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Autore: parsefeni    05/08/2020    8 recensioni
"Quella sera Albus Severus Potter sarebbe stato smistato nella propria Casa e benché Harry l’avesse rincuorato si era presto reso conto di essere ancora un po’ spaventato. Non sapeva bene da cosa, a dire il vero. Non era tanto la Casa a creargli pressioni quanto piuttosto l’idea di vivere nella costante ombra di suo padre. Sarebbe stato per sempre “il figlio di Harry Potter” e se da un lato James usava la cosa a suo vantaggio per rimorchiare, dall’altro Albus aveva davvero una voglia matta di farsi valere e diventare qualcuno per conto proprio."
-Questa storia partecipa al Contest “La cerimonia di smistamento” indetto da Artnifa sul forum di EFP-
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Il posto giusto

 
 
«Allora, come ti senti?» la mano di Rose si posò dolcemente sul braccio di Albus ed il ragazzo ricambiò l’occhiata della cugina con un’espressione tetra. «Come uno che è stato appena investito da un branco di Erumpent» borbottò affranto mentre scendeva dal treno ed alzava lo sguardo sulla banchina della stazione di Hogsmade. Quella sera Albus Severus Potter sarebbe stato smistato nella propria Casa e benché Harry l’avesse rincuorato si era presto reso conto di essere ancora un po’ spaventato. Non sapeva bene da cosa, a dire il vero. Non era tanto la Casa a creargli pressioni quanto piuttosto l’idea di vivere nella costante ombra di suo padre. Sarebbe stato per sempre “il figlio di Harry Potter” e se da un lato James usava la cosa a suo vantaggio per rimorchiare, dall’altro Albus aveva davvero una voglia matta di farsi valere e diventare qualcuno per conto proprio. «Respira gnomo, andrà bene» commentò James scompigliandogli i capelli. Albus annuì con una smorfia e nel voltarsi in cerca dei cugini incontrò due iridi grigie come le tempeste del nord che aveva osservato tante volte nei suoi libri. «Chi è quello?» chiese indicandolo con la testa mentre l’altro si allontanava. Roxanne, che li aveva appena raggiunti, seguì il suo sguardo e strinse gli occhi come se ci stesse riflettendo sopra. «Scorpius Malfoy, a giudicare dall’aspetto.» Suo fratello annuì accanto a lei affondando le mani nelle tasche della divisa. «È il figlio di Draco Malfoy. Non deve essere semplice convivere con il passato di suo padre.» Albus guardò Fred con un sorriso amaro dipinto sulle labbra e mentre seguiva Hagrid alle barche non riuscì a fare a meno di pensare che lui e Scorpius avrebbero potuto essere più simili di quanto non ci si aspettasse.
Il viaggio attraverso il Lago Nero fu silenzioso e per la prima volta Albus si concesse qualche minuto di completa alienazione da sé stesso per godersi la vista mozzafiato del castello di Hogwarts che si stagliava davanti ai suoi occhi. Rimase a bocca aperta tutto il tempo, col naso verso l’alto anche mentre Hagrid li faceva scendere dalle barchette e li accompagnava fuori dalla Sala Grande. Albus deglutì a vuoto mentre osservava le massicce porte di legno e quando queste si aprirono lo stupore nei suoi occhi gli fece dimenticare ogni paura ed ogni dubbio per lasciare spazio solo al senso di meraviglia che lo aveva colto alla sola idea di ciò che lo aspettava. La professoressa Sprout faceva accomodare ogni studente sullo sgabello sotto lo sguardo silenzioso degli altri professori, della preside McGrannitt e degli studenti più grandi. Uno dopo l’altro ogni ragazzo veniva smistato e man mano che la lista scorreva nel petto del giovane Potter crebbe un’incredibile impazienza che non accennò a placarsi finché finalmente non arrivò il suo turno. «Albus Severus Potter» Il solito chiacchiericcio indistinto si alzò intorno a lui a causa del suo nome, ma questa volta Albus lo ignorò totalmente. Si sedette sullo sgabello e chiuse gli occhi mentre le dita si stringevano inconsciamente attorno ai bordi di legno. «Ah, un altro Potter» commentò il Cappello Parlante la cui voce rimbombò limpida nella testa del ragazzo. «Con tuo fratello è stato semplice, ma in te vedo altro. Ambizione, determinazione, una gran voglia di metterti alla prova.» Il cuore di Albus batteva all’impazzata e la sua mente volò a suo padre, al bisogno disperato di creare qualcosa che fosse unicamente suo e di allontanarsi dall’idea che il mondo aveva costruito sulle sue spalle. «Ah!» il cappello lo fece sobbalzare «Quindi è di questo che hai bisogno? Ragazzo mio, non c’è alcun dubbio. Sei pieno di progetti e c’è una sola Casa ad Hogwarts che può portarti sulla via della grandezza: SERPEVERDE!» Albus sentì il cappello urlare sopra la propria testa e sgranò gli occhi incredulo mentre il tavolo verde-argento esplodeva in un applauso fragoroso. Scese dallo sgabello e barcollò verso i propri compagni prendendo posto sulla panca con le gambe che tremavano e la gola secca, incapace di formulare alcun pensiero logico. «Benvenuto nel club di quelli con i padri famosi.» Una voce strascicata lo costrinse ad alzare lo sguardo facendolo irrimediabilmente sorridere. «Non abbiamo bisogno di presentarci immagino.» Scorpius ricambiò il sorriso e scosse la testa tendendo la mano verso di lui «Nah, non serve Potter. Sei nel posto giusto.» Albus strinse la sua mano e finalmente si rilassò sulla panca come se si fosse fermato dopo aver corso per ore. «Già, è il posto giusto.»

 
***
 
Note finali
Mi sono innamorata dei contest perché mi spingono ad uscire dalla mia comfort zone, da ciò che penso di sapere e di conoscere meglio. Con questo contest ho scritto una fanfiction che rimane sotto le 1000 parole, ma soprattutto ho scritto una fanfiction sulla New Generation, cosa che probabilmente non avrei mai volontariamente fatto. Eppure l’ho scritta e l’ho anche amata. L'ho amata tanto da avere voglia di continuare questa storia e raccontare di quello che nella mia testa è il degno erede della Drarry. 
Il punto è che oltre a ringraziare chi ha letto questo piccolo scritto voglio ringraziare chi mette impegno ed inventiva nel portare alla luce sfide che stimolino ciò che gli scrittori a volte dimenticano di avere: l’immaginazione.
 
Piccola precisazione: tutto ciò che ho scritto non è in alcun modo influenzato da ciò che viene descritto ne “La Maledizione dell’Erede”. Non perché non mi sia piaciuto, ma perché mi sono onestamente rifiutata di leggerlo. Non odiatemi, vi prego. Un abbraccio grande!
Parse
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
   
 
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