Membro dal: 05/04/10 Recensore Junior (103 recensioni)
Mi chiamo Giorgia. Scrivo su EFP da un paio d'anni compreso il mio altro account.
Ho avuto qualche problema nel gestire "Nightblumonkey" ed è per questo che per un annetto non ho aggiornato le due mie storie in corso. Ho intenzione di concludere "Sunless" (Non c'è Rosa senza Spine) in primis, ed in seguito finire anche "Ritorno a Sinnoh"; questo perchè la seconda è decisamente più lunga e ho paura che continuandole in pari rischierei di tralasciarne una. Come però avrete già capito sono autrice in un altro account e ciò include altre storie in prosecuzione, nonostante tutto sto cercando di cavarmela. Spero dunque che ci mi seguiva prima non mi abbandoni e vedrò di darmi una sbrigata.
Si Sta come d'autunno sugli alberi le foglie. (Ungaretti)
[...] Che pensieri soavi, che speranze, che cori o Silvia mia! Qale allor ci apparia la vita umana e il fato. Quando sovvemmi di cotanta speme, un affetto mi preme acerbo e sconsolato, e tornami a doler di mia sventura. O Natura, O Natura! Perchè non rendi poi quel che prometti allor? Perchè di tanto inganni i figli tuoi? Tu pria che l'erba inaridisse il verno, da morbo chiuso combattuta e vinta, perivi o tenerella. [...] (Leopardi)
Un dì, s'io non andò sempre fuggendo di gente in gente mi vedrai seduto su la tua pietra o fratel mio gemendo il fior dei tuoi gentili anni caduto. La madre or sol, suo di tardo traendo, parla di me col tuo cenere muto, ma io deluse a voi le palme tendo e se da lunge i miei tetti saluto. Sento gli avversi Numi e le secrete vie che al viver tuo furon tempeste e prego anch'io nel tuo porto quiete. Quanto di tanta speme ora mi resta! Straniere genti! Le ossa mie rendete allora al petto della madre mesta. (Foscolo)
Ed ecco venir verso di noi per nave un vecchio bianco d'antico pelo, gridando: Guai a voi anime prave! Non isperate mai veder lo cielo i vegno per menarvi all'alra riva nelle tenebre etterne, in caldo e in gelo. E tu, che s'è costì, anima viva, partiti da cotesti che son morti! Ma poi vide ch'io non mi partiva. Per altre vie, per altri porti verrai a piaggia, non qui per passare! Più lieve legno convien che t porti! E il duca lui: Caron non ti crucciar. Vuolsi così co là dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare. Qunici fuor quiete le lanose gote al nocchier de la livida palude che 'ntorno ali occhi avea di fiamme rote. (Dante)