Recensioni per
Brother Mine
di allonsy_sk
Un bel capitolo in cui s’intrecciano i “cedimenti” di Mycroft, dopo la tempesta causata da Eurus, chissà se è finita, e la nuova dimensione familiare in cui è inserito Sh, lontano anni luce dallo Sh arrogante e tagliente delle prime Stagioni. È un uomo che ha visto sgretolarsi la convinzione che vivere da soli sia una protezione dal mondo e che ha rotto, dentro di sé, il monopolio assoluto della ragione per far posto anche alle motivazioni del cuore cioè, in un’immagine precisa, a John e, di conseguenza, a Rosie. Tu, questo, fin dal primo capitolo, lo esprimi in modo incisivo, attraverso la descrizione di espressioni (“…C'è qualcosa di molto soffice che gli brilla negli occhi e gli incurva il sorriso…”), parole che intercalano i discorsi (“…penso che accetterò le tue congratulazioni, zio Rudy…”) e che non sfuggono certamente a Mycroft. A proposito di quest’ultimo hai fissato precisamente nella tua ff l’apertura che egli, piano piano, lascia diventare sempre più visibile nel suo gelido autocontrollo. “Iceman” prende in braccio la bambina e le regala la sua spilla fermacravatta; non solo, addirittura permette che la piccola gli si addormenti in grembo. L’ultimo “baluardo” con cui egli tenta, forse inconsciamente, di difendere il suo decoro di uomo adulto non manipolabile dai moti del cuore, anche per il suo ruolo di prestigio nella società britannica, è quel “giovane Watson” che mi ha fatto sorridere più di una volta, meravigliosamente IC pronunciato da Mycroft. Immagini che tu hai ideato e messo nella tua storia, arricchendola con il sapore di un’umanità nascosta che riesce a trovare una via inusitata di espressione. Che con Rosie capitolasse Sh è comprensibile, visto che è, pur sempre, una parte di John, ma che si arrendesse anche Mycroft è una trovata simpaticissima che apprezzo molto. Compare, sia pur attraverso una conversazione telefonica, l’interessante personaggio dello zio Rudy cui tu fai assumere un ruolo di equilibratore, di pacificatore dei contrasti, la cui personalità tu fai intuire più forte e decisa di quella dei fratelli (maschi!) Holmes. È un bell’inserimento nella storia, un’apertura verso nuclei narrativi ulteriori dalle grandi potenzialità, nell’ambito di quel viaggio che, con la quarta Stagione, abbiamo intrapreso nel passato e nel presente, della famiglia di Sh. Rassicura, inoltre, grazie a te, immaginare che Sh e Mycroft non siano più soli nella difficile gestione del loro rapporto e, soprattutto, nell’angosciante compito di tenere costantemente sotto osservazione la sorella, a proposito della quale domina un sentimento, soprattutto nel fratello maggiore, di remota paura. Un’ultima osservazione sul 221b: è la “casa”, è il rifugio anche per chi, come Mycroft lo aveva sempre frequentato con un sentimento di distacco. Ma l’amore è contagioso e quello tra Sh e John sicuramente lo è. Brava. |
Sono una lettrice silenziosa: leggo praticamente di tutto, ma non commento quasi. |
Ancora un viaggio faticoso nella mente di Eurus: per me è come trovarsi in mezzo ad un luogo vasto e sconosciuto mentre sta per scoppiare un terribile temporale e non ci sia riparo. Palpabile e fonte di inquietudine e di rabbia, per lei, è la mancanza di Sh, la parte luminosa della "sua metà oscura". Il tuo stile, per descrivere questo suo disagio, sommato ovviamente alla terribile follia che muove le sue azioni, si fa incalzante, teso e senza indulgere a qualche momento di quiete. Le frasi si susseguono brevi e caratterizzate da una visione freddamente oggettiva di ciò che si agita nel suo buio. Per lei non c'è pace e tu ce lo trasmetti benissimo. Ora si è aggiunto un nuovo sentimento, sconosciuto per i suoi spazi mentali e cioè la paura, dovuta proprio a quel riflesso luminoso che si è spento per le mancate visite di suo fratello. Il tuo procedere, sempre più in profondità nei misteri di quell'animo così oscuro, è veramente coinvolgente, tanto che l'angst è palpabile, segno, questo, che ciò che scrivi ha colto l'obiettivo di raccontare, raccontare bene dei lati in ombra che ci aiutano a comprendere meglio la complessa personalità della donna ma, soprattutto, di Sh. Infatti, di questa tua long, mi piace molto lo scavare nel passato degli Holmes, e quindi di Sh, in quanto possiamo avere illuminati certo aspetti del suo carattere, troppo facilmente liquidati come frutto di generica sociopatia che, invece, affondano le loro radici in un terreno di sofferenze e di disagio mascherati da arroganza e superbia. "...Forse la prossima...": il finale provoca veramente dei brividi, al pensiero di ciò che potrebbe sfuggire, di tremendo, da quello spiraglio aperto dall'ingenuità della guardia. Brava. |
Tutti i capitoli che riguardano Eurus sono affascinanti e inquietanti in egual misura, esattamente come lei. Personalmente ho ancora delle riserve, sono interessata dalla sua psicologia, dalla maniera che ha di concepire i sentimenti, il benessere personale, le altre persone e come le vede... però non nego che la scelta di questa terza sorella fatta da Moffat e Gatiss mi lascia ancora oggi perplessa. Ma questo è un altro discorso. La tua Eurus è ben fatta e lei hai dato tanti piccoli dettagli, a livello di pensiero, che la rendono complessa. Il che è comunque difficile perché non c'è da dimenticare che Eurus è in una cella su un'isola, drogata e che non interagisce con nessuno e con ben pochi oggetti. Darle una personalità senza un ambiente più ricco (come il 221b di Baker Street per esempio) fa sì che sia secondo me più difficile darle personalità. Suona ancora, e trovo affascinante il fatto che non ne tragga giovamento emotivo ma che al contrario sfrutti la cosa per manipolare gli altri. Si trucca persino, ma lo fa per ottenere qualcosa. Insomma... non è di certo un personaggio immediato. Specie perché i ragionamenti che fa su Sherlock sono pazzeschi ancora adesso, e forse sarà perché richiamano tanto The Final Problem, sono... beh, inquietanti. |
Ogni capitolo riguardante Mycroft è una piacevole scoperta, specialmente quelli in lui si ritrova a interagire con Lady Smallwood perché è un territorio impervio e sconosciuto, in cui ci si ritrova un po' ad azzardare e un po' a immaginarsi un uomo come Mycroft coinvolto con una donna (lui che non dovrebbe nemmeno sapere come sono fatte, a detta di Sherlock! XD) e invece quello che ne viene fuori è l'esplorazione psicologica di un uomo che ha visto la propria vita stravolgersi e le poche certezze che aveva, sgretolarsi miseramente. Perdere il controllo di Sherrinford è al contempo una liberazione e una condanna. Mycroft sentirà sempre di aver fallito come fratello e come spia (?) ma d'altro canto è vero anche che non avere più sulla spalle un peso simile, un peso che ha portato da solo per tutta la vita, dev'essere una sensazione nuova per lui. Da qui capisco ogni reazione, su tutto la telefonata con la madre che finisce su toni duri e difficili da credere possano appartenere al posato Mycroft. |
In questo capitolo si torna a vivere il dramma di Sherrinford accanto a Mycroft, che sente su di sé le colpe di quanto di peggio è avvenuto nella sua famiglia. Mi piace questo modo che hai di tessere la tua trama intrecciando, ora uno, ora l’altro, i fili principali di questo tessuto che riguarda principalmente la famiglia Holmes. “…Lavora silenziosa come un'ombra…”: è un personaggio un po’ in disparte, Anthea, ma secondo me è fondamentale per far sì che Mycroft sia se stesso, in quanto una formidabile macchina di potere non può sicuramente far tutto da sola. E lui ha bisogno della presenza asettica ma intelligente della segretaria, in grado di predisporre tutto e di prevenire quello che può servirgli. Adesso non si tratta di politica o di intrighi internazionali: è qualcosa che tocca Mycroft nel profondo, sconvolgendo la sua glaciale superficie di perfetto autocontrollo. La sua umanità esce violentemente durante lo scontro/dialogo telefonico con la madre(“…Lo schianto del pugno sul tavolo…”); certo che hai ipotizzato in modo credibile i tratti principali del carattere di Violet: ciò spiegherebbe, senza forzature, le peculiarità, sia pure con il debito margine lasciato alle inclinazioni (follia) individuali, di ciascuno dei fratelli Holmes che trovano un filo conduttore tra loro nell’arrogante, ma effettiva, superiorità intellettuale ereditata sicuramente dalla madre. Calzante con le premesse intraviste all’inizio del capitolo, arriva la conclusione, in cui, secondo me, non manca una sotterranea ma palpabile gelosia tra Anthea e Lady Smallwood, entrambe attratte nell’orbita di quell’uomo così speciale di cui hanno potuto vedere un inedito volto umano. |
Procedendo nella tua storia, si scopre progressivamente uno Sh più riflessivo, più saggio, dalle spigolosità caratteriali smussate e rese meno taglienti dalle vicende che hanno reso difficile il suo stesso riuscire a vivere: lo scontro con Moriarty, la necessità di sparire per lungo tempo, ingannando John con un finto suicidio, il ritrovarlo, poi, in procinto di sposarsi, l’uccisione di Magnussen, la morte di Mary per proteggerlo, la scoperta di Eurus e del vero volto di Barbarossa, la sua tossicodipendenza… Per questo sei perfettamente in linea con lo Sh della quarta stagione, anche se avremmo voluto ritrovare, accanto alla sua neonata umanità, il tuo John e non quello un po’ sbiadito, almeno a me è parso così, che abbiamo visto. Perciò, anche per questi motivi, seguo volentieri la tua storia, oltre al fatto, come mi pare di averti ribadito più volte, che mi piace molto il tuo modo di scrivere. Particolarmente piacevole la prima parte del capitolo, mentre è più forte dal punto di vista emotivo la seconda, telefonata compresa. A proposito dell’inedita coppia Sh e Rosie, hai ben costruito quel rapporto: io non amo molto le “parent!lock” in quanto, a volte, i caratteri dei personaggi, soprattutto di Holmes, sono stravolti da una valanga di momenti iperglicemici e poco credibili, in cui al consulting si appiccicano tenerezze e comportamenti troppo “materni” con i bambini, di solito la figlia di John. Secondo me hai ben sviluppato quegli attimi, che ho gustato in TST, nei quali Sh è alle prese con la bambina che si relaziona con lui tirandogli addosso un pupazzetto, mentre egli si rivolge a lei quasi come fosse un’adulta. Questo è uno Sh credibile, un po’ goffo e incapace di trovare un linguaggio più adeguato per i bambini(“…Ma non svegliamo tuo padre. Voi Watson avete la miccia corta…"), ma dai gesti spontanei pieni di tenerezza e di affettuosa emozione (“…accenna un frigno che Sherlock soffoca nello stringersi del suo abbraccio…”). Come ho scritto sopra, però, per noi croniche “johnlocker”, è l’ultima parte di questo capitolo che si è rivelata una vera consolazione per l’anima. Hai moltiplicato la bellezza di quell’abbraccio, visto in TLD, facendolo diventare, concretamente, quello che ci aspettiamo e cioè, finalmente, il ponte proiettato nel futuro di quel legame così unico. |
Ammetto senza vergogna che non mi aspettavo una svolta simile, non ora comunque. E se da un lato mi lascia stupita, dall'altro mi pare di star capendo che questa storia è una giostra continua di emozioni. L'uso del narratore esterno in questo senso di dà maggior libertà di muoverti fra più vicende e personaggi. Personalmente ritengo che, se gestito male, sia un po' dispersivo perché si corre il rischio di sfilacciare la trama. Tu però sei troppo esperta per cadere in tranelli del genere. E infatti fino ad ora la storia stupisce ed emoziona, come fa sempre. Ma da te non mi sarei aspettata niente di diverso. |
Perdonami inanzi tutto l'abissale ritardo con cui commento; davvero non credevo mi sarei persa qualche capitolo per strada e... invece l'ho fatto. Well. |
Ciao, questo capitolo giunge a proposito perché ripensando alle recensioni che ti avevo lasciato mi sono resa conto che mi ero scordata di sottolineare un paio di dettagli che avevo notato e che riguardavano proprio Eurus. Già si intuisce qualcosa nei capitoli passati quando fai riferimento a come Eurus vede la musica e alle differenze che ci sono, in questo senso tra lei e Sherlock. Non so che tipo di malattia psichiatrica hai ipotizzato (sempre se lo hai fatto) ma una caratteristica di un certo tipo di persone con malattie mentali di questo genere è la mancanza di sentimenti. Io è una cosa che, su Eurus, stavo ipotizzando fin dal racconto di Mycroft in "The final problem" anche se sono solo teorie che si basano su ben poco di concreto. Ma sto ritrovando anche qui certi particolari e credo che tutta la parte che riguarda Eurus e la musica sia assolutamente corretta. La differenza tra una persona che suona e che prova dei sentimenti è che la musica non è per quella persona solo matematica o note, ma è anche emozione. Io non credo che Eurus percepisca il suonare in questo senso, il suo penso sia un approccio meccanico, come quello di un computer. Per questo mi ha fatto piacere ritrovare certi concetti, e vederli qui ampliati. Lei non è un personaggio comodo o con il quale chiunque si rapporterebbe, ma quello che stai costruendo qui ha una valenza notevole. Ci sono diversi dettagli che hai disseminato e che contribuiscono a formare un ottimo "insieme". |
Un viaggio all'interno della mente speciale di Eurus, da te condotto e illuminato da una fredda luce di profonda analisi introspettiva. Parole, le tue, che si percepiscono frutto di una scelta accurata e rilevante sia dal punto di vista lessicale sia da quello prettamente psicologico. Dunque non un lavoro semplice, il presente capitolo, in quanto, cercare di ricostruire i processi mentali di una psiche indubbiamente fuori dalla norma, è obiettivamente difficile, visto che la persona in questione è una pazza furiosa ed è, purtroppo, facile scadere nella banalità: si procede su uno stretto percorso, per di più labirintico e caratterizzato da svolte improvvise, con la continua possibilità di cadere nel troppo romanzesco. Non è il caso tuo. E la riprova è quel senso di angoscia e di disagio che permane in noi a fine lettura, con la consapevolezza di trovarci di fronte ad un caso umano letterario più che credibile. Una luce di tenerezza, qui e là (“…in un sorriso che lei riesce a ricambiare…Come il nome di Sherlock possiede quella gradevole…lontana dal suo prezioso Sherlock…”), si accende quando Eurus pensa a Sh; è chiaro che quel fratello sia l’unico barlume di affetto che può darle pace, ma è tutto rapportato al suo mondo fatto di visioni distorte e deformate dei rapporti umani. Tutto è lecito perché il "non lecito" non esiste per lei, che si agita nel fondo di un abisso dove non c'è affetto, non c'è possibilità di uscita, nemmeno se, paradossalmente, le porte di Sherrinford si aprissero per permetterle la libertà. È lei stessa il suo carcere, la sua condanna a vita. Suonano come una terribile sentenza le ultime frasi, in cui rappresenti, con parole che non lasciano scampo, la pena che Eurus ha riservato ai fratelli e cioè il tormento inestinguibile del senso di colpa e di rimorso per non aver saputo comprendere prima l’urlo di dolore che si levava dalla sua condizione di terribile solitudine interiore e di smarrimento nei meandri di una lucida follia. Capitolo, questo, veramente eccellente. |
Non sono una fan delle storie Johnlock, quindi di solito, entro raramente in questa sezione. Dopo aver visto (e rivisto) la quarta stagione di Sherlock, un po' in crisi d'astinenza, ho cliccato su questa storia. E cosa ho trovato? Un Mycroft e una Eurus stupendi. Il capitolo (questo, penso) riguardante Eurus è il mio preferito, perchè l'hai descritta perfettamente: asettica, anaffettiva e contorta come solo una Holmes può essere. Quello che mi ha colpito e che mi piace molto è che non riesco a prevedere come evolverà la storia e questo, per me, è un pregio. |
Ciao, sono lievemente in ritardo... ma tra una cosa e un'altra (tipo la tastiera del mio computer che è andata a farsi benedire) arrivo a commentar soltanto ora. Che dire? Beh, anche ora la sensazione che ho è che il tuo modo di scrivere mi era proprio mancato. Ho ritrovato in questa storia molte delle sensazioni che avevo quando lessi tutta l'altra serie tua. Anche se questa ha degli elementi nuovi, per ovvie ragioni, prese dalla quarta stagione, niente è andato a inficiare lo stile o a condizionare la qualità. Al contrario, i personaggi sono proprio i tuoi. Mycroft si è sempre visto un po' di meno nelle tue storie passate, ma anche se qui è più protagonista, riconosco il tuo modo di gestirlo. La stessa cosa vale anche per Sherlock, ovviamente. Ci sono molti dettagli che apprezzo sempre nelle storie e che rendono la narrazione più vera e meno piatta. La sigaretta, la pioggia... si riesce quasi a sentire il disgusto per il cognac nella bocca di Sherlock, che cerca per un tè che gli ripulisca la bocca. |
Il capitolo gioca sul contrasto tra l'enormità del problema che riguarda non solo Eurus ma tutta la famiglia, ovviamente, ed il |
Ciao! :) Non sono una cima nel lasciare recensioni, ma ci tenevo davvero a dirti che la tua storia mi sta affascinando e piacendo un sacco! Adoro Mycroft e non posso che essere al settimo cielo quando qualcuno lo approfondisce in modo adeguato e rispettoso come stai facendo tu. Quindi grazie e complimenti! |