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Autore: KiM91    01/04/2015    3 recensioni
Il rapporto tra Soul e Maka, attraverso i momenti, i pensieri e le "Sensazioni del Corpo" e dell'anima di ognuno.
Una raccolta di 10 capitoli in cui conosceranno e capiranno i loro reciproci sentimenti.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7 – Mimi 耳

 

 

 



Quest'estate sembrava non finire mai.

Il caldo torrido, nonostante fosse ormai fine novembre, non accennava ad abbandonare Death City. L'unico vero momento di tregua era alla sera con la brezza che arrivava dal deserto, certe volte anche troppo fredda, che ci lasciava un attimo di respiro dall'afa estremamente letale del pomeriggio.

Quello era il momento in cui poteva iniziare la caccia.


 

Oh beh, non che ce ne fosse più di tanto bisogno.

Soul è già diventato una Death Scythe a tutti gli effetti ormai. Niente più caccia alle streghe o ad altre millanta anime (dopo la figuraccia fatta con Blair, non avremmo più permesso che lo stesso stupido errore si ripetesse!).

Ma, come Shinigami-sama ci ripete ogni giorno, il male si nasconde anche nell'anima più pura; se quell'anima tornerà candida o si macchierà per sempre, non lo decidiamo noi... noi ne determiniamo la sua epurazione o la sua salvezza.

E questa sera io e Soul eravamo incaricati di distruggerne una.

 

«Soul, sbrigati. E' ora.»

Lo vedo alzarsi silenziosamente dal divano, spegnere la TV e prendersi la giacca dall'attaccapanni.

«Andiamo.» sentenzia brevemente.

 

Già... ormai è da quella volta alla festa di Kid che non ci parliamo più.

L'alchol e la rabbia futile che provavo in quei momenti hanno rovinato, in modo considerevole, la nostra amicizia, e forse anche qualcosa di più...

Il suoi gesti e la mia reazione di rifiuto hanno ferito non solo lui ma entrambi.

Da quel giorno non ci diciamo più nulla, niente più del necessario almeno.

Non un segreto, non una confidenza... niente.

Solo “ciao”, “come va”, “tutto ok”, “hai fatto i compiti” e via dicendo, niente di più e niente di meno.

Era dannatamente frustrante. Non riuscivamo a fare più del minimo indispensabile in coppia. Le missioni diventavano sempre più difficili, la risonanza quasi impossibile. In gruppo riuscivamo a dare poco peso a quello che ci stava succedendo...

Eppure, i nostri amici avevano già intuito tutto.

Tsubaki mi chiede spesso cosa non va tra di noi. Io rispondo - sempre - che mi ha fatto arrabbiare per delle faccende di casa. Tristemente, sappiamo entrambe che non è così. Mi dice sempre che affrontare le cose insieme è meglio che da soli... credo però questa sia una situazione troppo complicata da poter chiarire in modo semplice e indolore.

 

Il viaggio in moto è sempre silenzioso. Il rumore del motore e del vento, la brezza nei capelli e la polvere del deserto, tutto questo non era altro che un piccolo ronzio di sottofondo ai miei pensieri.

Chissà se Soul sta pensando la stessa cosa. Chissà se magari a me ci pensa anche solo per un secondo. Chissà se... chissà.

 

«Dove si trova il punto di raccolta?»

Ahh... me lo chiedi sempre con quella voce così atona e cupa.

«A 9 miglia a ovest. Quindici minuti e siamo arrivati.»

Alla mia risposta non fiata. Non risponde mai.

 

Non capisco se questo sia un tacito accordo per evitare di portare a galla il problema o se semplicemente ormai non abbiamo più cose da dirci.

No, di parole da dire ne avrei a fiumi, e molto probabilmente anche lui se potesse non se ne starebbe li, muto, a guardare fisso la strada senza muovere un muscolo.

Ahime, persino i contatti fisici tra di noi si erano ridotti al minimo: io che prendo la sua mano, lui che si trasforma, finiamo la missione e da li non ci si sfiora nemmeno per passarsi il pane a tavola (semmai ci fosse stata una volta che abbiamo mangiato insieme...). Anche a cavallo della moto erano rari i momenti nei quali potevamo ancora provare una sorta di contatto, che spesso finiva con uno dei due che chiedeva scusa per aver invaso lo spazio vitale dell'altro.

Non c'è più niente che io possa fare! Portare a galla l'argomento sarebbe peggio di una missione suicida, e finiremmo entrambi a staccarci la testa a calci e morsi... per non parlare delle “valide” argomentazioni che porteremmo in campo, del tipo: “a me non andava bene che tu guardassi un'altra”, “a me non andava bene che prima mi guardi, poi non mi guardi più e poi mi guardi ancora”, “avresti dovuto bere di meno”, “ma forse dovevo farlo anche io”... sì sì... ottime motivazioni proprio!

 

Ahh... davvero... non ce-

«Non ce la faccio più...» dico in un sussurro.

 

«Cosa?»

L'aveva sentito?

Sono un'idiota... deve essere sicuramente così!

«Il cuscino del passeggero... è consumato.»

Detta così sa proprio di scusa del cazzo!

«Ci darò un'occhiata al ritorno.»

 

Rimango sbigottita.

Cos'è tutta questa accondiscendenza?

Il vecchio Soul mi avrebbe sbraitato di scendere e farmela a piedi o di comprarmi una bicicletta che era più adatta alle mie gambe tozze e corte. Invece mi ha assecondato... e non era la prima volta che lo faceva.

Tutto questo mi fa incazzare da matti! Insomma, se ce l'hai con me almeno arrabbiati, dammi uno spintone, tirami un pugno! Reagisci!!

Invece un bel niente. Calma piatta all'orizzonte. Niente di niente.

 

Arriviamo a destinazione e con calma scendiamo dalla moto e la parcheggiamo vicino ad un edificio abbandonato.

Il posto non è esattamente la definizione di luogo lugubre e pericoloso abitato da un'anima malvagia, ma se Shinigami-sama ci ha mandati qui significa che in realtà un motivo c'è. E non tardò a mostrarsi.

 

«Soul. Trasformati.»

 

 


***



 

Il fianco mi fa male... mi fa un male boia! Cazzo ma fa malissimo!!

Adesso vado alla moto e prendo quelle due bende che fortunatamente porto sempre dietro per evenienze simili, alla faccia di Soul che dice che “sono 'na zavorra inutile”.

Eh?

Non c'è?

Dov'è la moto?

E il palazzo?

E Soul?

Dove diamine è Soul?!

 

 

Faccio fatica ad aprire gli occhi. La vista è offuscata e le luci mi sembrano dei piccoli soli a distanza ravvicinata. Pian piano comincio a sentire e a riconoscere dei suoni, delle voci... no, una voce... quella di Soul. Cosa stai dicendo? Di non preoccuparmi? Perché dovrei? Ah, stai dicendo che sta arrivando anche Tsubaki? Ma lei che centra! Siamo a mezz'ora da Death City! Come vuoi che ci arrivi? Di corsa? Volando? A galoppo di Black Star? (per quanto la scena possa essere esilarante la vedo davvero dura che uno come lui si faccia trattare da animale!).

Mi sento muovere, come se venissi risucchiata da un imbuto posto dietro la schiena. Una sensazione davvero scomoda. Vedo ancora Soul che sbraita. Insomma, stavolta non gli ho neppure finito i cereali! Che se la dia una calmata ogni tanto!

Oh guarda! La ragazza che lavora in ospedale! Come si chiamava? Sara...Lara? Dana? Ma che cosa ci fa qui?

 

D'un tratto è tutto chiaro.

 

«Maka! Maka rispondimi!»

Soul che grida così non lo sentivo da tanto tempo.


«Do-... dove sono?»

Fatico a parlare. Anche solo respirare e muovere il diaframma manda fitte di dolore ovunque.

 

«Sei in ospedale. Stai tranquilla, va tutto bene. E' solo una piccola ferita.»

 

Una piccola-?

 

«Oh...»

 

Se lui intendeva quella piccola, allora la sua cicatrice era di dieci centimetri al massimo!

 

Era come se uno squalo mi avesse addentato il fianco destro. Non è che mi mancassero dei pezzi ma c'era talmente tanto sangue che l'attacco di uno squalo è stata la prima cosa che mi è venuta in mente guardandola.

 

«Cazzo...»

 

Non mi restava che imprecare. Era l'unica cosa che mi faceva sopportare il dolore.

Stringo i denti, talmente forte da sentirli scricchiolare come pietre sotto alle scarpe.

 

«Resisti ancora un po'. Non mollare.» mi dice con voce apprensiva.

 

Certo che non mollo! Per quanto faccia male non sto mica morendo, stupido di un Soul!

 

Arrivata in una stanza qualsiasi cominciano a pulire la ferita e a medicarla.

Non mi importava dei medici, di quello che dicevano, delle rassicurazioni che stavano dando a me e a Soul, continuavamo a guardarci e in lui non potei che rivedere un po' di quella genuina preoccupazione che non gli vedevo da tempo. E' già passato un mese da quel giorno? Sembrano anni... eoni!

 

Il medico ha chiesto ora a Soul di uscire. Lo vedo sgranare gli occhi vermigli verso il dottore con astio crescente. Anche quell'espressione era da tanto che non la vedevo sul suo volto.

Un sorriso mi sorge spontaneo. Mi fissa per un attimo.

Forse decide di andare perché ha interpretato il mio sorriso come qualcosa di rassicurante? Spero di sì.

Sento una strana sensazione alla mano, come se qualcosa vi scivolasse addosso.

Un dolore mi stringe il petto quando realizzo che per tutto il tempo che sono stata svenuta, ed anche successivamente, non aveva lasciato la mia mano, mai un singolo istante.

 

Dopo poco comincio a sentire il sedativo fare effetto e le palpebre si fanno più pesanti.


 

***


 

Come apro gli occhi vedo riflessa sulla parete la luce arancione del tramonto... probabilmente è già passato un giorno.

Cerco il calendario e lo trovo appeso al muro e, sì, avevo ragione... è il giorno dopo. Sbuffo mentalmente.

Il fianco mi fa ancora male ma non eccessivamente. Cerco subito di mettermi seduta per stare in una posizione migliore. Non faccio nemmeno in tempo a fare due millimetri che una mano mi rimette subito sdraiata.

 

«Non ci pensare neanche.»

 

«Soul, cosa ci fai qui?»

 

Lo vedo che va a sedersi sulla sedia a pochi metri dal letto.

Sono sorpresa ma anche felice, davvero molto felice. Peccato l'anestesia mi abbia trasformato la voce in quella di uno zombie ambulante (con tutto il rispetto del prof. Barret).

 

«Che cazzo di domande fai? Dove dovrei essere secondo te? A far la spesa?»

 

«Non sarebbe una cattiva idea dato che hai finito di nuovo tutti i biscotti in dispensa.»

 

Mi guarda per qualche secondo, poi sbotta una sonora risata.

Sentirlo ridere così mi rende ancora più felice. Non posso che sorridergli di rimando, anche se a fatica.

 

La sua risata così cristallina è come una manna per le mie orecchie. Le grida e i silenzi mi avevano decisamente stancato, sognavo di poter risentire ancora quelle risa. Non pensavo di poterle ascoltare ancora una volta.

 

«Senti Soul... cos'è successo ieri?»

 

«Abbiamo cominciato a combattere... non è durata tanto. La nostra... la risonanza non ha retto.»

 

«Cosa vuoi dire?» chiedo sbigottita.

 

Come non ha retto? Non è mica uno spago che tiene su una casa! E' una risonanza! La nostra risonanza!

 

«Non eravamo abbastanza concentrati. In un momento ci ha separati, mi ha scaraventato dentro a un edificio e quando ne sono uscito ti aveva... ti aveva graffiato, se così si può dire, e stava per ferirti di nuovo, più forte. Ti ho presa e sono scappato. A quel momento eri già svenuta. Sono salito in moto e sono corso qui. Fine.»

 

Non sembrava molto felice dell'esito della nostra missione.

Beh, non lo sono nemmeno io se è per questo, eppure quello che ci affligge di più (e ora lo so che quei silenzi non pesavano solamente su di me) è il non riuscire ad entrare in risonanza.

Il meister e la weapon, due anime e - quasi - un solo corpo, che non riuscivano più a entrare in contatto.

Si fosse saputo in giro sarebbe stato un vero disastro! Cioè, immagina venire derisi da tutta la Shibusen! Peggio della morte!! “La coppia che non scoppia”, “la coppia dell'anti-risonanza”, “più siete distanti, meglio combattete”!

Voglio seppellirmi dalla vergogna ora e subito ma non posso perché sono su questo maledetto lettino d'ospedale con quest'idiota che non parla mai! Uccidetemi!!!

 

«E' passata Tsubaki con Liz e Patty prima. Dato che dormivi passeranno per cena, hanno detto.»

 

«Hai pranzato?» faccio l'unica domanda che mi passa per la testa.

 

«No, non ho fame.»

 

«Allora mangeremo qualcosa più tardi... anche io non ho tanta fame.»

 

Dopo la mia risposta si ammutolisce.

Odiavo quando faceva così! Tutta questa calma, questo nulla... mi rimbomba nelle orecchie e riempie a forza quel poco di spazio che è rimasto tra noi.

 

«Parlami. Non sopporto questi silenzi.»

 

Mi è uscita talmente naturale (forse per colpa dell'anestesia) che pure Soul rimane a bocca aperta. Lo vedo girare il viso dall'altro lato, come se volesse nascondere qualcosa.

 

«Cosa vuoi che ti dica? Il cielo è azzurro e ci sono ventisette gradi?»

 

Non gli riuscì bene come domanda...

 

«Lo vedo anche io dal termometro, scemo, dimmi qualcos'altro!»

 

«Ma che vuoi da me! Se volevi rompermi di modo che me ne andassi bastava dirlo!»

 

«Ma se non ho detto niente!»

 

«Beh ma l'hai sicuramente pensato!»

 

«Soul, mi stai facendo incazzare!»

 

«Avanti su! Tirami uno dei tuoi famosi pugni da kick-boxer!» dice in un modo così genuinamente arrogante.

Non può non meritarsi un Maka-chop direttamente sugli stinchi (e poi pure in testa!).

Vado per afferrare il primo oggetto sul comodino da potergli lanciare ma le fitte al fianco mi piegarono in due dal dolore.

Mi raggomitolo su me stessa. Non immaginavo facesse ancora così male.

In meno di un secondo Soul è al mio fianco, una mano sulla spalla e l'altra a spostare il lenzuolo per vedere se la ferita avesse ricominciato a sanguinare.

Fortunatamente il bendaggio era ben stretto e nessun punto si era rotto.

 

«Cretina! Devi stare ferma o finirai col farti del male da sola!»

 

Lo vedo sbuffare e prendere la sedia su cui era seduto prima, avvicinandola al letto e sedendovisi.

 

«Tanto me ne sono già fatta, per cui...»

 

«Non dire stronzate! Stai ferma e starai meglio, fidati.»

 

«Non intendevo per la ferita...»

 

Non so davvero come mi è uscita questa.

Incolpo i farmaci per questo ma, forse, questa volta voglio affrontare seriamente l'argomento. Quello che non so, e mi terrorizza a morte, è se la sua risposta alla fine del discorso mi avrebbe fatto più male di un pugno sulla ferita o se avrebbe sistemato ogni cosa.

 

«Ascolta... io sono una vera stupida ogni tanto, lo ammetto. E questa volta lo sono stata davvero a livelli plateali...il che non è da me-»

 

Rimane in silenzio ad ascoltarmi. Lo stomaco mi si sta aggrovigliando in mille nodi dall'agitazione.

 

«Quella sera, alla festa, non mi sarei dovuta comportare in modo così... incazzoso diciamo, ecco... l'alchol non ha reso le cose più facili ma... insomma, spero tu capisca che ogni cosa successa o meno quella sera... non era mia intenzione ferirti.»

 

Il suo silenzio è devastante, peggio di una qualsiasi risposta.

Avanti! Dai! Dimmi qualcosa!

 

«Scusami, devo... devo uscire un secondo.»

 

Il suono della porta che si richiudeva mi dava la sensazione di una condanna con rito abbreviato a morte per ghigliottina.

Inconsciamente comincio a piangere. Non mi importa del dolore, dei punti, della stramaledetta ferita. Mi rannicchio su me stessa e lascio che le lacrime scendano lungo il viso e vadano a cadere sulle lenzuola bianche.

Ora era anche peggio. Il silenzio che tanto temevo era l'unico suono nelle mie orecchie.

 

 

Sento all'improvviso una mano spostarmi i capelli dietro l'orecchio. Sussulto, volto lo sguardo e vedo che è tornato.

Che c'è? Non ne hai abbastanza di distruggermi? Vuoi anche guardare e beffarti della mia disfatta?

 

«Maka...»

 

Non rispondo. Non ce n'è bisogno.

 

«Ho riflettuto e... ho capito che ci sono delle cose che anche io devo dirti...»

 

Lo ascolto.

 

«Quella sera, sono stato un vero idiota. Sarà stato l'alchol, saranno stati i bassi della musica, sarà stato tutto... non dovevo comportarmi così, non con te...»

«So che sembra stupido detto da me, ora per di più, ma... Maka...»

 

«Maka mi senti?»

 

«Sì, ti sento.» rispondo con tono atono mentre il cuore comincia a galopparmi in petto.

 

«Guardami, per favore.»

 

Con una certa paura mi giro verso di lui. Sento il mio volto rigido, in un'espressione di marmo nonostante l'emozione. Lo guardo e lo vedo sgranare gli occhi vermigli in sorpresa.

Subito si rabbuia. Seduto al margine del letto mi passa la mano sulla frangia spostandomela dagli occhi. Rimango paralizzata a quel gesto.

In quello rividi tutto ciò che mi era mancato.

Soul, quel povero idiota, era in fondo un ragazzo gentile e dolce, non troppo in realtà (o avrebbe scheggiato il suo doppio smalto di “cool”), ma abbastanza da desiderare di poterlo vedere più spesso così premuroso e carino.

Che finalmente avesse capito? Che finalmente avesse deciso di darmi - di darci - un'altra possibilità?

 

«Mi sono preoccupato a morte ieri sera... promettimi che non sarai più così sbadata.»

 

«Guarda che non ho combattuto da sola...»

 

«Promettimelo.» dice guardandomi con sguardo serio.

 

«Va bene...» rispondo. Lo vedo esitare per qualche secondo, in silenzio.

 

«Siamo due completi idioti!» sbotta ridendo. «Io me la prendo perché sono troppo cool e tu perché sei una stramba senza-tette che al minimo pericolo se la svigna incazzata!» dice continuando a ridere.

 

«Non ero realmente incazzata... ero... dispiaciuta, ecco!» inconsciamente il volto mi si deforma in un broncio infantile.

 

«Dispiaciuta? Per cosa? Perché era finita la sambuca?»

 

«No! Perché tu saresti dovuto rimanere con me a festeggiare (e anche perché non stavo in piedi su quei trampoli!) e invece al primo davanzale in vista sei sparito lasciandomi...» stavo favellando per l'ennesima volta un po' troppo.

«...sola...»

 

«Ah. Quindi...» comincia a grattarsi la testa in modo nervoso e imbarazzato, «ti sei arrabbiata perché sono andato dietro a qualcun'altra...»

 

«mmh... sì... più o meno...» tergiverso abbassando gli occhi, noncurante del suo sguardo fisso su di me.

 

«Non mi pare che tu abbia fatto molto diversamente da me... o sbaglio?» chiese con un sorrisino alquanto alludente.

 

«Sì ma... l'ho fatto solo perché tu hai iniziato per primo!»

 

Questa discussione sta degenerando nel ridicolo!

Sembra di sentire due bambini che si danno la colpa a vicenda dopo aver combinato assieme lo stesso guaio.

 

«E da quando a te interessano queste cose?»

 

«Da quando io-»

 

Mi interrompo prima di dire una parola di più. L'imbarazzo mi sta cucinando a puntino le guance e non posso far altro che abbassare lo sguardo colpevole per nascondere il mio rossore.

Davvero intendevo quello che stavo effettivamente per dire?

Sono proprio questi i miei sentimenti per lui?

Non più buoni amici, meister e weapon, coinquilini, compagni di scuola?

Da quando penso a lui in questo modo? Ma soprattutto, perché quando ci penso il petto mi si scalda, il cuore accelera e lo stomaco mi si annoda stretto?

 

«Da quando cosa?» chiede con espressione curiosa e mostrando uno dei suoi migliori ghigni cool del repertorio.

 

«Da quando... da quando...» tentenno miseramente.

«Da quando lasci in disordine la casa!»

 

Ma che risposta intelligente, arguta e brillante!

 

Soul comincia a ridacchiare sotto i baffi, mi sorride e mi scompiglia i capelli nonostante i miei mugugni in segno di ostilità.

 

«Adesso dormi un altro po'. Quando è ora di cena vengo a chiamarti.»

 

Asserisco muovendo la testa.

Si alza dalla sedia e la risistema in fondo alla stanza.

Sento aprire la porta e passi allontanarsi. A quel punto decido di girarmi sul fianco per cercare di prendere sonno.

 

Avverto dei rumori all'entrata della stanza. Prima di potermi girare e vedere chi era entrato avverto il peso delle mani sul materasso, le braccia e il corpo a bloccarmi e il viso di Soul così vicino al mio che le sue labbra erano a soli pochi millimetri dal mio orecchio, al quale cominciò a sussurrarvi con voce calda e bassa.

 

«Comunque a me non importa di nessun'altra... tu sei l'unica. Per me sei la sola e unica.»

 



 

Ventisette gradi diceva il termometro oggi.

E qui mi permetto di dissentire fermamente!

 

***
 



Angolo Autrice: Salve a tutti!!! Sono tornata!!! Finalmente! (´∀`)""
Prima di tutto mi scuso immensamente con tutti i miei lettori. Come ben sapete è più raro un raffreddore del blocco dello scrittore... e il mio è stato decisamente lungo, tristemente lungo...
Ma! Grazie al bellissimo commento fattomi da manueos85 (che non smetterò mai di ringraziare!) sono uscita dal mio hiatus durato ben 4 anni! (do il via libera a insulti e minacce, me le merito tutte... ( ´ー`) )
Vi chiedo ancora scusa, spero di non avervi delusi troppo! m(_ _)m
Dunque... parlando del nuovo capitolo (finalmente!!)... spero non siate rimasti troppo con "l'acqua alla gola" dallo svolgimento di questa parte...
Beh che ci volete fare... al posto di Maka io manco gli avrei parlato più a 'sto figlioccio! Prima fai tutto il figo, poi corri dietro alle tette (lo dice una che la misura-Maka è standard...) e poi perché non è andata come volevi torni indietro? NOSSIGNORE! XD 
Forse sono stata anche troppo buona (ehehe!) ma che ci volete fare... tengo a questa coppia come fossero i miei cioccolatini della Lindt! 
(ノ´∀`*)
Avete capito di che parte del corpo si tratta questa volta?! *guarda male quelli che pigliano in mano Google Translate* NON BARATE!!! o(>A<)"o
Eheheh! Spero davvero di non aver deluso vossignori egregi lettori! 
Nella speranza che vi sia piaciuto (e che mi abbiate perdonata) e di aver fatto pochi errori grammaticali, aspetto un vostro commento o anche solo se la leggete mi farà comunque piacere! (^_^)*
Grazie ancora a manueos85 per l'enorme sostegno che mi ha saputo dare con la sola forza delle parole! Te ne sono davvero grata! Questo capitolo (come promesso) te lo dedico vivamente! (^_-)-☆
Un bacio a tutti!

 

  
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