Recensioni per
Amami alla vigilia della Festa dei Morti
di Feles 85

Questa storia ha ottenuto 104 recensioni.
Positive : 104
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore

Un capitolo davvero fuori dal tempo questo. Ottavia e Bruto giacciono in un grembo d'amore caldo e confortante, impenetrabile da ogni fattore esterno. La dolcezza e la passione vibrante tra i due rende questo capitolo particolarmente piacevole da leggere, quasi sarebbe bello se la storia si concludesse in questo modo. Ma si sa che, al di fuori del tempo e celati allo sguardo del Fato, ci si può stare per poco.

Recensore Veterano

Carissima Feles,
ancora un altro capitolo di intensa emozione, costruito con una prosa elegante ed efficace.
La matrona degenere Azia, indispettita per l’abbandono del suo prestante stallone, decide di partire per nuovi lidi, in senso letterale e non. La sua sembra più una fuga che altro, tanto che il giovanissimo Ottaviano deve richiamarla ai doveri fondamentali di rispetto nei confronti del Lares. La descrizione che fai di Ostia, mi ricorda pagine ciceroniane od oraziane relative all’altra località molto in voga nel tardo I secolo a.C., Baia.
In questo capitolo tengono di nuovo il campo Ottavia e Bruto, questa volta forzatamente separati, ma entrambi tormentati, ciascuno a suo modo. La giovane in preda a un febbrile delirio, un disagio psicosomatico quasi bipolare, oscillante tra l’apatia e la violenza; lui, perso nel sogno ricorrente di quello che sarebbe potuto essere, se le loro madri non fossero state così intriganti e assetate di potere. Amo molto le descrizioni oniriche, soprattutto quando sono così realistiche come questa tua, perché ci fanno veramente immergere nella “realtà altra”, per poi risvegliarci di soprassalto con il personaggio, alla fine.
Nonostante la preponderanza legittimamente assegnata ai due protagonisti, mi piacciono molto i piccoli tratti con cui definisci personaggi secondari o semplici comparse: l’untuoso e grassoccio Timone, il leale Pullo. Questo rude legionario è uno dei personaggi della serie che incontrano maggiormente la mia simpatia: Pullo è rozzo, brutale – violento e bestiale, basti pensare a quando uccide l’innamorato di Irene-, legato ai piaceri del (basso) ventre, ma è semplice e diretto. E ha un suo profondissimo senso dell’onore, più lineare di quello di Voreno, che è un vero catoniano (come tu lo hai opportunamente definito), per me un bel po’ noioso e cerebralmente contorto. Pullo invece, in fondo (ma molto in fondo) ha in sé una certa dolcezza.
Un’ottima prova, ancora una volta.
A presto, KK

Recensore Veterano

Carissima Feles,
un altro capitolo molto intenso, in cui si intrecciano più volte i corpi (e anche gli animi) appassionati dei due protagonisti. L’esperienza forte, intensa e profonda dell’eros è sapientemente sottolineata da una frase che mi ha colpito molto: ”Sapevano bene che quel tempo al di fuori dal Tempo era un dono eccezionale del Fato” (oppure di Venere, quello che importa è che quando si ama DAVVERO si è trasportati davvero in una dimensione acronica). Ma l’appartenenza alle due famiglie rivali non può che ritornare fuori. L’eco della guerra civile che in realtà non è ancora finita, a dispetto del fumo negli occhi gettato al popolo dal recente trionfo di Cesare, si fa risentire prepotente, nonostante in lontananza si senta il “Chiù”, reminiscenza pascoliana che mi ha molto emozionato. Anche il tema della gelosia è forte ed è una brace ardente che cova sotto la cenere e rintuzza la passione erotica: per entrambi è rodente il ricordo di altre persone che precedentemente goduto della bellezza dell’altro. Ritorna così il fantasma di Glabio, primo amore indimenticato di Ottavia, e si fa avanti la figura intrigante di Licoride, passata dalle braccia di Bruto a quelle di Antonio (transitando anche, permettimi di chiosare il tuo testo, per quelle dell’infelice poeta elegiaco Cornelio Gallo: non a caso Virgilio sta per accingersi alla stesura delle Bucoliche…)
Il desiderio di Bruto nel finale si distillato tutto nelle carni di Ottavia, che è Luperca inconsapevole (o forse solo imbarazzata di questa sua carnalità che vuole negare persino a se stessa, trincerata com’è dietro l’immagine della timida e pudica giovane donna, complice anche il suo aspetto fine e delicato, nelle forme e nei colori). L’immagine della Lupa ritorna: non dimentichiamo che la Lupa capitolina è in fondo, come ci diceva Livio, una meretrix.
Un capitolo di nuovo intenso e vibrante: meritava una pausa di tranquillità (cosa rara per me in questi giorni) per la lettura calma e approfondita che merita. Mi intriga molto anche il titolo, in cui mi piace leggere un’eco dannunziana. Non siamo ancora nella “Feria d’agosto”, ma l’atmosfera calda è già quella di certe liriche alcyonie. Ancora una volta hai saputo coniugare insieme varie tinte narrative e dare dell’eros, anche di quello più irruente, una versione delicata e molto raffinata.
Ma il “pizzino” che è stato mandato a Bruto, accusandolo di codardia, ci richiama al fatto che la Storia deve fare il suo corso. Spero solo che questo delicato fiore che è spuntato per Bruto e Ottavia non rimanga inesorabilmente stritolato negli ingranaggi di questo orologio inesorabile.
Un caro saluto, KK 

Recensore Veterano
01/03/14, ore 10:17

Carissima Feles,
l’incipit di questo nuovo capitolo ci introduce, sia con le immagini che con le tue parole come al solito molto precise e accurate, nell’ovazione collettiva che accompagna il trionfo del nuovo padrone di Roma. Seguono due interni di sicuro impatto. Madri e figli a confronto: conflitti e inganni, segreti e bugie.
Il finale ripropone la foga del primo incontro erotico di Ottavia e Bruto, ma qui si carica di tensioni e di attese ben diverse. I due hanno avuto finalmente il coraggio di palesarsi l’un l’altro. Cade l’angoscia e resta solo la passione.
Molto suggestiva l’ultima frase, affidata a Bruto: “Riposiamo insieme”. Un segno di delicatezza e di affezione profonda.
Un’altra ottima prova, carissima.
KK

Recensore Veterano
25/02/14, ore 14:22

Carissima Feles,
nel dialogo iniziale ha saputo palesare con grande maestria la tensione crescente che si crea tra Bruto e Ottavia. Vergogna in lei, rabbia e gelosia in lui. Ancora una volta non ci può essere pace per questi due tormentati amanti (e innamorati): Ottavia gli rivela il proprio amore, ma Bruto non ha coraggio. Forse perché in lei si accende un’energia incontrollabile, da Luperca?
Nella scena del banchetto, l’aria dolce e frizzante della notte di maggio (come mi piace, qui e nella realtà!)
Dall’intimità amorosa, eccoci ai giochi politici. Per fortuna che la serietà e l’onestà del giovanissimo Ottaviano nobilitano la grettezza della madre, che ormai con la mente è già coricata nel suo cubiculum con il focoso Antonio. Peccato che quest’ultimo sia divenuto inspiegabilmente abulico e inappetente.
Molto efficace il gioco di sguardi che proponi alla fine della seconda parte, tra Bruto e Antonio, antagonisti e, loro malgrado, complici nel custodire uno scandaloso segreto, e anche il dialogo che condividono nel finale. Qui il rude luogotenente di Cesare si rivela come un vero uomo d’onore. Non come Azia o Servilia, che sanno solo nutrirsi di inganni, ma come un Lupo che riconosce i suoi simili, come Ottavia, che desidera ma lascia a Bruto.
Al prossimo capitolo – la vicenda si fa sempre più intrigante!
KK

Recensore Veterano
23/02/14, ore 23:04

Carissima Feles,
in questo incipit di capitolo 7 Ottaviano dimostra di avere l’occhio lungo nel percepire che c’è qualcosa che non va. Qualcosa di strano che si è raggrumato intorno alla sua bella sorellona. (Certo, se non avesse cotanto acume Ottaviano – futuro Augusto – non avrebbe dominato Roma per più di 40 anni)…
La descrizione del banchetto è magistrale: scusa, ma mi piange dolcemente il cuore nel sentire rammentare la lanx satura (madre di una grande espressione letteraria che, diceva Quintiliano, “tota nostra est”). Il dissidio tra le due matronae, Azia e Servilia, è sempre più avvincente… ed ecco che ritorna la misteriosa malattia di Cesare e tutta la grettezza di Azia.
Hai lasciato il finale volutamente in sospeso, con Ottavia che nel mezzo dell’amplesso furtivo sta per rivelare all’amato Bruto l’inganno di Antonio, ancora temibile. Ma ci riuscirà?
Anche questo capitolo è un gran bel saggio di ricostruzione dell’atmosfera, del luogo, dei personaggi e del loro animus… Non ti nascondo la mia curiosità per il seguito.
Un caro saluto, KK

Recensore Veterano
21/02/14, ore 14:29

Carissima Feles,
eccoti scendere nell’agone. Il capitolo si apre con una sequenza descrittiva dal fortissimo potere evocativo: colori, suoni e soprattutto profumi ci inseriscono suggestivamente nell’atmosfera magica e ammaliante della serata tardoprimaverile.
La cerimonia di omaggio ai Lares è semplice e descritta con grande raffinatezza: il giovanissimo Ottaviano segue alla lettera le prescrizioni del mos maiorum – in opposizione netta all’empietà della madre, tutta presa dai preparativi “alla moda” – e offre le primizie agli dei domestici. Il sentore di rosmarino si sprigiona dal mio pc e si spande per tutta la casa! Anche l’excursus sulle famiglie nobiliari è molto ben costruito e denota una approfondita conoscenza della storia romana nei suoi dettagli.
La “tua” Ottavia è bellissima: lasciamelo dire, e perdona la banalità! Appare evidente che, solo a sentirla nominare, a Bruto e Antonio si rimescoli il sangue.
La giovane rampolla dei Giulii scende nell’agone. Hai costruito molto bene, con altissimo tasso di verisimiglianza, sia i pensieri che i dialoghi. Con Bruto il turbamento rimane chiuso nel cuore dei due, ma con l’irruente Antonio il dialogo si fa serrato e imbarazzante… i due sono a un pelo dal tradirsi. Mi incuriosisce molto il pensiero cosa avverrà nel triclinium, anche perché finora Cesare è stato poco più di un osservatore…
A presto, KK 

Recensore Veterano
20/02/14, ore 14:19

Carissima Feles,
molto ben costruito anche questo capitolo, che si configura come speculare rispetto al precedente. E così si amplifica notevolmente – e non solo in Ottavia e in Bruto – l’attesa per il banchetto in onore di Cesare. Anche qui, come nel capitolo 4, abbiamo un figlio (o meglio, una figlia) e una madre dall’ipertrofica personalità a fronteggiarsi.
Il bell’abito che Ottavia indossa diventa così un pretesto per abbandonarsi a ricordi, remoti e recenti, che hanno come elemento comune Bruto, l’uomo con cui Eros e afflato amoroso si sono fusi in uno.
La perfida Azia, con una semplice battuta (“Eri selvatica ed indisponente come una lupa di Feronia), la richiama inconsapevolmente a quell’atto a cui Antonio, il brutale Luperco, l’ha costretta.
Pura traditrice di sua madre, la povera Ottavia ora culla nel suo cuore il desiderio di rivedere Bruto. Sono davvero curiosa di vedere cosa accadrà al banchetto: le forze in gioco sono molto e, bisogna ammetterlo, davvero dirompenti!
Come al solito con uno stile accurato e scorrevolissimo sei riuscita a ricostruire nel modo più dettagliato, preciso e filologico (tu come Ottavia) l’ambientazione storica e culturale. Sono ripetitiva, lo so, ma questa è la cifra più preziosa di questa FF.
Trovo molto appropriata anche la scelta delle immagini a corredo del racconto.
Un caro saluto, Kappa Kappa

Recensore Veterano
19/02/14, ore 17:35

Ciao Feles,
ecco un altro capitolo di forte impatto e di grande efficacia, per motivi ovviamente diversi dai due precedenti.
Tu ci conduci ora tra le mura di un’altra domus, quella della gens Iunia, dove bisogna essere sempre all’altezza delle imagines maiorum esposte nell’atrio: è dura per il giovane Bruto essere discendente del primo console, ma lo è ancor di più essere figlio di Servilia, una donna cinica e calcolatrice che si occupa di politica per difendere e vendicare il proprio orgoglio di amante abbandonata. E per fortuna che il figlio non sa fino a che punto può spingersi l’impudenza e la perfidia della donna che lo ha messo al mondo.
Bruto è paterfamilias solo sul versante formale e giuridico, poiché la madre è una domina a tutti gli effetti e lo giudica pesantemente, sia da un punto di vista sociale e politico– considerandolo un traditore – sia psicologico – asserendo senza troppe remore che il figlio è del tutto autoreferente.
Mi piace molto anche che tu abbia inserito nel testo i volti dei due protagonisti di questo capitolo: due volti affilati, quasi pronti a sfidarsi a duello.
La delicatezza dei pensieri di Bruto è dolcissima e del tutto stridente con la maschera che egli deve porsi sul viso per non lasciare trapelare le intenzioni del cuore alla propria madre… Molto efficaci quelle parole che sorgono nella mente di Bruto, ma che non prendono vita e voce proprio per questo motivo.
Bruto ama Ottavia: ripercorre tutta la loro “storia”, da quando erano due innocenti fanciulli che condividevano i giochi, al divenire poi dei semiestranei, esponenti di due gentes in lotta tra loro, fino ad ora… o meglio, alla notte prima.
“Da mi basia mille deinde centum”: eh sì, lo spirito del grande poeta novus aleggia ancora per le strade di Roma, essendo recentissima la sua scomparsa, e un sensibile contemporaneo come Bruto non può che sospirare nel cuore di fronte a parole tanto ardenti (come abbiamo fatto poi noialtri per millenni, fino al giorno d’oggi)… E l’amore appena scoperto diventa cifra di sé, strumento di scoperta del proprio io più intimo. Bruto si scopre persino geloso di Glabio, l’amatissimo sposo di Ottavia.
Il passato dei giochi d’infanzia non è più recuperabile, l’odio tra le due famiglie è ormai seminato ed ha prodotto una vasta messe di meschinità e colpi bassi. Impossibile pensare a un matrimonio tra i due rampolli… A Bruto non resta che sperare di rivederla, a un prossimo appuntamento sociale nella domus di Azia, anche a costo di suscitare la scaltra curiosità di quella orditrice di inganni di Servilia. Che cosa avverrà allora?
A te, carissima Feles, l’arduo compito di narrarcelo. Ti sei messa in un’impresa tutt’altro che semplice e finora il risultato è davvero di ottimo livello. Avanti così, allora. Ti ringrazio ancora per la condivisione e spero che questo racconto possa avere la visibilità e il successo che gli devono essere meritoriamente tributati.
Scusa la verbosità, ma gli spunti sono così tanti che lasciarne indietro qualcuno non mi garbava punto. Un caro abbraccio, KK

Nuovo recensore
17/02/14, ore 23:18

La storia si fa sempre più interessante, così come gli intrecci tra i personaggi si fanno più intensi. Il contrasto tra la personalità fragile e ingenua di Ottavia e quella dura e "marziale" di Marco Antonio creano una scena erotica particolarmente forte, come se fossero l'Amore e la Guerra stesse ad unirsi. In particolare è molto curata l'ossessione di Marco Antonio nei confronti di Ottavia, ed il sentimento contrastante che nasce da essa e che sicuramente si svilupperà nei prossimi capitoli.

Attendo di leggere oltre!

Recensore Veterano
17/02/14, ore 11:40

Cara Feles,
questo capitolo 3 è davvero terribile – in senso buono, ovviamente! Hai ricostruito in maniera molto efficace l’atmosfera cupa e orribile (nel senso etimologico del termine) del rituale celebrato dall’empia Azia (rito antichissimo, visto che il Flamen è il parente del bramino indiano). Se devo essere sincera, una scelta narrativa di questa serie che ho sempre faticato a digerire è il fatto che Azia dei Giulii sia stata trasformata, da matrona rispettabile qual era storicamente, in una sorta di dark lady assetata di sesso e di potere.
Tornando più nello specifico al tuo racconto, i due caratteri si scontrano in modo violento. Lei, turbata e scomposta nel suo triste abbandono. Lui, brutale e violento. E’ molto interessante anche il gioco tra i termini lupa e lupo, che tu attribuisci in punti diversi ad Ottavia e Antonio. Anche la fisicità dei due è chiaramente in contrasto: lei bionda e delicata, lui possente e pieno di cicatrici, tanto che alla ragazza non può non venire in mente lo stupro che ha dato origine al fondatore di Roma. Inevitabile che anche qui si consumi una violenza. Antonio e Ottavia non hanno in comune proprio nulla.
Hai sortito in me un effetto di angoscia, di tensione e di raccapriccio.
Come sempre accuratissima la ricostruzione storica (ma questo penso che sia superfluo evidenziarlo).
Un caro saluto, KK

PS: resta il problema grafico. Faccio un po' fatica a seguire il testo :)

Recensore Veterano
15/02/14, ore 16:37

Ciao Feles,
trovo anche questo capitolo molto dettagliato e preciso sul versante storico. Molto gradevole, in questo caso, la citazione saffica che testimonia efficacemente la cultura ellenizzata degli esponenti delle gentes. Hai anche evidenziato con grande acutezza lo stato di tensione e di pericolo presente a Roma, soprattutto di notte, nella stagione della guerra civile (e della guerriglia urbana).
Venendo ai due protagonisti, la loro affinità è davvero molto forte. Purtroppo sono affratellati non solo da una conoscenza di lunghissima data, da un ambiente sociale affine, ma soprattutto da una fortissima frustrazione, causata in larga misura dalle loro famiglie – le madri in primis.
Il rapporto che si consuma sembra dettato più dalla disperazione che da altro (o almeno questa è la lettura che mi viene da farne…)
Hai descritto molto bene in particolare Bruto, sia dal punto di vista caratteriale – si considera un inetto, non certo un uomo sicuro di sé come quel bestione (passami il termine) di Antonio – che da quello fisico – lo hai dipinto davvero molto bene: davanti agli occhi mi rivedevo i ritratti antichi e anche il volto di Tobias Menzies che, sicuramente favorito dai suoi tratti scarni e marcati, ne ha magistralmente interpretato il ruolo nella serie HBO.
Anche il dolore insanabile della dolce Ottavia per la morte del suo Glabio e il suo sordo e cieco rancore nei confronti della madre è ripreso con grande accuratezza.
A presto, KK

Nuovo recensore
14/02/14, ore 00:52

Ottimo inizio, i dialoghi sono verosimili e mi è piaciuto l'alternarsi di questi con i pensieri nascosti dei due. Si ricreano vivide nella mente le immagini di ciò che accade, rendendo così possibile un coinvolgimento maggiore nella storia. La citazione di Quinta Claudia poi è una vera perla che ha reso l'immagine di Ottavia ancora più ammaliante e antica, attendo il seguito! :)

Recensore Veterano
14/01/14, ore 23:26

Ciao. Rome della HBO (in particolare la prima serie) è una fiction che ho amato molto, avendola vista in dvd originale, ancor prima che fosse trasmessa in Italia. Hai ricostruito molto bene non solo l'atmosfera di quel particolare punto della vicenda, sia l'ambientazione in generale: molto preciso ad esempio l'accenno a Quinta Claudia (della gens di Clodia, altro personaggio su cui si potrebbe fare una fiction).
Interessante il "What if?" che proponi, sicuramente meno pruriginoso della soluzione presente nella serie originale.
Un inizio promettente... Avanti così!
Ho un'unica perplessità sulla disposizione grafica del testo, ma è questione essenzialmente di gusto personale.
KK

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