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Autore: martyc97_fecalina    28/07/2014    3 recensioni
Le nuvole erano sparite, portate via dal vento per fare spazio alla luce e al calore del Sole, solo una incombeva ancora su Manhattan, una nuvola grigia e sola, che sembrava portare con sé un vago profumo di rosa ma che trasmetteva malinconia ed amarezza; e solo gli osservatori più attenti sapevano che quella nuvola non sarebbe andata via tanto facilmente, perché era da un po’ che sembrava aver trovato la sua casa a New York o, più precisamente, sulla cima dell’Empire Hotel.
Fanfiction a 4 mani Fecalina e martyc97
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Quasi tutti | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass, Nate Archibald/Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Longlife Treasure of Destiny

Il vestito elegante, la cravatta annodata, la barba appena rasata e la sensazione di fresco che la camicia appena stirata gli donava.
Fece scivolare le dita sulla cravatta un paio di volte, accertandosi che fosse tutto a posto, e passò una mano fra i capelli scuri.
Gli sembrava ancora surreale, dopo più di cinque anni, poter uscire e camminare per strada senza la paura di notare il proprio riflesso nella vetrina di qualche negozio.
Gli specchi gli mettevano ancora addosso uno strano senso di inquietudine, ma nulla che non potesse controllare, ma gli incubi… Gli incubi non gli davano pace, stralci di un futuro che sarebbe potuto essere diverso dal suo presente, la costante paura di aprire la porta e ritrovarsi nuovamente quella donna e quella rosa davanti lo tormentavano.
Avrebbe dovuto godersi il presente, ma non riusciva, in quel particolare periodo, a lasciare andare il suo passato, i suoi demoni, quei ricordi che gli ricordavano che non importa quanto in alto sei, ci sarà sempre il pericolo di una caduta.
Assorto nei suoi pensieri, Chuck non si accorse delle sottili braccia che gli avvolgevano la vita se non quando un paio di soffici labbra scarlatte si posarono alla base della sua nuca.
Chiuse gli occhi, sorridendo e voltandosi verso di lei per poter catturare le sue labbra in un bacio delicato.
“A cosa pensavi?” gli chiese lei poggiando la testa sul suo petto.
Il cuore batteva veloce attraverso il tessuto costoso della camicia, ed ogni volta che quel suono arrivava alle sue orecchie, Blair non poteva fare altro che sorridere ed essere grata che quella melodia potesse ancora accompagnare le sue giornate.
Chuck non rispose, affondò semplicemente la testa nei suoi boccoli scuri, posandovi un soffice bacio e stringendola maggiormente a se.
“Sono qui, Chuck, non vado da nessuno parte” lo rassicurò avendo intuito cosa lo affliggeva “Nonandiamo da nessuna parte. Nessuno di noi.”
Il vestito di Blair frusciò, mentre Chuck disegnava cerchi immaginari sulla sua schiena, allontanandosi quel poco che bastava per poggiarle un delicato bacio sulla fronte.
“Lo so.”
Le labbra si spostarono dalla fronte alla guancia, la mascella, le labbra.
“E’ solo che a volte mi sembra troppo bello per essere vero, ecco tutto” confessò in un sussurro.
“Ma lo è.”
“Lo è.” Sorrise Chuck mentre la porta della camera veniva spalancata e una bambolina dal vestito color pesca, i boccoli scuri e gli occhi chiari faceva irruzione nella stanza
“Papà! Zio Nate dice che devi correre ad aiutarlo, è urgentissimo!”
I due sciolsero l’abbraccio che li univa e si concentrarono sulla bambina che, correndo verso di loro, si catapultava fra le braccia di Chuck con fare preoccupato.
“Cos’è successo, piccola?” le chiese Blair mentre la bambina si aggiustava meglio nell’abbraccio del padre.
“Beh, ecco, stavo giocando con Roxanne e Alec in giardino, quando tutt’un tratto abbiamo sentito zio Nate e zio Dan urlare. So che non si origliano le conversazioni dei grandi, ma Roxy mi ha trascinata ed io ho portato anche Alec, perché Ed e Will non c’erano e lui è piccolo, non potevo lasciarlo da solo, giusto mamma? Sono stata reponabile” spiegò la bambina con convinzione.
“Si dice responsabile, tesoro” rise Blair al pensiero del piccolo Alexander trascinato da Roxy e Victoria in giro per il giardino, era il piccolo di casa e tutti, nessuno escluso, amavano spupazzarlo.
“Beh, ma lo sono stata, vero?”
“Assolutamente” la rassicurò Chuck posandole un bacio sulla testa.
Victoria sorrise soddisfatta e continuò con la sua storia, lunga e dettagliata come solo quella di una bambina di cinque anni poteva essere, arrivando finalmente ad una conclusione:
“E zio Nate cercava di dirgli che era una bella cosa che zia Jenny si stesse sposando e che avrebbe avuto una casa e una famiglia e allora io gli ho detto che zio Nate aveva ragione, che così la cicogna avrebbe messo anche a lei un bambino nella pancia come alla mia mamma, ma appena ho detto quella parola zio Dan è caduto a terra!”
Chuck e Blair si guardarono in faccia, tentando di non ridere, ma trovando la cosa molto difficile.
“Ma io non ho fatto nulla di male, vero? ‘Bambino’ non è una brutta parola come quella che ha detto zio Jack a Natale.”
Blair aggrottò le sopracciglia: “Quale brutta parola?” chiese in tono inquisitorio, ma la bambina la ignorò, continuando il suo discorso:
“Forse non sapeva come nascono i bambini” rifletté puntando gli occhi chiari in quelli di Chuck.
“Dovresti andare da lui e dirglielo, o quando nasceranno il mio fratellino e la mia sorellina sverrà di nuovo”
Chuck rise, stringendo di più la bambina e schioccandole un sonoro bacio sulla guancia.
“Hai ragione, dovrei proprio andare. Tieni tu compagnia alla mamma?”
La bambina sorrise e annuì energicamente, stampando un bacio sulla guancia dell’uomo e, una volta tornata con i piedi per terra, volteggiando verso Blair e il suo pancione.
Era incredibile quanto Victoria somigliasse alla madre: lo stesso portamento regale, il nasino piccolo e leggermente all’insù e soffici boccoli color cioccolato che le ricadevano sulle spalle.
Ma gli occhi, gli occhi non mentivano, come non mentiva il suo tono autoritario ma al contempo cortese e quel non so che di aristocratico che era estraneo a Blair stessa.
Victoria era una principessa, era nel suo DNA, in quelle sottigliezze che solo degli occhi attenti riuscivano a catturare ed associare dolorosamente a Louis.
La bambina sapeva chi fosse il suo padre biologico, e ne teneva una foto sul comodino che risaliva a pochi mesi prima del tragico incidente automobilistico in cui era stato coinvolto.
Sempre meglio che raccontare al mondo intero e alla famiglia reale che era caduto dal tetto di un palazzo mentre cercava di uccidere una Bestia colpita da un incantesimo, comunque.
A volte, d’estate, Victoria passava qualche settimana a Monaco con i suoi nonni: le piaceva la città, ma casa era sempre casa, dove c’erano mamma e papà.
Perché, dal primo momento in cui gli occhi caramello di Chuck avevano incontrato quelli celesti di Victoria lo avevano capito entrambi: si appartenevano.
Ora la bambina trotterellava per il corridoio, mano nella mano con la sua mamma ed una bimba dai suoi stessi occhi e i capelli più luminosi del Sole.
Aprirono la porta color crema di fronte a loro e le bambine balzarono fra le due figure bionde (una dal vestito azzurro, l’altra bianco) al centro della stanza.
“Zia J sei megarigliosa” le offrì Roxanne con lo sguardo sognante e un dolce sorriso ad incresparle le labbra.
“Meravigliosa, tesoro” la corresse Serena accarezzandole i capelli.
“Si, mamma” roteò gli occhi la bambina.
Jenny sorrise alle bambine, voltandosi nuovamente verso lo specchio e sorridendo nervosamente.
“Sicure che il vestito non sia troppo stretto? Dio, non riesco a respirare, e forse avrei dovuto eliminare le rifiniture sul corpetto e sostituirle con-”
Il fiume di parole che uscivano dalle labbra color ciliegia della donna furono immediatamente fermate dalla voce di Blair.
“Jenny” disse richiamando la sua attenzione “ sei perfetta” continuò più dolcemente “il vestito è perfetto, una delle tua creazioni migliori, piccola J, devo ammetterlo”
Jenny le sorrise, lasciando che le gote ricoperte di fard si arrossissero.
“Damien rimarrà a bocca aperta” ammiccò Serena, e dopo una frazione di secondo si ritrovarono tutte ricoperte di tulle e strette dalla fragili braccia di Jenny.
“Grazie” sussurrò commossa.
“Non azzardarti a piangere o ti si rovinerà il trucco” intimò Blair con gli occhi lucidi.
“Senti chi parla, sei una fontana ambulante in questi giorni, B”
“Hey! E’ colpa della gravidanza, tu hai pianto tre volte guardando un film quando eri incinta di Roxy”
“Ero emotiva!”
“Guardavamo American Pie”
Serena rispose con una scrollata di spalle e le tre scoppiarono a ridere, interrotte dalla voce di Victoria.
“Mamma, cos’è American Pie?”
Blair guardò sua figlia a corto di parole, prima di sorriderle e accarezzarle la testa.
“Chiedilo a zio Nate, okay tesoro?”
Serena trattenne una risata, e Jenny trangugiò lo champagne sul tavolino della stanza.
“Attenta con quello, Piccola J, non vorrai arrivare all’altare ubriaca come qualcun altro” rimproverò Blair con una punta di disgusto nella voce.
“Ti stai forse riferendo a me, Waldorf?”
Georgina, in tutto il suo oscuro splendore, si materializzò sull’uscio della porta, seguita da una figura alta e abbronzata i cui occhi verdi si posarono commossi sulla sposa.
Vanessa, con Alec al seguito, corse ad abbracciare Jenny, ignorando il battibecco in corso.
“Bass.” Puntualizzò Blair.
“Idem”
“Già, peccato che io abbia sposato il Bass giusto.”
“Quello meno eccitante vorrai dire”
“O meno sociopatico” sorrise serafica la donna.
“Voi due: basta! Almeno oggi trattenetevi!” s’intromise Serena prendendo fra le braccia Alec.
“Ha cominciato lei ad insultarmi” accusò Georgina “mentre non ero presente, tra l’altro, molto di classe.”
“Disse quella che ha sposato Jack Bass ubriaca fradicia in una cappella a Las Vegas.”
“E’ stato una vita fa, per quanto ancora hai intenzione di andare avanti?”
“E’ successo due settimane fa!”
In tutta risposta la donna scrollò le spalle, prendendo un sorso di champagne e un assaggio di pasticcino.
“Sei solo delusa perché, non essendoci stata una cerimonia, non hai potuto criticarla.”
“Posso eccome” rise B “lo sto facendo, infatti”.
“Ragazze!” tuonò la voce di Jenny “Non vorrei interrompere il vostro siparietto, ma io tra tre minuti mi sposo!”
Blair e Georgina di scambiarono un ultimo sguardo ostile, prima di ammorbidirlo posandolo sulla sposa che, radiosa, si dirigeva verso la navata.
La cerimonia era intima e deliziosa, dopo la funzione iniziarono i festeggiamenti, contornati di risate, racconti e frecciatine.
Mentre gli adulti danzavano ognuno fra le braccia del proprio consorte, i bambini giocavano in giardino.
“Edward, abbiamo fatto la conta e sei uscito tu, devi cercarci!”
Victoria, dall’alto delle sue ballerine Vivier, si ostinava a rimproverare il bambino che, testardo, si rifiutava di sottostare alle regole.
“Ma io non voglio, Victoria.”
“Non si tratta di volere o no, devi farlo!” puntò i piedi la bambina, pericolosamente vicina a spingerlo a terra.
Succedeva sempre così, a Ed piaceva provocarla solo per vederla perdere le staffe e, il più delle volte, riusciva nel suo intento.
Il fatto era che, fin da quando era nato, Victoria Eleonor Bass gli era stata presentata come un essere perfetto.
Victoria non faceva arrabbiare i grandi, non sporcava i vestiti, non sedeva scomposta.
Mai.
Tutto questo, secondo il giovane Humphrey, per cui infrangere le regole e gli schemi era la regola, era inaccettabile.
Il piccoletto aveva ereditato la stessa grinta e lo stesso spirito ribelle della zia, moltiplicati per mille e, insieme ai sopracitati, di J aveva ereditato anche una certa passione per i geni Waldorf, a quanto pare.
“Basta voi due, conto io!” s’intromise Roxy, che conosceva quella tiritera fin troppo bene.
“No, così gliela dai vinta!” si lamentò ancora la mora.
La biondina scrollò le spalle, cominciando a contare, lasciando così un’indispettita Victoria e un ghignante Ed.
I bimbi cominciarono a cercare un nascondiglio: Alec si nascose sotto il tavolo dei genitori, ridacchiando e arrampicandosi sulla gamba dello zio Nate che trasalì, permettendo così a Roxanne di tanare il bambino.
William fu scoperto dalla biondina mentre derubava il buffet, tentando di allungare la mano e afferrare un muffin dalla colonna dietro cui era nascosto.
Edward, invece, era uscito sull’orlo delle lacrime da un cespuglio, con una spina impigliata nella camicia e qualcosa nascosto dietro la schiena.
Mancava solo Victoria che, però, sembrava essere scomparsa.
La bambina, arrabbiata, era corsa lontano dalla festa, verso un prato dove, assorta, aveva rincorso una farfalla, fino a rendersi conto che, oramai, non sentiva più la musica né le risate dei suoi parenti.
Era spaventata, così tanto da permettere ai suoi occhioni azzurri di riempirsi di lacrime, chiamando a squarciagola mamma e papà.
“Ti sei persa?” chiese ad un tratto una voce gentile.
La bambina si voltò, trovandosi davanti una bellissima donna vestita d’azzurro.
“Victoria, giusto?” chiese ancora la sconosciuta.
La bambina annuì, facendo qualche passo indietro.
Sua madre le ripeteva sempre di non parlare con gli sconosciuti e lei, quella donna, non l’aveva mai vista.
“Non avere paura, sono un’amica, anche se un po’ in ritardo al matrimonio di Jennifer.”
“Jennifer è mia zia.” Ragionò la bambina.
Se quella donna conosceva Jenny non poteva essere cattiva, giusto?
Victoria si asciugò le lacrime, avvicinandosi di un passettino e facendo un piccolo inchino.
“Victoria Eleonor Bass.”dichiarò porgendole la mano.
La donna sorrise, stringendola per qualche secondo.
“Diana Payne.”
“Non ti ho mai vista con zia Jenny, però”
“Sono un’amica di vecchio data”
La bambina annuì, continuando ad osservarla.
“Sei molto bella” disse ad un certo punto, e Diana non poté fare a meno di sorriderle per l’ennesima volta.
“Grazie, anche tu. Assomigli tanto alla tua mamma, sai? Eccetto che per gli occhi”.
La bimba le offrì un altro sorriso cortese, prima di abbassare di poco lo sguardo e cominciare inconsciamente a disegnare dei cerchi nel terreno con la punta delle scarpe.
“La mia mamma dice che è perché anche Louis li aveva così.”
“Louis è il tuo papà?”
La bambina rialzò nuovamente lo sguardo, puntando gli occhi in quelli della donna.
Era così, lei lo sapeva, eppure sapeva anche che era Chuck suo padre, quello che le rimboccava le coperte, le dava il bacio della buonanotte e la stringeva se era triste o si faceva male.
Così, tutte le volte che qualcuno le poneva quella domanda lei istintivamente scuoteva la testa, per poi ritrovarsi sommersa di domande a cui una bambina di quattro anni non sa e non dovrebbe rispondere.
In quei casi la sua mamma la salvava, portandola via o rispondendo per lei; e se non c’era Blair c’era Chuck, qualcuno dei suoi zii o addirittura Roxy.
Ma stavolta Victoria era da sola e non sapeva cosa rispondere, così scrollò le spalle, riprendendo il movimento circolare della scarpa.
“Più o meno.”
“E Chuck, è anche lui il tuo papà?” insisté la donna con un tono sempre cortese e chinandosi per poter guardare meglio la bambina.
Victoria, turbata da quelle domande, indietreggiò infastidita.
“Sì, e mi ha detto di non parlare con gli sconosciuti. Sarai anche un’amica di zia Jenny, ma io non ti conosco.”
Diana sorrise, avvicinandosi e accarezzandole una guancia prima di indietreggiare di qualche passo.
“Sei un bel tipetto, Victoria Bass, hanno fatto proprio un bel lavoro con te.”
Victoria la guardò confusa, ma felice del complimento.
“Grazie, Diana Payne. Ma ora devo andare…”
“Non ce n’è bisogno, guarda chi sta arrivando.”
La bambina si voltò, notando Serena che sorreggeva sua madre, la cui gravidanza le impediva di correre, e suo padre che, invece, si dirigeva veloce verso di lei.
Il volto della bambina s’illuminò, voltandosi per salutare un’ultima volta la donna che, però, era già andata via.
Pochi minuti dopo le braccia di Chuck la stringevano, mentre Blair le rimproverava di essersi allontanata così tanto, accarezzandole però i capelli scuri.
Victoria non raccontò a nessuno di Diana, non sapeva perché, ma sentiva che quell’incontro e quella donna dovevano essere il suo piccolo segreto.
Tornata alla festa si godé le luci dei riflettori, a quanto pare erano tutti preoccupati per lei.
Le braccia di Chuck la lasciarono solo quando la chiamò Edward che, furtivo, la portò in un angolo mentre gli altri ballavano.
“Devo darti una cosa” annunciò il piccolo Humphrey.
Victoria assunse un’espressione scettica: “Se è un’altra manciata di terra che lancerai sul mio vestito ti avverto che…”
Ed la bloccò, cacciando una rosa da dietro la schiena e lasciandola fra le mani della bambina, prima di stamparle un bacio sulla guancia, mormorare un ‘mi dispiace’ appena percettibile e correre via verso la festa.
Victoria lo raggiunse poco dopo, con la rosa fra le mani e un sorriso sulle labbra.
Da lontano, già rintanata nei boschi, una donna osservava quel tripudio di felicità: i suoi occhi catturarono i due bambini, poi le figure danzanti di Chuck e Blair.
Infine osservò un bambino sui sette anni dai capelli scuri e gli occhi chiari ridere fra le braccia del papà, mentre la madre cercava di sistemargli la cravatta facendogli il solletico.
I due stamparono un bacio sulle guance del piccolo, prima di lasciarlo andare e riprendere a muoversi insieme a tempo di musica.
La fata sorrise soddisfatta, chiedendosi cosa sarebbe successo se, in quella notte d’inverno, non avesse sbagliato destinazione, trovandosi accidentalmente a bussare alla porta del Bass sbagliato, maledicendo Chuck anziché Jack, come già era stato prestabilito.
‘Il destino’ pensò ‘ha strani modi per giocare le sue carte. Ma, in fondo, tutto è bene quel che finisce bene.’





Angolo Autrici. /Angolo Cast.
Buongiorno Raggi di Sole, eccoci all'alba -letteralmente- di questo 28 Luglio con l'ultimo capitolo di questa storia. Eh già, cari lettori, questo viaggio finisce per lasciare posto ad un altro e...
D- Possibile che dovete sempre aggiungere una nota triste?._.
S- E' vero, questi epiloghi sono così pieni di gioia, non rovinate l'atmosfera!
M- Cosa pretendiate che facciamo, posticipare i saluti? Avremo il diritto di dire addio alla nostra storia o no? è.é
D- Ecco, questa sarebbe una bell'idea u-u
F- Cosa posticipare i saluti?
N- Già, pensateci, avrete un intero spazio uwu
S- E non intaccherete la nostra felicità!
M- Ma sentila la signorina è.è
C- Andiamo ragazze, cosa vi costa?
*M&F si perdono nel contemplare Bass*
*Fede si riprende e fa rinsavire Marty*
*Fede e Marty confabulano*
F- No, mi spiace. Ci conosciamo e sappiamo che probabilmente continueremo a rimandare all'infinito *coff come è successo coff*. Ora fatemi parlare del capitolo, sciò!
Veruca *è l'ultimo capitolo, ho perso le speranze ormai*- Agli ordini...
M- Bravi bimbi u-u
...
Sssalve fedeli lettori, come va? Noi, dobbiamo essere sincere, siamo un po' giù per la fine della storia, ma (Fede) anche contenta e soddisfatta di questo capitolo :) Ci ho messo penso un mese per scriverlo e a tratti, visto che scrivevo un pezzo e poi non avevo idea di come continuare XD Mi venivano sempre idee mentre ero sotto la doccia ma, non avendo dove scriverle, le dimenicavo, lol. Be', che dire, spero che il capitolo vi sia piaciuto almeno quanto è piaciuto a me e spero anche che vi piaccia la sorpresina/rivelazione che vi ho serbato nel finale MUAHAHAH 
Recensite, eh uwu
M- Ora, visto che è l'ultimo capitolo *T^T*, vi salutano delle personcine speciali
Alec- Ringraziamo con tutto il nostro cuore voi che avete messo la storia nei preferiti. Siete le venti persone più fantasiose *D- Fantastiche, tesoro* del mondo u-u
Ed- Grazie infinite a voi due che avete messo la storia nelle ricordate. Vi adoriamo :D
Roxy- Miiiiiiille grazie alle ventitrè persone che hanno messo la storia tra le loro seguite. Speriamo che le zie Marty e Fede non vi abbiano fatto arrabbiare troppo coi loro infiniti ritardi <3

M&F- EHI!
Will: E infine, ma non per importanza, un enorme grazie a tutti coloro che si sono fermate a recensire la storia. Ognuno dei vostri commenti è stato importante per Martina e Federica, senza di voi, probabilmente non sarebbero arrivate alla fine della storia.
M&F- EHI!!
Vic- Grazie a chi ha messo queste due tra le autrici preferite. Ammiriamo il vostro coraggio
M&F- EHI!!!
C- Grazie soprattutto a Novalis, bagigia98, XoxoK e gior_gia_28 per le recensioni che hanno lasciato al primo epilogo.
B- Dorota vi ha preparato degli specialissimi cheesecake con frutti di bosco.
N- Grazie a coloro che recensiranno o hanno già recensito questo capitolo, l'ultimo.
S- A voi i cheesecake li facciamo con la cioccolata fusa sopra *M&F- :Q____*
D- Grazie di cuore a tutti, sappiamo che la stiamo tirando per le lunghe ma, ehi, è l'ultima occasione che abbiamo di esprimere la nostra eterna gratitudine.
Vanessa *OMMIODDIO NON CI POSSO CREDERE, AT LEAST!!!*- Grazie mille.
Tutti - GRAZIE DI CUORE!
*singhiozzi a volontà*
*cala il sipario*
 
E tutti vissero felici e contenti.
Fin
  
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