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Autore: Lumos and Nox    06/09/2014    14 recensioni
[Finalmente, le origini di Nerissa e Helios] [AGGIORNATO!]
Cosa succede quando, in una lotta per il proprio Lieto Fine, sia i Buoni che i Cattivi si ritrovano a allevare un loro Prescelto?
Quale dei due porterà la propria fazione alla vittoria?
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Phentesia'
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I Prescelti




Una serata alquanto piovosa accolse i tre Malvagi, che si dirigevano svogliatamente al confine, scortati da quelle che sembravano carte umane.
«Non ho ancora capito perché dobbiamo andarci proprio noi!» gracchiò Iago mentre tentava di ripararsi sotto al mantello di Jafar.
Malefica lanciò al Gran Visir un'occhiata gelida che spiegò la conseguente sberla che ricevette il pappagallo.
«Siamo i tre Malvagi più influenti, amico pennuto» disse Ade, passandosi una mano tra i capelli infiammati. «Nonché quelli più temuti. E-ehy, è sempre utile fare una "buona" prima impressione... Anche se forse non è stata una grande idea per alcuni» continuò, fissando con un mezzo ghigno Jafar. «Dato che a quanto pare Gran Visir e pioggia non vanno d'accordo, vero Jaffy?»
«Potrei dire lo stesso di te» replicò Jafar, sistemandosi meglio il turbante, urtato dal vento. «Non è già la decima volta che ti riaccendi i capelli?»
«Spero per voi che non abbiate questi comportamenti con il moccioso. Non ha bisogno di esempi così deboli» arrivò loro la voce sferzante di Malefica, poco più avanti e del tutto indifferente alla pioggia.
Ade e Jafar ammutolirono, lanciandosi occhiate ostili.
«Oh, certo, è facile per lei parlare!» borbottò dopo un po' Iago, mentre Jafar osservava irritato come Ade stesse cercando di redimersi agli occhi della Regina di tutti i Mali. «Ha chiesto a Magò un'incantesimo anti-pioggia, ne sono sicuro!»
«Taci, Iago» ordinò disgustato il Gran Visir, stringendo le nocche sul suo scettro.
Era già stato abbastanza frustrante scoprire che, per ottenere il dominio dei Buoni, avrebbero dovuto allevare uno stupido moccioso.
Certo, in quel modo lo avrebbero educato al meglio, insegnandogli la Magia Oscura e l'odio verso il White Realm, ma... la sola idea di badare ad un irritante marmocchio gli faceva venire il voltastomaco.
Mai come a Gothel, che aveva avuto una crisi di nervi, ma di certo non avrebbe sopportato un'altra viziata e inutile Jasmine. Per fortuna, il fatto che ci fosse in ballo il dominio di Phentesia aveva convinto immediatamente l'intero Black Realm.
Dopo un'altra decina di minuti, finalmente, superarono un varco della barriera magica appositamente aperto per loro- Jafar non provò nemmeno a trattenere un ghigno al ricordo di come, una settimana prima, l'avesse distrutta insieme a Facilier.
Una delle tende di Re Riccardo apparve loro appena sotto le mura, circondata da guardie cinesi. Topolino si degnò addirittura di uscire a salutare i Malvagi, per poi rientrare con loro.
All'interno, piccole fiammelle volanti- forse fuochi fatui- ardevano qua e là, illuminando un semplice tavolo con sopra due involucri di stoffa, che Jafar associò ai due poppanti.
Mulan era appartata in un angolo della tenda, lo sguardo fisso sui tre Malvagi mentre continuava ad affilare la sua spada. Poco distante, Merlino stava seduto su uno sgabello, con Anacleto appollaiato sul cappello.
Il gufo e Iago si scambiarono un'occhiata di puro disprezzo.
Sul tavolo Bianca e Bernie correvano da un marmocchio all'altro, riuscendo a malapena a sollevare biberon e orsacchiotti.
Jafar arricciò le labbra, disgustato, mentre Malefica mormorava maliziosa qualcosa riguardo alle malattie dei topi.
«Li abbiamo prelevati stamattina» disse Topolino, ignorando la Regina di tutti i Mali e guardando con dolcezza i due neonati. «Ci siamo assicurati che non abbiano alcun tipo di legame. E nessuno dei presenti sa quale sia il maschio e quale la femmina».
«Perdona l'interruzione, socio» lo bloccò Ade, alzando una mano ossuta. «Avevo capito che sarebbero stati entrambi maschi».
«Per un discorso di maggior equilibrio si è deciso così» sbottò Mulan.
«Oh, certo, maggior equilibrio... non disperazione di voi Buoni, quindi?»
«Scegliete il neonato» riprese pacato Topolino, fermando quella che sarebbe degenerata in una rissa.
Malefica fece un passo avanti, seguita dai due Malvagi.
Non si avvicinò oltre, limitandosi ad osservare quasi annoiata il fagotto di sinistra e quello di destra. Entrambi rivelavano a malapena due visetti tondi, uguali a quelli di qualsiasi marmocchio.
Prima che Ade o Jafar potessero fare alcunché, Malefica indicò con un gesto secco il fagotto desiderato.
Quello di sinistra.
Merlino, che nel frattempo si era alzato, prese delicatamente il neonato tra le braccia, porgendolo ad una palesemente scocciata Malefica.
La strega afferrò il fagotto e lo scoprì malamente.
Capelli chiari scivolavano sulla testa del poppante, che teneva tra le mani un cartoncino rosa.
«Congratulazioni» esclamò Merlino, con un sorriso sincero. «È una-anzi, è la femmina. È un grande onore».
I volti di Jafar e Ade non potevano esprimere più ribrezzo, mentre quello di Malefica rimase imperscrutabile.
«Bene» si intromise Mulan, la delusione percepibile nella voce. «Ora potete anche andarvene» concluse, avvicinandosi a Merlino, che aveva preso tra le braccia il bambino, coinvolgendo tutti i Buoni presenti in una stucchevole immagine di famiglia felice.
Ade simulò un conato di vomito, che Topolino finse di non vedere.
«Le regole sono semplici» spiegò. «Nessun contatto né informazione sull'altro reame. Educatela e addestratela come meglio credete. E Merlino ha ragione, è veramente un grande onore». Si sporse per accarezzare la testa della bambina, ma Malefica allontanò la poppante con un gesto secco.
«Abbiamo detto nessun contatto, Re Topolino» ricordò la strega con un sorrisetto.
Il Buono sospirò. «Ci rivedremo tra quindici anni all'Arena che verrà appositamente costruita nelle Terre Centrali» concluse, prima di salutarli e ricongiungersi al gruppo "sdolcinati attorno al marmocchio".
I Malvagi uscirono dalla tenda e iniziarono a ritornare alla carrozza che avevano lasciato poco distante dal confine.
«Che grandissimo onore! A momenti ci resto proprio secco, per l'onore!» sbottò dopo poco Iago, strappandosi isterico le penne. «Dove cavolo lo trovano l'onore nel pulire il moccio ad una poppante per quindici anni?!»
«Una meravigliosa sorpresa, non è vero?» sibilò livido Jafar.
«Ma vi rendete conto?» esclamò Ade, con un sorriso, quasi stessero scherzando. «È una bambina!» urlò poi, prendendo per un attimo fuoco. Si calmò, lisciandosi i capelli con un gesto nervoso. «Noi a perdere tempo con lei, mentre i Buoni se ne stanno là ad addestrare la nostra rovina».
«Ora basta, idioti!» gridò Malefica, girandosi verso di loro, furibonda come non mai. Sembrava quasi sprigionare l'oscurità stessa della notte.
La marmocchia scoppiò a piangere.
«Cretini! Imbecilli!» proseguì la strega, al cui confronto Ade e Jafar sembrarono farsi piccoli piccoli. Iago volò sotto il mantello del Gran Visir. «Suppongo che per le vostre limitare capacità mentali sia troppo complesso capire quanto poco importi che il nostro Prescelto sia una femmina! Sarà ugualmente la nostra salvezza, la rovina dei Buoni! Meglio di quel moccioso maschio che si ritrovano loro! Meglio di voi, che non siete altro che una vergogna per le forze del male!» decretò, gelandoli con uno sguardo.
Scaricò la bambina urlante in braccio ad Ade. «E ora cercate di rendervi utili, se non volete essere esiliati!» aggiunse prima di rincamminarsi con passo altero verso la carrozza, poco distante.
Ade aspettò che Malefica si fosse allontanata, prima di osservare con occhio critico la marmocchia. «Baboom. Da Ade, il Dio dei Morti, a babysitter part-time. Direi che non potrebbe andare peggio».
«Oh, non essere così melodrammatico, Ade» commentò annoiato Jafar, sorpassandolo.
Il pianto della bambina non fece che aumentare il nervosismo del dio, che rischiò più volte di prendere fuoco. Raggiunse il Gran Visir in un attimo.
«Senti un po', Jaffy caro, mio malgrado, Malefica ha ragione» esordì furioso, portandosi una mano alla tempia, mentre con l'altra teneva la bambina. «Abbiamo quindici anni per trasformare questa... cosa in una spietata macchina da guerra, quindi scendi dal tuo piedistallo e muovi quelle gran visiriche chiappe!» concluse urlando e prendendo definitivamente fuoco.
Fortunamente la bambina non subì nessuna ustione, essendo stata gettata in fretta e furia in braccio a Jafar. Prima che questo potesse replicare, Ade sparì in una nube di fumo, alla volta di Malefica.
«Non vorrei fare l'uccellaccio del malaugurio, ma ti hanno fregato, Jafar!» strillò Iago in un orecchio del Gran Visir, che gli afferrò prontamente il becco, costringendo a tacere.
Jafar osservò con una smorfia il volto arrossato della mocciosa e, dopo aver controllato che nemmeno quelle inutili guardie-carta lo stessero osservando, le avvicinò il suo scettro.
Gli occhi ipnotici del serpente furono la prima cosa che la bambina vide del mondo.
«Smettila di piangere» mormorava Jafar in una severa litania. «Tutto andrà come deve andare... smettila di piangere!»

«Ohmacchecarino!» fu l'esultazione generale che accolse il neonato prescelto al suo ingresso al castello di Good tra le braccia di Topolino.
Minnie lo prese delicatamente, ridacchiando, mentre una folla indistinta di principesse, principi, animali e fate la attorniava, in visibilio.
«Oh, è così tenero!»
«Che ne dici di fargli fare un giro, Dumbo?»
«Ma che bel visino!»
«Dobbiamo fargli dei doni, come ad Aurora?»
«Scommetto che adora i gatti!»
«E anche tirare con l'arco!»
«Si vede proprio che è un Buono!»
«Ma ce l'ha già un nome?»
Topolino si allontanò, ben felice di essere, per una volta, in disparte. Salì l'amplia scalinata e si sedette su una delle poltroncine del salone superiore.
Il giorno del Convento tutti si erano agitati e preoccupati per ciò che era successo, ma dopo qualche rassicurazione, qualche bella parola, tutto si era risolto. E tutti si erano convinti che andava bene, che era giusto.
Ma Topolino non ne era più tanto sicuro.
Continuava a ripetersi che, anche se era giusto per loro, per il White Realm e per il Black Realm- per l'intera Phentesia, non era giusto per quei dei fagottini, per quei due bambini.
Appoggiò la testa sui palmi, osservando dall'alto tutti i Buoni che si accalcavano per vedere e coccolare il bambino.
La loro salvezza...
«Eh, eh» ridacchiò qualcuno dietro di lui. Topolino si girò, scoprendo Merlino a salire con passo pesante le scale.
«Fa sempre un certo effetto osservare i cambiamenti dall'alto, non è vero? Sembra quasi di guardare la televisione».
«Oh, scusami, Merlino. Ero sovrappensiero» disse, facendo per alzarsi per chiedergli il posto.
Il mago lo fermò con un gesto della mano. «No, no, lascia pure».
Gli diede le spalle, facendo cenno a qualcuno di avvininarsi. Una poltrona sbucò fuori dal nulla, trotterellando fino a raggiungerlo. «Ecco qua» concluse Merlino, sedendosi. «Allora, Topolino: cosa ti preoccupa?»
«Bè... ehm, ecco...» Topolino osservò imbarazzato il viso magro e tranquillo del mago. «Io credo che... sia sbagliato» ammise, abbassando lo sguardo. «Non è giusto caricare due bambini di un peso così grande».
«Sono d'accordo con te, due bambini non dovrebbero avere certi pesi. Ma nessuno di noi dovrebbe averli, non credi? Guarda Semola: a dodici anni è diventato re dell'Inghilterra e ora siede in consiglio con noi. Oppure guarda Cenerentola. È sempre stata costretta a lavorare per la sua famiglia e poi si è ritrovata regina».
«Però è... una situazione diversa!» esclamò Topolino. «Loro... loro erano pronti, come ognuno di noi. Semola ha ricevuto il tuo aiuto, Cenerentola quello di Smemorina...»
«È proprio per questo che dobbiamo cercare di educare al meglio il nostro protetto. Saremo noi, tutto il White Realm, il suo "aiuto"».
«Ma... la bambina...»
Merlino arrangiò un sorriso dispiaciuto. «Lei è nelle mani del Black Realm. E, per quanto sia ingiusto, è fuori dalla nostra portata».
Topolino scosse la testa. «Sono... solo dei bambini».
«E sono la nostra unica speranza, Topolino. L'unico contratto che impedisce una nuova guerra. Dobbiamo accettarlo» concluse il mago, scivolando pian piano in un tono triste.
Il silenzio li avvolse come un vecchio amico e i due si ritrovarono immersi nei propri pensieri, vendendo però presto interrotti da una vocina allegra.
«Ehi, voi!» Pinocchio trotterellava verso di loro, seguito a ruota da un esaltatissimo Stitch.
«Cosa succede, mio buon Pinocchio?» domandò Merlino, alzandosi. Topolino lo imitò e entrambi raggiunsero il burattino che ballava felice sul posto.
«Ci hanno mandato a chiamarvi, perché hanno deciso il nome del bambino!»
«Helios!» esclamò Stitch, con tanta enfasi da doverlo ripetere più volte per farsi capire.
«Helios?» ripeté infine Topolino, riuscendo a dimenticare per un attimo le sue preoccupazioni.
«È un nome greco, se non sbaglio!» si intromise Merlino, pulendosi gli occhiali con un lembo della tunica. «Significa sole, e era anche associato ad una divinità che...»
«Si, l'ha proposto Belle!»
«Helios coccoloso!»
«Bè, non arriverà da nessuna parte senza una presentazione adeguata. Andiamo, voglio vederlo meglio!» riprese il mago. Evocò con un colpo di bacchetta una tavola da surf con cui, insieme a Pinocchio e con Stitch aggrappato al cappello, si precipitò giù dalle scale.
Topolino sospirò, scuotendo la testa, e si decise a tornare anche lui nel salone principale, da dove proveniva già della musica, seguita da cori di «Viva Helios!»
 
«Morte!»
«Verdolina!»
«Grimilde seconda!»
Le urla e gli insulti, seguiti da incantesimi, pozioni, armi lanciate e quant'altro, risuonavano da più di un'ora nella sala riunioni del Black Castle.
Era in programma che si sarebbe riunita soltanto l'Oligarchia dei Dieci*1, con il risultato che gran parte dei Malvagi si era infiltrata per dimostrare quanto fosse migliore degli altri.
Dopo lo schock iniziale di aver ricevuto una marmocchia- scongiurato dal fatto che metà dei presenti fosse costituita da Malvagie del calibro di Malefica, si era accesa una discussione infinita su quale sarebbe stato il nome della poppante.
Su cui tutti avevano da ridire.
«Regina!»
«Ma non farmi il piacere... Eris!»
«Non voglio nomi della Dreamworks in questo castello, Ade!»
«Ah, ma davvero? E altrimenti che mi fai, mi strangoli con le tue pellicce?»
«Siete tutti dei peccatori, nient'altro che dei maiali volgari! Si chiamerà Maria!»
Frollo venne prontamente colpito da una delle scarpe di Genoveffa. «Maiale sarai tu, idiota!»
«Eglentine!» dichiarò solenne Edgar, spiaccicando senza tanti complimenti un intero vassoio di tartine su Madame Medusa, che si liberò con un balzo, schiacciando il maggiordomo. «È così orribile che la mocciosa si spaventerebbe da sola!»
«A proposito, dov'è finita?» chiese Ursula, impegnata a strangolare il Principe Giovanni con uno dei suoi tentacoli.
Mai prima d'ora qualcuno dei Malvagi aveva ottenuto così velocemente silenzio.
Tutti i presenti si guardarono freneticamente attorno, sperando di intravedere il fagottino da qualche parte.
La prima a rompere quel silenzio innaturale fu Malefica.
«Non... non avrete perso la bestiolina*2, spero!» esclamò dall'alto del suo trono, dove si era rifugiata per colpire al meglio gli avversari.
«Non può essere scomparsa» ragionò Scar con il suo solito tono noncurante. «Cercatela meglio».
«Molto d'aiuto, direi» decretò Jafar, accanto a Malefica.
«Oh, giuro che ti aiuterei, Jafar» sospirò il leone, con esagerato dramma. «Ma se parliamo di forza bruta, lo sai. Temo che l'impronta genetica sia piuttosto carente. Tu mi capisci, vero?»
Il Gran Visir sguainò lo scettro, facendo ringhiare Scar, ma Malefica lo bloccò, fermandogli il braccio. «Chi l'ha vista per l'ultima volta?»
«Era su quel tavolo» rispose Madre Gothel, indicando una scrivania miracolosamente intatta in fondo alla stanza. «Ne sono sicura».
«Ne sei sicura come anche lo sei di essere bella?» chiese pungente Grimilde. Le due fecero per scagliarsi degli incantesimi, quando Ade si intrapose.
«Sono mortificato per l'interruzione, signore, ma appena trovata la peste potrete continuare fino a sputare sangue».
Gothel e Grimilde si guardano torve, in un lungo sguardo d'odio che venne però interrotto dalla Regina, che spalancò gli occhi guardando qualcosa alle spalle della sua avversaria.
«Che schifo hai sul piede, Yzma?»
L'alchimista diede un'occhiata distratta alle sue scarpe, per poi iniziare a strillare, saltellando istericamente. «Togliemelo, togliemelo!» gridò a Facilier, rovesciando e calpestando qualunque cosa o persona le capitasse davanti.
Il Re delle Ombre cercò di fermarle il piede, venendo colpito da un poderoso calcio che fece volare lo "schifo" per tutta la sala.
Come al rallentatore, i Malvagi osservarono il grumiglio di coperte disegnare un'ampia arcata, rivelando il viso sorridente della bambina.
«La mocciosa!» strepitò Maga Magò, indicandola.
Tutti i Malvagi cercarono di afferrare le loro armi per salvare la loro salvezza, mentre questa precipitava.
La mocciosa piombò dritta addosso ad Uncino che riuscì per miracolo ad afferrarla al volo.
Tutta la sala emise un sospiro di sollievo.
«È tutta sporca di roba nera!» si lamentò Uncino, salvando inconsapevolmente Yzma da una sua prematura morte ad opera degli altri Malvagi.
«Ursula... non avrai di nuovo seminato il tuo inchiostro da qualche altra parte, spero!»
«Mi ritengo offesa da tutte queste accuse: sarà stata Morgana, come sempre. E poi l'importante è che la marmocchia sia stata trovata!»
«Potrebbe essere un segno del destino» ragionò Re Cornelius dall'angolo più buio della stanza.
«A cossssa ti riferissssci?» domandò Sir Biss, accigliato, dall'alto del lampadario dove era stato spedito.
«Tutto quel nero, quell'oscurità che i nostri incantesimi le porteranno... perché non chiamarla Oscura, Nera o...»
«Nerissa» suggerì qualcuno.
«Nerissa!» ululò Gaston, senza probabilmente aver capito una parola di quanto appena detto.
L'intera sala sprofondò in urla e incantesimi di approvazione, interrotti però dal frignare della mocciosa, che si rivelò essere ancora ben ancorata all'uncino del Capitano.
«E visto che le piace tanto Uncino, la potrebbe tenere lui» disse Facilier, massaggiandosi il mento ancora dolorante.
«Cosa?!» gridò il diretto interessato. «E perché io e non... Gothel o Yzma?!»
«Perché lei preferisce te, Capitan Ovvio» si intromise Shere Khan, guardandosi annoiato gli artigli.
«E tu hai sempre a che fare con i mocciosi sperduti!» ribadì Gothel, soddisfatta per lo scampato pericolo.
«Ovviamente ognuno di noi le insegnerà qualcosa» decretò Malefica, sedendosi. «Magia Oscura, cavalcata, caccia, metamorfosi, duello con ogni tipo di arma... dovrà essere perfetta per infliggere una sconfitta ancora più umiliante ai Buoni».
«I Malvagi regnano!» urlò Ade, prendendo fuoco per la gioia. Gli altri lo imitarono, scatenando subito dopo una rissa per festeggiare.
Solo Uncino si ritirò, furibondo.
Ma perché proprio a lui?
La mocciosa- o meglio, Nerissa- gli stava già facendo saltare i nervi, sbavandogli su tutto il suo completo migliore e, come se non bastasse, sembrava osservarlo, quasi in attesa.
Uscì dalla sala e poi dal castello, per dirigersi verso la carrozza che lo avrebbe riportato alla Jolly Roger.
Sapeva che sarebbe stato inutile anche solo pensare di controbattere con gli altri. Era già abbastanza difficile con due, figuriamoci con tutti d'accordo. Ma la marmocchia sarebbe stata un'enorme seccatura! Era come avere Pan ventiquattro ore su ventiquattro!
Nerissa lo stava ancora osservando.
«Che diamine vuoi, mocciosa?» sbottò infine.
«Come Capitan... oh!» esclamò Spugna, aprendogli la porta della carrozza e sporgendosi per guardare meglio. «Una bambina! Oh, ma che carina! È lei la...?»
«Si, Spugna. Ora taci!»
«Certo, Capitano. Ma... viene con noi?»
«Così hanno decretato quegli altri idioti! So già che mi farà impazzire!»
«Ma no, Capitano, vedrete che farà la brava e...»
«Taci, Spugna» ripetè in automatico il pirata, salendo sulla carrozza. «E tu stammi a sentire, mocciosa! Non credere che solo perché quei decelebrati hanno deciso che per ora starai alla nave, potrai fare i tuoi comodi o quant'altro! Pan mi ha staccato questa mano e l'ha data in pasto ad un coccodrillo, e io farò lo stesso a te se mi disturberai!»
Gli occhioni della mocciosa sembravano come invitarlo a proseguire.
Uncino si accigliò. «Vuoi sapere com'è andata? Bene. Allora, tutto iniziò quando...»
Senza accorgersene, con il dondolio della carrozza che partiva, Uncino si ritrovò a raccontare alla mocciosa- o meglio, a Nerissa- le sue avvenute, la sua storia, mentre la bambina pian piano si addormentava.
 

 
N.d.A (Nox's Castle)
E eccomi qui.
Capitolo piuttosto lungo, nevvero? Abbiamo visto i piccoli Prescelti essere "scaricati" ai loro reami e... cos'altro... ah, si, i dubbi di Topolino. Che dopotutto ha ragione. Ma ha ragione anche Merlino, voi che dite? Insomma, la vita non è giusta, no? #depressiontime
Riguardo alla discussione tra Ade, Jafar e Malefica, ho immaginato che i primi fossero piuttosto... prevenuti nei confronti delle eroine, dato che le loro esperienze con le ragazze non sono state tra le più felici. Insomma, Meg si è innamorata di Herc il Megafusto, mentre Jasmine è la perfetta immagine della principessa viziata, almeno agli occhi di Jafar. Per fortuna c'è Malefica, che risolve tutto.
Cambiando argomento, ecco le note:
*1 (Oligarchia dei Dieci): il Black Realm è governato da Dieci dei più malvagi tra i malvagi. Alcuni dei suoi componenti sono Malefica, Ade e Jafar, gli altri verranno rivelati più avanti.
*2 (bestiolina): ebbene si, citazione del film Maleficent.
E...credo di aver detto tutto. In base alle recensioni ricevute vedrò se continuare la fanfiction, perché sono un poco perplessa & dubbiosa :(
Intanto spero che il capitolo vi sia piaciuto :)
Grazie in anticipo a coloro che leggeranno/recensiranno.
Baci
Nox  
  
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