Lee Taemin si guardava allo specchio. Da quando era un bambino lo faceva, si specchiava, si guardava negli occhi e parlava con se stesso. La sua vita era sempre stata solitaria. Era ancora un bambino quando lottava contro tutti per poter diventare un idol. Era solo un ragazzino quando era entrato nello showbiz. Amici? Non ne aveva il tempo. Troppo impegnato per poter parlare con qualcuno. Per questo aveva preso questa abitudine di parlare con se stesso.

Milano, Italia. Alice, diciassettenne come tante altre, in cerca del principe azzurro e di ricostruirsi una vita nella sua nuova scuola. Lorenzo, suo vicino e ora anche suo compagno di classe; incomprensibilmente odioso, estremamente attraente. Le loro vite avrebbero potuto scorrere parallele, non fosse stato per l'attrazione innegabile tra di loro, per un patto scellerato.
(Introduzione by Bea (Panna_))
Dal prologo: "Ti odio. Sì, proprio così, ti odio. Il mio cuore potrà pensarla diversamente, ma il mio cervello riesce ancora a ragionare in maniera lucida…più o meno.
Non sto capendo un cavolo della lezione -sulla mia materia preferita tra l’altro- per colpa tua.
Ti sto fissando da mezz’ora, forse anche di più, eppure tu sembri immerso in un mondo completamente tuo e non te ne accorgi…o meglio, fingi di non accorgertene.
Mentre ti passi una mano fra i capelli per spettinarli, mi viene spontanea una domanda; chi ti credi di essere? Chi sei tu per farmi stare così male?"

*STORIA REVISIONATA E PUBBLICATA SU AMAZON*
Chiara accusò malamente il colpo, sapendo che lui l’aveva azzeccata in pieno. Era proprio così: oscillante tra i grandi autori che studiava e le banali storielle d’amore su cui sognava – libri di scarse pretese, Harmony, fanfictions -, lei aveva dovuto ammettere che la realtà non poteva mai competere con l’immaginazione, e non era riuscita ad accontentarsi, nella sua esistenza. Così, aveva finito per non avercela quasi, un’esistenza: pochissimi amici, con cui non usciva molto, poche relazioni naufragate di fronte alla sua incapacità di amare gli uomini di carne come amava quelli di carta, poco di tutto. Tranne che di parole. E di amore, che finiva per riversare sulle parole.