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12 – Good Time
Castle
si rimette gli occhiali da sole, appoggiandoli sulla punta del naso
“Non mi
piace questo tuo tono scettico!” poi con l’indice
della mano li spinge al loro
posto.
“Guidare
una Vespa, non è esattamente la stessa cosa che guidare una
Harley” lo
rimprovera divertita.
Come
sempre, Castle la ignora e monta in sella dando modo a Kate di
osservarlo bene.
Oltre
ai Rayban e al giubbotto di pelle indossa una maglietta bianca con lo
stesso
logo della sua ed un paio di jeans neri “Lo sai che ti sei
vestito da Josh?”.
Castle
si volta a bocca spalancata “Non posso credere che tu
l’abbia detto!”.
“Cosa
saresti? Writer motorcicle boy?”
Kate
si diverte continuando a prenderlo in giro.
Lui
assottiglia lo sguardo pronto alla vendetta “Se tocco questo,
cosa succede?”
avvicinando pericolosamente la mano all’acceleratore.
“No
no no per carità!!” Kate si fionda su di lui,
bloccandogli la mano.
Castle
le fa lo sguardo da cucciolo “Aww ti preoccupi per
me?”.
“Mi
preoccupo per la mia moto!” risponde lei, accarezzando la sua
due ruote.
“Bugiarda!”
la canzona ridendo.
“Io
non dico bugie” si difende Kate.
Castle
la guarda un po’ più serio “Magari
qualcuna la dici” per poi pentirsene subito.
Non
voleva dirlo. Voleva sapere, ma non così.
“Scusa”
Castle ritrova immediatamente il sorriso “Dai, sali davanti e
fammi vedere come
si fa”.
Da
quando, quella sera di tre mesi fa, lui le aveva detto ‘Because I love you! But you already know that,
don’t you?’ sapeva
che presto o tardi avrebbe dovuto dare
delle spiegazioni.
Kate
abbassa lo sguardo, sentendosi colpevole “Vuoi
parlarne?”.
“Arriverà
il momento” risponde solamente, scivolando indietro sulla
sella per farle
spazio.
Kate
annuisce e sale sulla sua Harley “Destinazione?”.
“Aspetta
che entro in modalità navigatore sexy” si
schiarisce la gola mentre vede la
nuca di Kate dondolare a destra e sinistra, poi con voce bassa e
suadente le
dice “proseguire sulla statale ovest per dieci chilometri,
tenere la sinistra
in direzione del porto. Destinazione: Coney Island”.
Dallo
specchietto destro, Castle vede spuntare un bellissimo sorriso felice
sul volto
di Kate.
Infilato
il casco, Kate sgasa un paio di
volte
da ferma.
Istintivamente
Rick si aggrappa ai suoi fianchi.
“Tieniti
forte Castle!”.
“Mi
prendi in giro?” domanda Peter, mentre quasi si strozza con
una birra,
gentilmente presa in prestito dal frigorifero di Kate.
“Ti
giuro di no!” Alexis ride, mentre accantonano i libri.
Madison
li ha riportati a casa da almeno venti minuti ma Peter ha subito
trovato il
modo di evitare lo studio, domandando alla rossa dei suoi ex.
“Ma
è un nome da ragazza!” insiste incredulo.
Alexis
allarga le braccia “Non potevo di certo chiedergli di
cambiarlo”.
“Ashley....
oddio.... Ashley!” continua a ripetere Peter “Ma
cosa pensavano i suoi genitori
quando è nato?” le domanda senza aspettare la
risposta “Erano ubriachi?”.
“Sarà
stato il dolore del parto” gli dà corda lei
“Ma questo giustifica solo sua
madre” si sente un po’ in colpa a prendere in giro
il suo ex, ma per la prima
volta sente anche di stare finalmente voltando pagina.
“Esatto!!
Come può suo padre non essersi opposto!!” esclama
gesticolando.
“Ok,
abbiamo parlato di me a sufficienza, ora torna a studiare!”
ordina Alexis
chinando il capo sui suoi appunti.
Peter
inizialmente sembra obbedire. Poi alza gli occhi dal suo libro e
osserva
Alexis.
Come
lei se ne accorge, riabbassa veloce lo sguardo.
Lascia
passare qualche minuto poi, di nuovo, alza gli occhi verso la ragazza.
Stessa
scena. Alexis si sente osservata e alza a sua volta lo sguardo,
costringendolo
a fingere di tornare a studiare.
“Cosa
c’è?” domanda dopo l’ennesimo
scambio di sguardi furtivi.
“Mi
annoio...” sbuffa Peter, chiudendo il libro con un gesto
secco.
Alexis
lo guarda severa “Tra non molto comincerai a seguire le
lezioni in classe, è
bene che ti prepari a dovere!”.
“Ma
sei una schiavista!” le dice Peter riaprendo il libro.
Alexis
sorride maliziosa “Prima finiamo il capitolo prima possiamo
andare sul divano…”
sussurra innocentemente, fingendo poco interesse.
Peter
raddrizza la schiena di colpo, afferra la matita e legge avidamente
ogni riga
del testo.
Beckett
e Castle scaricano la Harley dal Ferry Boat e in pochi minuti trovano
uno
spiazzo erboso, abbastanza grande e isolato.
Entrambi
si levano il casco e lo posano a terra. Kate sembra conoscere bene il
posto e
questo non è passato inosservato allo scrittore.
Scende
dalla moto lasciando campo libero a Rick.
Castle,
già gasatissimo, impugna con impeto il manubrio.
“Sei
certo di volerlo fare?” domanda ancora una volta Kate.
L’uomo
sbuffa “Me l’hai ripetuto per tutto il tragitto sul
Ferry; sì, sono sicuro!”.
Kate
annuisce “Ok, allora....” si sfrega le mani
fissando lui e la moto. Già lo vede
disteso a terra in un bagno di sangue e la sua povera moto ridotta in
mille
pezzi “Sei sicuro di essere sicuro?” domanda poi
ancora, a metà tra il
divertito e il preoccupato.
Con
lui è sempre così. Non sa mai se ridere o
piangere.
“Non
sarai accusata della mia morte prematura, tranquilla!” Castle
le dà un buffetto
sulla spalla e poi con la stessa mano batte un colpo sulla sella
“Tu hai
guidato la mia Ferrari? E io ora guido la tua Harley! Forza,
insegnami!”.
“Innanzi
tutto, non picchiare la mia moto!”.
Castle
ride e accarezza il punto appena colpito “Scusa
moto”.
“Va
bene, allora, mani sul manubrio” dice posizionandosi di
fronte a lui,
scavalcando la ruota anteriore.
Castle
ubbidisce immediatamente e un sorrisino soddisfatto spunta sul viso
della
detective.
“Freno?”
domanda tornando seria.
Richard
apre il palmo della mano destra, fino ad afferrarlo
“Questo!”.
“Bene”
e mentre Kate lo dice la sua mano sinistra si posa su quella destra di
lui
“Frizione?”.
Come
prima, Castle apre il palmo della mano sinistra e afferra anche quella
levetta.
“Bravo!”
esclama lei, mentre ora ha entrambe le mani su quelle di Castle.
Le
stringe forte tra le sue e rilascia un bel respiro “Ora,
lascia lentamente la
frizione”.
Castle
fa cenno di si con la testa ma non può fare nulla
finché Kate non si sposta.
“Lentamente!”
ripete lei, conoscendolo.
Titubante,
gli lascia le mani e si mette di lato alla moto.
Con
forza, Castle raddrizza la moto e con il tallone leva il cavalletto.
Istintivamente
Kate si mette una mano davanti agli occhi, ma sbircia attraverso
l’indice e il
medio.
Con
un boato la moto singhiozza in avanti per poi spegnersi immediatamente.
“Lentamente
Castle!! Lo sapevo!!!” urla Kate indispettita.
Castle
punta i piedi per terra e si porta le mani alle tempie “Wow,
che potenza!! E’
stato fantastico!!” poi si volta verso di lei con sguardo
malizioso “Ora
capisco perché ti piace!”.
“Castle!”
Kate non fa in tempo ad aggiungere altro perché lui la
interrompe.
“Voglio
riprovare!” mormora sistemandosi meglio gli occhiali da sole
prima di
riappropriarsi del volante.
“Si,
come no, scendi!” ordina Kate.
“No
davvero, ho capito, è un po’ come con i pedali
dell’auto....” Castle dà gas un
paio di volte e lentamente, e miracolosamente, rilascia con delicatezza
la
frizione e la moto comincia ad avanzare.
“Woah....visto!!”
le urla Castle, un pezzo più avanti.
Kate
comincia a correre per raggiungerlo “Dovresti andare dritto
però!”.
“Eh,
adesso pretendi troppo” le risponde una volta che lei lo ha
raggiunto.
“Che
ne dici, tu fai jogging e io ti scorto in moto, eh? Ti faccio da bodyguard!!” propone tutto
sorridente e
soddisfatto.
Mentre
corre al suo fianco, Kate alza gli occhi al cielo domandandosi come gli
vengano
in mente certe cose “Io ho un’idea
migliore!” annuncia rallentando ancora di
più la sua andatura “Pronto?”.
Castle
sgrana gli occhi “Pronto? Pronto per cosa?” nessuna
risposta alle sue spalle
“Kate?”.
Per
paura di sbilanciarsi evita di voltarsi ma controlla la situazione
dagli
specchietti retrovisori.
Vede
Kate prendere una piccola rincorsa.
“Non
starai per...” un tonfo alle sue spalle conferma il suo
pensiero “....saltare
su una moto in corsa!”.
Kate
allaccia le braccia sui suoi fianchi e si stringe bene alla sua schiena
“Stai
facendo i due all’ora Castle.... piuttosto, guarda avanti.
Gomiti bassi.
Bravo”.
Rick
obbedisce a tutti i suoi ordini acquisendo sempre più
sicurezza.
“Gira
piano e torniamo a prendere i caschi” Kate sussurra, ora
più dolcemente “Così
vediamo se riesci ad arrivare almeno ai sessanta
all’ora”.
“Mi
hai interrogato così tante volte che se non lo passo io
questo corso, allora
non lo passerà nessuno” esclama Peter mentre si
siede sul divano e appoggia la
gamba indolenzita sul tavolino.
“Lo
faccio per il tuo bene” Alexis sistema il tavolo da pranzo
riponendo libri e
penne.
Peter
sorride, slacciandosi il tutore “Sai, credo che
diventerò intelligente, frequentandoti!”.
“Sei
già intelligente” risponde Alexis avvicinandosi
“Quando non fai stupidaggini
come levarti il tutore!” lo ammonisce poi.
Lui
si allunga sul divano con gli occhi chiusi, tirando un sospiro di
sollievo
“Solo cinque minuti, lo giuro!”.
“Lo
fai spesso?” domanda allarmata.
Peter
ride “Quando non c’è Kate,
sì!”.
Alexis
vorrebbe sgridarlo ma in fondo lo capisce “Arrangiati, la
gamba è tua!”.
Si
allontana a braccia incrociate, un po’ preoccupata.
In
poco più di due settimane prova già dei
sentimenti molto forti per Peter che
non vuole frenare ma che fatica a comprendere.
Forse
perché non è il tipo di ragazza che di solito si
lascia andare facilmente.
Forse
perché non aveva mai incontrato un ragazzo così.
Con
questi pensieri apre il frigorifero e prende un’altra birra e
un’aranciata.
“Che
fai?” domanda Peter quando la sente aprire anche il freezer.
Alexis
si blocca con lo sportello aperto “Prendo del ghiaccio per
me”.
“Lascia”
Peter si riallaccia il tutore e la raggiunge in cucina “Sei
un ospite, faccio
io”.
La
ragazza sorride, compiaciuta da quella premura nei suoi confronti e lo
lascia
fare.
Peter
fa scivolare con attenzione due cubetti, dallo stampino al bicchiere
colmo e
insieme tornano sul divano.
Entrambi
bevono un sorso e poi posano le bevande sul tavolino “Film?
Telefilm? Cartone
Animato? Pomiciata selvaggia?” domanda Peter con la sua
solita aria
sbruffoncella.
Alexis
gli molla un leggero schiaffetto sulla guancia “Secondo
te?” domanda, retorica,
prima di afferrarlo per la maglietta e tirarselo addosso.
Una
ventina di minuti dopo, Castle parcheggia con attenzione in uno spiazzo
ghiaioso, accanto ad una fila di alberi che costeggiano un grande prato.
Kate
si leva il casco “Come mai tutte queste auto?” si
guarda attorno curiosa,
sentendo della musica provenire da dietro la fila di pioppi
“Non lo ricordavo
così questo posto....”.
“Di
giorno è il parco per famiglie che conosci tu....”
Castle le appoggia le mani
sulle spalle e la conduce verso l’entrata del parco
“....ma qualche sera
all’anno si trasforma!”
Kate
cammina spinta da Castle “Lasciami indovinare, questa
è una di quelle sere”.
“Molto
bene, detective!”.
Svoltano
l’angolo ed entrano nel grande prato.
Kate
spalanca immediatamente occhi e bocca, sorpresa dalle decorazioni
luccicanti,
le bancarelle e le attrazioni per i più piccoli.
Castle
la osserva, con il naso all’insù, come una bambina.
“Benvenuta
alla 5a fiera annuale di Coney Island” le dice Castle con un
sorriso trionfante
per essere riuscito a stupirla.
Ecco
perché Kate non ne sapeva niente. La fiera viene organizzata
solo da cinque
anni, lei invece è da quando ne aveva diciannove che non
visita l’isola.
Perde
il filo dei suoi pensieri quando vede Castle offrirle la mano. Ogni suo
gesto,
anche se piccolo, riesce sempre a farle battere il cuore.
Senza
esitazione, intreccia le dita con le sue e cominciano a camminare tra
le
bancarelle.
“È
tanto che non torni qui?” domanda Castle.
Il
sorrise le sparisce per qualche secondo dal volto e lo scrittore lo
nota
immediatamente, arrestando il passo “Riguarda tua madre,
vero?”
“Dopo
il funerale io e mio padre venimmo qui. Passammo una bella giornata e
scacciammo via per un po’ la tristezza” spiega Kate.
Rick
sorride comprensivo “E questo lo rende un bel ricordo o un
brutto ricordo?”.
“Entrambi”
risponde, ritrovando il sorriso “Io voglio provare
quello!” guarda avanti e
tira Castle per un braccio.
“Il
tiro a segno? Davvero Kate? Da quando ti piace vincere
facile?” esclama
allungando una banconota da cinque dollari al ragazzo dietro il bancone.
“È
una sfida Castle!” il ragazzo le porge la piccola pistola a
pallini e Kate
immediatamente colpisce il centro del bersaglio con tutti e sei i colpi.
Il
giovane strabuzza gli occhi “Mai visto fare una cosa del
genere da una
ragazza!!”.
Kate
gongola soddisfatta “Coraggio scrittore, fai del tuo
meglio!”.
Una
volta ricaricata l’arma e cambiato il bersaglio, Castle
prende la mira e
accetta la sfida.
I
pallini gialli forano il bersaglio in vari punti distanti tra loro,
nessuno di
essi però al centro.
Il
ragazzo stacca il foglio dalla parete e lo porge a Castle, mentre a
Kate regala
un piccolo unicorno di peluche, in premio.
Castle
osserva il suo operato con un piccolo sorrisino in volto.
“Mi
prendi in giro?” commenta invece Kate, conoscendo bene le sue
capacità di
tiratore.
Lui
allarga ancora di più il sorriso e volta il foglio.
Dietro,
senza i cerchi colorati a disturbarne la forma, i fori dei pallini
danno vita
ad un cuore.
“Ah...wow....io....”
Kate è praticamente senza parole.
“Non
te l’aspettavi eh?” gongola lui ora, con profonda
soddisfazione.
Kate
prende il foglio tra le mani come se fosse la cosa più
preziosa e delicata che
avesse mai visto.
Posa
i polpastrelli sui fori ripassandone il contorno.
Castle
comincia a preoccuparsi “Non ti stai per mettere a piangere,
vero?”.
Kate
alza gli occhi dal foglio e si solleva sulle punte, baciandolo sulla
guancia.
I
capelli di Alexis sono spettinati, sparpagliati sul cuscino.
La
sua camicetta è completamente sbottonata.
Peter
è sdraiato sopra di lei, un ginocchio affondato tra i
cuscini del divano, e la
gamba malconcia distesa tra quelle di Alexis.
Le
sta accarezzando i fianchi.
Lei
gli sfila la maglietta.
Sta
veramente accadendo?
Alexis
spalanca gli occhi “Aspetta”.
Peter
si solleva sulle braccia, allarmato dal tono della ragazza
“Va tutto bene?”.
“Si...”
Alexis deglutisce e si libera da quella posizione “Si.... ma
mio padre e Kate
staranno per tornare...” risponde abbottonandosi nervosamente
la camicia
“...non voglio fargli venire un infarto....” spiega
senza però riuscire a
guardarlo negli occhi.
Peter
si rende conto che sta mentendo ma lascia correre “Hai
ragione” risponde
mostrandole un sorriso comprensivo mentre le sistema i capelli.
Dopo
aver fatto più volte il giro del parco chiacchierando,
mangiato un hot dog e
provato tutti i giochi, musa e scrittore si spostano verso un lato del
prato
più tranquillo.
Lasciandosi
le bancarelle alle spalle, le uniche luci rimaste sono quelle delle
decorazioni
che rendono l’atmosfera più magica.
“Sembra
già Natale” commenta Kate sedendosi sul paletto
orizzontale della staccionata
che recinta il parco “Mi piace tutto questo verde!”.
“Allora
ti piacerà tantissimo l’enorme giardino nel retro
della mia casa negli
Hamptons. Magari l’estate prossima riesco a
portartici!” le dice,
posizionandosi in piedi davanti a lei.
“Abbiamo
dei seri problemi con i mesi estivi, vero?” domanda
scherzando.
Castle
annuisce “Già! Fortunatamente abbiamo tutto il
tempo per rimediare” con
l’indice della mano le tocca la punta del naso.
Il
viso di Kate si contrae in una smorfia.
“Ti
da fastidio” domanda allora Castle.
“Si!”
risponde cercando di afferrargli al volo la mano incriminata.
“Bene!
Così posso vendicarmi di tutte le tirate di naso e orecchie
che mi hai dato in
quattro anni!”.
Kate
ride nel sentire quella frase “Hai ragione, sono brutta e
cattiva!”.
“Esatto”
Castle si libera dalla presa e riesce e toccarle nuovamente il naso
“Soprattutto brutta!”.
Quando
le risate finiscono, Kate si incupisce improvvisamente.
“Forse
dovremmo parlarne… degli Hamptons intendo” inizia
Kate.
Castle
capisce immediatamente che non si sta riferendo alla loro futura
vacanza “Ti ho
invitato e hai risposto di no. Avevi un ragazzo. Di cosa dobbiamo
parlare?”
risponde tranquillo.
Kate
resta in silenzio cercando di trovare le parole, così Castle
prosegue “Era solo
per un week end. Volevo vedere se senza cadaveri di mezzo saremmo
andati
d’accordo comunque. Come minimo ci saremmo scannati tutto il
tempo e la cosa
sarebbe finita lì. Una specie di drive
test. Non c’erano secondi fini te
l’assicuro”.
“Lo
so” Kate annuisce seria “Anche perché
avrei portato con me la pistola in ogni
caso” aggiunge poi, con il risultato di strappare un sorriso
ad entrambi.
“Saresti
venuta?” ripete Castle, perplesso.
“Ho
cambiato idea, ho lasciato Tom e mentre te lo stavo per
dire…” si interrompe
lasciandogli il tempo di capire.
“È
arrivata Gina” conclude, scuotendo la testa “Mi
dispiace, è capitato per caso.
Non volevo passare l’estate pensando a te e
Demming… poi Gina ha telefonato…
faceva pressioni per il libro…” improvvisamente
realizza qualcos’altro e alza
di scatto la testa “Ecco perché ce
l’avevi con me al mio ritorno e perché non
hai mai chiamato”.
“Già.
Ed ecco perché tu non hai mai chiamato me. Mi credevi con
Demming” Kate si
stringe nelle spalle, dispiaciuta.
“Wow,
dicono che la comunicazione sia fondamentale in tutti i tipi di
rapporto”
scherza Castle.
“Mi
sta bene, così imparo a dirti subito di
sì!” si ammonisce Kate.
Castle
le sorride “Tienilo a mente perché tendo a fare
stupidaggini quando mi sento
rifiutato!” si avvicina di più abbracciandola.
“Aspetta”
Kate lo blocca per le spalle “Girati” come un
bambolotto, Castle si lascia
voltare “Fai un passo in dietro” e non appena lui
esegue Kate allaccia le gambe
hai suoi fianchi e le braccia al suo collo “Bene, sono pronta
per un altro giro
della Fiera”.
Madison
passeggia lungo il porto, teneramente abbracciata al suo uomo.
Le
piace definirlo così. Il suo uomo.
Si
sta innamorando ogni giorno di più e, per la prima volta,
non sente il bisogno
di scappare a gambe levate da un impegno serio.
Guardano
le luci dei Ferry Boat attraccati al molo.
Il
porto così illuminato ha un che di magico e romantico.
L’ultimo
Ferry della giornata sta per attraccare.
Si
ferma di colpo fissando il piccolo ponte dell’imbarcazione
“Oh mio Dio”.
“Tutto
bene?” domanda il suo accompagnatore, preso alla sprovvista.
Madison
comincia a saltellare “Guarda quella coppia!” punta
il dito verso il Ferry “La
donna appoggiata alla balaustra e l’uomo che alle sue spalle
le cinge la vita,
li vedi?”.
Quando
finalmente inquadra la coppia, il suo respiro si fa un po’
accelerato “Li
vedo”.
“Sono
i miei amici! Oh che carini! Ti ho parlato della mia migliore amica
d’infanzia,
è lei!” spiega Maddie con entusiasmo.
“Lei
è la tua migliore amica
d’infanzia?!” ripete con sconcerto lui.
“Si...
c’è qualche problema?” chiede, vedendolo
agitato.
“Dobbiamo
parlare”.
*
Good Time - Owl
City ft. Carly Rae
Jepsen - http://www.youtube.com/watch?v=x0XcOLuGkik
Ivi’s
Corner:
È,
o non è, vero che i Caskett hanno dei SERI problemi con
l’estate????
Pure quest’anno... perché ho la netta sensazione
che almeno per un piccolo
periodo Kate sarà a Washington? Magari lo diranno tramite il
‘salto temporale’
che zio Andy tanto ama ma cmq credo che lei andrà, salvo poi
pentirsene o
qualunque altra cosa si inventerà sempre Zio Andy. (Zia
Terry salvaci u.u)
So...
qualcuna potrebbe accorgersi di una scena famigliare di un tf italiano
(ogni
tanto qualcosa di buono la facciamo pure noi xD) vi sfido ad indovinare
u.u
Un altro tassello è stato messo al loro posto, hanno parlato
degli Hamptons e
superato la cosa, nel frattempo Peter e Alexis (sto ship name proprio
non s’ha
da fare >.<) studiano anatomia ehm... sorry, economia...
xD
E la fine... finisce bene il cap, no? :-p
Buona
domenica, girls
Baci
baci
Ivi87