Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |       
Autore: JoiningJoice    11/11/2013    9 recensioni
Venezia, 1577. Un orfano di nome Jean guarda il corpo del suo migliore amico bruciare tra decine di altri corpi, mutilati e deformati dagli effetti della Morte Nera.
Venezia, 1582. Mentre la città ormai guarita si prepara a festeggiare il Carnevale, Jean viene avvicinato da un misterioso ragazzo dalla maschera nera. Qualcosa di grande sta per succedere, qualcosa per cui Venezia non è neanche lontanamente preparata...
Davanti agli occhi di Jean si formò l'immagine delle pire che avevano illuminato a giorno il sestiere anche nelle ore più buie della notte, fino a qualche settimana prima. La cenere cadeva ancora, più lenta e rada in quel momento, ma cadeva. Fu assalito da un pensiero improvviso, malato.
(Stiamo respirando cadaveri.)
Genere: Angst, Mistero, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Jean Kirshtein, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Vita e Morte a Venezia



Jean osservò il corpo martoriato del proprio migliore amico bruciare in mezzo a decine di altri corpi.

'Siamo fortunati.', mormorò Connie, sistemandosi la benda attorno alla bocca. 'Se Marco sapesse che siamo vivi, non ce ne vorrebbe.'

Jean annuì distrattamente. Non era nuovo alle violenze, ai cadaveri, ai bubboni, alla mano nera che si portava via i tuoi cari; nessuno di loro lo era, in quel periodo, ma non avrebbe mai pensato che la peste si sarebbe portata via anche Marco, Marco che era sempre sorridente e allegro, che cercava di porre fine alle loro monellate.

Marco che era morto a soli undici anni.

Jean strinse i denti, sentendo le lacrime salirgli agli occhi. Aveva impresso davanti agli occhi il momento in cui uno dei pochi dottori rimasti vivi in città, il tedesco Dottor Jaeger, aveva adagiato Marco su uno dei tavoli dell'improvvisato ospedale. Era febbricitante, e quando il Dr. Jaeger aveva spostato il sudario che Marco aveva iniziato a portare sul volto da qualche giorno a quella parte, rivelando le tumefazioni della peste, Jean era svenuto.

Al suo risveglio si trovava nella casa di Antonio, l'uomo che li aveva presi sotto la propria protezione da che Jean avesse memoria. Connie piangeva in un angolo vicino al fuoco.

'Gli ha tagliato la faccia...', aveva singhiozzato. 'Quel diavolo di dottore gli ha infilato qualcosa nel braccio e gli ha tagliato la faccia...'

'Sta zitto, Connie.', lo aveva rimbeccato Sasha, sconvolta. 'Tu e la tua maledetta lingua da inglese.'

Jean era rimasto sdraiato, lo sguardo rivolto al soffitto, cercando di non pensare al volto di Marco distrutto dalla peste, al volto di Marco che si divideva a metà.

Non ci era riuscito.


*


'Jean, tu hai idea di quanto sia cinquantamila?'


Jean appoggiò i mattoni bianchi accanto ai recipienti di calcestruzzo e guardò Connie, asciugandosi il sudore sulla fronte.

'No.', rispose sincero. 'Perchè me lo chiedi?'

'Ho sentito qualcuno dire che per la peste sono morte cinquantamila persone.', affermò Connie. 'Dev'essere un sacco.'

Davanti agli occhi di Jean si formò l'immagine delle pire che avevano illuminato a giorno il sestiere anche nelle ore più buie della notte, fino a qualche settimana prima. La cenere cadeva ancora, più lenta e rada in quel momento, ma cadeva. Fu assalito da un pensiero improvviso, malato.

(Stiamo respirando cadaveri.)

'Non mi piacciono questi discorsi, Connie.', esclamò. Lui e Connie, come gran parte dei ragazzini ancora vivi del sestiere di Dorsoduro, erano stati impiegati per la costruzione della Chiesa del Redentore, nella Giudecca, chiesa che secondo il Doge sarebbe stata un ringraziamento a Dio per aver liberato Venezia dalla peste.

(Dovremmo ringraziare Dio anche dei cinquantamila morti.)

Un nitrito e l'avvicinarsi di una carrozza tolse a Connie la possibilità di replicare; il carretto di un cerusico si era fermato a pochi metri da loro, e da esso scese il Dr. Jaeger, che andò a sistemarsi sul volto la maschera tipica dei cerusici, atto ad evitare che venissero contagiati dalle malattie su cui andavano ad operare. Il dottore era un uomo diplomato e istruito, ma questo non gli impediva di sporcarsi le mani con strumenti chirurgici per il bene dei propri concittadini. I lavori vennero interrotti mentre il Dr. Jaeger apriva i bancali del carretto e vi sistemava sopra le erbe, le fiale e gli aghi che erano la sua arma.

'Andiamo, Jean.'.


Connie si avviò prima di lui verso il carretto del cerusico. Jean lo seguì poco dopo, moscio e poco incline ad avvicinarsi all'uomo che, per quanto fosse meritevole di aver salvato molti di loro era anche colpevole della morte di Marco.

(Era un ragazzo così buono.)

'Altro che Chiesa del Redentore, dottore, dovrebbero intitolare a voi questa chiesa!'


Il dottor Jaeger conservava poco del suo originale accento germanico; si era trasferito a Venezia da molti anni, ormai, e aveva preso moglie proprio a Venezia. Sorrise all'uomo che aveva parlato, controllandogli gli occhi con un vetro speciale.


'Esagerate, Mastro Hannes.', sorrise. 'Faccio solo il mio dovere.'

Jean sentì il sangue ribollirgli nelle vene. 'È vostro dovere tagliare a metà giovani innocenti, dottor Jaeger?'

Seguirono lunghi attimi di imbarazzante, attonito silenzio; attimi in cui Jean, per quanto in imbarazzo, non riuscì a pentirsi dell'aver urlato quella frase davanti a tutti coloro che lo stavano fissando.

Il dottor Jaeger si alzò in piedi e si levò la maschera per osservarlo meglio. Jean arrossì.

'Tu sei uno dei protetti di De Magianis, non è così?'

'E lei è un assassino.'

Qualcuno mormorò parole di sdegno; il dottore fece un passo avanti e alzò una mano. Jean si ritrasse istintivamente, convinto che l'uomo gli avrebbe mollato un ceffone per intimargli di tacere.

La mano del dottor Jaeger si posò tranquilla e amorevole sulla sua testa.

Jean rimase immobile mentre il dottore si abbassava per poterlo guardare negli occhi.


'Dimmi, qual è il tuo nome?'

'...Jean.'

'Jean, tu sai chi siano i tuoi genitori?'

Jean ci pensò su un attimo. Di suo padre non sapeva quasi niente, mentre sua madre era morta quando lui era molto, molto piccolo. 'No, dottor Jaeger.'

'E sei consapevole di quanta gente quest'epidemia si sia portata via?'

Jean ricordò le parole di Connie. 'Cinquantamila persone.', ripeté, nonostante non avesse la minima idea della reale portata di quel numero.

Il dottor Jaeger annuì. 'Circa cinquantamila, sì. Un terzo degli abitanti della laguna. Compresa mia moglie Carla.'

Jean rabbrividì all'improvviso, guardando verso il carretto del dottore. Non conosceva Carla Jaeger, ma suo figlio, Eren, era uno scapestrato ragazzino coi capelli scuri che in genere accompagnava il padre nelle sue visite, approfittandone per scappare e andare a fare a botte con i ragazzini delle calle. Più di una volta Jean e Eren si erano picchiati per il semplice gusto di farlo, o si erano sfidati tra le grida e gli applausi degli altri ragazzi.

A Jean venne in mente solo in quel momento che quel giorno Eren non era sceso dal carretto, non aveva aiutato il padre a sistemare i medicinali per poi correre via ridendo. Si voltò verso il dottore.

'Dottor Jaeger, Eren...'

'Eren sta bene. È a casa, a prendersi cura di Mikasa. Sai chi è Mikasa?'

A Jean quel nome suonò esotico, il più strano che avesse mai sentito. 'No.'

'Mikasa è figlia di un mio caro amico e di una donna proveniente dalla lontana Asia. Entrambi i suoi genitori sono morti, vittime della peste. Mikasa è sotto la mia custodia, ora. È un orfana, come lo sei tu, come lo era la persona che immagino tu mi stia incolpando di avere ucciso.', a questo punto, il dottor Jeager si alzò in piedi e alzò la voce. 'In queste ore buie dobbiamo rimanere uniti. Io ho potuto offrire alloggio a una bambina, ma molti di noi si trovano spaesati, soli, abbandonati. Dobbiamo avvicinarci e saperci perdonare.'


Dette queste parole, il dottor Jaeger rivolse a Jean un ultimo sorriso, per poi tornare al suo lavoro. Quando fu il suo turno di far controllare al medico che il suo corpo non portasse addosso i sintomi della morte nera, Jean rimase in silenzio; fu Grisha Jaeger a prendere parola.


'Jean è un nome francese. Hai origini francesi, Jean?'

Lui annuì, poi scosse la testa. 'Mia madre mi raccontava di mio padre, un commerciante di vini di Marsiglia. Lei era di una città chiamata Monaco di Baviera. Fu lui a portare me e la mamma qui a Venezia, per poi abbandonarci. Aveva già un'altra famiglia.'

Il dottor Jaeger annuì. 'Capisco. Non dev'essere stato facile per la tua mamma. Hai un nome molto religioso, sai? Jean significa 'Dio è grazioso' in francese. Sei cristiano, Jean?'


(Non più.)


'Mia madre lo era molto.', rispose sinceramente. Aveva ricordi molto vaghi di lei; il profumo dei suoi capelli, le sue mani che ripetevano il gesto della croce, le lacrime quando parlava dell'uomo che aveva amato.

'Allora,', concluse Grisha. 'Che ne dici se ti trovassi un cognome? È importante averne uno, sai? Ti da un senso di appartenenza. Che ne dici di Krishtein? Significa “cristiano” in tedesco.'


E per quanto Marco stesse ancora bruciando tra la cenere e nella sua anima, Jean si sentì per qualche attimo felice.






___________________________________________________________________________

Lo so, lo so.
Chi ha letto le mie precedenti one-shot starà pensando 'Ehi, ci avevi promesso una KristaYmir, dov'è la nostra KristaYmir?!'
Chi ha letto l'anteprima della storia (ssssh, fate finta di non aver capito chi è il misterioso ragazzo con la maschera) starà pensando 'DOVE' IL NOSTRO SHONEN AI?!'
Chi mi conosce personalmente starà pensando 'Azz, ti sei rimessa a scrivere fan fiction AU, eh? Traditrice fedifraga!'
Io sto pensando 'Ma che cazz, questa non doveva essere una one-shot con solo due personaggi?!'

E' che 'sto fandom prende troppo.
E' che la KristaYmir arriva, arriva.
Ma quesa storia chiamava, e per quanto non scrivessi AU da anni per il principio del 'basta estrapolare i personaggi dal loro contesto!', SNK si è più volte confermato come il vaffanculismo di tutti i miei principi narrativi.
E' che la JeanMarco chiama, io rispondo.

COMUNQUE!
Le ricerche per far sì che questa storia abbia un senso logico sono estenuanti; spero di non aver fatto nessun errore storico troppo evidente D:
Nel prossimo capitolo (in stesura già nel momento in cui scrivo queste parole) avremo l'ingresso in scena di un sacco di personaggi, compreso Levi (che so che quando si nomina Levi il fandom esplode, ghgh) e si entrerà molto di più nel vivo della storia.
Che mi sta veramente sfuggendo di mano.
HO TREMILA IDEE.
E VI TOCCHERA' SORBIRVELE TUTTE.
A parte gli scherzi, godetevi la storia e recensite, che ogni volta che non lo fate Isayama uccide un personaggio :3
ALLA PROSSIMA!


P.S.: Un grazie per tutte le visualizzazioni, i preferiti e le recensioni a 'Lei Esiste' e 'Bright Future'. Siete meravigliosi e vi adoro tutti :3
   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: JoiningJoice