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Autore: Ormhaxan    01/09/2015    5 recensioni
"Voglio Willas, voglio Alto Giardino e i cagnolini e il vascello fluviale, e figli di nome Eddard, Bran e Rickon." [Cit. Sansa, Tempesta di Spade.]
Cosa sarebbe successo se, realizzati i piani dei Tyrell, Sansa avesse sposato l'erede di Alto Giardino?
Una AU! che narra l'incontro tra i due giovani, i primi timori, i demoni che entrambi si portano dentro il proprio animo, la gentilezza ritrovata nei compagni di vita più improbabili, l'amore che sboccia come una rosa selvaggia alla fine dell'Inverno.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Margaery Tyrell, Oberyn Martell, Sansa Stark, Willas Tyrell
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Amanti. Oberyn Martell fece il suo sfarzoso ingresso nella sala del banchetto al calar del sole, seguito da quattro dorniani, appartenenti a casate minori, che avevano giurato fedeltà ai Martell. Al suo fianco, come sempre, c'era la sua amante Ellaria.
Indossavano vestiti dal gusto dorniano, colorati e sfavillanti, oro e rosso che risaltavano sulla loro pelle olivastra e sulle loro chiome corvine; Ellaria sembrava una nobile donna del profondo sud, i lunghi capelli neri ricadevano sulle spalle setosi, i suoi vestiti erano fatti di seta e merletti provenienti da Myr.
Sansa non aveva mai visto niente di paragonabile alla loro esotica bellezza, venne immediatamente affascinata dai loro tratti spigolosi ma allo stesso tempo attraenti, da tutto ciò che loro rappresentavano: libertà, forza, coraggio.
Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati.
Oberyn fu il primo a raggiungere la pedana su cui era seduta accanto al suo promesso sposo, al sorridente e affabile Willas, e i suoi occhi neri corsero immediatamente sulla sua figura avvolta da un vestito di seta e broccati grigio e oro.
“Mi avevano decantato la bellezza della tua lupa del nord, mio caro amico, ma non avrei mai pensato di trovarmi davanti ad un fiore così raro.”
Sansa assottigliò le labbra, cercando di non arrossire a causa di tale sfacciataggine, e non sapendo cosa dire o fare guardò con la coda dell’occhio Willas.
“Principe Oberyn, la vostra alta opinione della mia futura sposa mi compiace, ma permettetemi di introdurvi in modo appropriato Lady Sansa, della casa Stark, figlia di Lord Eddard e Lady Catelyn.”
Oberyn fece un inchino in segno di rispetto, lo stesso fecero i suoi uomini ed Ellaria, e disse: “Milady. Sono addolorato per la vostra perdita, i Lannister hanno portato via anche i miei cari, la mia amata Elia e i suoi bambini, ma un giorno arriverà la vendetta dei Sette e giustizia sarà fatta.”
“Vi ringrazio, Milord. – rispose – Non conoscevo vostra sorella, ma la sua bontà e la sua gentilezza sono ricordate ovunque nei Sette Regni. La sua perdita, come quella dei suoi infanti figli, è stata una tragedia.”
Oberyn accennò un sorriso, poi girò appena il viso alla sua sinistra e porse una mano ad Ellaria: “Posso presentarvi Ellaria Sand, mia compagna di vita e madre delle mie figlie più piccole?
Vista da vicino, Ellaria non era una vera bellezza, ma i suoi occhi neri trasudavano sensualità e una gran voglia di vivere; era attraente, sebbene non fosse figlia legittima di un lord riusciva a tenere gli sguardi di tutti puntati su di lei.
In quel momento Sansa pensò, dopo mesi, al suo fratello bastardo Jon Snow, lontano miglia e miglia da lei, diventato da tempo un corvo dei Guardiani della Notte, e si domandò se anche lui avesse saputo dell’uccisione di Robb e stesse soffrendo come stava soffrendo lei.

Terminate le cerimonie di rito, Oberyn ed Ellaria presero posto al banchetto, lui accanto a Willas e lei accanto a Sansa, e iniziarono a conversare sorseggiando pregiato vino dorniano e assaggiando le prelibatezze che vengono servite.
“L’Altopiano è una vera bellezza per gli occhi, anche se non bello quanto Dorne, e per una giovane lady del Nord come voi deve essere stato un gran cambiamento.”
“Alto Giardino è molto diversa da Grande Inverno: a nord non abbiamo alberi da frutti e roseti, le nostre rose blu del nord sono rare; qui è tutto diverso, non solo i paesaggi, ma anche i costumi eppure Willas mi ha fatto sentire subito a casa.”
“Willas è un dolce ragazzo, un giorno sarà un grande lord dell’Altopiano e sono certa che sarà anche un marito attento. – Ellaria sorrise – E voi, Milady, siete lieta di questa unione? Non sarà il Principe Joffrey…”
“Willas è anche meglio! – si affrettò a dire, resa nervosa dal semplice nome di quel ragazzo che aveva reso la sua vita un inferno, che l’aveva perseguitata nei suoi incubi notturni e diurni – Willas è tutto ciò che desidero.”
Ellaria guardò Willas Tyrell, occupato in un’accesa discussione con Oberyn, e poi nuovamente la giovane Stark: “Dovrete avere pazienza con lui: Willas nasconde molto più di quello che mostra, la caduta lo ha spezzato sia dentro che fuori.”
“Cosa state cercando di dirmi, Milady?”
“Non sono una lady, – la corresse – e questo non è il tempo o il luogo per parlarne, troppe orecchie sono in ascolto. Vediamoci domani mattina per una passeggiata nel roseto, da sole, e vi dirò tutto ciò che vorrete.”

 

**



Non aveva mai atteso così impazientemente il nuovo giorno come quella mattina.
Quando le servette si recarono nelle sue stanze per svegliarla, Sansa era già in piedi, ansiosa di indossare i suoi abiti puliti e acconciarsi i capelli; alle prime ore del mattino, con un vestito dell’azzurro dei suoi occhi con ampie maniche, raggiunse il roseto del castello dove ad attenderla c’era Ellaria Sand.
La bruna dorniana prese la più giovane sotto braccio, le riservò un sorriso gentile e dei complimenti per la scelta dell’abito, e con passo lento iniziò a passeggiare tra gli intricati sentieri di ciottoli bianchi delimitati da rose bianche e gialle.
“Devo ammetterlo, questi roseti sono maestosi e splendidi anche agli occhi di una dorniana come me, farebbero invidia a qualunque palazzo. – disse osservando prima le rose e poi il cielo limpido – Siete fortunata, Sansa, qualunque lady dei Sette Regni vorrebbe essere al vostro posto.”
“Dicono che anche i Giardini dell’Acqua siano splenditi, voluti dalla regina Targaryen per i bambini del suo popolo; dicono che tutti dovrebbero ammirarli almeno una volta nella vita.”
Ellaria annuì pensierosa: “Il Principe Doran ama i Giardini, passa le sue giornate osservando i bambini giocare e ridere, ricordando attraverso loro la sua infanzia e sua sorella Elia. – prese un sospiro – Ma non siamo qui per parlare della bellezza delle nostre terre, giusto?”
“Avete promesso di parlarmi del mio Willas.”
Aye, lo avevo promesso. – Ellaria sorrise sghemba, compiaciuta dall’aggettivo mio che la giovane Stark aveva appena utilizzato – Ho conosciuto Willas allo sfortunato torneo, quasi dieci anni fa, e non avrei mai immaginato che quel ragazzo vanesio e sbruffone si sarebbe trasformato in quello gentile e affabile che entrambe conosciamo e ammiriamo."
"Willas Tyrell era l’orgoglio di suo padre e della sua casata. – proseguì la dorniana – Il Lord Pesce Palla voleva fare di lui il cavaliere di Fiori che poi sarebbe diventato suo fratello Loras, ma ha azzardato troppo e ha perso. Non era pronto per quel torneo, Oberyn lo capì immediatamente, e la sua inesperienza l’ha pagata a caro prezzo: non solo non è diventato l’erede che suo padre desiderava, il dolce padre che ora ha occhi solo per i fratelli minori, ma le cicatrici provocate da quella caduta non si sono limitati all’esterno: Willas è stato ferito nel corpo, nello spirito, ogni sua certezza è venuta meno. Quando l’ho rivisto, molti anni dopo, era un ragazzo totalmente diverso: pacato, modesto, gentile, persino impacciato alle volte.”
“Cosa state cercando di dirmi?”
Ellaria non rispose, proseguendo il suo racconto, la sua lenta camminata al fianco di Sansa: “Oberyn insistette affinché io giacessi con lui, per fare in parte ammenda alle sue colpe, – lui non lo ammetterà mai ma una piccola parte di lui si è incolpato per l’accaduto – e io accettai. Willas era noto per fare stragi di cuori, la sua bellezza non è seconda a quella di Loras, e prima della caduta ogni dama moriva ai suoi piedi. Prima, ha avuto molte avventure, esperienze da una notte con donne di piacere o servette consenzienti, ma dopo la caduta anche questo è cambiato: quando mi intrufolai nelle sue stanze a tarda sera notai immediatamente il disagio nel suo sguardo e capii che la fonte di questo disagio non ero io ma il suo corpo."
"Alla fine giacemmo insieme, ma non fu affatto facile: il suo corpo era contratto, i suoi occhi sfuggenti e l’amplesso fu fin troppo veloce. – proseguì Ellaria, rispondendo alla muta domanda che Sansa le rivolse con i suoi occhi di zaffiro – Willas tenne per tutto il tempo le braghe addosso, rifiutò di mostrarmi il ginocchio, e fu solo la sera successiva che riuscì a persuaderlo a mostrarmi la gamba.”
“Perché mi state dicendo queste cose?” chiese ancora Sansa, questa volta più a disagio, la voce colma allo stesso tempo di imbarazzo e preoccupazione.
“Perché, piccolo fiore, domani sarete marito e moglie agli occhi del popolo e dei Sette, ci sarà una messa a letto sfarzosa e potrai scoprire tuo malgrado di non essere l’unica a vergognarti per il tuo corpo esposto; perché dovrai avere pazienza, molta pazienza, essere gentile e attenta con lui, fargli capire che lo desiderate nella vostra vita e nel vostro letto, non importa quale aspetto lui abbia.”
“Willas mi ha salvato da una vita fatta di soprusi e miseria, anche se probabilmente lui non lo sa, e in queste settimane mi sono profondamente legata a questo posto… e a lui, certo. Voglio essere per lui una buona moglie, dargli dei figli, e se sarà compiaciuto di me e mi guarderà anche solo vagamente come Oberyn guada voi sarò contenta.”


 

**


“Siete fortunato, mio caro amico: Sansa Stark è un fiore raro e ha deciso di mettere radici proprio nel vostro giardino. – anche Oberyn e Willas stavano passeggiando nello stesso roseto, erano più vicini di quanto potessero anche solo immaginare alle due dame, si stavano scambiando preziosi consigli – Credete di poterla rendere felice? Dopo tutto quello che ha passato, povera piccola, merita serenità.”
“La proteggerò con il mio nome, mi prenderò cura di lei, farò del mio meglio per essere il marito che ha sempre sognato. – sospirò – Anche se non sono e non sarò mai all’altezza dei miei fratelli.”
“Intendete altezzoso e amante degli uomini? – chiese provocatorio il Principe, ricevendo un’occhiata di rimprovero dal più giovane – Perdonate la mia insolenza, Willas, ma per quanto mi concerne siete voi il migliore della vostra spinosa famiglia.”
“Spero che Sansa sia della vostra stessa opinione, se riuscirà a guardarmi anche solo vagamente come Ellaria guada voi sarò felice.”
“Lo scopriremo presto… - lasciò la frase in sospeso e indicò poco lontano – Guardate, le nostre dame hanno avuto la nostra stessa idea, i vostri roseti hanno richiamato con il loro fascino anche loro.”
Willas guardò Oberyn con la coda dell’occhio e nascose un sorriso: il suo sesto senso gli diceva che quell’incontro non era da attribuire esclusivamente al caso.



 
**




Si sposarono l’indomani alla presenza di un septon e dei lord dell’Altopiano, tra le statue del Padre e della Madre, con mille candele che bruciavano attorno a loro.
Sansa indossava un vestito di sete e broccati grigio e bianco, i colori della sua casa, tra i capelli acconciati solo in parte spiccavano fiori e piccole rose bianche.
Willas porse attorno alle sue spalle il mantello con i colori e lo stemma dei Tyrell, simbolo di protezione e del legame che da quel giorno li avrebbe uniti, e davanti alla folla festante prese delicatamente il suo viso tra le mani e la baciò a fior di labbra.
Il banchetto di nozze fu abbondante e sfarzoso, allietato delle note dei liuti e delle arpe dei menestrelli, dalle canzoni popolari nei Sette Regni; cinquanta portate furono servite, carne cacciata nei boschi, pesce pescato dal Mander e dal vicino mare, frutti freschi e torte salate e dolci.
Ognuno dei lord portò un dono alla coppia, sete e gioielli, libri rari e oggetti preziosi provenienti dalle città libere oltre il mare.
Sansa mangiò con appetito, danzò con il suo nuovo sposo, riuscì persino a dimenticare i lutti subiti e l’assenza di qualsiasi lord o lady legato alla sua famiglia; tutto sembrò perfetto, quel giorno sarebbe stato il suo giorno, e il futuro non le sembrò mai così ricco di promesse come in quel momento.
E un giorno non molto lontano ballerete queste stesse danze a Grande Inverno, nella grande sala appartenuta agli Stark, ai Re del Nord.

Arrivò la messa a letto, uomini forti e robusti caricarono la sposa sulle loro spalle e iniziarono a spogliarla, la condussero fino al talamo nuziale dove attese l’arrivo del suo sposo, anche lui costretto a quel rito da donne procaci e fin troppo audaci.
Rimasero soli: Sansa lo aspettò in piedi accanto al letto di quercia secolare a baldacchino, indosso solo una tunica da notte leggera, mentre lui era rimasto con addosso le braghe verdi di lino e una sottotunica sgualcita e mezza slacciata a coprire maldestramente il petto quasi del tutto glabro.
“Mio caro marito…”
Marito: quanto suonavano strane quelle parole per Sansa.
“Dolce moglie… - Willas si avvicinò a lei senza l’aiuto del bastone, sorrise, sfilò dai suoi capelli leggermente scompigliati una rosa di bosco – Siete bellissima.”
Sansa socchiuse gli occhi: “Le sarte hanno fatto un ottimo lavoro con il vestito e il banchetto è stato il più bello di tutta la mia vita.”
“Neanche una parola sullo sposo?” chiese provocatorio.
“Lo sposo era elegante, - rispose posando una mano sul suo torace – maestoso, dolce. La sposa è una fanciulla fortunata.”
“Pensate davvero ciò che avete appena detto?”
“Avrei potuto sposare Joffrey, andare in sposa a Tyrion Lannister, a uno dei lord fedeli alla Regina, invece ho sposato voi. – ebbe voglia di abbracciarlo ma si trattenne – Voi mi avete salvato da una vita di abusi e miseria.”
Si voltò, slacciando la tunica qual tanto che bastava per scoprire la schiena, i segni indelebili che avevano lasciato mesi di percosse da parte delle guardie di Joffrey.
Lui non mi picchierà, è dolce e gentile, adesso lo so.
Willas fu inorridito da una tale crudele visione, nuovamente provò rabbia e giurò vendetta verso i Lannister, e si maledì per essere stato troppo irruento quando la sentì sussultare nel percepire la punta delle sue dita sulla schiena segnata.
“Perdonatemi…”
Sansa si girò nuovamente, i suoi dolci occhi azzurri si riempirono di lacrime, e piena di vergogna si coprì il viso.
“Non piangete, Sansa, non permettete ai Lannister di rovinare questi nostri momenti preziosi: questo giorno, questa notte, appartengono solo a noi. – le asciugò le lacrime – Loro non meritano le vostre lacrime, non permetteteli di avere ancora una volta il sopravvento, non ora che siete la lady dell’Altopiano e del Nord.”
“Sì, avete ragione, non devo piangere. – prese un respiro profondo – Questo è il nostro giorno, il nostro momento, e da oggi in avanti entrambi esibiremo le nostre cicatrici con orgoglio. Basta vergognarsi, nascondersi, sentirsi inferiori.”
“Ecco, l’uccellino è diventato aquila, ha artigli abbastanza affilati per cacciare.”

Si scambiarono un sorriso complice, lui la baciò ricambiato prontamente da lei, distese entrambi sul letto per alleviare il dolore al ginocchio; Sansa si lasciò guidare da lui, dalla sua esperienza, anche se era passato moltissimo tempo – all’epoca l’estate riscaldava i Sette Regni da nord a sud e l’inverno era solo un miraggio lontano – dall’ultima volta che Willas aveva preso un’iniziativa con una donna.
In verità, Willas Tyrell non aveva mai giaciuto con una vergine, le donne con cui aveva condiviso un letto prima dell’incidente erano state prostitute o servette di campagna con esperienza alle spalle.
Non voglio farle male.
Sansa permise al giovane di sfilarle la leggera tunica da notte, ai suoi occhi chiari carichi di desiderio di posarsi sul suo virgineo corpo, dovette fare un gran sforzo per ricordare le parole che le aveva detto Ellaria il giorno prima e non coprirsi le pudenda con i lunghi capelli e le sottili mani.
“Non vergognatevi, Sansa.” Le disse percependo il suo corpo farsi teso e gli occhi evitare con attenzione i suoi, scostandole una ciocca di capelli dietro la schiena, baciandole il collo, la guancia, la bocca.
“Volete che mi stenda così da permettervi di adempiere ai vostri doveri?” chiese lei, spostandosi verso il centro del letto, poggiando la schiena contro i cuscini.
“E ridurre la nostra notte di nozze ad un atto meramente fisico in cui non trovereste alcun piacere? – chiese retorico – E’ questo che vi hanno insegnato, Sansa?”
“La mia septa non ha mai avuto modo di insegnarmi queste cose, Joffrey ha preso la sua testa ancor prima che diventassi donna, e mia madre era troppo lontana per farlo. Nessuno mi ha mai detto cosa fare, solo Ellaria…”
“Ellaria, ma certo – Willas sorrise – Dovevo immaginarlo, in questi due giorni avete passato molto tempo insieme, e chissà cosa vi avrà raccontato.”
“Mi ha detto che non devo avere paura di voi, che siete stato dolce e gentile con lei, l’avete trattata bene. – ammise – Mi ha detto che sono fortunata, che non devo vergognarmi del mio corpo, di mostrarvi i miei desideri.”
“E che altro vi ha detto?” chiese ancora, iniziando ad accarezzare con una mano il suo polpaccio destro, risalendo lentamente nell’interno coscia.
“M-mia ha detto… - Sansa deglutì e poi gemette mordendosi un labbro sentendo per la prima volta una mano che non fosse la sua accarezzare la sua parte più intima – Willas!
“Volete che smetta?” domandò guardandola sottecchi, compiaciuto quando lei chiuse gli occhi e scosse forte la testa, facendo successivamente leva sul suo ginocchio buono per raggiungere il suo viso e poterla baciare.
Baciò ogni porzione del suo corpo lattiginoso, piccoli baci pieni di devozione che si posarono sul collo, spalle, sui piccoli seni, sul ventre piatto che entrambi speravano di riempire presto con un erede, sentendola sempre più rilassata e pronta per lui, continuando a farle scoprire quel piacere intimo che negli anni a venire avrebbe richiesto quasi ogni notte.
“Farà male… - le disse sussurrando al suo orecchio, posizionandosi tra le sue gambe con ancora indosso le braghe che coprivano il ginocchio malandato – Ma solo questa volta.”
“Lo so, - rispose mentre affondava le mani nei suoi capelli – e so anche che non potete evitarlo, che non è colpa vostra.”
Willas posò la fronte contro la sua, sfregò in modo quasi infantile i loro nasi, la baciò un’ultima volta.
E poi accadde: i loro corpi diventarono uno, proprio come aveva recitato il septon, e nonostante il dolore che entrambi provarono si ripromisero che niente avrebbe rovinato quel momento.
Tutto attorno a loro svanì, c’erano solo i loro corpi intrecciati, i gemiti misti a dolore che lei sussurrò all’orecchio di lui, le loro mani unite, Willas e Sansa e la passione che li travolse.

Sansa osservò, accoccolata sul petto del suo sposo, la piccola macchia di sangue che imbrattava le candide coperte: era diventata una donna, realizzò, non era più l’uccellino spaventato di Approdo del Re ma un’aquila maestosa dell’Altopiano.
Era la moglie di Willas, nessuno dopo quella notte l’avrebbe potuto mettere in discussione, e anche se era stato doloroso e non aveva provato il piacere che le dame raccontavano sussurrando a voce bassa si sentì ugualmente in pace.

“Voglio vedere la vostra gamba. – disse percorrendo con un dito il bordo superiore delle braghe slacciate – Permettetemi di baciare le vostre cicatrici nello stesso modo in cui vuoi avete baciato le mie.”
“Non sono cicatrici che una dama dovrebbe vedere, sono orribili, vi farebbero repulsione. – liquidò frettolosamente – Credetemi, Sansa, è meglio di no.”
“Pensate che sia così frivola? – chiese piccata – Pensate che vedendo la vostra gamba potrei guardarvi con pietà, disgustata, evitare il talamo nuziale?”
“Non intendevo…”
“Un tempo lo sono stata, lo ammetto. – continuò interrompendolo – Quando arrivai ad Approdo del Re con mio padre tutto ciò che desideravo e sognavo era un principe forte e gentile, un cavaliere aitante come vostro fratello Loras, ma adesso quella sciocca bambina non esiste più: non sono principi o cavalieri che voglio, ma un lord gentile e amabile come voi, un uomo imperfetto come me.
Mio padre era solito ripetere a me e ai miei fratelli che sono le nostre imperfezioni a renderci speciali, che non dobbiamo mai vergognarci di quello che siamo, dobbiamo invece andarne orgogliosi.”
Willas sospirò e suo malgrado accettò: “Va bene, Sansa, lo farò solo per voi.”
Lentamente si mise seduto, sfilandosi le braghe di lino, ritornando a sedersi accanto a lei e mostrandosi per la prima volta nudo.
Sansa osservò il suo ginocchio, la gamba molto più magra rispetto all’altra, le cicatrici biancastre e profonde che svettavano sulla rotula fatta a pezzi: per molte dame quello non sarebbe stato un bello spettacolo, ma Sansa ne aveva viste troppe per provare repulsione per lui, per impressionarsi.
Lei era stata costretta ad osservare la testa mozzata di suo padre esposta sulle mura della Fortezza Rossa, la faccia bruciata del Mastino, orrori ben più crudeli di quella singola gamba ferita.
Con devozione si chinò sulla sua ferita, le sue labbra rosee e piena baciarono il ginocchio spezzato, i suoi lunghi capelli solleticarono la sua pelle sensibile.
Willas osservò quella scena come da un sogno, il tocco gentile di lei gli provocò un brivido lungo tutto il corpo, riuscì a farlo sentire nuovamente all’altezza dei suoi fratelli, di qualsiasi altro uomo dei Sette Regni.
Non è disgustata, non vuole scappare, mi accetta così come sono. Lei è diversa, lo è sempre stata, ed è mia.

“Sansa…” la prese per un polso, tirandola leggermente verso di lui, facendola accoccolare nuovamente sul suo corpo e baciandola fino a farle mancare il respiro.
Pelle contro pelle, cuore contro cuore, un solo corpo e una sola anima.
“Cosa succederà adesso? – chiese con occhi socchiusi, sentendo il sonno farsi sempre più prepotente, beandosi del tocco delle dita dell’altro sul suo braccio – Da domani tutto sarà diverso.”
Aye, tutto sarà diverso, più bello e io ho intenzione di mantenere la mia promessa: prendermi la vita del giovane Joffrey e donarla a voi come mio dono di nozze.”
Sansa lo guardò negli occhi, i suoi occhi verdi che adorava, e seppe con certezza che l’indomani sarebbe stato carico di promesse mantenute e vendetta.



 


*



Angolo Autrice: Okay, ci siamo, è finita. Voi ora direte: ma come finita? Sì, è finita. Questa storia è nata come una OS che si è allungata troppo, diluita in cinque capitoli, il suo fine è sempre stato quello di narrare le vicende di due personaggi che, a parer mio, avrebbero formato una coppia splendida.
Non è mai stata una storia piena di pretese, semplicemente narra di due persone che si sono ritrovate per caso, scoperte più simili di quanto entrambi avessero mai potuto pensare. Entrambi avevano i loro segreti, le loro cicatrici esterne ed interne, non si sentivano meritevoli dell'altra. Ma a questo ci hanno pensato Oberyn ed Ellaria perchè, diciamocelo, Sansa e Willas avevano bisogno di una spintarella.
In ogni caso, per la - spero - gioia di tutti voi che avete seguito la storia, vi annuncio che presto - non so bene quando - scriverò una serie di OS sempre dedicate a questa coppia che io amo e ambientate sempre in questo AU.
E, niente, grazie, grazie, grazie, mille grazie a tutti voi che avete letto questa storia in silenzio, avete deciso di seguirla, e alle carinissime persone che mi hanno lasciato recensioni zuccherose che mai avrei pensato di ricevere. ^^
Se volete continuare a seguirmi, mi trovate nella sezione originali o in quella dedicata alla serie in costume dedicata alla Guerra delle Rose "The White Queen".


Alla prossima,
V.
  
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