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Autore: PriorIncantatio    19/06/2015    4 recensioni
"Un mese dopo la battaglia di hogwarts, il nuovo primo ministro deve ricostruire una comunità. Gli orrori della guerra pesano tutti sulle spalle dei colpevoli o dei presunti tali che sono sottoposti a processo. Fra questi, vi sono i Malfoy, vittime dei pregiudizi della comunità magica e prigionieri degli errori passati. Cosa può fare Hermione Granger per Draco Malfoy? E cosa sarebbe disposta a perdere per Malfoy, una volta messe da parte i propri pregiudizi? Si può risorgere dalle ceneri o, per farlo, bisogna rendere tali tutti i sacrifici del proprio passato?"
-PriorIncantatio
"Bisognava risorgere, dalle ceneri come le fenici, era doveroso e necessario per non dare nuova linfa al male e lasciare loro la possibilità di riprendersi quello per il quale in tanti hanno dato la propria vita: la libertà."
Genere: Fluff, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Un po' tutti | Coppie: Albus Silente/Minerva McGranitt, Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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VUOTO A PERDERE
 

 

"Quando si rimanda il raccolto, i frutti marciscono; ma quando si rimandano i problemi, essi non cessano di crescere." -Paulo Coelho

 

Aveva imparato con il tempo che la guerra era logorante e riusciva a tirare fuori il peggio delle persone, anche di quelle più buone.
Ormai lo aveva capito Harry Potter, ma sperava di essere quantomeno più esperto a controllare le proprie emozioni e a gestire quelle degli altri.
La lontananza, almeno, poteva tenere al sicuro Ginny, Ron ed Hermione; in un passato non molto remoto loro hanno subito ogni genere di triste destino per colpa sua, per essere stato semplicemente il prescelto, per essere stato colui che doveva uccidere una volta e per tutte Lord Voldemort.
Ginny però lo aveva sollecitato più di una volta, rammentando che fare terra bruciata intorno a lui non avrebbe fatto altro che indebolirlo maggiormente e rafforzare il Signore Oscuro.
La solitudine sarebbe stata la sua migliore arma.
Così non fu mai in grado di staccarsi da loro, e per questo motivo erano costantemente in pericolo.
Adesso pregava soltanto che quella spinosa e delicata faccenda non toccasse più le persone che amava, voleva smetterla di giocare con il dolore dei più cari, voleva chiudere quel dannato capitolo della sua vita e voleva assolutamente cessare di prendere decisioni per altri.
                                                                                                                                                


Giovedì 15 Ottobre 1998 – Tirana

Harry e Percy Weasley erano partiti da una settimana e appena giunti a destinazione avevano iniziato a scandagliare ogni angolo della città.
Lucius Malfoy sembrava essere scomparso nel nulla.
Tuttavia Percy era strenuamente convinto che non avesse lasciato la città, o almeno il Paese.
Non restava che indagare ancora più approfonditamente in ogni angolo di Tirana e se non fosse bastato, di tutta l’Albania.
«Fino ad ora abbiamo perlustrato soltanto pensioni ed hotel, senza minimamente considerare l’idea che Malfoy potrebbe essersi benissimo registrato con mentite generalità», cominciò Harry.
«Nell’ultimo albergo lui e la sua famiglia erano regolarmente registrati», rispose annoiato Percy, poiché ripetevano quella discussione da un po’ di tempo.
«Sì, ma non sapevano che tu gli stavi alle calcagna, e credo che questo cambi qualcosa.»
Percy sbuffò, «ebbene? Cosa suggerisci di fare?»
«Allarghiamo il campo, e direi di iniziare dall’ultimo pernottamento. Potresti non aver colto indizi più nascosti», sollecitò Harry.
«Sono passate settimane ormai, che cosa potremmo trovare?», rispose elargendo uno sguardo inquieto al moro.
«Pensaci? Potremmo parlare con la reception e chiedere se hanno visto e quando Narciss, Draco e Lucius Malfoy.»
Percy sembrò pensarci un istante ma non poté trovare, per sua sfortuna, elementi che potessero indurre Harry a ritrattare.


«Sicuro sia questo l’hotel?»
«Al cento percento. Entriamo.»
I due scesero dalla vettura e si diressero all’entrata dell’albergo.
L’aspetto esterno era banale, nonostante la struttura fosse piuttosto ampia: circa venticinque piani si elevavano, creando così un megalite che primeggiava sul paesaggio circostante.
L’anonima struttura era intonacata interamante di bianco, ma molte zone erano annerite per l’usura data dal tempo e per le continue acquazzoni.
Il perimetro dell’hotel era circondato da grandi e neri abeti, piuttosto spogli.

Entrato nell’albergo, Harry fu immediatamente colpito dalla differenza con l’esterno.
Un caldo ambiente li accolse; luci soffuse si irradiavano sui numerosi tavolini posti nell’ampio salone, l’elegante parquet faceva risuonare i passi dei due, le pareti affrescate con un caldo intonaco giallo trasferiva all’ambiente un’apparente tranquillità.
Un luogo certamente idilliaco per una famiglia come quella dei Malfoy, che mai intendeva insultare il proprio rango.
Alla reception sembrava attendere un uomo che lentamente allargava un rassicurante sorriso agli Auror.
«Buongiorno, signori. Benvenuti al Kruja Hotel, in cosa posso esservi utile?», domandò l’uomo con il solito fare gentile del mestiere.
Harry appoggiandosi con entrambi i gomiti sul bancone, sembrò prima fissare le innumerevoli chiavi delle camere dell’albergo alle spalle dell’uomo, poi però si ricompose e gli diede la giusta attenzione.
Il receptionist doveva avere almeno cinquant’anni a giudicare dagli argentei capelli, ma i suoi occhi e la sua pelle gli conferivano tuttavia un aspetto giovanile.
«Vedo che non aspettava nessuna visita dell’’Ufficio dell’Applicazione della legge sulla Magia», iniziò Harry, mostrando il suo distintivo.
«Auror? Qui?», domandò allarmato l’uomo.
«Sì, signor...», disse Harry cercando di ottenere il nome dell’impiegato.
«Alkan, signore», rispose intimorito.
«Bene, Alkan. Il mio collega, il signor Weasley, è già entrato in questo albergo, però probabilmente non ha trovato lei alla reception, pertanto, le rifarò io alcune domande. D’accordo?»
«Certamente. Qualunque cosa pur di esservi d’aiuto»,  gli rispose con sincerità.
«Risulta nei vostri elenchi che settimane addietro abbia fatto pernottamento la famiglia Malfoy?»
«Certo. Come non ricordarsi di loro, delle loro bionde chiome, e dei loro sguardi cupi e perennemente allarmati. Però, per sicurezza, vi mostrerò il nostro registro.»
Così detto, l’uomo prese da sotto il bancone un grande libro dalla logora copertina in pelle grigia, sul quale però sfoggiava il nome dell’hotel a caratteri cubitali dorati.
L’uomo sfogliò velocemente le pagine ingiallite e consunte, fino ad arrivare al mese di giugno.
«Ecco, vedete anche con i vostri occhi...», disse l’uomo avvicinando il registro ad Harry e Percy.
Effettivamente il registro non mentiva ed erano elencate le generalità di Lucius, Draco e Narcissa.

«Camera P04», sussurrò Weasley.
Harry fece cenno col capo di muoversi in direzione della camera, «non ci sarebbe nessun problema se noi dessimo un’occhiata alla camera, giusto per dovere e per scrupolo, signor Alkan?».
«Nessun problema. Vi guido io», concluse l’uomo, agguantando velocemente la chiave della camera.
I tre si avviarono lentamente lungo il corridoio per poi proseguire lungo la rampa di scale.
Arrivati al terzo piano girarono immediatamente a destra, e in un istante si trovarono dinanzi alla P04.

«Desidereremo visionare la stanza da soli, Alkan. È un problema per lei?», chiese Percy cercando di non attirare le lamentele dell’uomo.
«Signori... certo che non c’è problema, ma se mi è possibile... capire... comprendere», rispose scombussolato.
«Sono fuggiaschi Alkan. Pericolosi e fuggiaschi Mangiamorte. Li conosce Alkan, i Mangiamorte?», domandò con un pizzico di sadismo Percy.
«V-V-Voldemor-t...», rispose con un filo di voce e totalmente sbigottito l’uomo.
«Esattamente, ma non è di lui che deve aver paura, non più. Ora però ci lasci fare il nostro lavoro, buon Alkan», rispose con un tono adatto a tranquillizzarlo.
 
La camera era arredata con gusto anche se i mobili erano austeri.
Le pareti erano tappezzate con una carta da parati verde smeraldo, il pavimento in legno era scuro e dava un’aria di freddezza alla stanza.
La mobilia in finto mogano non contribuiva a dare luce, come il tendaggio pesantemente ricercato che faceva filtrare poca luce.
Harry aprì quest’ultime in modo da poter analizzare meglio l’ambiente.
Il piccolo ma accogliente salottino dava spazio ad un angusto bagno, ma anche a due invitanti camere da letto.
Percy passò a cercare indizi nelle ultime due, mentre Harry si concentrò nel salone.

«Spiegami come è possibile trovare qualche indizio dopo quattro mesi, quattro!», urlò Percy dalla camera adiacente.
Harry stufo di ascoltare per l’ennesima volta quella domanda, decise di ignorarlo.
Controllò gli economici dipinti, tappeti, le mobilie, nei cuscini tra i divani, ma nulla sembrava aprire una possibile pista.

«Harry!», tuonò Percy dopo circa quindici minuti, «vieni immediatamente qui!»
Harry si catapultò prontamente da Percy, rischiando anche di far cadere un piccolo vaso contenete dei vecchi fiori secchi da un piccolo mobiletto ad angolo.
«Cos’hai trovato?», domandò immediatamente Harry appena giunse alla soglia della camera.
«Perdonami se ho controllato superficialmente la prima volta... ho fatto perdere così tempo a questa missione... se solo avessi avuto più occhio, più attenzione, riguardo...», cominciò a dire il rosso.
«Insomma Percy, parla!», sbottò Harry, che non stava più nella pelle.
Il rosso sollevò lentamente il braccio sinistro e mostrò ad Harry quello che sembrava essere un foglio bruciato in più punti.
Harry gli si avvicinò e la prese lentamente tra le mani: la lettera era indirizzata a Narcissa, e le parole dure, maligne e sanguinarie di Lucius Malfoy erano rivolte anche a suo figlio.
«Perché non bruciarla completamente?», domandò schiettamente Harry.
«Forse Narcissa o Draco non  avrà fatto in tempo, e... qualcuno l’avrà conservata.»
La supposizione di Percy non lo convinceva molto, troppo difficile pensare che dopo quattro mesi quella lettera si trovasse ancora lì.
«Dove l’hai trovata?»
«Nell’ultimo cassetto di quell’armadio: dentro vi sono un sacco di altre carte, ma si tratta di semplici mappe stradali... a parte questa lettera, che ormai crediamo che qualcuno ce l’abbia servita su un piatto d’argento», rispose Percy, concludendo la sua disamina.
«Ma chi? Chi diavolo ha messo questa maledetta lettera qui dentro? Chi ci ha anticipati? E forse potrebbe esser lecito chiedersi, chi ci sta aiutando?», si domandò Harry massaggiandosi nervosamente le tempie.
 
«Io, ovviamente. E dopo quattro dannatissimi mesi siete riusciti ad avere un briciolo di coscienza a tornare qui», rispose all’improvviso una donna che primeggiava sulla soglia della camera da letto.
I due Auror si girarono prontamente impugnando le bacchette, ma non servì poiché la donna era disarmata ed innocua.
«E lei chi diavolo è?», esclamarono all’unisono Harry e Percy.
La donna non ebbe il tempo di rispondere, che alle sue spalle comparve Alkan visibilmente sfiancato, che appoggiatosi alla porta, respirava profondamente come dopo una lunga ed estenuante corsa, «s-s-scusate non son-o riuscita a bloc-carla».
«Per sua fortuna direi, Alkan», rispose ella seraficamente, per poi rivolgersi ai due uomini «Alma Kisjard, Capo del Dipartimento Auror dell’Albania.»
Percy lascio uscire quello che sembrava essere uno schiamazzo d’irrisione, ma purtroppo la donna  fu attenta e catturò il gesto.
«È così divertente? Certo, non solo voi inglesi avete un reparto Auror. Scenda dal piedistallo, Pel di carota», rispose stizzita Alma.
Intanto Harry cercava di capire qualcosa di quell’assurda situazione «Alma, ci hai quindi preceduto, a quale scopo?»
«Per rimediare ai vari errori commessi da Pel di carota, perché credo ancora nella cooperazione magica e perché voglio quei che bastardi vengano rinchiusi dietro a delle sbarre, senza che abbiano più la possibilità di vedere la luce del sole».
I suoi sembravano essere motivi assolutamente validi, e la sua determinazione sembrava un’arma determinante, secondo Harry.
Percy invece rimase in un silenzio tombale per via delle numerose offese ricevute nel giro di qualche minuto; avrebbe voluto ribattere, ma Alma aveva ragione.
Quando rinsavì vide Harry e Alma confabulare animatamente: «quindi solo tu stai cercando di collaborare con il Ministero inglese?», chiese Harry.
«È utile avere la mia carica, perché nessuno ti fa troppe domande. Pertanto di confido che il Ministero albanese non è a conoscenza delle mie ricerche.
Tuttavia sono stata informata dell’arrivo alla frontiera di una Auror inglese», iniziò Alma, chinando leggermente il volto verso Percy, «e da lì ho seguito i suoi spostamenti. Ah ragazzo, sono stata io a farti soccorrere dopo che Malfoy ti ha messo al tappeto», ci tené poi a chiarire la donna con un mezzo sorrisetto.
Percy, ovviamente, si maledì per l’ennesima volta.
«Grazie, Alma. Tuttavia adesso noi tre abbiamo soltanto questa lettera, da cui possiamo capire che il trio si è sciolto: Malfoy starà dando la caccia a Narcissa e a suo figlio?», chiese Harry più a se stesso che agli altri due interlocutori.
«Improbabile», rispose ad un tratto Percy, «Lucius vorrebbe organizzare un piano nei minimi dettagli dato che è ricercato da mezzo mondo magico.»

«Pel di carota ha ragione. Però se seguiamo Lucius, troveremo gli altri due, no?»
«Non-chiamarmi-Pel-di-carota», sbottò Percy, dopo l’ennesimo scherno.
«Però abbiamo una pista, ragazzi», disse Alma con fare trionfante ed ignorando le lamentele di Percy
«Ebbene?»
La donna allungò un sorriso smagliante e poi parlò «sono riuscita a rintracciare i movimenti di Malfoy dopo il duello con Pel-Pel-Percy, e grazie anche a qualche passante ho scoperto che ha fatto tappa da un bottegaio, nel quartiere magico di Tirana.»
Dopodiché Alma tirò fuori della tasca della sua giacca elegante color ardesia un foglio e lo consegnò ad Harry.
Il ragazzo notò un’elegante scrittura, e avrebbe scommesso che si trattasse di quella della donna davanti a lui.
 
Ingredienti acquistati da Lucius Malfoy il 9 Giugno:


-Mosche Crisopa
-Sanguisughe
-Lunaria
-Centinodia
-Polvere di un Corno di Bicorno
-Pelle di Girilacco
-Formicaleoni
-Erba fondente

 

Harry alzò lo sguardo e trovò immediatamente quelli di Alma che sembravano scrutarlo con estrema attenzione, poi quest’ultima parlò «allora? Sei la prima persona a cui lo faccio vedere. Che ne pensi?», domandò frenetica e curiosa.
«Penso che le pozioni non siano mai stati il mio forte. Però è interessante, e di certo non abbandoneremo questa pista. Percy che ne pensi?»
«È come se avessi la risposta sulla punta della lingua, ma davvero non riesco a ricordare!», rispose il rosso aggrottando la fronte.
I tre rimasero in silenzio per qualche istante come se avessero esaurito tutte le domande.
Tutte le vie sembravano a senso unico e senza uno sbocco.
Le tracce erano poche, le idee ancora meno.
Poi però Harry interruppe quella quiete che si era venuta a creare «pensi sia ancora in Albania, Alma?»
La donna sollevò il capo e gli rispose con espressione dubbiosa «l’istinto mi dice di sì. Harry, purtroppo questo paese non garantisce una vigilanza costante, almeno a livello magico, sarebbe il luogo ideale per un fuggitivo. Però se vogliamo trovarlo dobbiamo trovare sue tracce il prima possibile perché se ha in mente un piano, come noi pensiamo, credo che ben presto lascerà il paese».
«Alma ha ragione», concordò per la prima volta Percy, che sembrò quasi pentirsi dell’assenso.
«A questo punto ci verrebbe da chiedere, se vuoi unirti a noi. Chi meglio di te conosce questo paese, no?», continuò poi il rosso.

La richiesta di Weasley colpì il suo collega, ma più di tutti ovviamente, Alma.
La donna sembrava guardare alle spalle del ragazzo, come se l’orizzonte potesse suggerirgli una risposta adeguata.
Piegò l’indice e cominciò lentamente a morsicarlo, «l’offerta è allettante, e lavorare con voi sul campo sarebbe affascinante, ma... devo declinare l’offerta.»
I due ragazzi non si aspettavano quella risposta, soprattutto per tutta la dedizione che aveva avuto Alma per quella spinosa vicenda, tuttavia non potevano che acconsentire.
«Alma, dobbiamo comunque ringraziarti per il fondamentale lavoro svolto fin ora. Capiamo le ragioni della tua scelta, che sicuramente sono strettamente legate all’incarico che attualmente occupi; sappi che quando questa vicenda finirà, noi due faremo il tuo nome affinché tu abbia un giusto riconoscimento», concluse Harry.
Successivamente i tre si salutarono con la promessa di rincontrarsi in futuro, e dopo essersi congedati da Alkan, uscirono dal Kruja ed intrapresero strade differenti.
 
 

Villa Malfoy – Mezzanotte

Una fredda brezza percuoteva sporadicamente le fronde degli alberi che costellavano l’immenso giardino della tenuta Malfoy.
Ettari di verde ed incontaminato terreno si estendevano intorno alla maestosa villa, ed un ragazzo dalla pelle diafana e dalla chioma di un biondo, quasi bianco, si trovava sul terrazzo di quest’ultima.
Lasciava che il vento scompigliasse i suoi capelli, con la speranza che portasse via anche gli avvenimenti degli ultimi giorni.
 Tentar di scrollarsi la paura, il timore reverenziale verso chiunque è sempre stato inutile per Draco Malfoy.
La paura è stata un’arma utilizzata troppe volte, e troppe volte gli si è rivolta contro.
Pertanto ha sempre perennemente affermato che abbandonarsi per un momento alla vita, e di correre, anche solo per un attimo, chissà dove, e scappare via, lasciando i problemi, le disavventure, e abbandonando il suo modo di essere, fossero atteggiamenti da codardo.
Codardo.
E pensare che questo appellativo fu dato anche al professor Piton.
Forse rispetto al principe mezzosangue lui era di certo un vigliacco, ma a modo suo si sentiva vittima di qualcosa più grande di lui.
Draco amava combattere, ma non ha mai saputo per quale fronte.
Draco voleva essere coraggioso, ma con la vita degli altri, come gli altri si sono sentiti vincitori con la sua, di vita.

Pensava, il giovane Malfoy, e quel vento rasserenava, quasi lo ammaliava.
Il suo primo pensiero, l’unico che lo turbasse realmente, aveva un nome ed un cognome.
Hermione Granger: eroina consacrata della Guerra Magica.

Aveva deciso di voler affrontare i lunghi processi, l’essere schernito dal popolo magico, l’essere definito Mangiamorte, quando lui non ha mai avuto neanche il coraggio di uccidere qualcuno.
Coraggio.
Sì, forse era realmente un vile.
Tuttavia Kingsley aveva rifilato a lui e a sua madre una sorpresa di non poco conto.
Come avrebbe fatto quella mezzosangue a tirarlo fuori dai guai?
Con quale spirito lui dovrebbe riporre la fiducia nella Granger?
E se lei e Kingsley si fossero messi d’accordo per rinchiuderlo ad Azkaban?

Draco aveva sempre avuto il vizio, quasi isterico, di sovraccaricarsi di pensieri con il netto risultato di aver confuso maggiormente le sue già offuscate idee.
Stava per esalare l’ultimo e profondo respiro di quella quiete nostalgica, quando una mano gli si appoggiò delicatamente sulla spalla.
Sua madre aveva sempre avuto una certa predilezione nello scegliere i momenti più opportuni per soccorrere suo figlio, e quello, probabilmente, era uno di questi.

«Draco...», disse lei con un filo di voce.
«Non è una notte adatta per dormire tranquillamente, non questa», ribatté lui senza girarsi.
«Tu credi che tartassarti con questa storia possa aiutarti? Ti rendi conto che non abbiamo, non hai, ancora iniziato? Cosa credi che in un paio di giorni possa finire tutto?»
Se sua madre credeva di aiutarlo sbagliava di grosso, infatti il giovane quasi nauseato, si girò e le rispose duro.
«Io credo di non meritare tutto questo! Capisci che per me è una mortificazione!
Shacklbolt e la Grenger sono in combutta per sbattermi ad Azkaban, lo vuoi capire?
Qui per tutti, per loro, sono un assassino, un complice. Non c’è speranza per uno come me.»
La madre stentava a credere a quelle dure parole che suo figlio stava rivolgendo a se stesso, ma non era la prima volta.
«Figlio mio, non sentirti per l’ennesima volta i capro espiatorio di questa storia, per il semplice fatto che sei innocente e basta.
Tu  non sei una persona cattiva DracoSei una persona buonissima, a cui sono capitate cose cattive

«Di chi è la colpa?», chiese lui con sguardo penetrante.
 «È mia, Draco. Mia e di tuo padre», si limitò a rispondere lei, quasi con affanno, con il capo piegato per l’esternazione di quella scottante verità.
Draco sorrise amaramente «avrei voluto che voi vi foste presi la responsabilità, e non che mi portaste nell’oblio con voi. Avrei voluto dei genitori impavidi, e invece loro hanno passato la loro vita a nascondersi e a scappare. Avrei voluto voi in quella cella, invece ci avete spinto me, ve ne siete lavate le mani. Come sempre.»
Detto ciò superò la madre non degnandola nemmeno di uno sguardo, ed entrò in casa in direzione della sua camera.

Narcissa rimase immobile, pietrificata. Quelle parole ancora risuonavano nella sua mente.
Dure, fredde. Quello non sembrava il suo bambino.
Stava parlando con la bocca di Lucius, forse stava diventando come lui.
La rabbia, la paura, il rancore lo stavano consumando e logorando lentamente.

Sentiva di non avere più le forze per combattere per suo figlio, nonostante pochi attimi prima lo avesse incoraggiato a proseguire quel duro cammino.
Credeva di non essere più importante per lui, tutto sembrava cambiato nel giro di una giornata.
Era bastata quella donna, Hermione Granger, a far crollare le poche speranze che Draci riponeva.
Si sentiva debole, sconfitta, impotente, come se fosse ancora succube di Lucius.
Ripeteva a suo figlio che per lei era morto.
Lo ripeteva, ma sentiva di mentire a lui e a se stessa.
La donna sentiva di non avere più delle certezze, dei punti fermi nella sua vita.

«No, no, Narcissa. Non devi arrenderti adesso. Non scoraggiarti per lui, non demordere, non abbandonarti. Non abbandonarlo, combatti, per te, per lui», sussurrò a se stessa, con gli occhi chiusi, lasciandosi cullare dal vento e dalle sue parole.
Lasciano che una lacrima percorresse lentamente il suo viso, sino ad arrestarsi tra le sottili labbra.

Abbozzò un sorriso e strinse la mani al petto.
Aveva deciso.
L’indomani l’avrebbe incontrata.
Si sentiva già più serena.
Lei l’avrebbe forse abbracciata, forse consolata.
Narcissa sperava che lei accettasse lei sue scusa, seppur tardive.
Ora si sentiva meno sola, meno persa, meno inutile.
Forse, oltre suo figlio, ancora qualcuno le voleva bene.
 



NOTE DELL'AUTORE

Salve a tutti!
Ci tengo prima di tutto a scusarmi per il ritardo dell'aggiornamento, ma meglio tardi che mai.
Questo capitolo presenta due sezioni narrative molto diverse: la prima molto più veloce e di impatto, stil C.S.I (okay la smetto), ed una seconda più lenta e più interiore.
Abbiamo un nuovo particolare personaggio: Alma.
Diciamo che vedendo Doctor Who mi è venuto in mente questo personaggio, che rassomiglia, almeno per me, un po' alla ricercatrice River Song.
Alma sembra però farsi da parte... ma sarà così?
E Draco? Questo suo duro scontro con la madre avrà ripercussioni?
E chi è questa donna che Narcissa deve incontrare?
Lo scoprirete solo nei prossimi capitoli!

PriorIncantatio



 

 
  
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