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Autore: Mahiv    23/03/2012    2 recensioni
Che dire? Questa mattina mi sono svegliata triste, e mentre mi lavavo i denti mi sono immaginata di essere George dopo la morte di Fred (non chiedetemi perchè, non sono a conoscenza della risposta). E' una breve (ma neache tanto) lettera di George al suo gemello, dove gli racconta come si è sentito, ed alcuni episodi della sua vita, dopo la sua scomparsa. Non lapidatemi ç_ç
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Gemina - Al Gemello


Detesto quegli sguardi, fratello mio.
Quegli sguardi che mi sento addosso ovunque vada.
Commiserevoli, pietosi, compassionevoli.
Mi sembra di sentire delle flebili voci dentro di essi, voci che non mi lasciano mai solo.
Ne sono impregnato, e per quanto cerchi di scacciarle, di levarmele di dosso, queste tornano.

Sempre.
E a quel punto non ho più forze per oppormi a quel parlottio che, così petulante, mi entra dentro.
Sono bisbiglii, pensieri sussurrati, e mi fanno uscire di senno.


"Non lo riconosco più, povero ragazzo."
"Gli ripeto che parlare con qualcuno di competente sarebbe la cosa migliore per uscire da tutto questo, ma lui nemmeno mi presta attenzione!"
"Mi riempie di tristezza il solo guardarlo..."
"Sssh! Sta entrando!"

Queste voci...
Sai, Fred...non sono più in grado di guardare in faccia nostra madre.
Non sapendo che ogni volta che lei guarda me rivive la tua morte.
Odio sia me stesso che lei per questo.
Quando mi scorge, quando sente la mia voce, non può che ricordare ciò che ha perduto.
Ma sebbene lei abbia perso un figlio il suo dolore non potrà mai essere comparato al mio, che ho perduto una parte di me.
Che ho perduto noi.

Noi che giocavamo treatralmente col fatto di essere gemelli.
Noi che quando un qualche sconosciuto esclamava che eravamo due gocce d'acqua ci sorridevamo e lo contraddicevamo,
affermando all'unisono di essere due frammenti di un'unica goccia.

Noi che abbiamo condiviso la vita ancor prima di viverla.

Quanto mi manca il sentire la tua voce sotto la mia nelle rare occasioni in cui parlo. Alcune volte mi sorprendo a finire una frase a metà,
aspettando, anche per vari minuti, che tu la concluda, con quella voce così uguale alla mia.

Ed ogni singola volta il mio sorriso si spezza, e gli sguardi tornano con il loro vociare opprimente.


Nei primi tempi dopo la tua morte, fratello, mi chiudevo nella mia...nella nostra stanza, e rimanevo in piedi di fronte allo specchio
(quello con cui ti divertivi ad imitare Percy che si ammirava, ricordi?), anche per ore, ignorando il protestare dei miei muscoli,
o il bussare insistente alla porta e mi sorridevo.

Ti  sorridevo.
Riuscivo a trovare un leggero e momentaneo conforto nella falsa consapevolezza che era solo una superficie riflettente a separarci...
Questa "terapia" smise di fare effetto quando notai quel neo appena visibile che ci contrastingueva, lì dove la tua pelle doveva essere nivea.
Inutile dire che impazzii.
Sono tutt'ora mortificato per aver fatto vivere a Ginny un momento tanto deplorevole quando, allarmata dal chiasso e dalle mie urla,
irruppe nella nostra stanza trovandomi riverso a terra, tremante, con lo sguardo fisso su ciò che rimaneva del nostro grande specchio, attorniato da cocci riflettenti.

Lei mi circondò con le braccia, cullandomi, e l'esile figura di nostra sorella mai mi sembrò più imponente di quando quasi cadde,
per mantenere salda la presa, sotto il peso dei miei singulti.

Fu quello sfogo, comunque, a farmi uscire dall'incubo che era la tua scomparsa.

Dicevamo che al nostro lavoro donavamo anima e corpo, ricordi, sì?
Con questo pensiero non potei che riaprire il negozio, sperando che un po' del tuo animo mi raggiungesse.

Ti rivelerò, caro Fred, di esser stato fermamente convinto che saresti riapparso come fantasma.
Già ti immaginavo, ad apparire alle spalle della mamma per spaventarla, ad origliare alle discussioni per noi "Off Limits",
per poi riferirci ogni cosa, affermando di essere un modello assai più avanzato ed affascinante delle Orecchie Oblunghe,
per poi magari esigere un pagamento.

Pensavo non aspettassi altro.
Quanto mi sbagliavo, eh, Fred?

Mi rincresce davvero non essere mai tornato totalmente il vecchio me stesso, come so che tu avresti voluto, e mi turba informarti
di questi miei pensieri e ricordi usando questo linguaggio  distaccato e malinconico che così poco mi avrebbe caratterizzato ai nostri tempi,
ma mi sento in dovere di farlo, ora che sono certo di aver superato la tua morte.

Ora che sono qui a scriverti una lettera che presumibilmente rimarrà ad invecchiare in un cassetto della mia scrivania.
Ora che sono in questa stanza, che ancora aspetta di essere completamente arredata, muovendo la bacchetta con gesti delicati e regolari,
per far dondolare docilmente la piccola culla che mi sta davanti, dove, in procinto di addormentarsi, c'è mio figlio.


Fred Weasley Jr.

   
 
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