olivera
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Katherine's Daughter (Ultimo aggiornamento)
Il sole morente proiettava lunghe ombre sinuose sulle basse colline di Mystic Falls e illuminava la superficie del lago.
Avvertivo il freddo respiro del vento sulla mia pelle; sentivo il rumore delle foglie che abbandonavano il proprio albero e si facevano trasportare dal vento che ululava alla sera, in attesa della notte. D’un tratto, un gufo lanciò il suo grido lamentoso nel greve silenzio del bosco. Avvertivo l’aria pungente e il profumo di muschio che si disperdeva fra la flora.
Il sole era tramontato e la luna stava spuntando di già. Una volta alta nel cielo, ammirai lo splendore che si era creato: la luce argentea della luna veniva riflessa sullo specchio d’acqua.
Il cielo era nuvoloso e gonfio di pioggia.
Il vento gelido mi sferzava i capelli e mi urtava il viso. Le foglie di quercia volavano intorno a me, volteggiando nell'aria. Ma l’incendio nel mio cuore era incandescente e quel calore non mi fece avvertire il gelo dell’aria. In alto, le nuvole scorrevano come un fiume grigio piombo. I rami di querce e faggi si sferzavano furiosamente al vento che li colpiva costantemente. Una folata mi gettò alcune manciate di foglie in faccia. Era come se la città stesse cercando di scacciarmi, come se stesse raccogliendo le forze per non farmi cadere nel baratro.
Volsi il mio sguardo verso l’ultimo flebile raggio di sole, e mi lasciai andare. L’aria pungente mi urtava il viso, l’odore di muschio mi entrava dalle narici fino ad urtare i polmoni. Mi sentivo in pace, finché non chiusi gli occhi e la mia vita venne stravolta per sempre. Lo sguardo infuocato del sole finalmente si placò: esso tramontò in un’orgia di rosso e oro, le stelle cominciarono a spuntare nel cielo e le lucciole tremolavano nell’aria mentre il mare dei miei ricordi sfocati si agitava con un mormorio appena percettibile, sussurrando il giorno in cui avrebbe restituito i suoi morti.

Nel 1778 Mystic Falls era un’illusione di luci e di ombre creata dall’acqua e dal sole attraverso le quali era possibile viaggiare a ritroso nel tempo. Il tempo e i ricordi così come la realtà e l’ipocrisia così come il coraggio e la codardia si potevano miscelare creando un’unica realtà.
Il bosco della città era straricco: i pini, gli abeti e gli arbusti erano i padroni della foresta per la loro maestosità ma gli alberi che era più frequente trovare e che splendevano sotto la luce del sole erano i cedri. La foresta veniva illuminata ogni mattina e la cosa che preferivo fare quando ancora tutti erano nel letto a riposare era addentrarmi nel bosco e far arrivare la luce che filtrava tra rami e foglie sulla mia pelle. Quel tepore sulla pelle mi faceva scordare di tutto ciò da cui ero circondata: persone, oggetti, menzogne. Amavo riscaldare la mia eterna pelle fredda sotto i raggi del sole. Ma poi arrivava sempre un momento di tristezza durante il quale le nuvole coprivano il cielo ed allora nessun raggio era più in grado di arrivare a me.
In quegli istanti, la foresta si faceva buia, come avvolta da un manto d’oscurità. Il canto dei gufi si impossessò dell’aria, strappando via il silenzio. Lo scricchiolare delle foglie al muoversi delle volpi o degli scoiattoli mi dava la sensazione di non essere del tutto sola; allora chiudevo gli occhi e pensavo alla vita che conducevo in Bulgaria. Prestando attenzione riuscivo a percepire il flebile suono che produceva lo scorrere dell’acqua nel lago.
[ Autore: olivera ] [ Categoria: ] [ Storie: 1 ]
[ Rating generale: Giallo ] [ Generi principali: Sovrannaturale ]  
[ Aggiornata: 09/07/12 ] [ Completa? - No ]