Ed eccolo.
Eccolo, finalmente.
Sarebbe meglio dire eccomi, in realtà, ma ormai il mio ritardo in periodo extra-feriale è una costante.
Sono contenta, sono davvero contenta: non sai da quanto tempo aspettavo un capitolo riguardante la musica. Quando ho visto, nell'opera originale, Rei imbracciare la gibson e asfaltare la clientela, non ho fatto altro che ammirare Gosho per questa scelta. E, soprattutto, ringraziarlo. Ora ringrazio te. Ringrazio te perché, in questo capitolo così sottile e dai toni confidenziali, dolci e sereni, hai dato spazio alla vera forza che, secondo me, move il sole e l'altre stelle: la musica è espressione, curiosità, naturalezza e sentimento. La musica crea, comprende, conforta: è la panacea di tutti i mali, la soluzione ad ogni problema ed il collante adatto per qualsiasi cosa, soprattutto per due ragazzi innamorati che si cercano e si scoprono al ritmo di una melodia che conoscono solo loro. Qui abbiamo Shiho e Rei in tutta la loro naturalezza, e soprattutto in tutta la loro forza: i toni oscuri e colpevoli dello scorso capitolo sono totalmente sfumati e diluiti in un'atmosfera di confidenzialità a cui la violenza non può fare nulla. Qui i ragazzi si rispettano, convivono armoniosamente senza soffermarsi sul perché: la scienziata studia tranquilla, l'agente si occupa dei propri affari senza disturbarla, senza farla sentire esclusa od oppressa ma semplicemente lasciandole il suo spazio. Entrambi vivono in quella normalità che solo il tempo ed una profonda conoscenza gli ha permesso di raggiungere. Poi però, ad un tratto, arriva la musica. Arriva quella forza di cui abbiamo parlato prima, quella cosa insiegabile in grado di legare gli animi, anche quelli opposti e più impensabili: Rei si siede tranquillo sul divano, chitarra in braccio e si dedica tranquillamente alla sua passione. Come Shiho studia e si rilassa, immergendo il naso in paragrafi di chimica e di pettegolezzi, lui si appresta a stupirla ancora una volta senza nemmeno rendersene conto. E' assorto, come lei lo è stata più e più volte nei confronti di ciò che le interessava, e Shiho non può fare a meno di ammirarlo ancora una volta con occhi diversi: non può fare a meno di notarne la bellezza, la passione e la concentrazione. Non può fare a meno di domandarsi quanto non conosca di lui, quanto sia in grado di stupirla: la musica, nonostante "Enter sandman" non sia un pezzo in linea con i suoi gusti, la attrae e la incuriosisce, portandola ad avvicinarsi ancora di più, volente o no, al ragazzo che si è ritrovata indiscutibilmente ad amare. E così lui ne comprende la curiosità, attirandola a sè con una richiesta ferma ma gentile: e, con una naturalezza che fino a poco tempo fa poteva sembrare impossibile e lontana anni luce, Shiho accetta e si siede direttamente in braccio al fidanzato. E qui c'è qualcosa di strano e dolce allo stesso tempo: Rei arrossisce, quasi come un ragazzino alla sua prima cotta. La tenerezza che fa questo ragazzo, così sfacciato ed apparentemente incrollabile, è infinita: è in imbarazzo, quasi a disagio, completamente disarmato dai comportamenti della donna che gli fa praticamente perdere la testa. Sarà che non se lo aspettava dopo i problemi che sono usciti di recente fra di loro, sarà che era troppo concentrato nel volerle insegnare seriamente la sua passione, ma si fa cogliere di sorpresa: se solo lei lo avesse visto, ci sarebbero state solo risate. La musica torna quindi a legarli, impegnandoli in una sessione di prova punteggiata di ironia e comprensione: Shiho ha paura, giustamente, di fracassare la chitarra, Rei non si fa problemi e le mostra pazientemente la tecnica giusta, la strada da seguire. Come, d'altra parte, ha fatto in numerose occasioni. Poi arriviamo al finale, che a mio parere è valso tutto. Un finale pieno di dolcezza: la richiesta terribile, il rifiuto, il ricatto e la protesta. Lo sbuffo, la stretta alla vita, il bacio sul collo. In realtà, volevo un po' ucciderti quando ho visto il capitolo finire con quel bacio così pieno di significato da parte di Rei: avrei voluto vedere quella scienziata reagire in qualche maniera, avrei voluto vedere a cosa avrebbe potuto portare, se a un the e biscotti piuttosto che ad una corsa sotto la pioggia, ma va bene così. Anche se a volte dispiace, la regola del "Less is more" è quasi sempre la vincente. Saper tagliare al picco d'intensità giusto è sintomo di esperienza e saggezza: che il proseguo del loro incontro continui nella nostra mente, vivendo in scenari del tutto liberi da vincoli.
Anche se, in realtà, piuttosto che suonare Yoko Okino brucerei me e il mio strumento insieme. Giusto per sottolineare quanto Rei tenga a Shiho: fossi in lui, dopo una bella mano di disinfettante, cambierei direttamente chitarra. Non si può degradare uno strumento musicale a livelli così infimi, è contro natura. Che il rock ti entri nelle vene Shiho, prima che ti venga un collasso uditivo.
Non credo ci sia altro da aggiungere.
Sempre più Bone Machine addicted.
Alla prossima,
Jaki Star (Recensione modificata il 10/04/2018 - 10:59 pm) (Recensione modificata il 10/04/2018 - 11:03 pm) |