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Autore: Cathy Earnshaw    23/08/2015    5 recensioni
"Era una calda serata estiva, di quelle che restano incollate addosso con il loro profumo di fiori e di rosmarino, con il frinire delle cicale, con le risate degli amici. Tutta la popolazione della piccola cittadina di Pothien si era riunita nella piazzetta principale. La musica colorava con le note eteree dell’arpa le serate del Nord della Terra dei Tuoni, e i cantori narravano le loro storie affascinanti a chiunque le volesse ascoltare."
Non è un'introduzione, lo so..ma credetemi se vi dico che è ancora tutto troppo vago anche per me per poter scrivere un'introduzione coerente ;) Vi piaciono i racconti con maghi, elfi, duelli e lunghi viaggi in terre desolate? Benvenuti nella Terra dei Tuoni, amici!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di guerre e cascate - La Terra dei Tuoni'
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Irthen vagava ormai da ore sul campo di battaglia deserto senza trovare pace. Qualche timido raggio di sole filtrava dalle nubi che andavano diradandosi, ma Irthen non aveva nessuna voglia di vederlo. Un bel tramonto non avrebbe fatto che peggiorare il suo umore nero. Erano passate quasi ventiquattro ore dalla morte di Abby, e di Jonna, di Stan… A volte gli sembrava fosse accaduto solo pochi minuti prima, altre che fossero già passati anni.
Ruben aveva decretato che alle prime luci dell’alba sarebbero ripartiti per Natìm, e non sarebbe stato un viaggio semplice. Erano stanchi, feriti, e depressi. Avevano vinto, ma sembrava non interessasse a nessuno. Nel silenzio di quel tramonto surreale, Irthen non era riuscito a starsene nella propria tenda: sentiva ancora il richiamo di Abby, tra quelle rovine.
«Ir?»
Il ragazzo sobbalzò. In piedi dietro di lui c’era Chloé.
«Che cosa ci fai qui?» le domandò.
«Ti ho seguito. È pericoloso stare qui, potrebbe crollare qualcosa, potrebbero esserci ancora orchi! Per non parlare della puzza…»
Irthen scosse il capo, assalito da un improvviso attacco di nostalgia.
«Domattina partiremo e io non so se nella mia vita avrò mai la possibilità di tornare qui. Volevo salutarla un’ultima volta.»
Chloé abbassò lo sguardo.
«Tu e Liam non siete venuti alla riunione, questa mattina.»
«Non eravamo dell’umore» rispose. «Che cosa si è deciso?»
«Credevo avessi già parlato con Yu. Mi ha detto che sarebbe venuta da te» disse Chloé.
Irthen arrossì.
«Abbiamo fatto altro.»
Chloé sorrise.
«Degno fratello di Li’. Non è che si sia deciso granché… I superstiti dell’esercito di Micael torneranno a Torat guidati da Rayhana e da Malik. I nani andranno con loro, per poi proseguire verso Est. All’inizio sembrava volessero inseguire i draghi in fuga fino al Monte Alba, ma senza i maghi non se la sentono, quindi hanno rinunciato. D'altronde, anche i loro alleati torneranno alle rispettive città. Orchi e orchetti sembrano essere spariti nel nulla, i ricognitori non ne hanno trovato traccia. Tuttavia, per maggior sicurezza gli elfi di Glenndois verranno con noi fino a Natìm, mentre quelli di Horlon andranno a Lumia guidati da Rowena. Il Re verrà con noi e poi andrà con Glenn a Bosco Lossar prima di tornare a casa. Aqua e Debrina se ne sono andate per conto loro dicendo che devono imparare a gestire i loro nuovi poteri, e anche Mina e Alec sono già partiti. Credo che torneranno a Madian, ma non erano molto loquaci… Tutti gli altri torneranno a Natìm, per poi fare rotta verso casa, suppongo» concluse Chloé. «La Confederazione non ha più motivo di esistere.»
«E tu che cosa farai?» domandò Irthen.
«Io?» Chloé arrossì e Irthen fu certo di aver assistito ad un miracolo. «Io farò un salto ad Effort da mio padre, e poi…poi farò ciò che desidera Jamie. Voi invece? Tornate a Pothien?»
Irthen scosse il capo.
«Liam vuole vedere il mare. Dice che se l’era promesso.»
Chloé sorrise.
«Credo che gli farà bene. Stagli vicino, Ir. Verranno tempi duri.»
Irthen la guardò allontanarsi tra le rovine. Se solo non fosse stato a sua volta così a pezzi…
 
Quando la chiatta si staccò dalla sponda Sud del Lago di Nebbia, Liam continuò a guardare verso Cyanor, anche se il profilo della città non era più visibile già da un pezzo. Ogni volta che la sua mente ritornava all’ultima battaglia, il suo cuore si rompeva in frammenti sempre più piccoli. Sapeva di dover ringraziare gli Dei per aver avuto salva la vita propria e quella di Irthen, cosa tutt’altro che scontata, ma quanto era stato portato loro via non era quantificabile. L’assenza di Jonna gli bruciava nel petto come il Fuoco che le era appartenuto, e non sapeva come fare a placare quel dolore tremendo. Che cosa sarebbe successo se fosse stato sincero fin dall’inizio con suo fratello? Irthen non sarebbe scappato, non avrebbe incontrato Abby, non sarebbe caduto vittima del canto della sirena… Forse la situazione non sarebbe degenerata così velocemente, e lui avrebbe potuto continuare la sua vita senza prendere parte a quella follia di sangue.
“Sei un idiota, Liam” si disse. “Stan è morto per adempiere un compito che era stato affidato a te, e tu stai qui a piangerti addosso”.
Respirò a fondo l’aria carica di umidità e sentì la debolezza diminuire. Non vedeva l’ora di attraccare a Natìm per poter finalmente partire con Irthen. Sentiva il richiamo del mare già da lì.
Quando il Re degli elfi gli si accostò e si sporse dalla murata, Liam si volse verso di lui.
«Horlon» salutò. «Mi dispiace di aver portato Sophia a Torat senza la tua autorizzazione.»
Horlon fece un mezzo sorriso.
«Ho perso molti amici, negli ultimi due giorni» disse. «Non ti biasimo per esserti servito di lei dal momento che l’idea idiota è venuta a Ruben. E comunque l’hai riportata sana e salva, quindi non pensarci più.»
Liam annuì.
«Ad ogni modo, Liam» aggiunse il Re «sono certo che ti ricorderai che mi devi un favore per l’aiuto offerto dalla mia gente a tuo fratello.»
«Lo ricordo bene. “Qualunque cosa” ti dissi.»
Horlon gli diede una pacca amichevole sulla spalla.
«Lo terrò a mente.»
Liam tornò a guardare l’orizzonte frastagliato della sponda Sud, sempre più lontana. Avrebbe tanto voluto essere già in marcia verso la costa.
 
Una volta raggiunta Natìm, gli elfi si congedarono. Solamente Oliandro decide di restare, almeno per un po’ di tempo, accanto a Ruben. Gli orchi avevano abbandonato i fronti di combattimento, ma c’era molto da ricostruire. Chloé era partita per Effort con James. Liam aveva riso quando la bionda aveva detto di volerlo portare da suo padre. Non faticava ad immaginare che faccia avrebbe fatto Joel quando se lo fosse trovato davanti. Prima di andare, Chloé gli aveva fatto un imbarazzante discorsetto su quante belle sorprese gli stava riservando la vita: era preoccupata per lui ma non l’avrebbe mai ammesso, e d’altra parte non ce n’era bisogno. Lui ed Irthen ci erano già passati, sapevano che cosa significava seppellire delle persone care. Sarebbero sopravvissuti anche a questo.
Finalmente,  tutto fu pronto e i cavalli furono sellati, pronti alla partenza. Ruben aveva regalato ad Irthen uno dei suoi cavalli perché Baio non sarebbe riuscito a portare in giro entrambi carico com’era di bagagli. Era bianco ghiaccio, e il suo nome era Tempesta. Irthen si era lamentato, diceva che non poteva veder morire un cavallo di nome Fulmine e montarne poi un altro di nome Tempesta, ma aveva accettato il dono con grande calore.
Assicurando l’ultimo bagaglio, Irthen sospirò.
«Ripasseremo da Natìm prima di tornare a Pothien, vero?» domandò.
Liam annuì.
«Perché me lo chiedi?»
«Perché adesso non sono dell’umore di salutare nessuno» disse accarezzando l’elsa di Dente di Cobra, legata insieme al resto.
«Eppure mi sa che qualcuno ci tiene a salutare te…» mormorò Liam con un sorrisino.
Irthen si volse. In piedi nella luce fioca dell’alba c’era Yu.
 
La vista di Yu per un momento fece girare la testa ad Irthen. La sua figura minuta si perdeva quasi nelle ombre del cortile deserto. La raggiunse.
«Pare che sia ora di salutarci» mormorò la ragazza.
Irthen sorrise, colpito dall’insolita incertezza nella sua voce. Yu si torturava le mani con aria nervosa, e lui non poteva fare a meno di continuare a sorridere con aria ebete. Era strano pensare che una volta finita la guerra non fosse rimasto nulla ad accomunarli.
Yu lo guardò di sottecchi.
«Ir?»
Irthen si riscosse e, d’impulso, la abbracciò stretta. Yu si irrigidì per un momento, prima di lasciarsi andare e aggrapparsi a lui.
«Mi mancherai» gli disse.
Irthen sospirò.
«Sai, io e Liam andremo a Ovest, verso la costa. Lui vuole vedere il mare, dice che… che dobbiamo andarci insieme. Ma quando ripasseremo da qui per tornarcene a casa… non so, magari potrebbe venirti voglia di venire con noi. Insomma, Pothien è un paesino, ma c’è tanto posto.»
Sentì Yu sussultare tra le sue braccia e si domandò perché mai gli fosse venuta la voglia di portarla via da Natìm. Forse perché non sopportava l’idea di vederla struggesi per quell’ingrato di Ruben, oppure perché in qualche anfratto del suo essere sapeva di non più fare a meno della sua presenza. “Non è così. La fine della guerra non ci rende estranei” si disse.
«Dici davvero?» farfugliò Yu.
«Certo.»
Nel breve silenzio che seguì, Irthen si sentì assordare dal proprio battito cardiaco. Perché non diceva niente?
Infine la ragazza si liberò dal suo abbraccio e gli sorrise.
«È un pensiero molto dolce, ma io non so se… Insomma, se Ruben…»
Colto da un’ondata di nausea, Irthen agitò le mani sperando di riuscire a nascondere l’imbarazzo.
«Non devi decidere adesso! Quando ripasseremo da Natìm mi risponderai, sì?»
Yu ridacchiò.
«Sì, va bene» gli scoccò un bacio sulle labbra e gli assestò un pizzicotto. «Buon viaggio, Ir. Portami una conchiglia.»
Irthen sorrise e si allontanò, massaggiandosi il braccio dolente.
«Siamo pronti?» domandò Liam montando Baio.
Il cavallo scalpicciò.
«Ho appena fatto una follia» balbettò il ragazzo montando Tempesta.
«Se è una follia lo si vedrà» rispose Liam sferzando il suo cavallo.
 
«Yu.»
Yu alzò gli occhi dalla pagnotta che impastava svogliatamente. L’anziana donna che fino a poco prima era stata accanto a lei era scomparsa, e al suo posto, ora, stava Ruben dell’Aria. Aveva lo sguardo stanco, e gli tendeva una ciotola di farina.
«Grazie» disse Yu prendendone una manciata.
«Stai pensando alla proposta di Irthen?»
La ragazza arrossì senza staccare gli occhi dall’impasto.
«Chi te l’ha detto?» ribatté sulla difensiva.
«L’Aria mi trasmette molte informazioni. Allora?»
La ragazza si strinse nelle spalle.
«Non c’è nulla su cui pensare» tagliò corto.
Ruben si accigliò.
«Ho la sensazione che tu stia evitando di porti il problema, approfittando della situazione per nasconderti dietro a scuse insensate.»
Yu sbatté l’impasto sull’asse e piantò le mani sui fianchi.
«Io non scappo, Ben. Dovresti sapere che non sono una codarda.»
Ruben sorrise.
«Quello che intendevo dire è che dovresti considerare sul serio l’idea. Certe occasioni non si ripresentano, e meritano di essere valutate.»
La ragazza sospirò.
«Ti ricordo che io sono di tua proprietà. Mi hai comprata tredici anni fa, te ne sei dimenticato?»
«È questo il punto, bambina: per tredici anni mi sei stata accanto, hai eseguito fedelmente i miei ordini, sei stata un’alleata indispensabile per coraggio, acume, obbedienza e discrezione. Ma hai solo diciotto anni e io non voglio privarti del tuo futuro. Ti meriti di più di questa cucina, Yu.»
«C-che significa?» farfugliò la ragazza.
«Che sei libera» Ruben sorrise davanti ai suoi occhi sgranati. «E qualunque cosa deciderai, la mia casa sarà sempre la sua casa.»
“Libera”. La parola echeggiò nelle orecchie e in ogni fibra di Yu mentre con le guance rigate di lacrime guardava Ruben allontanarsi.
 
Per raggiungere la costa occidentale, Liam scelse di seguire il lungo corso del fiume Llatas. Gli ultimi soldati stavano ancora smantellando gli accampamenti, i volti tirati erano segnati dai combattimenti e dalle perdite subite. Liam evitò il più possibile di incrociare altre persone. Qualcosa dentro di lui lo convinceva ogni miglio di più che quello era un viaggio che lui ed Irthen dovevano affrontare da soli. E mentre da un lato il silenzio gli evitava di doversi nascondere dietro ad una maschera di cortesia che sentiva di non poter reggere, dall’altro non gli offriva appiglio per emergere da quel mare in tumulto di pensieri che rischiava di soffocarlo. E quando guardava suo fratello, leggeva lo stesso tormento nei suoi occhi. Fino a poche settimane prima era convinto di non avere assolutamente niente in comune con lui: non si era mai sbagliato tanto in vita sua.
Al tramonto si accamparono sulla sponda del fiume. Era una notte fredda e serena, e la luna piena illuminava di luce bianca il loro piccolo falò. Sbocconcellando un pezzo di pane, Liam prese un respiro profondo.
«Irthen, devo farti una domanda. È un po’ che ci penso ma mi è già mancato il coraggio talmente tante volte che è meglio se colgo l’attimo.»
Il ragazzo inghiottì un sorso d’acqua e lo guardò.
«Sentiamo.»
Liam si attorcigliò una ciocca di capelli intorno all’indice, improvvisamente nervoso.
«Ecco, io… Ultimamente mi sono trovato a pensare molto a mamma e papà, a com’era la vita prima che loro e Syra se ne andassero. È una cosa che mi sono sempre imposto di non fare, perché se l’avessi fatto non sarei riuscito a sopravvivere a tutto il resto.»
«La stai prendendo larga, Li’.»
«Nel mio sforzo di non pensare a ciò che avevo perso, ho obbligato anche te al silenzio.»
Si interruppe, alla ricerca delle parole giuste per chiedere a suo fratello se ricordasse ancora il volto dei suoi genitori. Ma Irthen sorrise.
«Il fatto che io non parlassi di loro con te non significa che non ne parlassi con nessuno. C’erano Jeremy, Roman, Hans e Dott, e poi c’era Elias… Insomma, di persone più inclini di te alla commemorazione ce ne sono sempre state tante.»
Liam sentì il peso sul cuore sollevarsi e scomparire completamente quando Irthen aggiunse:
«Non ho mai rispettato il tuo divieto, e i miei ricordi mi sono troppo cari. Stai sereno.»
Liam si picchiò il palmo della mano sulla fronte e sorrise.
«Quindi per tutto questo tempo quello maturo sei stato tu!»
Irthen rise, ma la sua risata si spense velocemente.
«Farai così anche con Jonna? La chiuderai da qualche parte per non pensarci?» mormorò. «Io non voglio dimenticare Abby. Nel bene e nel male, l’incontro con lei mi ha cambiato la vita, e ha rovesciato i mio modo di vedere il mondo» disse, ruotandosi l’anellino intorno al mignolo.
Liam sorrise.
«Non la dimenticherai, non ci si potrebbe dimenticare di lei nemmeno volendo. E la stessa cosa vale per Jonna.»
Per poche ore aveva davvero creduto di poter ricominciare da capo, una nuova vita accanto a lei. Quell’ultima battaglia aveva cambiato tutti gli equilibri: Jonna era morta, Clo aveva trovato la sua strada, Stan si era sacrificato per loro e la bella Mina, alla quale Liam doveva tanto, aveva ritrovato il suo posto tra le braccia di Alec. Tutto era cambiato.
«Li’?»
«Uhm?»
«Quanto impiegheremo a raggiungere il mare?»
Liam si strinse nelle spalle.
«Dipende dall’andatura che terremo, ma considerando il Canyon direi un paio di giorni.»
Irthen annuì.
«Mi piace viaggiare con te.»
Il mago fece una smorfia.
«Stai diventando sdolcinato, Ir.»
 
Attraversarono la valle verde nascosta tra le rocce  del Canyon in religioso silenzio, gli occhi fissi sul nastro lucente sullo sfondo.
Quando giunsero ai piedi della Cascata del Potere, Irthen si lasciò scivolare a terra e si stese al sole.
«Facciamo un pic-nic?» ironizzò Liam.
«Non credo proprio» rispose una voce da un punto imprecisato del laghetto.
Proteggendosi gli occhi dai raggi del sole, i due fratelli individuarono, sopra ad uno scoglio che affiorava dalle acque innaturalmente immote, la sirena.
«Rilassati, tesoro, stavo scherzando.»
La creatura lanciò al mago uno sguardo omicida.
«Siete qui per la Cascata?» domandò.
«No» rispose Irthen puntellandosi sui gomiti per guardarla.
«No?!» balbettò incredula.
«No» ripeté il ragazzo.
«Allora che cosa ci fate qui?»
Liam si sedette accanto ad Irthen e ghignò.
«Per quanto mi riguarda, ho intenzione di commemorare Kore e di farle sapere – sempre che sia rimasto qualcosa di lei, qui – che Abby ha mantenuto la sua promessa.»
La sirena sgranò gli occhi.
«Tu conoscevi Kore?»
Liam annuì.
«Io invece sono venuto per lasciare qui Dente di Cobra» disse Irthen.
«Veramente?!» esclamò Liam.
«Il suo posto è qui, non credi? Ma prima ho intenzione di rilassarmi un po’» disse tornando a posare il capo sull’erba morbida. «Oggi, per me, il cerchio si chiude.»
La sirena spostò lo sguardo dall’uno all’altro, sempre più confusa.
«Possiamo restare un po’, non è vero?» domandò Liam.
La creatura annuì.
«Purché non vi bagnate nelle acque magiche senza la mia autorizzazione» aggiunse.
«Me ne guardo bene» mormorò Liam, ed Irthen sorrise ad occhi chiusi.
 
Dopo essersi lasciato alle spalle la Cascata del Potere, Liam si sentiva meglio. Era proprio come aveva detto Irthen, un cerchio si era chiuso. Non immaginava che suo fratello volesse abbandonare laggiù una spada unica come Dente di Cobra. Come se fosse stata la cosa più normale del mondo, aveva preso la spada e l’aveva piantata nell’erba accanto alla Cascata. La sirena non aveva avuto nulla da obiettare, così l’avevano lasciata là, come una lapide in memoria di Abigail. Da quel momento in poi ciascuno di loro avrebbe potuto tornare alle proprie vite, ma con qualche conquista: Irthen aveva imparato a riflettere prima di agire, aveva visto il mondo e le cose bizzarre che ospitava; Liam aveva scoperto quanto fosse più facile essere sé stessi e aveva incontrato Jonna, e il suo ricordo l’avrebbe accompagnato da lì in avanti.
 
Un sole pallido e velato di nubi si levò ad Est la mattina dopo. L’estate stava volgendo al termine e al Nord l’aria pizzicava già. Liam non era mai stato tanto ad Ovest. Man mano procedevano, il paesaggio intorno a loro cambiava. La temperatura si fece più mite ancora prima che giungessero in vista della costa. Ma quando la striscia azzurra comparve all’orizzonte, Liam non poté trattenere un urlo di gioia.
Ad ogni miglio, il mago sentiva crescere un desiderio che non aveva mai provato prima, come se una forza invisibile lo attirasse.
«Tu non lo senti?» domandò ad Irthen.
Il ragazzo scosse il capo, divertito.
«Dimentichi un po’ troppo spesso che io non sono un mago.»
Irthen non aveva più parlato di Yu e del fatto che le avesse chiesto di seguirlo a Pothien, e Liam non aveva chiesto nulla. Yu gli piaceva, era gentile e carina, e dopo quello che le aveva fatto Ruben aveva di certo bisogno di cambiare aria. Non dubitava che lei ed Irthen si sarebbero fatti del bene reciproco.
 
Trovarono una piccola locanda in una cittadina sulla riva del mare. Sistemarono i loro bagagli e i cavalli, poi raggiunsero la spiaggia.
A piedi nudi sulla sabbia, si sedettero sul bagnasciuga in silenzio, con la brezza che scompigliava loro i capelli. L’orizzonte davanti a loro era sconfinato e nei raggi obliqui del tramonto il mare sembrava una distesa di fuoco.
«L’avesti mai immaginato così, Ir?»
Irthen lasciò vagare lo sguardo su quell’improbabile distesa di nulla, poi lo fissò su Liam. Gli occhi di suo fratello riflettevano quella incredibile luce liquida in modo perfetto.
«Così come?» domandò. «Grande? Profondo? Pericoloso? Freddo?»
Liam sorrise.
«Potente» rispose.
Irthen ci rifletté su. Infine disse:
«Forse no. Forse non l’avrei immaginato così “potente”. Anche se devo riconoscere che il termine è appropriato.»
Liam lasciò che il suo sguardo abbracciasse l’orizzonte sconfinato, domandandosi come avesse potuto vivere tutti quegli anni senza regalarsi una simile esperienza. Sapeva che tutta quella pace non sarebbe stata altro che un’oasi di benessere temporaneo, che non appena avesse voltato le spalle tutto il dolore, il vuoto e il buio sarebbero tornati ad avvolgerlo e a togliergli il respiro, ma in quel momento non avrebbe permesso che nulla intaccasse il suo intimo senso di completezza. Lo sciabordio delicato delle onde sulla spiaggia di sabbia scura e sassi levigati, la luce rossa del tramonto e la presenza di suo fratello accanto sarebbero bastati a trattenerlo lì per sempre. Accanto a lui, Irthen inspirò ed espirò lentamente.
«Tu credi che…loro ci vedano?» domandò in un sussurro a stento udibile.
Liam sospirò, non osando chiedergli se si riferisse ai loro genitori, oppure alle persone che avevano perso la vita in quella guerra insensata. Dopotutto, aveva poca importanza.
«Sono certo di sì» rispose sorridendo, senza staccare gli occhi dal mare.
Irthen spostò lo sguardo su suo fratello, consapevole che nulla sarebbe più stato come prima. Liam aveva socchiuso gli occhi, la brezza marina gli accarezzava il viso e gli ingarbugliava le lunghe ciocche di capelli, e stranamente lui non se ne lamentava. Per una volta, sembrava in pace.
 
Dalla torretta più alta del Palazzo di Storr, Lukas lasciò correre lo sguardo sull’immensità della Piana di Thann. La città dei morti era tornata silenziosa come un tempo, ma quella valanga di corpi ammassati ovunque davano il voltastomaco. Per non parlare di quel che restava dei draghi…
Carezzando la testolina del colibrì, il bambino prese un respiro profondo. Quando aveva detto a Liam dell’Acqua come fermarlo, in realtà non era certo che avrebbe funzionato. Quando era molto piccolo possedeva un piccolo carillon a forma di colibrì, e sua madre diceva che era l’unica cosa capace di calmarlo quando perdeva il controllo dei suoi poteri, cosa che all’epoca accadeva di frequente.
Prese un altro lungo respiro, cercando di comprendere il significato della parola libertà.
«Si torna a casa» disse con un sorriso.



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Ed è con immenso orgoglio che vi pubblico il finale.
Dopo la bellezza di 3 anni (il primo capitolo della Cascata, ho guardato, risale al 23 luglio 2012!) l'abbiamo portata in fondo, e vi confesso che non sempre ci ho creduto.
Ringrazio tutti voi, e in particolare le mie donnine meravigliose: Hareth, Skye Targaryen e Anneke! Senza di voi Liam ed Irthen non avrebbero combattuto questa guerra.

Un bacione a tutti!
Alla prossima!

Cat :3
   
 
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