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Autore: MarySmolder_1308    08/12/2013    5 recensioni
L'amicizia è un sentimento essenziale, che ti travolge improvvisamente.
E così ti ritrovi legata a persone che non avresti mai immaginato di poter conoscere, con cui non avresti mai immaginato di parlare.
L'amicizia spesso e volentieri ti cambia la vita e lo fa senza che tu possa rendertene minimamente conto.
Non ti chiede il permesso. Lo fa e basta.
E' questo che succede a Maria Chiara Floridia, 26 anni, specializzanda in chirurgia al terzo anno al Saint Joseph Hospital, quando incontra i famosi Ian Somerhalder, 33 anni, e Nina Dobrev, 24 anni.
Il problema è che anche l'amore agisce in questo modo.
Possono questi due sentimenti entrare in contrasto?
Possono lottare fra loro, logorando tutto ciò che è sul loro cammino?
Possono far sorgere dei dubbi?
Possono distruggere una persona?
In un mondo in cui è ormai difficile instaurare delle relazioni, tre persone si ritrovano tra le grinfie di questi sentimenti.
Vincerà l'amore o l'amicizia?
--
Ci tengo a precisare che non sono una scrittrice professionista. Utilizzo la scrittura per esprimere al meglio tutti i miei pensieri, tutte le mie sensazioni, tutte le mie emozioni. In ogni capitolo cerco di dare il massimo, quindi spero possiate apprezzare!
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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POV Ian
Mary mi guardò, mordendosi il labbro inferiore, guardando lievemente in alto per non far scendere le lacrime, che sicuramente premevano per uscire.
Il silenzio era tornato in quella stanza.
Io avevo esaurito le parole.
Sospirai nuovamente, non pronunciando alcuna parola.
Mary scosse debolmente la testa e se ne andò.
Scese le scale di corsa e uscii da quella casa come un uragano.
Chiusi gli occhi, mentre il motore della macchina di Mary prendeva vita.
Quel rumore non durò molto.
Se n’era andata.
La furia, ancora vivida, per quella discussione fece scemare quasi del tutto gli effetti dell’alcol, lasciando il posto all’incredulità.
Non riuscivo a credere di aver detto davvero tutte quelle parole; non riuscivo a credere di aver esternato tutta la mia frustrazione per questa situazione; ma, soprattutto, non riuscivo a credere di non aver fermato Mary.
L’avevo lasciata andare.
Mentre una parte di me acquistava sempre più lucidità, un’altra dal nulla cominciò a pensare a Nina.
Era uno strano pensiero.
Quella parte di me sentiva che lei era l’unica che in quel momento potesse capirmi e aiutarmi di conseguenza.
Non Jessica.
Non Paul.
Lei.
Perché?
Non sapevo dirlo con certezza.
Ancora barcollante e scosso dal litigio con Mary, uscii di casa e presi l’auto di scorta.
Con esitazione e pregando di non causare incidenti, girai la chiave nel quadro. Sfrecciai per le stradine secondarie con la mia seconda Audi, silenziosa come quella notte cupa.
Arrivato a casa di Nina, scesi dall’auto cominciai a gridare a squarciagola il suo nome.
 
POV Nina
Mi svegliai di soprassalto. Qualcuno mi stava chiamando.
“Ma chi è?” brontolò Joseph.
“Vado a vedere, tu torna a dormire” gli sussurrai amorevolmente e mi alzai.
Erano quasi le quattro del mattino.
Ma chi era?
Corsi di sotto e vidi Ian, con il volto un po’ malandato.
“Ciao Nina” disse a bassa voce.
“Ian, che ci fai qui a quest’ora?”
“Ho bisogno di parlarti”
“Ian, hai la voce da ubriaco in via di guarigione” dissi, alzando gli occhi al cielo.
“Beccato” fece una smorfia e sorrise mestamente.
“Vieni dentro, su” mi feci da parte e lo feci in casa.
Lo feci accomodare sul divano e mi sedetti di fronte a lui.
Dopo eterni attimi di silenzio, mi decisi a parlare: “Ian, che succede? Non è normale la tua presenza qui a quest’ora”
“Scusami. I-io… sto male, non ce la faccio più” disse, scuotendo la testa.
“Ma che succede? Se vuoi, me ne puoi parlare, lo sai” dissi, spostandomi accanto a lui.
“Con Mary non va affatto”.
Quelle cinque parole mi colpirono.
Lo guardai triste e gli accarezzai la schiena.
“Avete litigato?”
“Sì, e non solo una volta. Litighiamo da settimane ormai e io non so che fare, non so come comportarmi”
“Come mai litigate?”
“E’ da una settimana che non va a lavoro, perché, beh, nelle settimane precedenti ha perso molti pazienti, poi c’è stata tutta la vicenda dei giornalisti. Molti miei fans, inoltre, le hanno scritto cattiverie in ogni dove, tra Facebook, Twitter e Instagram. E’ rimasta molto provata da tutte queste cose, accadute insieme. E io l’ho capito e ho cercato di aiutarla”
“Hai fatto bene” gli sorrisi.
“E sai cos’ho ottenuto? Ieri sera mi ha detto che non ha bisogno di me” concluse la frase con voce fioca e addolorata, mentre delle lacrime solcavano il suo viso, anche se cercava di nasconderle.
Non pensavo avrei potuto ancora condividere cose del genere con Ian.
Mi si strinse il cuore a vederlo inerme, affranto e con gli occhi lucidi.
“Oh – commentai, cercando qualcosa in più da aggiungere; la trovai – E avete discusso”
“No, non subito. Me ne sono andato, mi sono ubriacato, ho provocato una rissa e poi – sospirò – poi lei è venuta a casa mia per chiedermi scusa. La situazione, però, è degenerata. Ho fatto il difficile e alla fine ho detto una cosa che, se adesso ci penso, non ha nemmeno senso! Perché l’ho detta? Non la pensavo veramente, ma l’ho detta comunque” i suoi occhi grandi mi guardarono, quasi come se cercassero di estorcermi la risposta fissandomi.
“Cosa le hai detto?”
“Che la preferivo quando eravamo amici, che non ci saremmo dovuti ritrovare. Che tutto questo è stato solo un terribile errore”
“Ian, non avere paura, litigare è normale nelle coppie. Tu le hai detto questa cosa in un pieno momento di collera, lei ha sicuramente detto quello che ha detto in un momento di esasperazione. Sai benissimo che non si deve far caso alle cose dette in questi momenti. Ricordi quando ti ho detto che non volevo più vederti e ti ho cacciato di casa dopo”
“Dopo avermi lanciato una ciabatta? – scoppiò a ridere e fu così bello vedere quelle labbra piegate in una smorfia felice – Me lo ricordo benissimo”
“Ecco, e quello non è stato nemmeno l’unico litigio”
“Già, ma poi è finita”
“E’ vero – feci una smorfia – ma non intendevo far notare quel particolare. Quello che volevo far notare è che, nonostante i litigi, le urla, le cose lanciate e, perché no, anche i piatti rotti, si fa pace. Noi ai tempi facevamo pace; io e Joseph, quando le discussioni capitano, facciamo pace e… e anche tu e Mary farete pace” sorrisi.
“Ho davvero paura di…” si arrestò.
“Ian, non ti trattenere, ti ascolto” lo rassicurai.
“So che mi ascolti, l’hai sempre fatto, è solo che… forse ho sbagliato a venire qui. Insomma, tu sei…” non concluse la frase.
“Non importa che ruolo abbia avuto al tuo fianco negli ultimi tre anni. Sai perché? Perché prima di essere Niki, la tua fidanzata dal secondo nome obbrobrioso, sono stata Nina, la tua amica. Questo rapporto non è cambiato. Perciò, parla, non ti nascondere”.
Mi guardò sconvolto.
“Cosa c’è?” chiesi preoccupata.
“Stanotte ho detto a Mary di non nascondermi e ora lo sto facendo io” scosse la testa, sorridendo amaramente.
“Allora, non farlo. Parla” conclusi la frase, annuendo.
“Ho davvero paura di perderla” mi disse.
“Non la perderai, ne sono certa” gli sorrisi nuovamente.
Appena finii di pronunciare quelle parole, lui sbarrò sorpreso i suoi profondi occhi azzurri e mi disse: “Come fai a essere così? Dopo tutto quello che è successo tra noi, tu sei ancora qui accanto a me. Perché? Spiegamelo, perché… perché non lo capisco”
“Semplice, perché prima di essere stato Smolder, il mio fidanzato tuttofare, sei stato Ian, il mio amico dagli occhi azzurri, desideroso di salvare il mondo. Sei stato e sei un amico importante. Non ho mai, e sottolineo mai, perso il tuo aiuto e la tua mano salda, pronta ad afferrare la mia, persino nei momenti più bui. Ian, tu ci sei sempre stato per me, perciò il minimo che possa fare è esserci per te, perché io ci tengo a te. Non voglio perderti. E sono certa che anche Mary tiene tanto a te e non vuole perderti! Non temere, si risolverà tutto”.
Non riuscì più a nascondersi e cominciò a piangere forte, prendendosi il volto tra le mani.
“Dannazione, odio piangere davanti agli altri” disse tra i singhiozzi.
“Oh, lo so, ma è tutto ok!” lo abbracciai forte.
 
POV Mary
Entrai in macchina e mi accasciai sullo sterzo, cominciando a piangere.
Come avevamo potuto entrambi urlarci contro?
La situazione era degenerata troppo.
Misi in moto la macchina e mi allontanai in fretta da quella casa.
Tornai a casa e corsi in camera da letto. Il mio lettore musicale era ancora fermo, dove l’avevo lasciato.
Lo presi, poi guardai il letto.
Mi ripugnava quel mobile.
Ian aveva ragione.
C’ero affondata dentro.
Mi ero aggrappata alle cose sbagliate.
Perché l’avevo fatto?
Singhiozzante, scappai da quella casa e guidai verso l’unico porto sicuro che conoscevo in America, verso l’unico luogo che da sempre aveva invaso i miei pensieri e influenzato le mie azioni.
Parcheggiai al solito posto. Presi il lettore musicale e lo accesi, indossando le cuffie, poi scesi dall’auto. Entrai in ospedale stravolta.
Trovai l’infermiera Nancy all’ingresso.
“Ciao, Nancy” la salutai con voce rotta.
“Mary, che ti è successo? – mi si avvicinò preoccupata e mi abbracciò – E’ da una settimana che non ti fai viva. Stai bene? Perché stai piangendo?” mi strinse.
“Io… io vorrei tornare a lavorare. Vorrei firmare i documenti per tornare a lavoro. Posso?”
“Stai piangendo per questo? Ma non ce n’è di bisogno, cara. Li prendo in un attimo” sciolse l’abbraccio e mi sorrise.
Dopo non molto, tornò con dei fogli.
“Eccoli. Il Capo li aveva preparati ieri sera. E’ venuto a parlarti, vero? Per questo sei riuscita a tornare?”.
Annuii, poi aggiunsi: “Li aveva preparati?”
“Sì. Era certo che con una spintarella saresti riuscita a tornare” mi sorrise nuovamente e mi porse i fogli.
Firmai tutto, poi mi nascosi in una saletta ambulatoria, in attesa che Nancy chiamasse Rose per me.
“Mary, sei tornata a lavoro, il Capo aveva ragione, evvi – l’acuto le morì in gola, non appena mi vide – Ma che?” disse sorpresa.
I suoi occhi verdi si riempirono di preoccupazione.
In meno di un attimo fu al mio fianco.
“Non riesco a smettere di ascoltare questa canzone. E’ più forte di me” dissi tra le lacrime e le porsi una cuffia.
Lei si avvicinò e ne ascoltò un pezzo:
“E ora penso che il tempo che ho passato con te
Ha cambiato per sempre ogni parte di me
Tu sei stanco di tutto io non so cosa dire
Non troviamo un motivo neanche per litigare
Siamo troppo distanti, distanti tra noi
Ma le sento un po’ mie le paure che hai
Vorrei stringerti forte e dirti che non è niente
Posso solo ripeterti ancora
Sono solo parole”.
Scosse la testa e disse: “Te in lacrime sconvolta, parole poco comprensibili per me e strumentale tragico mi fanno pensare a una canzone triste italiana. Brutta, bruttissima storia. Cos’è successo?”
“Forse io e Ian siamo al capolinea. Forse noi ci siamo appena lasciati”
“Cosa? Che diavolo avete combinato?”
“Abbiamo litigato. Per colpa mia. Dannazione, ci siamo urlati contro, come… non riesco nemmeno a parlare, sono patetica”
“No, non lo sei. Calmati, non piangere più. Perché avete litigato?”
“Ian è tornato a casa prima per aiutarmi. Io ero a letto. Lui voleva aiutarmi e mi ha preso di peso per costringermi a tirarmi su e io… io urlando gli ho detto che non avevo bisogno di lui”
“Cos’hai fatto?! – Rose mi guardò spiazzata – Maria Chiara Floridia, ti sono morti i neuroni nel cervello? Dov’è la tua materia grigia? Sei impazzita?”
“Non so cosa mi è preso! Poi il Capo è venuto a parlarmi e… e sono tornata in me. Sono rinsavita. Mi sono resa conto che ero stata un’emerita stronza con Ian. Sono andata a cercarlo. Era a casa. Avevo intenzione di chiedergli scusa, ma…”
“Ma?”
“Ma tutto è andato a puttane. Ian ha iniziato a vomitare parole e io ho incassato i colpi. Me lo meritavo, gliene ho fatte passare troppe in questi giorni. Però, poi… poi abbiamo iniziato entrambi ad alzare la voce. Abbiamo urlato, sempre di più, sempre di più, fin quando…” mi interruppi e ripresi a piangere.
Non riuscivo nemmeno a ripensare alle ultime battute che ci eravamo scambiati.
“Quando? Mary, non leggo nel pensiero!”
“Quando lui mi ha detto che mi preferiva quando eravamo amici. Io gli ho detto che forse non ci saremmo dovuti mettere insieme allora e lui… lui mi ha dato ragione e io gli ho detto di tornarsene dalla sua ex”
“Che cosa? – la voce di Rose era diventata molto acuta – Mary, tesoro mio, che diavolo ti è passato per la testa?”
“Non lo so, credimi. So solo che non avrei mai voluto che tutto questo accadesse”.
Rose smise di parlare.
Abbassai lo sguardo, lasciando che le lacrime cadessero sul pavimento.
In poco tempo mi ritrovai tra le sue braccia.
La strinsi forte, singhiozzando contro la sua spalla.
In quel momento sentivo che era solo ed esclusivamente di lei che avevo bisogno.
 
POV Ian
Il sole splendeva. Era cocente. Giallo. Bellissimo.
La spiaggia era pulita. Sabbia pura. Oceano cristallino.
Cosa si poteva desiderare di più?
“Ragazzi, grazie davvero per averci regalato questo giorno di pausa” disse Nina, rivolgendosi a Mary, Rose e Steve.
“Prego. L’abbiamo fatto con piacere! In fondo… anche noi avevamo bisogno di staccare un po’ la spina” Steve ci sorrise.
“E il mare è il luogo migliore per staccare la spina, vero Mary?” Rose le diede una spintarella.
Mary annuì, guardando con la coda dell’occhio verso di me.
“Quest’anno non torni in Sicilia?” chiese Candice.
Mary scosse la testa.
“Come fai a star lontana così tanto dalla tua famiglia e dai tuoi amici? Vi sentite spesso almeno?” Steven si intromise nella discussione.
“A volte sì, a volte no, infatti le volte in cui non ci sentiamo mi danno sempre per dispersa – fece una smorfia – Ma non posso farci niente. Quando sono di turno anche per tre giorni consecutivi, non posso staccare e chiamare parenti e amici, come se niente fosse”
“Ti mancano?”
“Certamente. Tutti loro sono una parte di me di cui non posso fare a meno. Sono tutti le mie rocce. Senza di loro non sarei qui in America” sorrise adorante, pensandoli.
“Cambiamo discorso, su. Non vogliamo di certo renderti nostalgica” dissi io, sorridendole di sfuggita.
“Esatto! Oggi non è una giornata di tristezza, bensì di svago e relax. Perciò, Mary, togliti il vestitino. Sei l’unica che non è ancora in costume e io voglio andare a fare un bagno” Rose la incitò.
Mary, molto imbarazzata, prese gli estremi del suo vestitino azzurro e se lo sfilò dall’alto, mostrando un costume verde acqua, semplicissimo, che risaltava le curve del suo corpo.
Rimasi incantato da quella visione.
Ero davvero stregato da quella dottoressa.
“Il primo che si butta in acqua ha il pranzo gratis” disse Steve, distogliendomi dai miei pensieri.
Tutti cominciammo a correre.
L’acqua era calda.
Mary gridò: “Vittoria!” riemergendo dall’acqua e ridendo spensieratamente.
Mi persi nella sua risata.

 
“Ian, ma mi ascolti?” una mano mi passò davanti.
Tornai con i piedi per terra, guardandomi attorno confuso.
Ero nella mia cucina.
I ripiani erano in disordine, così come i divani in lontananza.
Da quanto tempo non mi occupavo di casa mia?
“Iaaan” Jess richiamò la mia attenzione su di sé.
“Scusa, dicevi?”
“A che pensavi?”
“A niente. Cosa mi stavi dicendo?”
“Ian. A cosa pensavi?”
“Mi era solo tornato in mente il giorno in cui Mary e i suoi colleghi ci hanno portato a mare per rilassarci un po’. Il volontariato stava finendo. Lei era ancora felice e sorridente” m’incupii.
“Ecco, questo si ricollega al mio discorso. Dicevo che devi sentirla. Non avete più parlato da quella notte barra mattinata. Dovete risolvere questa situazione, così da poter tornare felici e sorridenti”
“Non c’è niente da risolvere, Jess”
“Niente da… stai scherzando, vero? Ian, state insieme e non vi sentite da tre giorni per delle cose che avete detto e che non pensavate davvero! Dovete riparlarne con calma, dovete scusarvi a vicenda”
“Io non devo chiedere scusa per niente!” alzai un po’ la voce.
Jess mi diede uno schiaffo sulla testa.
“Ahi, Jess!” mi massaggiai la testa.
“Non fare l’angioletto, né tantomeno la vittima. Mary avrà pure sbagliato molto, ma tu hai fatto pure i tuoi sbagli! Potevi evitare di dirle che stare con lei è stato solo un terribile errore, no?”
Chiusi gli occhi e sospirai.
Jess aveva ragione.
Avevamo sbagliato entrambi.
Non potevo pretendere di avere la ragione al cento per cento.
“O mi sbaglio? Credi che queste cose siano romantiche?”
“No, Jess, non lo sono. Hai ragione. Ho sbagliato pure io”
“Bene, ora che l’hai capito, esci di casa e raggiungila. Parlate, urlate, rotolate nudi tra le lenzuola, fate quello che volete, basta che risolvete tutto questo. Vi siete solo compresi male a vicenda. Capita e, soprattutto, si può chiarire”
“Non posso”
“Perché no?”
“Perché sono un uomo fottutamente orgoglioso, ecco perché” mi passai una mano tra i capelli.
“Dannato orgoglio!” Jess brontolò.
Feci una risatina, nonostante fossi con l’umore sotto le scarpe.
L’Iphone trillò.
Lo afferrai, sperando che magari fosse Mary.
Mi sbagliavo.
Nina: << Ehi, Ian, come ti senti? Joseph oggi sarà fuori per un pranzo di lavoro, ti va di pranzare insieme, come l’altro giorno? Non ci vediamo da allora, sono preoccupata. Un bacio :* >>.
Risposi velocemente: << Ehi, non so rispondere alla prima domanda. Perché no? Mi va di passare un pranzo fuori casa di nuovo. Passo a prenderti io, tra un paio d’ore. Un bacio :* Ah, e grazie! >>.
“Chi era?” Jess si sporse per guardare.
“Non era Mary, se è questo che vuoi sapere – sospirai – Ma perché non mi contatta?”
“Perché anche noi donne sappiamo essere fottutamente orgogliose in certi casi! – Jess mi fece una linguaccia e mi diede una pacca sulla spalla – Ah, non si smette mai di imparare!”
“Eh già”
“Vado, Ian, Paul mi aspetta”
“Vai, vai, non voglio che Paul si arrabbi con me”
“Non potrebbe mai. Sa benissimo che mi deve condividere con te” ridacchiò, mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò.
Mi alzai dallo sgabello e salii al piano di sopra.
Sembravo un barbone.
Dovevo darmi una sistemata, se volevo uscire.
 
POV Mary
Mi lavai le mani e uscii dalla sala operatoria.
Trovai Katherine ad aspettarmi.
“Buongiorno” la salutai.
“Dottoressa Floridia, il Capo mi ha detto che vuole vederla”
“D’accordo, vado subito da lui. Tu intanto controlla questo post-operatorio”
“Certamente” annuì e se ne andò.
Mi tolsi la cuffietta della sala operatoria e andai verso le scale.
Cominciai a salire, fin quando non arrivai al primo piano.
L’ufficio del Capo si trovava lì.
Bussai ed entrai.
“Capo, buongiorno. Voleva vedermi?”
“Sì. Accomodati” mi indicò la poltrona di fronte a lui.
Mi sedetti e accavallai le gambe.
“Com’è andata l’operazione di stamattina?”
“Mi ha fatta chiamare per questo? – corrucciai la fronte – Poteva saperlo dalla relazione post-operatoria”
“Veramente volevo sapere come si è sentita mentre operava”
“Oh! Mi sono sentita bene. Sicura. Come un tempo” ammisi.
“Mi fa piacere sentirglielo dire – il Capo mi sorrise – Bentornata ufficialmente, Floridia!” mi porse la mano.
La strinsi. Era calda. Affettuosa. Paterna.
“Grazie, Capo, davvero” gli sorrisi.
Congedatami, andai in saletta.
“Buongiorno, raggio di sole” disse Steve ironico.
Rose gli mollò uno schiaffo e mi si avvicinò: “Come stai stamattina, tesoro?”
“Dopo l’operazione meglio – sorrisi – Il paziente è ancora vivo, il Capo è felice che io sia tornata e… credo di avere fame”.
Rose sorrise a trentadue denti e disse contenta: “Fantastico, perché è da tre giorni che tocchi poco cibo!”
“Sì, da quando tu e Ian” cominciò Steve e Rose gli mollò un altro schiaffo.
“Ma che ho fatto di male?” disse lamentandosi.
“Chiudi il becco, Steve. Mary, devi riprendere a mangiare bene. Andiamo alla mensa, su, dobbiamo rendere quelle guance di nuovo rosee, signorinella” il suo sguardo assassino, rivolto a Steve, divenne amorevole e materno, non appena incrociò il mio, sicuramente ancora privo di vitalità.
Nonostante fossi tornata a lavoro, non ero completamente serena.
Tutta la situazione tra me e Ian mi stava lentamente uccidendo.
Guardai il mio cellulare, sperando che magari ci fosse qualche suo messaggio.
Niente.
Come sempre.
“Mary?” Rose mi chiamò preoccupata.
“Sì?” misi il cellulare in tasca.
“Ancora niente?”
“No” abbassai lo sguardo.
“Andiamo” mi prese per un braccio e mi trascinò via da quella stanza.
Quando arrivammo a mensa, Claudine mi chiese cosa volessi ordinare.
“Un caffè. E una brioche. E quel cornetto. E quel krapfen. E quel” cominciai con tono spento, indicando mollemente con l’indice metà del bancone.
Rose mi bloccò e sorrise a Claudine.
“Prenderemo solo due caffè e due brioches, grazie”.
Ci accomodammo e cominciammo a mangiare.
Mentre addentavo un pezzo della mia brioche, vidi una coppietta imboccarsi vicino al nostro tavolo.
“Rose” dissi seria.
“Dimmi”
“Quelli non sono Ian e Nina, vero?” la guardai.
“No!” rispose lei.
Mi presi il volto tra le mani.
“Dio, sto diventando pazza! Li vedo dappertutto! Ma come diamine ho potuto dirgli ‘tornatene dalla tua ex ragazza’? Ma a che cavolo pensavo?”
“Senza offesa, ma è quello che mi chiedo anch’io”
“Non mi offendo. Hai un cappio a portata di mano? Voglio farla finita”
“Ma smettila di dire scemenze! Si risolverà tutto, vedrai”
“Come può risolversi tutto, se è da tre giorni che siamo entrambi in silenzio stampa?”
“Perché non ti fai sentire? Se lui non prende iniziativa, prendila tu”
“Perché sono una codarda. Ho combinato davvero un guaio” sbuffai.
“Chissà perché non si fa sentire lui”
“Forse perché ha seguito il mio folle consiglio”
“Nah, non credo” Rose scosse la testa, tornando poi a sorseggiare il suo caffè.
In quell’esatto istante Claudine aumentò il volume della televisione.
“Ian Somerhalder e Nina Dobrev hanno ripreso a uscire da soli. Queste foto risalgono a due giorni fa e ritraggono gli attori, in compagnia l’uno dell’altra, mentre pranzano insieme. Semplici amici o ritorno di fiamma? Sappiamo già cosa sperano i fans, nonostante il nuovo compagno della Dobrev sia amato, al contrario della nuova compagna di Somrhalder! Il servizio dopo la pubblicità” disse il giornalista, sorridendo.
Lo schermo si oscurò per qualche secondo, prima di rianimarsi con gli spot pubblicitari.
Mi caddero le braccia.
“E lo sapevo, ha ascoltato davvero il mio consiglio!” dissi disperata, prendendomi la testa tra le mani.
“No, lo sai che i giornalisti dicono cazzate” cercò di rassicurarmi lei e mi esortò a tornare a lavoro, lanciando un’occhiataccia a Claudine per aver alzato il volume del televisore.
Quando tornai in corsia, però, la situazione peggiorò.
Ovunque mi giravo, vedevo coppiette con le loro facce che si scambiavano moine.
“Rose, senti, non ce la faccio a stare qui, davvero. Devo uscire da qui, prima di impazzire definitivamente. Dillo tu al Capo, ok?” dissi velocemente e andai a cambiarmi.
Tornata alle spoglie di una comune cittadina, uscii alla velocità della luce dall’ospedale, con la speranza di non incrociare altre coppiette con i volti di Ian e Nina.
Mentre vagabondavo con la macchina, guardai nello specchietto retrovisore più volte. Avevo una strana sensazione, come se qualcuno mi stesse seguendo.
Non ci feci molto caso e parcheggiai, poi andai a fare un po’ di shopping.
Dopo una mattinata spesa a comprare e provare vestiti che effettivamente non mi servivano, mi fermai all’ombra e chiamai Rose.
“Va meglio?” mi chiese.
“Abbastanza. Adesso le persone hanno tutte i propri volti” risi.
“Finalmente”
“Esatto! Credo che ora pranzerò da qualche parte, poi torno a lavorare”
“La Mary depressa è sparita, quindi?”
“Sparita, andata. Al suo posto c’è la Mary Stakanovista”
“Fantastico! Non vedo l’ora di vederla all’opera – rise – a tra poco, allora, Mary Stakanovista”
“A tra poco” riattaccai.
Dove potevo pranzare?
Mi guardai intorno e notai un ristorante dall’altro lato della strada. Aguzzai gli occhi per intravedere il nome, scritto in modo strano sul vetro, quando, invece, notai due volti conosciuti: Nina e Ian stavano pranzando insieme proprio accanto alla vetrina.
Mi presi di coraggio e chiamai Ian con il privato.
Rose aveva ragione.
Se lui non prendeva l’iniziativa, dovevo farlo io.
Dovevo risolvere quella situazione una volta per tutte.
Non potevo perderlo.
“Pronto?” disse lui dopo due squilli.
“Conosco un’idiota che ha fatto l’idiota con un uomo che non lo meritava”
“Mary?!” disse lui sorpreso.
“L’idiota si chiama proprio così, ma come hai fatto a indovinare? – dissi ironica, poi tornai seria – Ian, non so davvero come scusarmi. Ho avuto dei comportamenti pessimi in queste settimane e ti ho fatto soffrire tanto. Non volevo farti stare male, credimi”
“Mary…” disse lui titubante.
“No, aspetta. Hai ragione, io scappo via, non affronto le situazioni. Sono sempre stata così, ma non so perché. Forse è semplicemente paura di affrontare la realtà o paura di soffrire, ma non importa, perché questo riguarda la mia persona, non te. Perciò non dovevo assolutamente prendermela con te. Ian, ti prego”
“Mary, non so davvero che dire”
“Non dire niente. Guarda solo alla tua… alla tua destra” dissi dolcemente.
Vidi il suo volto girarsi e guardare verso la mia direzione.
Accennai un saluto con le dita della mano sinistra.
Era sorpreso, non si aspettava che fossi lì.
Ian uscì velocemente dal locale e chiuse la chiamata.
Era davvero splendido, nonostante ancora si intravedesse un lieve gonfiore allo zigomo.
Mi soffermai a guardarlo.
Mi era mancato davvero troppo.
I suoi occhi brillavano alla luce del sole, così come i suoi capelli castani, che si intravedevano, nascosti dal suo cappello marrone.
Le sue labbra mi chiamavano.
Le sue mani sembravano trepidanti.
Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata.
Sorrisi, mentre i miei piedi si muovevano, camminando verso la sua direzione.
Ian mi imitò.
Eravamo entrambi per strada, che camminavamo, l’uno verso l’altra.
E viceversa.
Sembrava una scena da film.
Pochi passi ormai ci dividevano, quando accadde.
Delle ruote stridettero sull’asfalto, come se qualcuno avesse dato più gas a un’auto.


COLONNA SONORA DEL MOMENTO: http://www.youtube.com/watch?v=pGA6yw8T8os


Mi voltai e vidi una macchina corrermi incontro.
“Mary, no!” urlò Ian.
Qualcosa mi spinse via.
L’impatto con l’asfalto fu tremendo, enfatizzato da un rumore atroce.
Cominciai a rotolare, fin quando non sfiorai il marciapiede con un gomito.
La testa mi stava esplodendo, avevo preso una bella botta.
Cos’era successo?
Riaprii gli occhi confusa.
Ian era a terra e non si muoveva.
Ecco cos’era quel rumore.
L’auto nera, poco più in là rispetto a lui, doveva averlo preso in pieno.
“Ian! Ian!” urlai.
Mi alzai velocemente, ignorando la spalla destra che protestava, e corsi verso di lui.
“Ian, svegliati” mi inginocchiai al suo fianco e cominciai a scuoterlo, mentre le lacrime scendevano, ricadendo sul suo volto.
Niente da fare, continuava a essere incosciente.
Mentre cercavo di capire che danni avesse, vidi del sangue uscire dalla sua testa.
“No, no, no, no! Ti prego, no!” singhiozzai più forte e provai a chiamare l’ospedale con le mani che mi tremavano.
Purtroppo, né il mio né il telefono di Ian funzionavano.
Erano spenti. Andati.
“Dannazione!” imprecai.
“Scusami, Damon, non miravo a te. L’auto fallisce, questa no” disse la donna che l’aveva investito, dopo che era scesa dall’auto.
“Il suo nome è Ian. Che problema ha?” ribattei tra le lacrime, gridando e guardandola negli occhi, azzurri. Glaciali.
“Mary, ma che diavolo è successo?” la voce di Nina era scioccata.
Mi voltai per risponderle, ma non feci in tempo.
Un rumore assordante echeggiò.
Un tepore si fece largo nel mio addome.
Guardai in basso, mentre il sangue si faceva strada nei miei vestiti, poi caddi a terra.








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Note dell'autrice:
Questo era l'ultimo capitolo di "Friendzone?". Ovviamente non sono così stronza da far finire una storia così, perciò adesso vuoto il sacco. La storia di Mary e Ian è divisa in ben tre parti. "Friendzone?" era la prima parte e si conclude con questo capitolo. La storia riprenderà con il seguito, "Love will show you everything", che spero leggiate! :) Detto questo, commento brevemente il capitolo:
Mi è piaciuto scrivere un momento tra Ian e Nina, mi è piaciuto mostrare la fragilità di Ian e ho ADORATO Nina. Nina in questo capitolo è stata un po' la mia portavoce riguardo la situazione reale che si ha tra loro: io non so se loro stanno nuovamente insieme o meno, ma se sono tornati a essere solo amici, io me li immagino come Nina in questo capitolo. Molto maturi. Pronti ad aiutarsi nuovamente. Capaci di distinguere ciò che è stata ed è la loro amicizia, da ciò che è stata la loro relazione.
Ho adorato Jessica. Dalle foto sembra un tipo vispo e allegro, perciò ho cercato di renderla così, nonostante non possa effettivamente sprizzare felicità da tutti i pori, data la situazione xD.
Ho adorato il Capo e anche Rose. Il Capo per la fiducia posta in Mary. Rose per la forza che cerca di infonderle. 
Ho adorato Mary. (Parentesi, la canzone che ascolta con le cuffie, per chi non l'avesse riconosciuta, è "Sono solo parole" di Noemi: http://www.youtube.com/watch?v=G864l5Lphf4). Codarda e spaventata, che poi si fa forza e chiama Ian con il privato.
Ammette il suo problema. Questo, si dice, è il primo passo per la guarigione, no? 
Mi sono letteralmente disintegrata nella scena finale. Mi sono odiata. Però l'ho scritta ugualmente xD.
Questa donna ha investito Ian e ha sparato a Mary. Perché? E perché ha chiamato Ian "DAMON"?
Lo scoprirete nella prossima parte, "Love will show you everything". ;)
Grazie per aver seguito "Friendzone?".
Grazie per chi ha letto silenziosamente, spero ti sia piaciuto.
Grazie per chi ha recensito, i tuoi commenti sono stati molto utili!
Grazie per chi ha dato un'occhiata alla pagina fb: https://www.facebook.com/pages/-let-your-heart-decide-/108955182460145?fref=ts
Rinnovo l'idea di formare un gruppo privato per spoilers, ecc, nel caso in cui la pagina non vi piaccia. Anche perché non so usarla molto bene, scusate :(
Grazie ancora!
A presto con "Love will show you everything".
Mary :*
  
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