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Autore: Trick    21/06/2012    4 recensioni
«Il mondo non è diviso in brava gente e Mangiamorte».
Raccolta di drabble, flash-fic e one-shot di mediocre pretesa spudoratamente a caso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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In risposta alla sfida di Shnusschen che aveva richiesto una Lupin/Regulus, oneside, massimo 2000 parole, angst. Forse non è abbastanza angst, anzi, credo che non lo sia affatto, ma tant'è...

*

Sapore sulle labbra
Regulus BlackxRemus Lupin
1267 parole



I fumi delle fabbriche nel centro della East London erano talmente acri e insopportabili che Remus dovette alzare la sciarpa logora per ripararsi dal tanfo. Il maltempo non aveva mollato la città dallo scorso lunedì e in quella zona un po' dismessa le pozzanghere ai lati della strada erano davvero grandi. La luce dei lampioni si scorgeva come attraverso una fitta nebbia, ma a Remus questo non importava: lui vedeva perfettamente e tanto bastava.
Era talmente impegnato a spingere il Mangiamorte lontano dal punto in cui Moody e gli altri dell'Ordine avevano teso un'imboscata per tutti gli altri che stavano con lui, che Remus cacciava i piedi nell'acqua putrida senza curarsene, sporcando i jeans stracciati fino alle ginocchia. Voltò la testa indietro, sperando di essere ancora seguito e trattenne un sorriso flebile nel riconoscere la sua figura incappucciata accovacciarsi dietro a un grosso bidone dell'immondizia.
Idiota, pensò Remus, mentre un sorriso soddisfatto gli increspava le labbra sottili. Ha davvero abbandonato la sua posizione di guardia per inseguire me.
*

Sfrecciava lungo il Tamigi ad una velocità impressionante e non riusciva a non pensare a nient'altro che non fosse il motivo per il quale si erano di nuovo incagliati in quella dannata situazione. Eppure erano così sicuri questa volta, sembravano aver perfezionato ogni dettaglio, ogni possibilità e niente – niente – sarebbe dovuto andare storto, nessuno di loro avrebbe dovuto rimetterci la pelle. E invece no, Caradoc Dearborn era rimasto indietro e ora l'unica fuga di Remus era quella corsa folle lungo il fiume, sotto la pioggia che non gli dava tregua.
Si fermò di colpo e si guardò intorno, ignorando il bisogno del suo corpo di piegarsi in due per boccheggiare dallo sforzo e si strinse affannato una mano sulla milza. Era troppo buio, c'era troppa pioggia e non avrebbe riconosciuto un Troll nemmeno se glielo avessero piantato davanti al naso. Eppure la situazione sembrava calma e Remus iniziò a prendere dei profondi respiri. Concentrato, chiuse gli occhi e tentò di fare un girò su sé stesso, ma la fattura Anti-Smaterializzazione copriva anche quella zona. Si chiese per quanto tempo ancora sarebbe durata.
Alle sue spalle si ergeva un grande prefabbricato con un largo deposito di autotreni attorno. Controllò ancora una volta che non ci fosse nessuno nelle vicinanze e scartò immediatamente l'ipotesi di trovare riparo all'interno: aveva già commesso quell'errore una volta e ne portava ancora ogni traccia sulla pelle. Si accucciò accanto alle grosse ruote di un camion e appoggiò la fronte alle ginocchia, stremato.
Regulus Black continuò a fissarlo con un bagliore sinistro negli occhi grigi per diversi minuti. Poi il desiderio di agire si fece più forte ed estrasse la bacchetta dal mantello scuro.
«Incarceramus!».
Remus non se ne accorse nemmeno.
*

Era abituato al sapore amaro del sangue in bocca e all'odore metallico che gli intorpidiva l'olfatto; eppure, dopo tanti anni, non era ancora stato in grado di abituarsi all'idea che gli piacesse così tanto, che lo rendesse tanto agitato. Come se parte della bestia che lo travolgeva una volta al mese non potesse mai svanire del tutto, come se fosse sempre lì, pronta a sbranarlo ad ogni suo accenno di debolezza; come se non potesse essere libero in nessun momento della sua vita, sempre succube, sempre più vulnerabile.
Cercò di sputare un grumo di sangue per terra, ma le funi che gli stavano segando i polsi e le caviglie erano troppo strette e finì per sporcarsi ancora di più la camicia logora. Quando Regulus Black si chinò di nuovo su di lui – e quegli occhiacci grigi erano così simili a quelli del fratello, dannazione – e gli pulì il rivolo che scendeva dal suo mento, si domandò ancora per quale dannato motivo fosse lì, per quale dannato motivo lui fosse ancora vivo.
Regulus aveva un aspetto spettrale, con quella faccia pallida, lo sguardo brillante di soddisfazione e brama e le sue mani erano così piccole e curate che Remus non riusciva a credere che le usasse davvero per pulire il suo sangue. Non capiva: lo aveva preso a calci, gli aveva rotto almeno un paio di costole, gli aveva inflitto la maledizione Cruciatus fin quando a Remus non era rimasto più fiato per gridare – non pietà, quella non l'avrebbe mai gridata – e ora era lì, inginocchiato davanti a lui, sotto la pioggia che scivolava sulle loro facce e si infrangeva rumorosa sulle acque nere del Tamigi a pochi metri da loro. Remus era lì ed era certo di aver conservato abbastanza senno per rendersi conto di quello che stava accadendo, se solo ci fosse stato qualcosa da comprendere in tutta quella situazione priva di logica alcuna.
«Che stai facendo?» trovò la forza di ringhiargli addosso.
Gli angoli della bocca di Regulus si piegarono in un sogghigno perverso. Remus cercò di richiamare alla memoria l'immagine di un ragazzino con la divisa da Cercatore di Serpeverde, piccolo e mingherlino, con l'aria sempre un po' malaticcia e l'espressione triste e cupa. Uno di quelli che avrebbe anche potuto capire, si era detto un sacco di volte, e poco importavano i continui sproloqui di Sirius sulla stupidità del fratello minore, perché una parte di Remus era certa che ci fosse qualcosa di fragile nell'animo di Regulus, qualcosa di buono nascosto da qualche parte, sottomessa a tutto il resto della sua vita e della sua famiglia di psicopatici.
E invece adesso Regulus lo guardava come un alienato e più tentava di scrutare dentro i suoi occhi più Remus si ritrovava a cercare quel ragazzino a vuoto. Era pazzo, più pazzo di lui e di tutti quelli come lui.
Lo guardò fissarsi il polpastrello come se non riuscisse a rendersi conto che quello fosse il sangue di Remus, quello legato davanti a lui, con un male allucinante allo sterno e un ronzio tremendo nella testa. Poi fu questione di un attimo prima che si avvicinasse al suo volto e gli appoggiasse appena le labbra sulla tempia. Remus era così malconcio che non riuscì nemmeno a divincolarsi.
«I miei genitori non mi hanno mai voluto comprare un animaletto» disse la voce flautata di Regulus al suo orecchio. «Avevo giurato loro che me ne sarei occupato io, che non avrebbe mai dato alcun disturbo, ma non mi diedero mai ascolto».
Remus deglutì stentatamente. In qualunque cosa gli avesse fatto Lord Voldemort c'era qualcosa di folle, di malsano. E poi lo disse, perché era da troppo che teneva per sé quel pensiero tanto ovvio.
«Tu sei pazzo».
Lo sentì ridacchiare, sentì la sua mano risalirgli il petto, e d'improvviso la sua stretta fu così energica da schiacciare le costole rotte di Remus e strappargli un urlo soffocato.
«Non è vero».
Ci vollero ore prima che Alastor Moody e Frank Paciock lo ritrovassero. Remus aveva provato disperatamente ad evocare l'Incanto Patronus per chiamare i soccorsi, ma le forze lo stavano abbandonando e le palpebre si stavano facendo sempre più pesanti. Cercarono di scuoterlo con estrema delicatezza per le spalle per sapere quanto fosse cosciente – quando di lui potesse essere rimasto con loro. Sul momento, Remus non si era nemmeno accorto del loro arrivo. Continuava a fissare il punto dove Regulus era sparito e a umettarsi le labbra, sperando che il sapore del sangue potesse lavare in fretta quello che il suo bacio gli aveva lasciato.

Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome? 
GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 » 


   
 
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