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Autore: gemelli89    15/11/2015    2 recensioni
E' ambientata qualche anno dopo la partenza di Cuddy dal PPTH...ci saranno delle piccole sorprese che sconvolgeranno la vita dei protagonisti. Anticipo che è presente un personaggio nuovo che non è presente nella serie, così come saranno ancora presenti sia Wilson che Dominika. E' la mia prima fanfiction, spero di scrivere qualcosa di interessante e che vi piaccia, la storia è ancora in lavorazione e sinceramente non so come andrà a finire. Lo scopriremo insieme:)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~~Hai provato a contattare sia Harry che House ma senza successo, probabilmente sono entrambi da Dominika. Corri verso la macchina, hai bisogno di vederli, sei convinta di aver scoperto la vera identità di Cole Turner ma hai bisogno del loro aiuto. A quanto pare Turner aveva mantenuto lo stesso nome del figlio per attuare la sua vendetta, Cole Dawson. L’età e l’epilogo del caso combaciavano. Infili la chiave nel cruscotto quando il telefono comincia a suonare. Rispondi senza prestare troppa attenzione, “Dottoressa Baker”, senti un brivido che ti attraversa tutto il corpo, “Turner”, rispondi avendo riconosciuto la voce. Hai l’impulso di chiedergli dove diavolo avesse nascosto Matt, ma cerchi di ragionare, non sa che voi sospettate di lui e questo vantaggio poteva rivelarsi fondamentale per poter trovare Matt. “Non avevo idea che avrei dovuto guardarmi da te piuttosto che da quel genio di Gregory House. Come hai fatto a scoprire che ero io?”, ti sbagliavi, non avevate nessun vantaggio, sapeva che tu sapevi e che stavate indagando su di lui. Non hai idea di come comportarti, sai che quella telefonata è importante, potrebbe andarne della vita del bambino. “Lascia andare il bambino. Non peggiorare la tua situazione”, è la prima cosa che ti è venuta in mente di dire. Devi cercare di tenerlo impegnato al telefono mentre cerchi di raggiungere la stazione di polizia per cercare di rintracciarlo. Gli scappa una risata di scherno, “Non hai idea della mia situazione, Baker”, “Forse ne so più di quello che immagini, Mark Dawson”, “Hai scoperto proprio tutto allora”, “Quasi” rispondi mentre esci dal parcheggio dell’ospedale, correndo come non mai. “Sono con Matt. Se vuoi vederlo e magari salvargli la vita, prendi la seconda uscita della statale 176. Sono in un magazzino abbandonato a cinque chilometri dalla statale, è l’unica costruzione che c’è, non puoi sbagliarti. Ti aspetto e non portare nessuno con te”. Chiude la chiamata mentre senti il cuore battere all’impazzata, la salivazione ridotta a zero e le gambe tremare. Ti fermi in preda all’agitazione. Era inutile restare lì. Componi il numero di House, adesso il cellulare squilla, mentre fai inversione e ti dirigi verso il magazzino che ti ha indicato l’avvocato. “Baker” risponde, “Dominika ha confermato che il rapitore è Turner”, “Lo so”, lo interrompi, “Mi ha appena chiamato, “Che ti ha detto?” ti chiede con un vena di preoccupazione nella sua voce, “Sa tutto. Il suo nome è Mark Dawson ed è un caso che hai rifiutato. Mi ha detto che si trova in un magazzino, insieme a Matt, sulla 176, seconda uscita, a cinque chilometri. È l’unica costruzione nei paraggi, secondo le sue indicazioni. Io mi sto dirigendo lì. Avvisa Harry”, “Baker potrebbe trattarsi di una trappola, aspettami, non è saggio che tu vada da sola”, sorridi tra te e te, non avevi mai visto House preoccuparsi per te, “Potrebbe essere una trappola ma se c’è una possibilità di portare a casa Matt, devo rischiare”, “Ok”, ti risponde, io sto partendo adesso, carco di raggiungerti il prima possibile”, “House”, lo fermi prima che possa chiudere la chiamata, “Vuole che vada da sola, quindi niente casino altrimenti potrebbe innervosirsi. Avvisa Harry, mi raccomando”.


Le indicazioni erano precise. Era l’unico fabbricato, intorno solo boschi e sterpaglie. Era una zona isolata, un posto ideale se non si voleva dare nell’occhio. Se avessero arrestato Turner e lui non avesse voluto collaborare, il bambino sarebbe morto, in quel capannone abbandonato, di stenti.
Entri con estrema cautela, facendo molta attenzione. D’altronde quella poteva essere una trappola e Turner poteva essere nascosto ovunque, pronto a farti del male.
Sei lì dentro da un paio di minuti, ma il sole che ti accarezza dolcemente la nuca ti sembra un lontano ricordo. Hai i muscoli contratti e i sensi all’erta, pronti a captare ogni minimo movimento.
All’improvviso senti la voce di Matt, la parte irrazionale prende il sopravvento su qualsiasi pensiero, non ti interessa più se si tratta di una trappola, Matt è lì, e tu vuoi solo raggiungerlo, rincuorarlo, sai che sarà spaventato.
Entri in una stanza grandissima e praticamente vuota, i rumori, anche i più piccoli, si amplificano, sembrano urtare le pareti e tornare indietro. Matt è al centro della stanza, seduto su una sedia, e Turner è al suo fianco, armato. Indossa la giacca e la cravatta. Ti sembra ancora più assurdo ora che è lì, di fronte a te, vestito come quando veniva a lavoro, mentre in realtà stava soltanto affinando il suo piano di vendetta.
“Zia Anna” urla Matt, visibilmente felice del fatto che un viso amico è apparso dopo giorni di paura. Istintivamente ti avvicini ma Turner ti punta la pistola contro, “Ferma lì”, ti dice ma non ce n’era bisogno, ti eri bloccata alla vista dell’arma puntata contro il petto, “Stai tranquillo Matt, vedrai che andrà tutto bene”.
“Come hai scoperto che ero io?” ti chiede ancora, distogliendo la tua attenzione da Matt, “Il tatuaggio” rispondi, un sorriso ironico compare sul suo viso, “Sai Baker, mi hai reso la vita impossibile con tutte le tue intromissioni. Avrei dovuto capirlo, quando facevi indagini sul mio passato, che saresti stata una spina nel fianco. C’era qualcosa di me che ti era familiare, giusto?”, “Proprio così ma la tua vera identità è stata l’ultima cosa che ho scoperto. D’altronde il Mark Dawson che ho conosciuto io non ha niente a che vedere con l’uomo che ho di fronte adesso”, “Ho apportato delle migliorie, in effetti ”, l’accenno di un sorriso tirato compare sul tuo viso, “Non intendevo questo”, ti interrompi un attimo, “L’uomo che ho conosciuto io era una brava persona, onesta. Lascia andare Matt, lui non c’entra con questa storia, è solo un bambino”, “Anche mio figlio lo era!” urla, e per la prima volta hai paura che possa sparare sul serio. “Ho letto la sua cartella”, cerchi di calmarlo, “Quando tuo figlio è arrivato da noi, i suoi sintomi ci hanno fatto sospettare subito che si trattasse di un tumore al cervello, ma dalla tac ci siamo accorti che  le metastasi del suo tumore erano dappertutto. Le tac precedenti erano negative, nessuno avrebbe potuto capirlo in tempo. Forse il tumore era troppo piccolo e troppo aggressivo e la giovane età di tuo figlio non ha aiutato. Né House né Cuddy avrebbero potuto fare niente. Fidati. Lascialo andare”, gli dici accennando a Matt, “Io non mi fido più di nessuno. Cosa credi che non sappia che, dopo una settimana, House ha salvato la vita del figlio di un noto uomo d’affari? Il ricco e influente Randall. Quel bambino era dato per morto e ora, invece, è vivo. Mio figlio non aveva la sua stessa importanza perché io ero un poveraccio, vero?”, urla ancora e non sai se è un buon segno oppure no, “Cuddy è un’amministratrice ma non avrebbe anteposto i soldi alla salute di tuo figlio e ad House non frega niente se un paziente è ricco, povero, omosessuale, cattolico o ateo. A lui interessa solo il caso, l’unica cosa gli importa è che il caso stimoli la sua mente contorta”, “Non ti credo” insiste.
Non riuscirai a convincerlo, non lascerà mai andare Matt.  Devi guadagnare tempo, la polizia e House stanno per arrivare, devi farlo parlare, così cambi tattica. “Sai Mark, ho scoperto un sacco di cose sul tuo conto ma alcuni dettagli del tuo piano mi sono ancora oscuri”, “Forse perché il piano ha subito dei cambiamenti in corso d’opera”, ti fissa negli occhi con un’intensità tale da farti sentire vulnerabile, possibile che abbia capito che vuoi solo costringerlo a parlare?
“Dopo la morte di mio foglio ho passato dei momenti difficili”, forse eri riuscita nel tuo intento, “Avevo perso il lavoro e venduto la casa per pagare le sue cure. Non mi era rimasto più niente, ma poi la sete di vendetta mi ha dato la giusta motivazione per continuare a vivere. Ho trovato dei lavoretti e ho cercato di risparmiare, fino a quando non ho messo da parte i soldi per darmi una ripulita, ho tagliato i capelli, sistemato i denti e preso in affitto una casa. Nel frattempo House era finito in galera e la Cuddy si era trasferita a New York. Così l’ho seguita. Sarebbe stata lei la prima a pagarla e poi sarebbe toccato ad House. Quando sono arrivato a New York ho deciso che sarebbe stato meglio cambiare identità e così sono diventato Cole Turner e, avendo lavorato presso uno studio legale, mi sono fatto passare per un avvocato. Ho cominciato a inviare curriculum fino a quando un piccolo studio legale non mi ha assunto”, aveva iniziato a parlare e sembrava non volersi fermare, probabilmente aveva aspettato quel momento per tanto tempo, “Ho atteso per mesi, forse più di un anno, fino a quando nessuno avesse potuto mettere in dubbio che io fossi un bravo avvocato e che fossi sempre stato Cole Turner. Ho rintracciato la Cuddy che, nel frattempo, aveva avuto un figlio. Assurdo vero?”, si interrompe ma tu non rispondi, “Lei aveva il figlio che mi era stato tolto. Ed era l’amministratrice di un grande ospedale di New York, e lo studio legale con cui lavorava era il più importante che ci fosse in città, sarebbe stato impossibile riuscire a farmi assumere. E proprio mentre stavo perdendo le speranze, la fortuna ha bussato alla mia porta. Uno dei soci dello studio era corrotto, mazzette e relazioni con la criminalità. Mi è bastato mettere la polizia sulle sue tracce per poi toglierlo dai guai per guadagnarmi i suoi favori”, un sorriso soddisfatto gli increspa le labbra al ricordo di quanto fosse stato astuto, “Mi ha fatto assumere, garantendomi uno stipendio di tutto rispetto, così sono riuscito a permettermi un intervento di chirurgia plastica per togliere la cicatrice che mi sfigurava. Un uomo senza cicatrici, a quanto pare, ispira più fiducia.  Ce l’avevo fatta. Avevo cambiato anche aspetto, nessuno mi avrebbe potuto riconoscere. Adesso dovevo solo cercare di avvicinarla per poi rovinarle la vita”, “E allora perché sei venuto a Princeton-Plainsboro?” gli chiedi cercando di seguire i suoi discorsi, “Perché le cose sembravano non voler andare come io volevo. Lisa Cuddy si era trasferita di nuovo nel suo vecchio ospedale, o almeno era quello che pensavo io. Così mi sono licenziato, spiegando che volevo tornare nella mia terra di origine e chiedendo, a miei capi, di poter mettere una buona parola per far sì che mi assumessero in questo ospedale. Sapevo che si sarebbero rivolti a Lisa Cuddy. È stato solo quando sono arrivato qui che ho scoperto che Lisa non si era trasferita, ma era qui solo per far curare sua figlia. Non potevo tornare subito a New York, sarebbe parso sospetto. Ho preso tempo con il consiglio e ho deciso di conoscere Lisa, di invitarla a cena. Sarebbe stato un gioco da ragazzi avvicinarmi a lei appena tornato a New York. Ed è stato allora che House è comparso. Era uscito di galera. La cosa mi ha turbato ma ho deciso in fretta come muovermi. Ho pensato di conquistare la fiducia di Lisa Cuddy e nel frattempo avrei fatto di tutto per far tornare House in galera. Non ci sarebbe voluto molto, conoscendo la fama di House e visto che la sua fedina penale non era immacolata”, “Mi stai dicendo”, lo interrompi, “Che non avevi intenzione di fare del male al bambino?“, gli chiedi sorpresa, “Sì, proprio così. Volevo conquistare Lisa Cuddy, diventare il suo uomo ed entrare in casa sua. A quel punto non ci sarebbe voluto molto per drogarla e farle credere di stare impazzendo. Avrebbe perso il suo ospedale, la custodia dei figli e chissà, se fossi stato fortunato, sarebbe finita in manicomio”, una risata maligna esce dalla sua bocca facendoti venire la pelle d’oca, “Ma ho capito praticamente subito che la dottoressa Cuddy e il dottor House non condividevano solo il lavoro. Loro  si amavano. Non avevo nessuna speranza di conquistarla. Pensavo di dover dire addio al mio piano. Mi ero esposto e non potevo architettare un altro piano senza attirare l’attenzione, e sai cosa è venuto in mio soccorso?”, “La fortuna?”, lo prendi in giro, “No, no”, ride, “I pettegolezzi delle infermiere. Hanno cominciato a spettegolare su House e Cuddy. Le liti, i battibecchi, le battute a sfondo sessuale avevano attirato le chiacchiere dei dipendenti negli anni passati. Le infermiere scommettevano che sarebbero tornati insieme presto. Ed avevano ragione. Ma si chiedevano che fine avrebbe fatto fare House alla sua dolce e avvenente mogliettina. È stata una specie di visione. Lei era la mia unica opportunità. Ho preso informazioni, l’ho contattata e lei era stata appena lasciata da House. Ci ho messo una serata per farle credere di esserle amico, che condividevamo lo stesso destino, io ero stato mollato dalla Cuddy e lei da House. Sai Baker, le persone innamorate diventano stupide”, scuote la testa, “Ad un certo punto, quando ha cominciato a fidarsi ciecamente di me, mi ha confessato che Matt era figlio di House, ed è stato quello il momento in cui ho progettato il rapimento del loro figlio. Sarebbe stata la vendetta perfetta, non credi? L’ho convinta che il rapimento li avrebbe allontanati e che lei avrebbe potuto riavere il suo principe azzurro. Ha rapito il bambino ma, dopo aver visto il primo video che avevo mandato alle  tv locali, ha capito che i miei piani erano diversi. Voleva andare dalla polizia e così mi ha costretto a causare l’incidente. Pensavo fosse morta, ed invece no, ma non poteva comunque parlare”. In quell’istante capisci che quell’uomo aveva perso il lume della ragione, pur di perseguire il suo piano di vendetta avrebbe ucciso chiunque, “E di Morris cosa mi dici?”, quella domanda ti perseguita da quando hai cominciato a mettere i tasselli del puzzle al posto giusto. Ti senti in colpa, se non avessi preso informazioni su Turner, lui sarebbe ancora vivo. “Quello è stato uno dei problemi che mi hai causato. Ho visto Morris in ospedale che parlava con Brenda e chiedeva di te. Dovevo agire in fretta. L’ho ucciso mentre si allontanava dall’ospedale. Ha reagito, mi sono anche ferito e tu, gentilmente, mi hai curato”, un leggero sorriso strafottente gli compare sul viso, “A proposito, grazie”.


Osservi i suoi lineamenti indurirsi di colpo, segui con la coda dell’occhio il suo sguardo, “Hai avvisato House!!!” urla. Punta la pistola alla testa del bambino, “Fermo, fermo” lo implori, “Cosa sei venuto a fare qui?”, gli domanda ignorandoti, “Sono venuto per salvare mio figlio. È me che vuoi. Sono io il colpevole”, gli risponde con una tranquillità che ti mette più ansia di quella che già hai, “Ti propongo uno scambio”, continua, “La mia vita per quella del bambino”. Non sta scherzando, è disposto a sacrificarsi. “No, troppo facile. Voglio vedervi soffrire. Se muori sarà finito tutto in un attimo, invece, se uccido lui”, e sposta lo sguardo su Matt, “I sensi di colpa vi perseguiteranno per tutta la vostra vita. Non riuscirete neanche a guardarvi negli occhi tu e Lisa. Perderete tutto”, la voce colma di trionfo.
“Mi ricordo di tuo figlio”, intervieni, attirando su di te l’attenzione, “Ho parlato con lui mentre cercavi di convincere la Cuddy che tuo figlio aveva bisogno di House. Ricordi?”, “Certo che ricordo. Ricordo tutto di lui, ogni singolo secondo”, “Quel bambino era una forza della natura. Credo avesse capito che la malattia stava vincendo la battaglia ma continuava a sorridere. Mi disse che gli dispiaceva vederti così disperato e che era molto orgoglioso di te. Cosa penserebbe di te ora? Cosa penserebbe vedendoti mentre punti una pistola alla testa di un bambino?”, ti fissa senza parlare, per la prima volta rivedi l’uomo che avevi conosciuto qualche anno prima, “Vuoi sentirti dire che è stato ingiusto quello che è successo a tuo figlio? Sì, lo è, ma non è prendendotela con una creatura che non ha nessuna colpa che le cose si aggiusteranno. Rendi tuo figlio orgoglioso di te, lascialo andare”, adesso piange, “Credimi, se avessi potuto fare qualcosa per salvargli la vita, l’avrei fatta. Mia madre è morta di cancro tanti anni fa e so cosa si prova quando la ragione della tua vita muore. Ero una ragazza felice, nonostante mia madre lottasse contro la malattia ogni giorno, ero circondata d’amore. Le prime giornate primaverili, il Natale, il giorno del mio compleanno, tutto era stupendo, e quando mia madre se n’è andata ho scoperto che era lei a rendermi felice. Non sono più stata la stessa, niente mi rendeva più felice, ero arrabbiata con il mondo perché il mondo non è giusto”, senti le lacrime salire fino agli occhi e un nodo stringere la gola, era da tanto che non parlavi di tua madre, “Lascialo andare. Fallo per tuo figlio, fallo per te stesso. La morte di un innocente tormenterà anche te”. Vedi le sue mani tremare, i suoi occhi spaesati, come se all’improvviso non sapesse bene chi fosse o cosa stesse facendo, abbassa la pistola. “Vai da tuo padre”, gli dice sconfortato. Matt scende a fatica dalla sedia e si dirige verso House. Si allontana dal suo aguzzino di pochi passi, quando la polizia fa irruzione, “Volevate solo fregarmi!” urla, alza la pistola e fa partire un colpo.


Senti i sensi intorpidirsi, come se tutto quello che succede intorno a te arrivasse, ai tuoi occhi, alle tue orecchie, ovattato. Ricordi solo di aver agito d’istinto. Ti eri frapposta tra la pistola e House e la pallottola ti aveva colpito. All’inizio non avevi sentito dolore ma solo una forte pressione. Senti qualcuno urlare, “Chiamate il 911”, è House. Lo vedi togliersi la camicia ed esercitare una pressione dove la pallottola ti aveva colpito. “Baker! Baker! Resta con me!”, ti urla, “Guardami!”, “House”, e ti stupisci nel sentire la tua voce così lontana, come se non fosse tua, “Promettimi”, e ti interrompi di nuovo, parlare ti costa una gran fatica, “Che ti prenderai cura di Lisa e dei bambini”, “Non ti prometto un bel niente”, “Prometti”, “Ti prometto che farò arrabbiare la Cuddy per molti anni e toccherà a te sopportarla”, la sua solita ironia, “Mi basta questo”, ti fermi ancora, adesso fai fatica a respirare, ed hai l’impressione che intono a te ci sia un gran casino, ma non ne sei sicura, “Se hai intenzione di farla arrabbiare per molti anni vuol dire che non hai intenzione di scappare tanto presto”. “Dove diavolo è questa ambulanza!” lo senti urlare, “House”, lo richiami, “Io e te siamo uguali”, “Io sono molto più bello”, sorridi ma non sei sicura che i tuoi muscoli rispondano ai tuoi comandi, “Abbiamo entrambi più paura della felicità che dell’infelicità”, adesso ti guarda negli occhi, ti specchi in quei meravigliosi occhi azzurri in cui, per anni, hai visto il tuo stesso disagio, il tuo stesso tormento, “Perché entrambi sappiamo che la felicità è come un fulmine nella tempesta. Dura pochi secondi e poi ti lascia, da solo, sotto la pioggia. È più facile essere sempre infelici che assaporare la felicità per poi restarne senza”, ti fermi, ti è costata un’immensa fatica fare quel discorso, “Ma ne vale la pena House. In questi momenti sono i giorni felici a dare un senso a tutto”. Senti in lontananza una sirena mentre le forze ti abbandonano, “Anna!”, è Harry, lo riconosceresti ovunque, si inginocchia accanto a te, riacquisti un po’ di forze guardando i suoi occhi, “Ti prego non lasciarmi”, senti la disperazione impadronirsi della sua voce, “Non ti lascerò mai. Ti amo” e finalmente riesci a dire quelle due parole, “Anch’io ti amo” risponde mentre viene allontanato così da lasciare spazio ai paramedici.

  
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