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Autore: Lumos and Nox    30/12/2014    9 recensioni
[Finalmente, le origini di Nerissa e Helios] [AGGIORNATO!]
Cosa succede quando, in una lotta per il proprio Lieto Fine, sia i Buoni che i Cattivi si ritrovano a allevare un loro Prescelto?
Quale dei due porterà la propria fazione alla vittoria?
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Phentesia'
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Di Elefanti, Carte e Broccoli




Risate spensierate avvolgevano i numerosi cortili del White Castel, un groviglio di torri che variavano da cupole arabe a colorate mura medievali, e che costituivano la sede principale di Good. Nella frizzante aria primaverile, gran parte dei più illustri Buoni stava appollaiata sui numerosi collonnati, passeggiava osservando i boccioli profumati nelle curatissime aiuole, chiaccherava e si preparava ad assistere a piccoli concerti, gentilmente offerti da qualunque abitante fosse in grado di produrre in pubblico qualsiasi genere di suono.
Per accontentare tutti, Paperina si era offerta di organizzare in ogni cortile un diverso spettacolo, ma a causa di una vaghissima distrazione di Paperino- conseguenza di un leggero crollo nervoso dovuto agli inviti che si era ritrovato a dover preparare per dimostrarsi un degno fidanzato- molti importanti spettacoli sembravano svolgersi agli stessi orari. E quindi l'unico problema sembrava consistere nella scelta del concerto a cui partecipare- scelta che aveva messo in crisi specialmente Biancanave, assai decisa ad assistere ad ogni evento riguardante anche solo il fischiettare.
Attorniata da Jane e Aurora, la giovane Principessa sembrava sull'orlo di una crisi di nervi pari a quella di Paperino, mentre consultava freneticamente i vari depliant.
«Non è possibile!» esalò infine, spostando lo sguardo da un orario all'altro.
«Che cosa, cara?» domandò con innaturale pazienza Aurora, mentre Jane cercava di mantenere l'equilibrio, aggrappandosi all'ombrello come ad un'ancora di salvezza. Non riusciva a capire come quasi tutte le Principesse riuscissero a portare delle gonne così enormi senza rischiare un trauma cranico ad ogni passo. Dopo così tanto tempo nella giungla, ritrovarsi di nuovo addosso il suo vecchio- e scomodo- vestito giallo la irritava, e non poco.
«Hanno messo in concerto di Ariel e il coro degli zingari nello stesso momento!» esclamò Biancaneve, con la voce che ormai sfiorava un'ottava- e con i Buoni circostanti che le fissavano, chiedendosi probabilmente se fosse opportuno chiamare qualche infermiere.
Jane e Aurora si scambiarono un'occhiata vagamente perplessa. «Ma... ehm, scusami... non mi pare che ti siano mai piaciuti granché quei cori...» tentò prudentemente la prima.
«È un occasione per imparare ad apprezzarli! E oh, perbaccolina! Subito dopo c'è il nostro, Aurora, nell'area nord-est del parco!»
«Si, Bianca cara, ce lo avevano già comunicato una settimana fa, non ricordi?»
Jane si portó una mano alla bocca, per cercare di trattenere un sorriso. Non era mai stata molto in confidenza con Biancaneve, ma conosceva per fama la sua dolcezza e... bè, tutti i suoi modi di fare impeccabili. Il fatto che andasse letteralmente fuori di testa per dei semplici concerti era... non divertente, no, ma almeno un po'... ironico.
Nonostante la sua tentata discrezione, le sfuggì uno sbuffo divertito, che Aurora, una mano sulla spalla dell'altra Principessa, non tardò a rimproverare con uno sguardo. «Perché non cantiamo un poco, cara?» chiese poi, mentre Jane arrossiva leggermente. «Ti farebbe sentire meglio?»
Biancaneve assunse un'aria dispiaciuta. «Ma dovrei cantare allo spettacolo, non vorrei rovinare la tua esibizione cantando prima...»
«Basta che canti quella roba sugli uccellini» si intromise Meg, avvicinandosi a loro. «Se trovassi qualcuno che non la conoscesse già, direi che questo qualcuno probabilmente ha una vita sociale più piatta dello scudo di Achille. Ormai quella canzoncina la conoscono anche i muri».
Il visino di Biancaneve si illuminò in un sorrisone a trentadue denti. «Oh, grazie, Megara!»
Canticchiò un poco per richiamare un stormo di passerotti e poi sparì con Aurora e un acuto spacca-timpani. «Il fischio è un elisir, che fa ringiovanir!...»
Jane sorrise riconoscente alla greca. «Sei stata gentile».
«Non c'è di che» replicò un po' brusca Meg, per poi superarla. Jane le arrancò accanto, decisa a cogliere quell'opportunità per conoscere meglio Meg, magari addirittura per riuscire a stringere amicizia con lei. Le era sembrata sempre un po' distaccata rispetto a tutte loro, e magari in quel modo avrebbe potuto anche imparare qualcosa sulle le usanze e sugli animali tipici della sua provincia. «Vai anche tu ad un concerto?»
Megara abbozzò un sorrisetto ironico. «Diciamo che sono stata scaricata qui per cause di... forza divina».
Lo sguardo di Jane doveva essere talmente comico e perplesso, che l'altra non fece troppa fatica a continuare, rinsaldando perfino il suo sorriso. «Le Muse hanno invitato Era e Zeus, che è loro padre- lascia perdere, non vuoi realmente conoscere le parentele degli dei- e quindi io e Herc siamo stati all'incirca obbligati a partecipare. Ma dovremmo fuggire di nascosto tra poco. Sempre che Megafusto se lo ricordi e non perda tempo con Aladdin, ovviamente» concluse, spostando lo sguardo sulla folla.
«Neanche a me piace così tanto la musica, pensa che non ho nemmeno una mia, vera e propria canzone, ma sai, Tarzan ci teneva tanto ad assistere a non so che genere di coro degli zingari di Clopin, e, buon Dio, non potevo certo dirgli di no, è così tenero quando si impunta di voler ballare! E poi è anche un'occasione per far uscire un poco Tantor dalla giungla, non sai quanto un elefante possa essere timido-anche se qualcosa, l'istinto femminile o non so che, mi dice che c'entra la madre di Dumbo. Però Tantor è di ottimo esempio per Terk, ha sempre un comportamento davvero perfetto e...»
Il resto delle chiacchiere di Jane fu schiacchiato da un potente barrito.
Tantor le superò sbandando in corsa, con in groppa Tamburino, Bambi e altri cuccioli, tra cui Koda e Helios.
L'elefante barrì ancora e svoltò in un altro cortile, lasciando dietro di sé una Jane sbalordita e impolverata e una folla stupefatta per il privilegio di aver ascoltato una fragorosa risata di Megara.
«Alzate le braccia!» strillò Koda. «È più divertente così!»
Tamburino lo imitò subito, mentre Helios controllava un po' preoccupato in che stato fosse Bambi, che cercava disperatamente di reggersi alla groppa dell'elefante.
«Avanti, fallo anche tu, Helios!» gridò ancora l'orsetto, a malapena visibile tra il groviglio di braccia davanti al Prescelto. «E devi urlare forte, così: Yuuuuuu-uh!»
Helios sorrise e, tenendo un braccio sulla schiena del cerbiatto, alzò l'altro. «Yuuuuuu-uh!»
«Siii! Così!!»
«Alt!»
Koda venne quasi sparato via quando Tantor inchiodò bruscamente.
Merida era davanti a loro, con un cipiglio deciso e una mano tesa davanti a sé.
«Che state facendo?»
Improvvisamente, tutte le braccia crollarono al loro posto- quella di Helios un poco in ritardo. Ogni componente del gruppo si affrettò ad evitare lo sguardo della giovane arciere, prestando un'incredibile attenzione alla pelle di Tantor o ai fili d'erba del prato.
Merida si avvicinò ancora di più, i capelli spettinati come non mai.
«Io non c'entro niente, non volevo assolutamente farlo! Mi hanno costretto con i loro occhioni dolci!» si giustificò Tantor, per poi coprirsi gli occhi con le sue enormi orecchie- seconde solo a quelle di Topolino. Merida si fermò a pochi centimetri dall'elefante.
«Avete osato fare uno sport estremo e pericoloso...»
Tutta banda imitò Tantor, fingendo di non esistere.
«... e l'avete fatto senza di me?»
Sfilata di sguardi confusi. Saetta si grattò un orecchio, chiedendosi sospettoso se non fosse una trappola, mentre Ro sospirava di sollievo.
«Io sono la regina indiscussa degli sport estremi! Quindi ora mi fate salire e lo rifacciamo insieme!»
«Dici sul serio?»
«Certo!»
«Oh, carotine mie, non ci credo!»
«Che è successo?»
«Torna tra le nuvole, Fiore!»
«Grazie mille, Merida!»
«Me la sono vista brutta!»
Le esclamazioni di gioia e di incredulità dei piccoli Buoni ad un tratto furono interrotte da un orso bruno. «Non credo che sia una buona idea» disse, sbucando dal nulla e affiancando Tantor. Sembrava estremamente seccato e nessuno poté non notare lo sguardo tagliente che lanciò a Koda.
«E questo chi è?» chiese Merida, accigliata.
«Mio fratello...» mormorò Koda tra i denti, ritrovando un improvviso interesse per la zucca pelata di Tantor.
Merida sospirò e si girò a guardare l'orso, appesa all'arco che aveva incastrato dietro alle orecchie dell'elefante. «Che problemi ci sono, orso?»
«Mi chiamo Kenai».
«Che problemi ci sono, Kenai?»
«È una cosa troppo pericolosa per dei cuccioli!»
«E allora perché gliel'hai lasciata fare?»
«Non ne sapevo niente!» Kenai evidenziò la gravità delle sue parole con un altro sguardo infuocato a Koda, che si ingobbì tutto.
«E quindi?» chiese Merida, incurante.
«E quindi tutti quei cuccioli devono scendere subito, Helios compreso!»
Il Prescelto, nascosto tra i suoi amici, tirò su con il naso. «Dobbiamo proprio, zio Kenai?»
«Si».
«Ma perché?» si lamentò Saetta.
«Perché potete farvi male, ecco perché» replicò l'orso. «Se tu vuoi andare, sei libera di farlo» aggiunse poi rivolto a Merida, tra i vari brontolii dei cuccioli.
«Vorrei ben dire!» ribatté la Principessa, prendendo poi posto.
«Forza voialtri, scendete tutti» ordinò Kenai, alimentando le lamentele e versi di esasperazione.
«Questi orsi che si impicciano sempre» borbottò Merida, aiutando i cuccioli ad arrivare vivi sul prato. «Mi dispiace, piccolo» si scusò con Helios, prima di incitare Tantor alla ricerca di Mulan e di Kida.
«Stai sempre a rovinare tutto!» strillò Koda al fratello, non appena Merida scomparve completamente in una nuvola di polvere.
«Oh, ma certo! Diamo la colpa all'orso grande e responsabile!» sbottò Kenai, mentre pian piano si radunava intorno a loro una folla indistinta di genitori arrabbiati, tra cui spiccava un elegante quanto severo Cervo regale e- Helios si sentì terribilmente in colpa- un'alquanto indispettita Bianca, con le braccia poggiate sui fianchi.
«Helios! Ma cosa hai combinato stavolta, caro?»
«Ma io... ero anche con gli altri e...»
«Qui si sta parlando di te, tesoro! Sai che devi comportarti sempre al meglio!»
Helios abbassò lo sguardo dal musetto arrabbiato della topina. «Si, zia Bianca».
Bianca sospirò. «Vieni, dobbiamo convocare l'assemblea per discutere del tuo comportamento».
«Ma... adesso c'è il concerto di zio Clopin e poi quello di Melody! Non possiamo...?»
«No, Helios, lo sai meglio di me. Mi dispiace» concluse Bianca, prendendogli la mani per guidarlo nella sala dell'Assemblea.
A Helios non piaceva essere un cattivo bambino. Ci provava ad essere sempre bravo, e buono, ma non era per nulla semplice, perché era facile fare dei giochi che non andavano bene o rompere qualcosa.
E lui si sentiva veramente tanto, tanto triste, perché ogni volta bisognava chiamare l'Assemblea e parlare- discutere, zia Minnie diceva sempre "discutere"- di cosa aveva fatto e perché lo aveva fatto e perché aveva sbagliato e cosa avrebbe dovuto fare. E Helios vedeva che certe volte in quel modo disturbava tutti e a lui dispiaceva disturbare le persone che gli volevano bene. Lui non voleva disturbare, voleva solo essere un buon bambino. Non migliore degli altri come diceva zia Bianca, solo... buono come tutti gli altri.

«Queste, Nerissa, sono delle carte».
Nerissa osservò annoiata il mazzo di carte che zio Facilier le stava indicando. Gli zii le avevano detto che quel giorno avrebbe iniziato delle "lezioni", ma a lei non importava molto. Lei voleva solo ritornare nella sua camera del Black Castel a giocare- torturare- il suo nuovo peluche. «Non lo avrei mai detto».
Il Signore delle Ombre arricciò il viso in una vaga smorfia, mentre dall'altra parte della stanza, stravaccate su un divanetto, Medusa, Morgana e Crudelia ridacchiavano
«Sono carte magiche, Nerissa» continuò zio Facilier. «Se le sai usare nel giusto modo...» e qui le fece scivolare sul tavolo con un elegante movimento della mano «... sai anche passato, presente e futuro che avrai» concluse, dividendo per ogni parola le carte in diversi mazzi.
Nerissa lanciò uno sguardo alle carte e all'espressione complice e suadente dello zio.
«Tutto qui? No, perché, zio, lo so già come prevedi il futuro e tutte quelle cose e io adesso voglio tornare di sopra a giocare».
Facilier arricciò le labbra, ignorando le altre risatine delle tre Malvagie, mentre le sue dita correvano di nuovo sulle carte e la sua ombra avvicinava maggiormente la sedia della Prescelta al tavolo.
«Hai già visto come si prevede, certo, ma non vorresti impararlo ora?» chiese retoricamente lo stregone, con un sorriso invitante.
«No».
Le risate divennero così insistenti che per un attimo Facilier rischiò di perdere la concentrazione. Gettò alle Malvagie un'occhiata tagliente, per poi ritornare alla mocciosa. «Ma come no? È una vera arte, sai. Oltre a conoscere ogni cosa, ti permette anche di avere un ottimo rapporto con le anime e i nostri cari amici, lì nell'aldilà...»
Nerissa incrociò le braccia al petto. «Ma non mi serve prevedere il futuro e tutta quella roba, se lo fai già tu!»
Facilier si bloccò per un attimo, spiazzato. Credeva che avere la prima lezione con Nerissa fosse un compito prestigioso, non una specie di stressante perdita di tempo. Per non parlare delle tre megere e dei loro sghignazzi sempre più forti.
«Credevo che mi insegnavi a giocare a pokeb!»
Il Signore delle Ombre balzò in piedi, rovesciando la sedia. Alzò le braccia e una decina di sottili ombre scivolò dalla penombra della stanza, avvicinandosi minacciose  al divanetto delle tre Malvagie.
Medusa fu la prima a scattare in piedi e a correre fuori, mentre Morgana e Crudelia ancora ridacchiavano, immerse nel fumo verde delle sigarette di Miss Pelliccia. Appena si accorsero del pericolo, Crudelia raggiunse a fatica Medusa, urlando. «Aspettami, tesoro!»
Morgana, dopo aver inutilmente provato a difendersi con il suo inchiostro, lanciò una sfera di energia verde contro Facilier. Lo stregone la deviò facendo roteare il suo scettro e la spedì contro la sua creatrice, che la schivò appena in tempo, lanciandosi fuori dalla porta.
Facilier sorrise soddisfatto e si riassettò la giacca, mentre la sua ombra gli riavvicinava la sedia. Si risedette, con le altre ombre che scivolavano di nuovo via, appagate.
«Comunque si dice poker, Nerissa».
La marmocchia osservò con un sorriso meravigliato l'ultima ombra che scompariva nell'oscurità fuori dalla finestra.
«E questa è uno dei tanti trucchetti che la magia voodoo ti permette di fare. Devi sapere, mocciosetta, che io e gli altri vogliamo che tu sia perfetta, e per questo abbiamo deciso di insegnarti la magia e tutte le altre nobili Arti Oscure. Sarai perfetta e ci renderai molto, molto orgogliosi di te».
Nerissa spalancò gli occhi. «Quindi imparerò queste cose fortissime e sarò ancora più brava?»
Il Signore delle Ombre chinò appena il capo, con un sorriso storto e la Prescelta battè le mani, felice come non mai.
Nerissa cercava sempre di rendere felici i suoi zii, perché cioè le dimostravano di volerle bene con complimenti e regali. E poi voleva imparare anche lei quelle cose con le ombre! Quell'antipatica di zia Grimilde avrebbe avuto le ore contate!
«Però poi mi insegni anche a giocare a pokeb... a poker?» domandò ancora, spingendosi verso lo zio, che aveva appena sfoderato un altro mazzo di carte.
Facilier strinse i denti in una smorfia. «E va bene».

«Allora» esordì Topolino, non nascondendo una nota di stanchezza nella voce, dopo aver richiamato il silenzio con la tromba del Bianconiglio- ormai scappato al concerto di musica alternativa del coro atlantideo-atzeco. «Cos'è successo stavolta?»
«Ho sorpreso Helios a compiere uno strano gioco estremo in groppa a Tantor con la banda di Tamburino e Koda» spiegò Bianca.
Helios, che si trovava come ogni volta nella sua apposita postazione in mezzo alla tavola rotonda dell'Assemblea, fu come sempre trapassato da numerose occhiate, alcune di sfuggita, altre vere e proprie radiografie.
«In tutta franchezza, amici miei, non ci vedo nulla di me. Anche io lo avrei fatto» iniziò Robin Hood, strizzando l'occhio in modo complice al Prescelto.
Helios sorrise. Robin era uno dei pochi che si schierava subito e comune in sua difesa, qualunque cosa avesse fatto.
«Sono d'accordo con l'arciere» si intromise Fil, mangiucchiando della corteccia e dondolandosi sulla sedia. «Insomma, non ci avrete convocato solo per questo?»
«Bè, dipende dai punti di vista, Filottete» si inserì il Grillo Parlante, accanto alla Signora Darling. «Alcuni comportamenti possono riflettersi direttamente sulla personalità del bambino, quando questo cresce».
«A me sembra tutto normale. Mi stupisce solo che Lilo non l'abbia fatto».
«Credo che stesse giocando con mia sorella Alice, Nani. Le ho intraviste dalle parti del concerto di Cenerentola...»
«Oh!» sbuffò Fauna, le mani sui fianchi. «Io non avrei mai permesso che la piccola Aurora rischiasse così, in groppa ad un elefante, poi!»
«Francamente, Fauna, non credo che dalle tue parti ci siano così tanti elefanti» replicò Bagheera.
«Inoltre Tantor è assolutamente affidabile» disse Kala con tono materno, sorseggiando il tè che Mrs. Bric le aveva porso.
«Non è questo il punto» dichiarò Re Tritone, reclinando gentilmente l'offerta dl tè. «È un comportamento irresponsabile che potrebbe causare danni sia a Helios stesso che agli altri».
Il Prescelto si fissò con intensità le ginocchia, mangiucchiando uno dei biscotti che gli aveva portato Mrs. Bric.
«Oh, andiamo!» sbottò questa, saltellando da un lato all'altro del tavolo per servire tutti. «Non vorrai farmi credere di essere stato un bambino perfetto, Tritone!»
Le guance del Re del Mare si imporporarono leggermente. «Ho solo espresso una mia considerazione».
«Io mi ritengo d'accordo con l'onorevole Re Tritone» si inserì con tono pacato Fa Zhou, lanciando uno sguardo severo ad Helios. «La disciplina è fondamentale per una buona educazione».
«Concordo». Il Capitano Amelia incrociò le braccia al petto, con un che di quasi bellicoso. «La voglia d'avventura è senz'altro positiva, ma se eccessiva può causare problemi».
«Che sciocchezze!» replicò Nonna Salice, facendo frusciare i suoi rami. «Scusa, piccola mia, ma un po' di sano divertimento non fa male a nessuno. Anzi: fa aprire il cuore, insegna ad ascoltarlo!»
La giovane ammiraglio aprì la bocca per ribattere, ma Topolino la anticipò richiamando il silenzio sull'Assemblea e placando le varie discussioni che l'osservazione di Nonna Salice aveva provocato qua e là.
«Helios» iniziò Topolino. Il Prescelto si girò per poterlo guardare. «Vuoi darci la tua versione, per favore?»
Helios annuì, poco convinto. «Stamattina ci ho messo tanto ad uscire dal White Castel, perché zia Charlotte voleva farmi mettere i miei vestiti migliori e quindi ci abbiamo messo un sacco di tempo».
Il signor La Bouff trattenne a stento una risata, che trasformò in velocità in un colpo di tosse, in modo da permettere ad Helios di continuare il suo discorso.
«Quando sono sceso, c'erano Koda e Tamburino che mi hanno chiesto di giocare con loro ai Cavalieri, e poi sono venuti anche Bambi, Ro e gli altri e...» il Prescelto deglutì. Non aveva mai rivelato che l'idea di fare quelli che l'Assemblea chiamava "giochi estremi" non era sempre sua, né l'avrebbe mai fatto. Non era bello fare la spia e soprattutto non voleva mettere i suoi amici nei guai- con il risultato, però, che ci finiva spesso lui.
«... e è venuta fuori l'idea di andare a fare un giro su Tantor, è facile farlo partire, basta pizzicargli dietro le orecchie. Però non pensavamo che era pericoloso e non si è fatto male nessuno. Solo Bambi aveva un po' di paura». La voce di Helios si affievolì pian piano, sino a spegnersi del tutto.
Topolino sospirò, fece per parlare, ma ancora prima che riuscisse a pronunciare una sola parola, Minnie lo precedette con una risatina nervosa. «Helios, capisco il tuo interesse per i giochi, ma questo era decisamente più pericoloso degli scorsi».
Mormori di approvazione precedettero le parole di Topolino. «A questo proposito, iniziamo le votazioni per poi procedere ai consigli, che, come sempre, siete pregati di scrivere e di consegnare ai nostri collaboratori, che li porteranno in camera di Helios».
Gas-Gas e Giac, accanto a Topolino, salutarono freneticamente la tavolata, mentre sistemavano con gli altri topini le apposite cassette per i consigli. Un fruscio di carte e penne rivelò che ogni componente dell'Assemblea era pronto a scrivere il proprio consiglio, se non l'avesse già fatto.
«Chi ritiene che Helios non abbia fatto nulla di male?» chiese Topolino, alzando poi la mano. Poche lo seguirono- tra cui Robin Hood, Mrs. Bric, Nonna Salice, Filottete e Kala. Helios abbassò lo sguardo, triste e imbarazzato, mentre Topolino, una volta che Paperino ebbe contato le mani e trascritto le votazioni, poneva la domanda più spinosa.
«Chi ritiene che sia necessario un provvedimento?»
Helios cercò di mantenere tutta la sua attenzione sui biscotti davanti a sé, piuttosto che contare quanti avesse deluso. Alzò lo sguardo soltanto all'ultima domanda di Topolino.
«Chi rimane neutrale?»
Due o tre mani- Nani, Pongo e Pocha- scattarono in aria, mentre gli ultimi componenti si affrettavano a terminare di scrivere i propri consigli. Topolino aspettò che Paperino segnasse sul registro le posizioni neutrali e che i topini terminassero di raccogliere i suggerimenti.
«Bene» dichiarò infine. «La votazione consiste in undici voti favorevoli al comportamento di Helios, ventisei contrari e tre neutrali. Verrà quindi attuato un provvedimento, che stavolta sarà dettato da...» fruscio di pagine, «... da Joshua StrongBear Dolce, Smemorina, Kanga e Dallben, che dovranno fermarsi qui quanto tempo ritengono per decidere il provvedimento e esporlo a Helios».
«Guarda che lo sanno» borbottò a mezza voce Paperino, già irritato per aver perso almeno due o tre concerti.
Topolino finse di non sentirlo- cosa che gli riusciva piuttosto bene in quel periodo. «Tutti gli altri sono congedati. L'Assemblea è ufficialmente conclusa».
Con lo stridere un po' acuto di alcune sedie, i vari Buoni iniziarono a lasciare la stanza, chi chiaccherando, chi precipitandosi fuori per non perdete un'esibizione. In particolar modo, Geppetto si catapultò fuori dalla sala con il Grillo Parlante e i signori Darlings per trovare posto allo spettacolo dei rispettivi figli.
Helios scivolò fuori dal suo posto, e si fermò per un momento ad osservare i quattro zii del provvedimento. Zia Kanga e zia Smemorina erano sempre molto gentili -anche se forse zia Kanga si era arrabbiata, dato che anche Ro era salito su Tantor, zio Dolce era... bè, dolce e zio Dallben a dire il vero Helios non lo conosceva molto.
Topolino, seminascosto da tutte le scartoffie che Paperino gli stava scaricando addosso, gli sorrise in modo un po' inaspettato e un po' triste. «Ricordati di seguire sempre il tuo cuore, Helios» disse, poggiando a fatica una mano sul cuoricino del Prescelto. «Su questo Nonna Salice ha ragione. Non dimenticarlo».
Helios, pur non capendo, abbozzò un sorrisino, tastandosi il punto che Topolino gli aveva indicato. Il cuore batteva, e a lui piaceva ascoltarlo.

«Le carte, le carte... dalle carte saprete: passato, presente e futuro che avrete».
Era ormai da quattro giorni che Nerissa ripeteva ininterrottamente quella dannata canzoncina, accompagnandosi con un mazzo di carte. Aveva fatto molti progressi, riusciva già a fare qualche piccola predizione, ma nessuno riusciva più a sopportare quel motivetto. E in quel momento, nella Sala da Pranzo del Black Castel, a molti Malvagi sembrava di essere ritornati ai primi pianti della mocciosa, tanto erano esausti. Fortunatamente, anni di capricci e di urla li avevano resi molto più preparati. Tanto che molti stavano complottando al piano di sotto per riuscire a scaricare la poppante ad Uncino anche durante il suo giorno libero.
«Non potevi insegnarle solo i movimenti, razza di dannato stregone?» chiese isterica Magò, che non riusciva nemmeno più a completare il suo solitario senza gettare tutto all'aria.
«Avrebbe perso gran parte del suo ritmo!» si giustificò irritato Facilier, preparandosi per scagliare un'ombra contro la strega.
«Lascia» si intromise Yzma, sfiorandogli un braccio, prima di afferrare una pozione che Kronk le aveva portato e di lanciarla contro Magò, che, dopo una nuvola di fumo rosa, ricomparve con le sembianze di una mucca viola.
L'alchimista e lo stregone ridacchiarono complici, ma le loro risate si interruppero dopo poco: Magò, dopo aver provato a cambiare senza successo forma, iniziò a caricare, puntandoli.
La strega stava quasi per mandare il grande tavolo all'aria, quando Alameda Slim entrò nella stanza.
«Sono qui Gothel e Frollo? Quei deboli imbecilli avevano promesso di aiutarmi a...»
Il cowboy si interruppe, osservando meravigliato Magò. «Buon Dio! Una mucca! Con te, bellezza, riuscirò a far rifiorire il mio commercio di bestiame! Sarò di nuovo l'uomo più ricco e potente del Texas!»
Tralasciando probabilmente il fatto che senza la distruzione dei Buoni la sua felicità non sarebbe mai stata completa, Slim cominciò ad inseguire la strega, alternando dei brani del suo famoso Yodel ad urlacchi indirizzati ai suoi tre nipoti. Prima che Yzma e Facilier potessero fare qualcosa, l'altra porta alle loro spalle si spalancò.
Jafar stava sulla soglia, con Iago sulla spalla e con una furia che ben pochi conoscevano. Alzò il suo scettro e spedì con un turbine Alameda e Magò nel corridoio, chiudendo poi la porta.
«E ora» esordì il Gran Visir, lanciando un'occhiata di fuoco a Nerissa, che non si era mossa di un centimetro. «Fate tacere quella sottospecie di marmocchia. Credo di non aver mai avuto un mal di testa così forte».
«Ci stiamo provando, amico mio» sbottò Facilier. «Perché tu non fai lo stesso?»
«... dalle carte saprete, passato, presente e futuro che avrete!» canticchiò ancora Nerissa, sovrastando la risposta di Jafar.
All'improvviso, le scivolò una carta per terra. La Prescelta imprecò vistosamente- Yzma arricciò il naso e Facilier mormorò qualcosa riguardo alle abitudini dei Pirati ma sia loro, che il Gran Visir si lasciarono sfuggire un sospiro di sollievo, dato che la Prescelta aveva per un attimo interrotto la sua cantilena.
  Nerissa sbuffò e si sporse dalla sedia per recuperare la carta, ma prima che ci riuscisse, Iago afferrò il suo obiettivo, e si allontanò con uno svolazzo dalla Prescelta.
Nella sala calò uno straordinario silenzio. Yzma ghignò soddisfatta e si appoggiò a Facilier, che si sedette, mentre Jafar si concedeva un lungo sospiro.
«Oh, finalmente!» gracchiò il pappagallo, appollaiandosi su una delle sedie più lontane dalla marmocchia. «Mi stavi ammattendo con quella canzoncina, mocciosa!»
Nonostante le speranze dei tre Malvagi, come sempre il silenzio fu di breve durata.
Nerissa strinse i denti e i pugni, scattò su dalla sedia, rovesciandola, ed iniziò ad inseguire Iago urlando. «Ridammela! Ridammela! Stupido, inutile pappagallo! Mi farò un cuscino imbottito con le tue piume, non appena ti prendo!»
«Non può continuare senza una carta, giusto?» chiese con una mezza smorfia il Gran Visir, sedendosi davanti a Facilier.
«Il bello del voodoo, amico mio» confermò il Signore delle Ombre, facendo sparire con un gesto il resto del mazzo di Nerissa. «Niente carte per un bel po', direi».
Jafar strinse i denti. «Malefica non sarà contenta di sapere che abbiamo interrotto le lezioni».
«Malefica non è stata ore a sentire Nerissa fare pratica!» replicò acida Yzma, lasciandosi cadere accanto al Signore delle Ombre. «E al massimo, possiamo iniziare con altre lezioni».
Come a voler confermare le sue parole, l'alchimista si sporse verso la vicina cucina. «Kronk!» strillò. «Va' nel mio laboratorio a prendere la borsetta con le pozioni da viaggio!»
Il ragazzone atzeco mise la testa fuori dalla tenda che divideva la Sala da Pranzo dalla cucina. «Proprio adesso, Yzma? Sai, sto cucinando...»
«Proprio adesso, pezzo di somaro!»
Kronk uscì, con un'espressione desolata e ferita, reggendo tra le mani una ciotola. Di broccoli.
«Almeno assaggiate questi» disse, poggiando la ciotola tra i tre Malvagi. Facilier e Jafar si scambiarono uno sguardo schifato. «Li ho fatti seguendo una ricetta italiana, ho aggiunto...»
«Kronk» ripetè esasperata Yzma, calcando sulla "o".
«Si, Yzma?»
«La mia borsetta! Ora! Subito!»
«Si, Yzma» sospirò il ragazzone, dirigendosi mogio verso la porta ed evitando per un soffio un pugno di Nerissa. «Comunque dovreste provarli! Sono degli ottimi tranquillanti!»
Gli occhi dei tre Malvagi si spostarono da Nerissa, che ancora urlava inseguendo uno sfinito Iago, ai broccoli "tranquillanti".
«Sarebbero un bello spuntino» mormorò con un ghigno Jafar.
Yzma tirò fuori dal nulla una boccetta verdastra e la rovesciò sui broccoli. «E vedrete che con questo sonnifero lo saranno ancora di più». I tre si scambiavano un'occhiata complice. Le loro esistenze sarebbero state finalmente in pace per un po'.
«Nerissa» chiamò con voce suadente Facilier. «Vieni a mangiare qualcosina, piccola».
La Prescelta si voltò verso i tre zii, scoprendoli completi di ghigni e di sguardi ammiccanti. Scosse la testa, battendo forte i piedi per terra. «Voglio la mia carta!»
«Iago!» ordinò brusco e annoiato Jafar, ritornando alla sua solita espressione perennemente disgustata. «Ridalle quella dannata carta!»
Il pappagallo strabuzzò gli occhi. «Ma... Jafar...» ansimò, iniziando a perdere l'equilibrio e a scivolare a terra per la stanchezza.
Prima che potesse dire o fare altro, Nerissa lo afferrò con un salto.  Gli prese la carta e lo scaraventò a terra. «Brutto stupido!» lo sgridò, prima di raggiungere gli zii.
«Fantastico» esalò con tono rauco Iago, ancora a terra, stordito dalla botta. «Vinceremo di sicuro tra undici anni».
Nessuno gli badò, ad eccezione di Jafar, che lo colpì con una leggera raffica di fuoco, tanto per ricordargli le regole dettate in precedenza.
«Di che cosa stava parlando?» domandò curiosa la Prescelta, insospettita dalla reazione del Gran Visir.
«Di nulla» rispose questo con un sorriso affabile quanto un serpente.
«Allora, Nerissa». Zio Facilier si intromise prima che facesse altre domande, scostando la sedia a capotavola accanto a lui, dove la Prescelta si sedette.
«Che ne diresti di un bel spuntino?»
La Prescelta guardò accigliata il tavolo. «Ma dove sono le altre mie carte?»
«Le ha prese un attimo lo zio, Nerissa, perché si erano un po' rovinate» inventò sul momento Yzma. «Dopo te le da».
«No!» si lamentò Nerissa, calciando con i piedi le gambe del tavolo e minacciando di scoppiare in lacrime. «Le voglio adesso!»
«E invece ora mangerai quei broccoli» sibilò Jafar, sporgendosi verso di lei. «Se non vuoi che chiami Malefica».
La Prescelta impallidì un poco, ma cercò di non dimostrare la sua paura. Guardò lo zio con aria di sfida. «Chiamala».
Jafar fece una smorfia. Sfortunatamente Malefica era impegnata in un'importante riunione e disturbarla soltanto per un capriccio della mocciosa sarebbe stato... sconveniente. Ma d'altronde, la poppante lo stava sfidando. Il Gran Visir decise di cambiare tattica e assottigliò gli occhi. «O preferiresti che chiamassi Uncino? Credi che non sappia, mocciosa, che è lui a farti mangiare? Non sei capace di mangiare qualcosa senza di lui, povera, piccola, mocciosa viziata».
Il viso della Prescelta si colorò di rosso. «Non è vero!»
«Allora perché non li mangi?» domandò Facilier con un mezzo ghigno.
«Li ha fatti Kronk!» assicurò Yzma. «Sono molto buoni!»
«O hai bisogno della presenza di Uncino per riuscirci?»
«Smettilaaa!»
I quattro erano così impegnati a discutere che nessuno si accorse dell'entrata di Ursula-cosa assai difficile, data la sua mole. La Strega del Mare si sarebbe sentita offesa a venire così ignorata, ma quando si accorse del litigio in corso, decise di goderselo al meglio.
Scavalcò quello che sembrava Iago e si avvicinò al tavolo, dove qualcuno sembrava aver lasciato, uhm, dei broccoli. Oh, si sarebbe goduta lo spettacolo mangiandone qualcuno. Dalle sue parti non ce ne erano tanti e Morgana si vantava continuamente di averli assaggiati- e di essere sopravvissuta. Uf, figuriamoci.
Giunse davanti alla ciotola ridacchiando per le urla che i quattro stavano producendo e affondò un tentacolo nella ciotola. Afferrò un broccolo e se lo portò alla bocca, gustando un sapore stranamente dolciastro. Tutto qui, cara Morgana?
Improvvisamente, la Prescelta e i tre Malvagi si bloccarono, osservandola.
Ursula ghignò, finendo di mangiucchiare il broccolo. «Oh, non fermatevi per me. Prego, continua...»
Un attimo dopo la Strega deI Mari giaceva a terra, addormentata.
«Ecco perché non li mangio! Io vi conosco, brutti bastadi!»

N.d.A.
Ebbene si, sono ancora viva! Eccomi qui, dopo mesi, con il quarto capitolo. Come avrete notato, è molto più incentrato su Nerissa, e i prossimi saranno quasi completamente su di lei, apparte rare eccezioni. Siamo giunti a metà della fanfiction: la serie di Promessi Rivali è infatti composta da tre "libri" principali (e innumerevoli one-shot). Le Origini, cioè il primo, è composto da sette/otto capitoli.
Veniamo alle note:
*1, Dallben: mentore di Taron nel film "Taron e la pentola magica".
Non mi pare ci sia altro... sono un po' di fretta, al limite le aggiungerò stasera. E spero di riuscire anche a rispondere alle vostre recensioni, siete stati gentilissimi <3
Dimenticavo, se vi interessa approfondire la vita di Helios, vi invito a leggere la fanfiction Profumo d'Autunno, mentre se vi interessa il film del Re Leone (fuori dalla serie di PR), fate un salto dalla mia nuova long Il Prezzo del Potere, incentrata sul rapporto Simba/Scar.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbia soddisfatto l'attesa! Credo sia stato uno dei più complessi da scrivere, dato che è principalmente di passaggio e che il prossimo- a mio parere- è molto più profondo... si entrerà nella death!fic, e Nerissa avrà addirittura dieci anni. Vedrò di riuscire a pubblicarlo entro la fine delle vacanze. Credo sarà uno dei capitoli più lunghi che abbia mai scritto.
Avevo poi in mente una piccola iniziativa: se desiderate veder comparire un vostro personaggio preferito non ancora/poco citato, non esitate a dirmelo, sia via recensione che via MP. Vedrò di inserirlo nell'occasione più adtta :)
Baci
Nox
  
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