli bruscamente la mano per infilare le dita fra i suoi capelli.
Gerard sperò vivamente che lo baciasse invece rimase con la fronte contro la sua, a guardarlo negli occhi così da vicino che Gerard cominciava a vederci doppio.
- Ti amo anch'io. - disse a voce bassissima.
- E allora non va bene stare lontani. E' immorale. –
Frank represse appena un lungo sospiro sulle sue labbra, sfiorandolo: - Cosa dovremmo fare? Non possiamo stare insieme. –
- Possiamo fare qualsiasi cosa con un po' di cautela. - replicò Gerard, baciandogli con dolcezza le labbra e sperando che quella frase fosse sufficiente a convincerlo perchè la verità era che non c'erano motivi validi per stare insieme. Ma del resto, mancavano anche le parole per spiegargli che senza di lui non era più lo stesso, che senza di lui i motivi per sorridere non c'erano, che l'ansia si impossessava del suo stomaco ogni volta che pensava di averlo perso. E no, non ce la faceva più ad andare avanti così, non ce la faceva più a vivere da cani solo per orgoglio reciproco. Entrambi avevano bisogno della loro presenza, Gerard ne era certo. Le parole non bastavano e Cristo, nemmeno servivano.
Frank serrò gli occhi per un istante mentre riavvicinava le loro labbra quasi timidamente. Sollevò una mano e gli accarezzò il viso con una dolcezza quasi estenuante per quanto lenta.
- Gerard... – sussurrò, a pochi millimetri dalle sue labbra. Per carità, il tono era arrapato, ma chiamarlo senza nomignolo fece scattare un allarme da qualche parte nella sua testa. Lo stava per rifiutare, ne era certo. Troppe seghe mentali inutili. 
- Non facciamo altro che litigare... – cominciò Frank, gli occhi che lo guardavano ovunque tranne che negli occhi, - E più ci avviciniamo, più ci feriamo, perché lo sai, siamo fatti delle cose più aguzze e taglienti. In fondo questo periodo da amici non è stato così male, no? Forse potremmo... –
- Frank. – lo interruppe Gerard, e la sua voce risuonò come un urlo in quel silenzio spezzato finora solo da sussurri, - No. O mi accetti ora o mi rifiuti per sempre, perché sono stato solo male da quando ci siamo lasciati. Non illudermi, almeno. Risparmiami questa cattiveria. So di averti ferito, ma tu mi stai trattando malissimo... –
- Ti sto trattando d’amico, tutto qui, e per te non è sufficiente. La verità, Gerard? Tu vuoi solo sesso, io a differenza tua ti amo per quello che sei, per quello che hai dentro, per... non lo so per cosa, ma non ho passato tutto questo tempo a fingere di amarti solo per scopare. Tu, invece... – le sue mani esitarono sul collo della maglietta di Gerard, stringendolo con veloce disperazione prima di scivolare giù e separarsi completamente dal moro.
Gerard si sentiva rabbrividire senza il calore di Frank. Non c’erano modi per convincerlo per il semplice fatto che anche Gerard non era sicuro di ciò che provava. Frank poteva avere perfettamente ragione, oppure poteva sbagliarsi completamente. E Gerard doveva lottare per quella piccola possibilità che Frank avesse sbagliato tutto. Ecco.
- Non è vero. Frank, non eravamo fatti solo di sesso. Quante volte abbiamo passato ore e ore a parlare? Quante volte abbiamo riso insieme? Quante volte abbiamo pianto insieme? Quante volte abbiamo ruttato insieme? Quante volte abbiamo guardato semplicemente un film noioso alla tv e ci siamo addormentati vicini? Il sesso è stata solo una piccola parte di tutto ciò che eravamo, tu mi hai salvato, cazzo, che ti piaccia o meno ho cominciato a sentirmi meglio dopo averti conosciuto. Mi hai dato dei motivi per vivere consciamente la vita e non trascinarmi giorno dopo giorno con l’aiuto della droga e dell’alcool. Mi hai fatto capire che non devo aver paura di me stesso, che non devo aver paura di vivere. Mi hai fatto capire che ogni bottiglia in più attutiva tutto il mondo, anche le cose belle, e che ci ho perso anni a non conoscerle. Ora, Frank Iero, dimmi perché cazzo non dovrei amarti. –
Frank incrociò le braccia e abbassò lo sguardo, come se non fosse già abbastanza evidente che stesse piangendo.
Aprì bocca per farglielo notare ma poi si morse dolorosamente la lingua per zittirsi. Non era il momento più adatto per prenderlo per il culo, mh.
- Frankie, mi dispiace se è stato commovente. – farfugliò a disagio Gerard, strizzando gli occhi per non piangere.
Il chitarrista alzò lo sguardo e gli sorrise: - Ma vaffanculo. –
- E’ questa la tua risposta a tutto? –
- Hai ragione, abbiamo riso. Hai ragione, abbiamo pianto. Abbiamo guardato dei pessimi film insieme e abbiamo fatto parecchie gara di rutti. Abbiamo litigato per tutto e su di tutto, dalle coperte a letto ai nostri cazzotti emotivi. E siamo ancora qui, a fingere di star bene, a nasconderci appena possibile dal resto del mondo per poter essere come vogliamo. Ed è così che siamo destinati ad andare avanti. Nascosti. Ma il punto è che, non importa cosa succeda al di fuori, continueremo ad andare avanti, perché ti amo, pezzo di merda che non sei altro. Ti amo e sono troppo smerdato per trovare l’orgoglio necessario a voler bene a me stesso per una volta e lasciarti. Perché fai male, Gee, tu non sai quanto mi ferisci. E non me ne è mai fottuto un cazzo. E Cristo, nemmeno a te. Per quanto masochista possa essere, non voglio... non voglio perderti. Perché per ogni ferita mi dai mille sorrisi e vivo di questo. Perché in fondo è da sempre stato meraviglioso averti trovato. Ecco tutto, stronzo. Ti amo. –
Gerard non sapeva se sentirsi un pezzo di merda o meno, ma Frank gli levò velocemente il problema di dosso abbracciandolo con la guancia premuta contro il suo petto, più per fattori di altezza che altro. Eppure era così stupendo.
Il moro strinse quel meraviglioso ammasso di felpe, dolcezza e amore e affondò la faccia un po’ nel suo collo un po’ nel cappuccio della felpa per respirare il suo profumo.
Quel momento era così fottutamente perfetto e irreale. Gerard nemmeno si ricordava come fossero arrivati ad abbracciarsi dopo essersi insultati con dolcezza e disarmante distrazione, ma andava bene così. Non importava tutto ciò che avevano passato, che si erano detti e che non avevano avuto il coraggio di dirsi. Ogni singolo errore, ogni singolo bacio, ogni singola stronzata li aveva portati lì e non importava quanto fosse stato difficile, ora avevano finalmente trovato ciò che volevano con le giuste condizioni.  
Il mondo là fuori poteva far cagare fin che voleva, Frank rimaneva bellissimo. Ecco tutto.
 
















___________________________
Hola! Soy tornadaaaa :D (?) WTF.
Anyway, non so se si è notato ma Frank aveva detto una frase di Give ‘Em Hell, Kid di VOISAPETECHI (“we are made from the sharpest things”--> sharpest things --> sharpest lives --> già, non c’entra un cazzo :D)
Poi, alla fine, c’era The World Is Ugly, a manetta proprio, na roba esplicita, sì.
Ecco tutto. Forse era un po’ patetico confermare l’ovvio ma boh. *modalità Capitan Ovvio attivata*
Ah, poi vabbè, ho citato la mia prima Frerard con la storia del coltello e del ragazzo macabro e figo perché nella Frerard in questione Gerard accoltellava Frank dopo averci fatto sesso HAHAHAHA. (I’m not insane, I’m not insane muhahahaha) (ciao, Matt Shadows, ciao.)
Bene, ci vediamo al prossimo e ultimo capitolo. Speros! :D
BAIBAIII <3

Kathy G

P.S.: e se firma di nuovo. Mh, vabbè. 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: lazybones