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Autore: cisqua92    17/08/2014    1 recensioni
Dopo un po’, mi accorsi che non stavo più cercando di capire cosa si dicevano, ma stavo osservando lei. Mi rapì lo sguardo. Guardarla tirare pugni contro quel povero sacco, gridando di tanto in tanto, muoversi intorno ad esso… non so… la trovai affascinante ed elegante a suo modo. Anzi, no. Meglio ancora: elegantemente feroce, come una tigre. Si. È l’animale che meglio la descrive in questo preciso istante.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nathaniel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAP.17 GELOSIA ____    - Nath? -
Mi chiamò e ripresi un po’ di lucidità. Mi accorsi che eravamo nella sua camera, più precisamente io alla porta e lei dentro. La stavo fissando da qualche minuto mentre lei era in attesa di una mia mossa. Ero perfettamente conscio di ciò che sarebbe successo di lì a poco, eppure non ero per nulla agitato. Anzi, ero calmissimo. Allora perché ero lì imbambolato? Leah inclinò la testa di lato e mi sorrise. Poi alzò una mano e si sciolse i capelli, liberando i ricci che ricaddero sulle spalle. Si liberò anche degli orecchini ma non della collana. La mia collana a forma di tigre, che si era messa poco prima di entrare in casa. Le donava davvero molto. Allungò la mano verso di me invitandomi ad entrare. La afferrai e lei intrecciò le sue dita alle mie. Appoggiò la mano libera sul mio petto facendola scorrere verso la spalla e liberandola dalla giacca, poi iniziò a sbottonarmi la camicia. La guardai slacciare i bottoni, ma la poca luce che filtrava dalla finestra, non mi permise di vedere bene il suo viso. Alzò lo sguardo accorgendosi che la stavo osservando.
- Che c’è? -
Scossi la testa e sorrisi accarezzandole il volto.
- Nulla. -
E la baciai stringendola a me. Mi liberai della giacca e iniziai a slacciale la cintura che le legava la vita mentre lei finiva di sbottonarmi la camicia per poi togliermela. Una volta che le tolsi la cintura, le accarezzai i fianchi e la feci voltare con lo scopo di slacciarle il tubino. Percorsi la schiena con una mano mentre col l’altra le spostavo i capelli di lato, liberandole il collo ma, soprattutto, il neo. Ci appoggiai le labbra sopra e la sentì rabbrividire. Mi spostai dal collo all’orecchio, mordicchiandolo appena, mentre con l’altra mano le abbassavo la zip del tubino, ma fui interrotto. Mi spinse delicatamente col bacino, facendomi indietreggiare di qualche passo. La guardai interrogativo e lei mi rispose con un sorriso voltando appena il viso verso di me, senza girarsi del tutto. Le osservai la schiena, appena visibile, e ritrovai il tatuaggio che scorsi appena quel giorno nella palestra della scuola. Erano tre ideogrammi giapponesi, uno in fila all’altro in verticale, lungo tutta la colonna vertebrale lombare. Non le chiesi cosa volessero dire, non era il momento. Oltretutto, si era appena tolta il tubino restando in intimo e in autoreggenti …. autoreggenti …. nere …. e intimo nero …. però! La sentì ridere per la mia espressione e, finalmente, si voltò permettendomi di vederla. Era bellissima. Si avvicinò a me e iniziò a slacciarmi i pantaloni. La lasciai fare.
- Leah? -
- Mh? -
- …. No, nulla. -
 
Non saprei dire da quanto tempo aspettavo questo momento: il momento in cui avrei potuto sentirla mia. Era come se stessi vivendo un sogno. Avevo la mente offuscata, non riuscivo a pensare razionalmente e mi stavo abbandonando all’istinto. La vista era annebbiata, solo il suo viso mi era del tutto chiaro. Vedevo e sentivo solo lei, solo la sua voce e il calore della sua pelle. Il suo respiro e il mio erano mescolati, non saprei distinguerli. Anche l’ambiente intorno a noi non aveva più un senso. Ero sopra di lei, nel letto, che la baciavo con foga, che percorrevo il suo corpo con una mano, afferrandole una coscia e sollevandola facendola incastrare nell’incavo del mio gomito, mentre con l’altra giocavo coi suoi seni, per poi scendere. Sempre più giù, fino a trovare la sua intimità e iniziare a giocare anche con quella. Lei respirava affannosamente. Mi stringeva a sé intrecciando le dita nei miei capelli mentre con l’altra mano mi afferrava una spalla. Dopo poco, inarcò la schiena e liberò le labbra dalla mie, in modo da dar sfogo al piacere mentre io continuavo e le baciavo il collo e la spalla. Un gemito più forte, mi fece perdere la testa e non resistetti più. Entrai in lei, afferrandole con una mano il bacino e spingendolo di più contro il mio. Ed iniziai a muovermi. Dopo qualche minuto, si liberò dalla mia presa con agilità e invertì le posizioni. Stavolta ero io sotto di lei. Rimase ferma, a cavalcioni, a guardarmi per un istante. Io capì e mi misi a sedere, aiutandola ad intrecciare le gambe dietro la mia schiena. I nostri visi erano ad un soffio di distanza l’uno dall’altra. Le liberai il viso da una ciocca di capelli, accarezzandola dolcemente. Era coperta di sudore, ma era sempre bella. Le sorrisi e lei anche. Baciandola, le afferrai la schiena con una mano, in modo da non farle perdere l’equilibrio e ripresi a muovermi. I gemiti di entrambi, divennero sempre più insistenti, veloci ma ritmici. All’unisono. E sempre all’unisono, raggiungemmo l’apice.
 
Mi rivestì, poiché, senza rendermene conto, erano arrivate le 3 di notte. Dopo aver finito di fare l’amore, io e Leah chiacchierammo a lungo del più e del meno per poi addormentarci abbracciati l’uno all’altra. Quando mi svegliai e controllai l’ora alla sveglia posta sul comodino, mi alzai e iniziai a vestirmi sperando di non svegliarla. Cosa che non avvenne.
- Stai andando via? -
Mi voltai verso di lei e le sorrisi. La ragazza si mise a sedere e accese l’abat-jour, accecandomi per un istante.
- Sì. Si è fatto tardi. -
- Ho visto. Aspetta, ti stai allacciando male la camicia. -
E si alzò, avvicinandosi a me per allacciarmi meglio la camicia. Arrossì e distolsi lo sguardo da lei mentre procedeva ad allacciarli.
- Ah… grazie. -
- Prego. -
Strano. Non dovrei sentirmi in imbarazzo, dopo quello che è successo. Proprio no! Eppure… al solo pensare quello che era successo, sentivo la faccia in fiamme. Sentì Leah darmi una pacca sulla spalla e tornai a guardarla.
- Fatto. Ora puoi andare. -
- Ok. -
Raccolsi la giacca e la indossai. Poi scesi al piano di sotto, accompagnato da Leah e recuperai anche il cappotto, indossandolo.
- Allora, ci vediamo domani? -
- Domai? Ormai è già domani. -
- Oh… si, in effetti… -
Rise. Risi anch’io, imbarazzato, e mi grattai la nuca. Lei mi guardò sorridente, piegando la testa di lato.
- Sarò in ospedale tutto il giorno. Raggiungici verso sera, se vuoi. Fanno i fuochi d’artificio a mezzanotte e dalla balconata dell’ospedale si vedono bene. -
- Già. È capodanno. Va bene, vi raggiungerò. -
Sorrise e si avvicinò per baciarmi. Mi chinai e ricambiai il bacio, accarezzandole il viso. Dopo esserci staccati, afferrò il colletto della camicia facendomi chinare ancora di più e avvicinando le labbra al mio orecchio.
- Questa camicia la dovrai indossare solo in mia presenza. Intesi? -
Deglutì. - V-va bene. -
La sentì sorridere e mi leccò l’orecchio, per poi allontanarsi.
- Vai a casa, ora. -
La guardai. Poi risi e mi avvicinai a lei. Stranamente, lei indietreggiò ma venne bloccata dal muro. Le impedì ogni via di fuga poggiando le braccia al muro dietro di lei e guardandola intensamente senza smettere di sorridere. Sarà da differenza di altezza (ero più alto di lei di tutta la testa), sarà per l’intensità del mio sguardo, ma finalmente, fui io a farla arrossire. E non per l’imbarazzo. Mi avvicinai ad un soffio dalle sue labbra.
- È gelosia la tua? -
- Proprio per niente. -
Sorrisi ancora. Poi la baciai di sfuggita e uscì.
 
La felicità e la perfezione di quel momento non durarono molto. Purtroppo per me, venni destato dal mio brodo di giuggiole da Ambra. La mia adorata sorellina mi aveva aspettato per tutta la notte seduta sulla poltrona in sala e mi raggiunse in corridoio non appena varcai la soglia di casa.
- E tu che ci fai ancora sveglia? -
- Silenzio! Qui le domande le faccio io. Ti sembra questa l’ora di rientrare a casa? -
Sospirai infastidito e mi tolsi il cappotto appendendolo all’attaccapanni.
- Piantala, Ambra. Non sei nelle condizioni di farmi la predica. -
- Oh si invece, dato che in questa casa sono l’unica a cui interessa la vita privata di mio fratello! -
- Ecco, appunto. Vedi di farti gli affari tuoi e fila a letto. -
La scostai non troppo gentilmente e feci per dirigermi in camera mia, ma Ambra mi si piazzò davanti mettendosi nella sua classica posa di sfida: peso su una gamba, una mano sul fianco e con l’altra prima si scostò una ciocca di capelli per poi puntarmi il dito contro.
- Mi sto facendo gli affari miei! Non posso permettere che mio fratello vada in giro a fare chissà cosa fino alle tre di notte con una poco di buono! -
“Una poco di buono”? Aggrottai le sopracciglia e sentì il sangue iniziare a ribollirmi nelle vene.
- Finiscila qui, Ambra, prima che sia tardi. -
- O-oh! Altrimenti che fai? Mi metti le mani addosso?  Ma che diavolo, Nath! È da un po’ che ti comporti in modo strano! È colpa di questa qua? Eh?! Ti sei fatto abbindolare dalla prima che passa?! Chi diavolo è questa puttana con cui ti vedi?! -
Fino a qualche mese fa, non avrei reagito alle sue provocazioni. L’avrei lasciata sbraitare ignorandola. Finchè se la prende con me, va bene. La lascio parlare. Ma non deve osare nominare Leah. Soprattutto con certi termini. Infatti, non ci vidi più. E con sua enorme sorpresa, le afferrai il colletto del pigiama e la sbattei al muro. Dovetti farle male, perché la sentì gemere e quando riaprì gli occhi, la sua espressione mutò. L’aria di sfida si tramutò in terrore. Aveva paura di me.
- Devi stare zitta. Non nominarla. Non pensarla nemmeno. Prova un’altra volta a parlar male di lei, anche solo una, e ti giuro che non avrai più un bel visino. Intesi? -
Non urlai. La mia voce era calma. Ferma. Forse fu questo a far paura ad Ambra, che annuì con le lacrime agli occhi. La guardai ancora per qualche secondo, poi la lasciai ed entrai in camera mia chiudendo la porta ed impedendo al suo sguardo di seguirmi ancora.
 
Note: Che dire… assolutamente niente! Questo capitolo mi è piaciuto molto scriverlo. Nathaniel è… ditemelo voi com’è. Fatemi sapere cosa ne pensate, di lui, di Leah, di Ambra e della situazione che si è creata. Così potrò capire se sono riuscita a farvi conoscere il mio Nath e la sua storia ^^ un bacio. Ciao ciao e alla prossima! Grazie per aver letto!
   
 
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