Recensioni per
Amami alla vigilia della Festa dei Morti
di Feles 85

Questa storia ha ottenuto 104 recensioni.
Positive : 104
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
08/06/17, ore 01:13

Rieccomi!
Ecco un altro bellissimo capitolo, che crea una sottile linea parallela col precedente.
I rapporti di Bruto e Ottavia con le rispettive madri, i ricordi infantili che risvegliano l'ardore amoroso...
Come dicevo nel capitolo precedente, Azia è sì una manipolatrice, ma in un modo diverso dalla sua rivale: vezzeggia sua figlia, la esibisce come un soprammobile pregiato, pretende di avere il controllo totale sulla sua vita al fine di trarne essa stessa vantaggio.
Il legame tra Ottavia e Bruto si fa sempre più profondo, e stavolta è la distanza, più che la reciproca frequentazione, a infiammare il sentimento. È un rapporto completo e puro: Empatia, Amore, Eros. Non volgare lussuria come tra amanti occasionali, né tenero affetto dettato da consuetudine, come talvolta succede all'interno di un vincolo coniugale. Non è un incendio improvviso, che divampa e poi si spegne; è una fiamma imperitura, come il fuoco di Vesta, che arde senza spegnersi mai.
Marco Antonio invidia questo legame, perché è stata proprio Ottavia a risvegliare in lui il desiderio d'Amore. E lui ha risvegliato in lei un lato selvaggio, finora sconosciuto. La Lupa... e che cos'è, se non il simbolo di Roma arcaica?
È proprio qui che entra in gioco anche il Destino: Bruto, discendente del primo console, fervente Repubblicano, e Ottavia, cesariana, discendente di Enea e Dardano. Echi leggendari che entrano nella Storia e la rendono viva e palpitante. Ed ecco che allo Spirito si intreccia il Sangue, in un legame indissolubile: gli Avi vivono in loro, conferendo loro un ruolo ben preciso nel flusso della Storia. Trovo alquanto suggestivo il fatto che questa storia sia iniziata proprio alla vigilia delle Lemuria... una coincidenza? Non credo proprio.
E quando hai citato le dominae d'Etruria, la regina Augure Tanaquil, e i fasti di quella civiltà in declino, eppure così tanto ammirata dalla giovane Ottavia... e poi il riferimento, doveroso, al ritorno in patria delle stirpi di Enea e Dardano... lo ammetto, ho avuto un brivido sincero^^ 
Come ti dicevo, rileggere questa storia mi porta a cogliere simboli e riferimenti che a una prima lettura non avevo colto. E non posso che farti di nuovo i miei più sentiti complimenti, a costo di sembrare ripetitiva!
(Recensione modificata il 24/03/2018 - 01:45 am)

Recensore Master
07/06/17, ore 22:20

Eccomi di nuovo!
Ed ecco che modifico anche qui...
Questo capitolo è incentrato sui dissidi tra Bruto e Servilia. Lei è davvero inquietante con la sua propensione a proferire malignità e a spettegolare con chiunque, aizzando persone contro altre solo per seminare discordia... e appare se possibile ancora più "velenosa" di Azia, perché quest'ultima sembra sprovvista della subdola astuzia della sua rivale.
Chissà se è stata davvero Azia a far assassinare Glabio: ognuno, qui, fornisce una versione diversa...
In ogni caso, le malelingue di Servilia si riassumono in una sola frase: "cencio dice male di straccio"^^
Mi è piaciuto un sacco lo stacco introspettivo di Bruto, in cui mostra di aver compreso davvero Ottavia: è stata un'epifania, come dicevo l'altra volta, un fulmine a ciel sereno, e colei che fino ad allora era stata solo un'ombra adesso risplende in tutto il suo fulgore. Gli è entrata nel cuore come un pugnale e difficilmente potrà uscirne. Un amore improvviso, innocente e conturbante, lontano dagli intrighi, dai complotti e dalle bugie. Scusa se cito le tue parole, ma ci stanno davvero alla perfezione...
Quella semplice notte d'amore ha spinto Bruto a riflettere sulle scelte di una vita: ah, quante cose sarebbero cambiate se avesse sposato Ottavia da subito... il loro legame è come un pilastro sul quale paiono reggersi le fondamenta di Roma, e in un certo senso è così. Lei, l'anima arcaica, prisca, della Roma romulea; lui, il volto della Roma repubblicana, dei filosofi e degli statisti. Viene davvero da chiedersi, come Bruto: sarebbe davvero cambiato il destino di Roma, se loro si fossero sposati?
Temo che non lo sapremmo mai, ma ho trovato questa riflessione davvero suggestiva.
E personalmente, mi dà anche da riflettere sul concetto di Fato, e di come esso, pur essendo ineluttabile, sia legato a doppio filo alle vicende e alle scelte degli uomini.
Adoro gli spunti di riflessione che ogni volta questa storia mi offre!^^
(Recensione modificata il 23/03/2018 - 08:11 pm)

Recensore Master
07/06/17, ore 19:48

Rieccomi qua (modifico la vecchia recensione)^^

Ricordavo bene questo capitolo, mi era rimasto impresso. Hai uno stile molto descrittivo e al tempo stesso evocativo, a tratti poetico, che rende impossibile al lettore non calarsi nel contesto e nell'animo dei tuoi personaggi. Sembra quasi di essere lì, in una tiepida notte di maggio di oltre duemila anni fa, nelle strade deserte di Roma; il volto più autentico della città millenaria. Le emozioni sono come sempre ben rese, dalla disperazione di Ottavia al tormento, più posato, di Bruto, fino alla tensione vibrante, sempre presente, che avvince entrambi e li trascina nel vortice della passione.
Ho notato anche dei continui cambi di prospettiva - da Bruto a Ottavia, da Ottavia a Bruto - e a dispetto di quello che possano pensare i "paladini della narrativa moderna" mi è sembrata una buona strategia, perché mette in evidenza i contrasti tra i due personaggi, che si armonizzano alla perfezione: l'innocente voluttà di Ottavia e il rigore controllato di Bruto, sotto il quale si cela un desiderio potente, che lui stesso non esita a definire "animalesco". È tutto un crescendo di emozioni e sensazioni, in cui la scena erotica, per quanto improvvisa, non appare casuale: è un'epifania quando i due si guardano negli occhi, guardandosi e comprendendosi nonostante le reciproche differenze. Hai saputo renderla passionale e romantica, senza scadere nello sdolcinato o nel volgare.
La citazione saffica, poi, le si adatta alla perfezione!
Voglio fare un'osservazione "tecnica": una cosa che mi piace del tuo modo di scrivere è che sai usare un'abbondanza di aggettivi e figure retoriche senza far apparire per questo il testo "barocco" e "artificioso". Direi anzi il contrario, ne ho ricevuto un'impressione di spontaneità.
Insomma, bravissima: è un piacere rileggere queste pagine!^^
(Recensione modificata il 22/03/2018 - 02:07 pm)

Nuovo recensore
16/08/15, ore 15:23



Non si può non scorgere un sentimento vero proprio, pulsante da parte di Bruto verso Ottavia, tutto comincia con la promessa mantenuta di ricordare nel rituale verso i Mani il sofferente marito di Ottavia morto per mano dei sicari di Azia. Quando poi il suo pensiero ritorna ad Ottavia, la descrizione del distacco dopo la notte di passione descrive apertamente quando Bruto avrebbe voluto rimanere insieme a lei anche ben oltre una sola notte e questo lo riporta ad uno stato di sconforto, che si accentuerà nei discorsi fatti la mattina seguente con la madre Servilia, discorsi che lo sconvolgeranno. Bruto dopo aver sentito lo scellerato omicidio ordito da Azia, ritorna a sentire quel furore che lo aveva acceso ai tempi della guerra civile, prima di essere macchiato d'infamia, ma allo stesso tempo capisce quanto fosse stato assurdo, in quel momento, punire quella donna che solo apparentemente non aveva nulla a che fare con lui, i rimpianti lo avvolgono; se solo lui si fosse sposato con Ottavia, le due Gens si sarebbero unite, evitando forse tutto il male sopportato sia da lui che da sua madre, la gelosia come una serpe comincia ad avvolgerli il cuore anche nel pensiero verso il lo sfortunato Glabio, invidioso della fortuna di aver sposato la donna, che lui invece ora non può avere. Divertente il discorso finale tra Servilia e Bruto, la prima non capisce la voglia del secondo di andare al Banchetto e lo schermisce ricordandogli la sua infamante alleanza con Cesare, mente il figlio, ritornato in uno strano stato di vigore, le ricorda il suo posto all'interno della famiglia, mostrandosi nuovamente vigoroso, spinto dal desiderio di rivedere la sua donna tanto desiderata.

Recensore Junior
14/08/15, ore 20:52

Questi ultimi capitoli sono proprio belli, devo farti i miei complimenti. Nella prima parte ti sei concentrata sullo stato d'animo di Bruto, e devo dire che hai descritto molto bene, come al solito, il suo tormento, mostrando che se da una parte è riuscito a provare le sue capacità come uomo di stato a Mutina, in fondo è ben consapevole di non poter mettere a tacere ciò che prova per Ottavia, come dimostra oltretutto il suo stesso sguardo "di lava" al solo vederla. D'altra parte si può dire lo stesso per quanto riguarda il rapporto con Cesare, dato che continua a dimostrarsi lacerato, fra indignazione e affetto verso quest'uomo che potrebbe considerare come un padre.
Mi ha molto divertito il tono malizioso di Azia, e la sua "dimenticanza" (forse voluta? :P) di preparare i dolci nonostante i Saturnalia; Ottavia invece come sempre dimostra di rispettare la tradizione.
Devo aggiungere, inoltre, che rendi davvero alla perfezione l'atmosfera dei Saturnalia, sembra quasi di viverli coi personaggi. Oserei dire che questa storia sta migliorando sempre di più! E ora attendo trepidante il prossimo capitolo, dove presumo ci attenderà la "battaglia" fra Bruto e Ottavia.
Dunque, ancora tanti complimenti e alla prossima. :)

Nuovo recensore
13/08/15, ore 15:27

Rapito da questo capitolo non ho potuto non apprezzare la sua finezza, la sua potenza che traspare in ogni verso. Anche se nella prima parte si parla di morte e nell'ultima invece la vita lussuriosa prende forma, non cambia la passione che traspare e che intatta arriva fino allo scemare in un sonno tanto agognato. Questi due animi afflitti, si spingono nel comportarsi come realmente sono e non dalle circostanze e gli interessi che invece colpivano i loro genitori, rendendoli veri, inattaccabili e profondamente umani; non posso che farti i miei complimenti, continuerò a leggere gli altri capitoli!

Recensore Master
11/08/15, ore 14:01

Carissima Eleonora...la mia recensione non potrà essere magistrale come la tua meravigliosa FF, ergo perdonami in anticipo...descrivi i due protagonisti benissimo, ci fai vedere nel finale la descrizione tramite gli occhi di Ottavia...davvero una bella prova...spero che tu stia scrivendo la storia, sono proprio curiosa di vedere e leggere il finale...un bacio ed un abbraccio
un caro saluto
a presto

Recensore Veterano
10/08/15, ore 18:59

Carissima, oggi pioggia in ER!
:D
Dissolvenza dal capitolo precedente: di nuovo Bruto e Azia intenti al gioco dei latrunculi. Bruto, Bruto… e quel suo continuo “ius sui” (gran bella espressione palindroma che ho trovato in Lucano, “stoico de fèro”, quando racconta la morte di Pompeo che viene decollato dall’ex legionario Settimio sotto gli occhi della mogli Cornelia)… com’è rigido!!! E i consigli di Crasso che gli ronzano già in testa: Bruto sarebbe già un cesaricida bell’e fatto, se non ci fossero i turbamenti d’amore! Ah, l’Ammmore! Questo fanciullo capriccioso, che lancia frecce alla cieca e usa come suoi strumenti infallibili i begli occhi “grandi e luminosi” di Ottavia e i suoi lunghissimi riccioli d’ottone – sempre per non parlare della sua voce “sottile e pacata”. Buonanotte: Fine dell’autarkeia e della metriotes!
La seconda parte del dittico è tutta di Ottavia, nuovo ingresso in scena, e tu segui al meglio la tradizione teatrale classica del “cambio scena” all’arrivo del nuovo personaggio. Titubanza e seduzione (come l’atto di sfilarsi la stola) iniziale, un po’ di rabbia che non guasta nell’animo innamorato e tormentato, quando la persona amata è “sparita” per un po’ senza dare notizie di sé.
Passata la parte caratterizzata dai convenevoli, Bruto e Ottavia si trovano di nuovo faccia a faccia, lasciati lì da quella furbacchiona di Azia con la scusa del gioco dei latrunculi. E Bruto come “invecchia bene”!
Fantastica questa chiusa della sua descrizione condotta attraverso gli occhi di Ottavia…
Scacco matto, davvero!!!
K
(Recensione modificata il 10/08/2015 - 07:02 pm)

Recensore Veterano
10/08/15, ore 18:38

Carissima, bentornata!
Hai perfettamente ragione: questa storia è così complessa (e così bella) che non è possibile pensare di aggiornarla tanto per fare… E la vita extra retem scorre inesorabile e rapinosa <3
Penso che questo tuo primo “tomo” dedicato ai Saturnalia si possa intitolare giustamente “Il ritorno del paterfamilias”: per quanto giovane, infatti, Gaius Octavius è l’uomo di casa. Sappi che nel figuramelo ora io non vedo il bamboccio saputello che ci hanno rifilato gli anglosassoni nella fiction, ma il giovine Ottaviano della realtà storica.
L’immagine iniziale della palude originaria mi garba moltissimo: d’altronde, la Roma dell’ “Archeologia” di Livio quella di Faustolo e Acca Larenzia, altro non era che un terreno limaccioso invaso dall’acqua stagnante del biondo Albula/ Tevere. Non oso pensare alle zanzarone che dovevano aggirarsi da quelle parti, in un’epoca in cui lo zampirone era ancora lungi dal comparire all’orizzonte!
Ma ora bando alle becere ciance del XXI secolo…
Ottaviano ritorna con Agrippa (dal bel mento volitivo che sfoggia sia sui rilievi dell’Ara Pacis che nella galleria di ritratti del Palazzo dei Conservatori), il fido Agrippa, proprio mentre in città si sta lanciando il grido che incita ai Saturnalia. Dunque festa di Saturnus, nume tutelare di una iustitia perduta da tempi immemorabili (la mitica età dell’oro irrimediabilmente perduta) e, mi verrebbe da azzardare etimologicamente – dando spago all’Isidoro di Siviglia che è in me-, dei “sata” che tanta importanza hanno in una società prevalentemente agricola.
La notte decembrina che sembra favolosamente estiva viene straziata dalla concretezza di un grido femminile, che riporta i due eroi (quasi Dioscuri?) alla brutale realtà di Roma, metropoli pericolosa e violenta, popolata di briganti, ladri e stupratori.
E’ davvero molto efficace il modo con cui tu introduci il personaggio di Livia Drusilla: fanciulla salvata dai briganti, sì, ma personaggio di spessore fin dal suo ingresso, con quel suo sguardo tagliente e quel suo modo di fare quasi “arrogante”…
Molto bello anche il quadro finale, degno quasi d’una pittura vascolare, con Bruto e Azia intenti alla scacchiera all’interno della Domus Octavia: il primo tutto d’un pezzo come al solito, con il suo intramontabile habitus stoico, l’altra in vesti di pronuba (azzeccate, almeno questa volta!), che spera nel rientro della figliola per gettarla tra le braccia del figlio della sua “amica”.
L’attesa non è stata vana, carissima! Ancora una volta ci hai regalato un capitolo molto elegante e ricco di atmosfere e situazioni coinvolgenti.
Un carissimo saluto! Ti abbraccio
Kappy

Recensore Junior
05/08/15, ore 15:44

Ecco finalmente il nuovo capitolo! L'atmosfera generale che sei riuscita a ricreare in questi ultimi paragrafi è davvero fantastica, e non può che far immergere completamente il lettore nel mondo della Roma antica, affascinante e intrigante, in parte anche per l'ambientazione temporale collocata nel periodo dei Saturnalia. 
E' piacevole anche vedere finalmente Ottaviano in azione, e proprio per salvare Livia. A tal proposito trovo che tu abbia inserito davvero bene sia il personaggio di Livia che quello di Agrippa, e penso che l'intera scena sia una delle mie preferite di questa storia.
Non da meno comunque è la seconda parte del capitolo, dove vediamo per la prima volta Azia e Bruto insieme da soli alle prese con gli scacchi. Scena molto insolita, però ben costruita, perché si avverte sia la tensione di Bruto, tormentato dal pensiero di Ottavia, che il parziale sviluppo del personaggio di Azia, che pare quasi aver chiamato Ottavia col pensiero... ora vedremo cosa accadrà in questo nuovo incontro fra i due! Sarà sicuramente interessante.

Aspetto il prossimo aggiornamento. :)
A presto!

Recensore Master
04/08/15, ore 22:49

Carissima Eleonora...che dirti se non semplicemente fantastico e bellissimo...la parte descrittiva iniziale cioè è davvero bella, egregiamente descritta...beati voi che sapete scrivere...ho gradito tutto del capitolo...ergo al prossimo e grazie della citazione iniziale...è sempre un piacere leggerti...
un bacio ed un caro saluto

Recensore Master
03/03/15, ore 22:05

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
L'autrice ha saputo scrivere un'illustre FF, che se ne vedono davvero poche in giro qui sul sito. È costituita da un lessico forbito, ricca di descrizioni accuratissime, minuziose a tal punto che il lettore sembra quasi di avere innanzi agli occhi i personaggi da lei descritti della serie ROME. Ogni capitolo è talmete scritto con ottima cura da sembrare quasi un romanzo a sè.I personaggi inoltre sono dipinti così bene che li ho preferiti più su questa FF che sulla serie trasmessa in televisione.
L'autrice inoltre ha puntato molto sulla sensualitá e sull'Eros, le scene erotiche sono descritte consensibilità e accuratezza, senza scadere mai nel volgare e nel banale, come molte volte può accadere.
Inoltre i dettagli storici sono precisi e minuziosi come se stessimo leggendo un libro di Storia universitario.
Per tutti questi motivi segnalo la storia, poichè merita davvero d'essere letta e apprezzata in tutto il suo splendore.

Recensore Veterano
15/01/15, ore 23:08

Carissima Feles,
eccomi finalmente qua a recensire questo nuovo capitolo che si rivela intenso come al solito. Il contatto intimo tra Antonio e Ottavia, di corpi, parole e pensieri: il rude generale tombeur des femmes si rivela più sensibile e capace di leggere nel pensiero di quanto si possa immaginare. Sta per tornare Ottaviano e presto la giovane dovrà essere di un nuovo marito: mi piace molto l’accenno a Glabio, personaggio che nella serie è ridotto –letteralmente- a poco più di un fantasma, ma che secondo me portava un tratto di dolcezza e autenticità in quel covo di vipere e in quel groviglio di intrighi. Molto interessante la gelosia che metti in cuore (e in bocca) ad Antonio, disposto persino ad uccidere il futuro sposo di Ottavia!
Scomparso il lupus, nel finale riecco Azia, snob e supponente al suo solito: per lei persino i Tolomei sono pecorai! Mi fa sorridere la battuta finale, in cui la matrona versione HBO fa sua il celebre detto della Cornelia Gracchorum (che starebbe molto bene in bocca alla Azia storica).
Un’ottima prova, come sempre: elegante e ricca di riferimenti storico-culturali (e cultuali)… mi sembra proprio di sentire ululare le cagne di Ecate all’angolo della strada!
Un carissimo saluto, KK

Recensore Master
14/01/15, ore 23:04

Carissima Feles! Eccoci al nuovo e straordinario capitolo...mi è piaciuto molto e trovo il dialogo tra Ottavia e Antonio molto suggestivo...inoltre i tuoi personaggi man mano nel corso della storia li hai descritti così bene che sembrano davvero reali...molto bello come sempre il titolo del capitolo che richiama l'intreccio che stai creando...al prossimo capitolo...sei da Nobel...
Un bacio ed un abbraccio
un caro saluto

Recensore Junior
14/01/15, ore 20:26

Capitolo molto intenso, per quanto riguarda il dialogo fra Ottavia e Marco Antonio. Ormai mi sono affezionata moltissimo ai tuoi personaggi, che rispetto ai primi capitoli sono molto evoluti. Li hai resi molto reali e "vivi". Apprezzo come al solito il simbolismo e in generale l'atmosfera che sai creare, senza contare i continui rimandi alle tradizioni romane, quest'ultima uno fra gli elementi che più mi piacciono della tua storia!
Sono molto curiosa di vedere come Ottavia riuscirà a districarsi da questa per nulla semplice situazione, e qualche ruolo rivestiranno gli altri. 
Ma... Azia?? :D Assistiamo ad un cambiamento? 

Attendo aggiornamenti! :3