rhys89
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Il vecchio profilo mi aveva annoiato. Forse lo riscriverò, ma probabilmente no. Ad ogni modo, si può riassumere tutto nelle citazioni che ho scelto di proporvi, quindi in fondo va bene anche così.


I’m not scared to be seen read.
I make no apologies, this is me.

“This is me” (rivisitato), da The Greatest Showman


Siamo artisti: delle persone psicologicamente instabili, con gravi problemi esistenziali, probabilmente affetti anche da personalità multipla; ci sentiamo sorretti da oggetti senza forma con colori psichedelici e facciamo i nostri discorsi nichilisti del cazzo che non portano da nessuna parte.
Probabilmente moriremo di solitudine perché siamo dei veri rompicoglioni; conviverci, poi, con gente del genere... oddio non oso immaginare: deve essere la fine.
Se metti ordine nel loro disordine ti potresti ritrovare con il culo fluorescente con delle strisce, appena ridipinto, e un cavalletto in testa o dove vuoi tu, per poi sentirti dire solo "Scusa, non è giornata".

Anonimo


E infine, ultimo d’ordine ma certo non d’importanza, voglio riportare qui quella che è diventata la mia filosofia di scrittrice: è un brano estratto da “Cara Mathilda. Lettere a un’amica”, di Susanna Tamaro… e niente, credo sia meglio che lasci parlare lei.

 La settimana scorsa avevo finito la lettera parlando degli aggettivi e di quanto siano pericolosi con il loro desiderio di affacciarsi sulla pagina. Li ho chiamati “diavoletti”, ricordi? E diavoletti sono davvero perché tentano la nostra parte più fragile, quella dell’orgoglio e della vanagloria. Sussurrano alle nostre orecchie: “Guarda come sono bello, guarda come sono difficile, elaborato; nel leggermi tutti resteranno strabiliati, non potranno non lodare la tua bravura, la tua originalità!”
 È davvero difficile resistere al canto di questa sirena anche perché, spesso, gli aggettivi corrono dal nostro pensiero alla penna come acqua di un fiume in piena. Sono facili, belli, spesso anche originali. Perché negarseli?
In realtà, non bisogna mai correre dietro alla bellezza quando si scrive, perché la bellezza offerta dalle parole ricercate e altisonanti è una bellezza tutta esteriore, superficiale, un abito sontuoso e luccicante sotto il quale, il più delle volte, non si cela niente.
 La bellezza che si deve perseguire nella scrittura, invece, è tutta interiore, è la bellezza della ricerca, la bellezza della verità, la bellezza della gioia, l’intensità del dolore. Scrivere è una via per conoscersi, per conoscere e per donarsi attraverso la conoscenza. Non si scrive, non si dovrebbe scrivere, per ricercare l’approvazione e le lodi altrui, ma per mostrare qualcosa che gli altri non vedono.




Buona lettura a tutti! ^_^


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