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Autore: Daisy Pearl    23/03/2012    5 recensioni
Questo è un amore tra due persone diverse ...
… vissute a lungo lontane per poi trovarsi ...
… questo è un amore sincero ed eterno ...
… questo è un amore che sfida tutte le leggi del mondo …
… Un Amore che va oltre il tempo e oltre lo spazio …
… un amore di cui solo le stelle sono testimoni silenziosi …
… un amore così non esiste sulla terra …
… ma solo TRA LE STELLE.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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THE PRESENT -- 5
 
 
Sensazioni …
… piccole dolci sensazioni …
… esperienze …
… nuove e insolite esperienze …
Adoravo quel posto.
Adoravo quei modi di fare.
Adoravo essere in suo compagnia.
Adoravo lui.
 

 

 
La sua mano non si staccava mai dalla mia. Era bello. Una bella sensazioni. Nessun uomo mi aveva mai presa per mano.
Lui mi guidava per le strade trafficate di quella città, ed io beatamente lo seguivo. Non prestavo attenzione al paesaggio nonostante esso fosse piuttosto curioso.
Avevo solo occhi per lui.
Com’era possibile tutto ciò?
Cosa mi stava accadendo?
Persa nei miei pensieri mi fece entrare in un bellissimo palazzo. Lì per lì pensai che fosse la dimora di qualche ricco signore, ma ben presto dovetti ricredermi.
Quel luogo era stracolmo di vestiti.
Vi erano abiti da tutte le parti. Certo erano degli abiti piuttosto insoliti, ma acquisivano un certo fascino presentati in una tale moltitudine.
“O mio dio …” mi lasciai sfuggire abbagliata.
“Wow! Non pensavo che entrare per la prima volta in un negozio potesse fare quest’effetto!”.
Mi guardava felice.
Solo allora mi resi conto di avere un’espressione da ebete dipinta sul volto.
Infatti  i miei occhi incrociarono uno specchio. Quasi mi misi a ridere di fronte a quella ragazza che mi fissava con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata.
Cercai di riprendermi, se non altro per apparire normale!
“E’ …” non riuscivo a trovare le parole “ … impressionante!” conclusi.
“Immagino di sì. Per me è tutto normale, ma per te deve essere un gran bello shock!”.
Decisi di non chiedere il significato di quell’ultima parola e così mi limitai ad annuire.
“Andiamo?” domandò con impazienza.
Il suo entusiasmo era di gran lunga superiore al mio.
Mi stampai un enorme sorriso sulle labbra. Il suo buonumore era terribilmente contagioso.
“Che ne pensi di questo?”
Mi mostrò una specie di straccetto nero.
“ E’ un vestito?” domandai incerta. Mi sembrava inverosimile che quel pezzo di stoffa potesse coprire molto.
Lui sorrise e ridacchiò “Forse è meglio iniziare da qualcosa di più semplice!”.
“Questa mi piace!” dissi indicando una maglietta larga color cammello.
“Mmm” iniziò pensieroso “… direi che hai un gusto migliore del mio. A te la scelta!”.
Come non poter essere felici?
Raccattai qua e là qualche abito. Mi rifiutai categoricamente di prendere dei pantaloni, insomma quello era un indumento da uomo, e una signorina non avrebbe dovuto indossarlo!
“E adesso?”
“Adesso viene il bello!” ghignò “Li devi provare!!!”
Mi illuminai. Qualcosa che conoscevo. “Come dalla sarta!”.
Rise.
“Esatto! Solo che questi sono già pronti. La sarta te li faceva su misura!”
“Venivano meglio!” ribattei.
“Costavano di più!”.
Riflettei un attimo. Non sapevo quanto mio zio pagasse i miei abiti, ma sicuramente non era molto.
“Non credo!” dissi alzando il mento per ostentare sicurezza.
“D’accordo!” si rassegnò alzando le mani.
Mi condusse verso un camerino e mi fece provare tutti quei vestiti.
Mi stupii di quanti fossero, infatti finì di indossare l’ultimo stremata.
Ne avevo scartati pochi, quelli che meno mi ispiravano.
Andammo ad una specie di bancone dove una signorina ci salutò gentilmente.
Eric le diede tutti i miei vestiti e lei con una strana luce rossa li esaminò tutti.
“Sono 165€!” disse infine.
Mi sarei aspettata che Eric tirasse fuori le banconote, dato che mi aveva detto che valevano di più delle monete, e invece estrasse un piccolo rettangolo di un materiale più rigido della carta.
“Cos’è?” domandai curiosa.
La signorina mi lanciò un’occhiata allibita. Eric non ci fece caso e come suo solito scoppiò a ridere.
“E’ un altro modo di pagare!”
“Ma quanti modi avete di pagare?”
Sorrise amabilmente. Il suo viso era talmente bello che il mio cuore perse un paio di battiti.
Davvero. Cosa mi stava succedendo?
“Tanti!” rispose prendendo le varie buste e facendomi strada fuori dal negozio. Mi dispiaceva che non mi prendesse più la mano, ma dopotutto aveva le braccia occupate
“Adesso bisogna pensare all’intimo!” esclamò sereno. Alzai le spalle. Non sapevo cosa fosse l’intimo. Mi fidavo solo di lui punto.
Entrammo in un secondo negozio. Questo era decisamente differente dal primo soprattutto per i vestiti che vendeva.
Insomma. A delle persone finte venivano fatti indossare una versione ridotta delle mutandone che eravamo soliti portare noi nel 1600.
Una versione decisamente ridotta.
Sul petto dei sottili strati di stoffa ne ricoprivano il seno.
Ma che posto era mai quello?
Eric si rivolse ad uno donna che probabilmente lavorava lì.
“Potrebbe aiutare lei la mia amica a scegliere qualcosa? Sa non sono pratico!” un velo d’imbarazzo nella sua voce.
“Non c’è problema!” sorrise lei avvicinandosi a me.
Mi scrutò.
“Direi che è una seconda e per le mutandine ti farei provare una s …”
Ommio Dio. Non avevo capito una parola di quello che aveva detto e la lingua con la quale si era espressa non era latino. Era qualcosa di peggio. Forse arabo.
“Il reggiseno lo preferisci con l’imbottitura o senza?” sgranai gli occhi inconsapevole di cosa rispondere.
Incontrai lo sguardo divertito di Eric che mi mimò con le labbra di dire “Senza imbottitura”.
“Senza imbottitura?” ripetei poco convinta.
“Sicura? L’imbottitura farebbe risaltare il tuo seno.” I miei occhi si sbarrarono ancora di più.
Perché avrei dovuto far risaltare il mio seno?
Poi si avvicinò a me come se dovesse farmi un’importante confidenza.
“Il suo ragazzo apprezzerebbe!” continuò indicando Eric.
Non ero sicura di aver capito tutto, ma mi sentii arrossire lo stesso.
“Ma non si deve vergognare!” esclamò la donna.
Poi prese da dei cassetti uno svariato numero di quelli che lei chiamava reggiseni con appaiate le mini – mutandone.
“Puoi provarli!” disse rifilandomi in mano una dozzina di quegli strani indumenti. Imbarazzata mi diressi verso Eric.
Sembrava trattenesse a stento le risate.
“E- e adesso?” mi sforzai di dire.
Lui cercò di riprendersi.
“Provali!” esclamò indicandomi una stanzetta.
Io entrai e mi tolsi la maglietta. Era ovvio che avrei dovuto metterli come ce li avevano addosso quelle finte persone nel negozio.
Infilai le braccia nelle spalline e a quel punto mi guardai allo specchio.
Mah a me non diceva proprio niente. Strano che quello persone andassero in giro vestite in tal mondo. Insomma. Non avevano freddo?
Uscì dalla piccola cabina per farmi vedere da Eric.
Dopotutto avevo fatto in quel modo anche nel primo negozio, cosa ci sarebbe stato di diverso quella volta?
Non appena Eric mi vide assunse un’espressione stupita.
Immaginai  che, per qualche ragione a me sconosciuta, avrebbe iniziato a ridere, come al solito, invece si fece serissimo.
Posò dolcemente il suo sguardo su di me. Esso sembrò accarezzarmi e piacevoli brividi mi attraversarono la schiena.
Mi piaceva il suo sguardo. Sembrava assorto. Deglutii. Sembrava agitato.
“Sei …” iniziò quasi sussurrando “ … bellissima!”.
Bellissima.
Nessuno mi aveva definita in tal modo. Mai. Arrossii tremendamente lusingata da quel complimento. Espresso da lui appariva straordinario.
“Grazie!” risposi timidamente rientrando nello stanzino.
“Aspetta!” esclamò.
Quando mi voltai non mi aspettai di trovarlo così vicino a me. I suoi occhi erano nei miei e i miei nei suoi.
Quello era un momento magico. Avrei voluto che durasse per sempre.
I nostri respiri si confondevano e le nostre labbra erano pericolosamente vicine.  Avrei voluto la loro unione. Come quella mattina. Invece lui parlò.
“Non l’hai allacciato il reggiseno!”.
Si pose alle mie spalle e con le dita mi sfiorò lievemente la schiena.
Nuovi brividi mi percossero. Erano profondi brividi di piacere. Avrei potuto vivere per quel semplice tocco.
Così semplice da essere speciale, proprio perché risvegliava in me emozioni che non credevo si potessero provare.
Le dita continuarono a sfiorarmi per lunghi istanti, quando lui mi svegliò dal mio stato di trans.
“Fatto!”.
Mi girai verso lo specchio e costatai che in quel  modo stava decisamente meglio. Quello strano capo mi stava addirittura bene. Mi valorizzava le forme. Certo non sapevo se ciò rappresentasse un bene o un male, ma mi piaceva come mi stava!
Lui tossicchiò “Ehm … comunque quello che stai indossando è l’intimo. Cioè va messo sotto i vestiti! Non si deve vedere!”.
Cosaaaaaaaaaa?? E cosa aspettava a dirmelo?
Improvvisamente sentii il viso prendere fuoco. Mi vergognavo. Terribilmente. Ero troppo ingenua!
Mi maledii per essere stata così stupida e mi precipitai nella piccola cabina dove mi ero cambiata in precedenza.
“Comunque ti sta benissimo!” aggiunse lui in un sussurro quasi come se parlasse con sé stesso.
Immediatamente dimenticai la mia figuraccia. La vergogna lasciò il posto alla felicità. L’imbarazzo alla soddisfazione. Come potevano le sue parole influenzare fino a tal punto il mio umore e le mie emozioni?
Non me lo riuscivo a spiegare. Affatto.
“Grazie!”.
Non potevo passare però tutto il mio tempo ad arrossire come un pomodoro. Avevo ancora un sacco di quei cosi da provare.
Allora tentai di slacciare il reggiseno. Non ci riuscii quindi sbuffai.
Feci capolino con la testa da dietro la tenda che chiudeva il piccolo stanzino.
“Ehm … Eric?”. Lui si avvicinò premuroso.
“Ecco …” fissai il pavimento evitando i suoi occhi “ … non riesco a slacciarlo!”.
Una strana luce gli attraversò gli occhi.
Malizia?
Ero proprio un disastro.
 
“Hai fame?” mi domandò dopo altri innumerevoli visite ai negozi.
“Si!” risposi. Ero esausta. Non credevo di aver mai camminato così tanto in uno  spazio così ridotto. E non credevo nemmeno di aver mai provato così tanti vestiti in tutta la mia vita. Probabilmente mi ero spogliata meno volte.
“Ti piacciono i panini?” . Panini. Era un nome che mi ricordava quello del pane. Quindi si doveva trattare di un pane piccolo. Sì mi piaceva. Annuii.
Carico di borse si mosse agilmente tra la folla voltandosi di tanto in tanto per costatare se io lo stessi seguendo. Arrivammo di fronte ad un locale pieno zeppo di gente. Ormai ci avevo fatto l’abitudine. Probabilmente in quella strana città non esisteva un posto vuoto.
“Allora tu resta qui! Devi stare immobile ok? E soprattutto non farti superare da nessuno eh? NESSUNO!” ribadì con serietà.
“Ok! Tu dove vai?” domandai con voce leggermente più acuta del solito. Ero terrorizzata all’idea che mi potesse lasciare da sola in mezzo a quel caos.
“Vado a trovare un posto! Starò via poco!” mi sorrise rassicurante.
Cercai di calmarmi. Se diceva che presto sarebbe tornato, che ragione avrebbe avuto per non farlo?
Aspettai così da sola.
Un gruppo di ragazzi entrò e uno di loro si mise davanti a me.
“Eh no!” iniziai “Non si supera!”. Il mio tono era severo.
“Ahahaha! Ma c’ero io prima di te!” mi rispose ridacchiando quel ragazzo. Ma che razza di maleducato era? Dalle mie parti le donne potevano non contare nulla, ma almeno gli uomini si rivolgevano a loro con estremo rispetto. Chi era dunque quest’estraneo che rispondeva in quel modo?
Stavo per attaccare con la ramanzina quando una mano si posò sulla mia spalla.
Mi voltai mentre Eric incontrava con sguardo fiero gli occhi del ragazzo impertinente.
“Sbagliato! Ci siamo prima noi, smamma!” era così coraggioso. Così risoluto.
Prima provavo solo gratitudine nei suoi confronti, in quel momento provai anche rispetto. Se fosse vissuto nella mia epoca sarebbe stato il migliore dei nobiluomini.
“Fanculo!” ribattè il ragazzo sprezzante passando dietro di noi.
Sospirai di sollievo.
“Grazie!”
“E di che? Quel che è giusto è giusto!”. Sorrisi. Adoravo quel ragazzo. E da quanto tempo lo conoscevo? Meno di 24 ore?
“A proposito. Che vuol dire ‘fanculo’?”.
Scoppiò a ridere di gusto e io fui contagiata. Entrambi ridevamo felici.
“Lasciamo perdere!” rispose.
 
Dopo un’interminabile lasso di tempo finalmente riuscì ad ordinare delle strane pietanze da nomi insoliti e ci sedemmo ad un tavolo.
Prese una delle scatolette e la aprì tirandone fuori un mini – pane (un panino appunto) stracolmo di cose.
“Cosa c’è dentro?” chiesi leggermente schifata mentre lui dava un morso.
“In questo siamo uguali! Nemmeno io lo so! E, fidati,  meglio non saperlo!” rispose sorridendo beato.
“Assaggia su!” mi intimò vedendo che non toccavo cibo.
Presi in mano il panino e gli diedi un morso arricciando il naso.
Rimasi sorpresa.
Era buonissimo! Diverso da qualsiasi altra cosa che avessi mai assaggiato in vita mia! Diverso ma buono.
Sorrisi di fronte a quella scoperta esilarante.
“Appena finisci avrai la tua sorpresa!” esclamò con un luccichio negli occhi.
Non vedevo l’ora.
Adoravo quel posto. Adoravo quei modi di fare. Adoravo essere in suo compagnia. Adoravo lui!
 
 
Per primo ringrazio chi recensisce e chi ha messo la storia tra le seguite/preferite!!!!!
GRAZIE INFINITE!!!!!!!!!!!!!!  VI ADORO!!!!
Poi vi lascio un breve commento:
Per adesso Eric e Cassidy si stanno conoscendo poco a poco!
Come vi sembra come coppia? Ben assortita o no?
Fatemi sapere cosa ne pensate!!!!!
Daisy
 

   
 
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