Sansa della casa Stark non avrebbe mai dimenticato l’ultimo sguardo di suo padre, per lei era diventata abitudine sognarlo.
Non aveva che polvere, fantasmi e lacrime. Aveva dimenticato come sorridere e sorrideva solo per finta, non che in quel luogo i sorrisi fossero sinceri o generosi. Sansa si era semplicemente adeguata a quella sua immensa gabbia dorata, a quel vuoto ballo di convenevoli e lame traditrici.
Nessuno le avrebbe ridato indietro ciò che aveva perduto e nessun libro poteva esserle d’aiuto.

Non parlava, non lo minacciava, non gli rispondeva, non se ne andava. Lo fissava come se stesse per ucciderlo, o baciarlo.
E non si copriva quel ridicolo abbozzo di seno acerbo.
E forse adesso la vedeva veramente per la prima volta in tutta la sua vita - ed era pronto ad ammettere a se’ stesso che lei non era brutta... Jaime/Brienne
Non era leggiadra, non aveva fianchi arrotondati o una vita stretta, non stava bene vestita in abiti di seta di Myr, ma era come una lama.
E non erano brutte quelle grandi spalle nel loro contrasto con le perfette, piccole coppe dei seni.
Lei non era brutta. Solo diversa.
E sapeva di sangue, acciaio, lacrime e dolcezza soppressa nel sangue troppo presto.

Margaery Tyrell non intendeva voltare le spalle alla grande finestra, non le importava cosa quell’uomo avrebbe potuto dire o fare.
Preferiva osservare il cortile interno, prestare orecchio alle sgraziate esclamazioni del volgo, alla voce della città puzzolente che poteva a malapena vedere attraverso la cinta muraria ed i giardini che tenevano tutto fastidiosamente alla larga. Adesso le avrebbe fatto veramente comodo un servo indaffarato in cortile, qualcuno sul quale dirottare quella conversazione, ma non c’era nessuno. Questa volta la sua astuzia non le stava venendo in aiuto e la situazione era disperata.
Nessuno sapeva dove si trovava, quanto alla conversazione era in una fase di stallo.
Sentiva la presenza di Tywin incombere alle sue spalle come qualcosa di enorme, granitico, la personificazione stessa della minaccia...