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Autore: AnyaTheThief    09/03/2016    4 recensioni
Si consiglia la lettura di "Crossed lives".
L’ho visto cadere.
Lo abbiamo subito soccorso.
Ha detto di dirti che ti amerà per sempre.
E poi…
Constance, mi dispiace.
D’Artagnan è morto.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Athos, Constance Bonacieux, D'Artagnan, Nuovo personaggio, Porthos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“BASTARDO!”
Un altro sparo.
Un corpo cadde a terra e tutti rimasero pietrificati.
Tommaso e Beatrice dovettero ritornare bruscamente alla realtà. Uno dei rapinatori aveva appena sparato in fronte ad un suo complice, il quale giaceva immobile ai piedi degli altri quattro. Come Samuele.
Quello che reggeva la pistola ancora fumante la puntò verso gli altri tre.
“Qualcun altro ha delle obiezioni?”
Beatrice capì che la situazione si metteva molto male. L’uomo che aveva sparato era quello che sembrava voler suggerire di ucciderli tutti; il suo complice a terra, era quello che voleva costituirsi alla Polizia. La loro unica speranza di fare appello ad un briciolo di umanità.
Ed era sfumata anche la loro occasione di approfittare del loro litigio per agire.
“Tommy…” la voce tremante di Beatrice gli sibilò nell’orecchio.
Tommaso guardò Stefano, che ricambiò lo sguardo. Damiano si unì a loro in quel gioco di occhiate: Tommaso li stava coordinando con il semplice movimento degli occhi.
Aveva suggerito a Stefano di prendere il più basso e a Damiano quello accanto a lui. Lui avrebbe pensato a quello che aveva appena ucciso il complice.
Quello che invece aveva ucciso Samuele, sembrava già abbastanza tentennante e Tommaso era quasi certo che non avrebbe più sparato a nessuno.
Ma ancora non era il momento. La tensione era troppo alta, e qualsiasi movimento brusco li avrebbe fatti scattare, senza contare che uno impugnava già una pistola.
Dovevano aspettare, ma non troppo.
“Bene!” decretò l’assassino. “Adesso vediamo di farla finita. Vai a cercare delle corde.” ordinò al più spaventato dei tre.
La situazione era tornata a volgere a loro favore: erano in parità numerica.
“Tommy…” continuò a chiamarlo Beatrice.
Se si fosse voltato a guardarla, gli sarebbe mancato il coraggio. Avrebbe iniziato a temere troppo per la vita di lei e si sarebbe tirato indietro, ma non poteva. Dovevano salvare più persone possibili; se non avessero fatto qualcosa, si sarebbe consumata una strage.
Legarli era soltanto una precauzione: se avessero iniziato a sparare si sarebbe scatenato il caos e qualcuno sarebbe riuscito a scappare. E invece quel tizio voleva assicurarsi di non lasciare nessun testimone e che i suoi complici rimasti non si fossero tirati indietro.
“Cosa vuoi fare, Tommy?” continuò insistente Bea. “Ti prego, fermati… E’ troppo pericoloso, i bambini… Guardami!”
Lo costrinse a voltarsi. Lo sguardo determinato di Tommaso vacillò subito di fronte a lei.
Era un insicuro, in realtà. Ma non era mai stato così coraggioso come in quel momento, quasi non fosse più lui. Quasi come se quel soldato - D’Artagnan, lo aveva chiamato Bea - avesse preso il sopravvento sul giovane scout dai buoni principi ma dalla scarsa iniziativa.
Sapeva ciò che stava per fare, ma guardandola iniziò a non esserne più tanto sicuro. Tommaso e i suoi dubbi, le sue incertezze stavano di nuovo per riaffiorare e distolse lo sguardo da Beatrice.
Lei rimase con aria attonita a guardare la sua nuca.
Non era lui.

D’Artagnan…

L’uomo con la pistola la abbassò per un attimo e Tommaso prese fiato. Beatrice sapeva che poteva essere l’ultima volta che udiva la sua voce.
“ORA!” urlò.
Ma un’altra voce sovrastò il suo grido.


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Constance scavò una piccola buca ai piedi del grosso albero.
Baciò il crocifisso e lo ripose in un cofanetto, poi lo interrò.
Athos ammirava la pianta secolare con un certo rispetto. Passò una mano sulla ruvida corteccia, guardando in alto verso le fronde, mentre udiva il rumore della pala che prendeva la terra e che la faceva ricadere.
Quando non sentì più nulla, tornò verso Constance che gli sorrise dolcemente e piena di gratitudine.
“Tornerò a Parigi.” annunciò lieta.
Athos ricambiò il suo sorriso e poi tornò ad ammirare l’olmo.
Entrambi rimasero lì per un po’ a guardare il vento che scuoteva le foglie dell’albero e gli uccelli che tornavano al loro nido, incuranti della loro presenza silenziosa.


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“POLIZIA!”
Tutti sussultarono, l’uomo armato cercò di sollevare la pistola, ma se ne trovò una decina puntate contro. I bambini gridarono per lo spavento, ma poi piansero di sollievo.
“Giù le armi e faccia a terra! Faccia a terra!”
Tommaso era rimasto attonito. Come potevano averli trovati?
Era davvero tutto finito? Quell’incubo… Finito così? Qualcosa dentro di lui ardeva ancora di rabbia per non aver potuto vendicare da sé la morte di Samuele, ma sapeva che Beatrice aveva ragione. Sarebbe finita molto male se fossero passati anche solo due secondi in più prima che i poliziotti facessero irruzione.
Alcuni agenti si avvicinarono a loro e ai bambini. Uno invece andò a sentire il polso di Samuele. Beatrice e Tommaso non vollero guardare.
Iniziarono a fare domande a cui Beatrice rispondeva confusa. Tommaso non riusciva a parlare. I cambusieri dissero agli agenti che mancavano tre bambini e loro iniziarono a fare più domande. Mentre arrestavano i quattro uomini ammanettandoli, si udivano gli schianti delle porte aperte a calci su entrambi i piani: stavano ispezionando la casa per verificare che fosse sicura.
“Tommy, dove sono i piccoli? Tommy!” fu soltanto dopo mille insistenze di Beatrice che il ragazzo si riprese dallo shock.
“Nel sottotetto. Stanno bene.” rispose finalmente. Beatrice lo guardò scioccata per un attimo, poi gli saltò al collo, abbracciandolo fino a fargli male.
“Li hai salvati, oddio… Li hai salvati…” gemette con voce strozzata.
Tommaso comprese il suo stupore al fatto che lui avesse reagito con tanta lucidità da riuscire a nascondere tre bambini quando aveva capito che qualcosa non andava.
“Samu…” mugolò lui di rimando. Sarebbe stato il rimorso più grande di tutta la sua vita.
Beatrice piangeva, ma si riprese in fretta: dovevano pensare a tutti quei bambini e, oddio, Francesco era ferito. Corsero verso di lui, ma in quel momento gli agenti diedero il via libera agli operatori della Croce Rossa che iniziarono a soccorrerlo.
Tommaso e Beatrice realizzarono che i poliziotti e la Croce Rossa stavano già confortando i bambini anche se alcuni si aggrappavano ancora a loro, terrorizzati.
“... ricercati da tempo. Hanno fatto un sacco di rapine, ed oggi un bel colpo in Banca.” stava dicendo uno dei poliziotti a Stefano. “Il signor Felice Moretti è stato ricattato per anni, gli faceva usare questo posto come nascondiglio dopo ogni colpo, così che potessero sparire dalla circolazione per un po’ senza destare sospetti. Non li avremmo mai trovati se non fosse stato per quei due turisti.”
Beatrice tese le orecchie, mentre Tommaso non si era accorta ancora di nulla. Si avvicinò al poliziotto con aria incuriosita.
“Quali turisti?” domandò, introducendosi nella conversazione. Aveva un presentimento. Si voltò verso Tommaso per richiamare la sua attenzione e lui le si avvicinò, prendendola per mano.
“Due spagnoli. Non abbiamo idea di cosa facessero qui, nel bel mezzo del nulla, ma dicono di aver sentito degli spari… Vorrete ringraziarli, immagino. Li abbiamo posti in sicurezza in una volante qua fuori. Un attimo solo.” e si allontanò.
Tommaso e Beatrice si guardarono, perplessi.
“Cosa c’è?” domandò lui, evidentemente confuso per un motivo diverso da quello della ragazza.
“Non ricordi, allora?” chiese lei. E sorrise. Quel sorriso strano che le aveva visto dipinto nel momento in cui aveva mormorato quel nome - D’Artagnan - che a lui suonava ancora così strano e così familiare allo stesso tempo.
Il poliziotto rientrò, accompagnato da due ragazzi.
Lei aveva la carnagione e gli occhi chiari, i capelli biondi e l’aria leggermente scossa. Lui le teneva un braccio sulla spalla, altrettanto preoccupato. Aveva i capelli mossi e lunghi e barba e baffi incolti.
Non appena Tommaso li vide, gli fu tutto più chiaro. Si avvicinarono ai due stranieri e si fissarono per un po’, squadrandosi.
Poi Beatrice sorrise commossa e saltò al collo della ragazza, abbracciandola come un’amica che non vedeva da tempo. Da moltissimo tempo.
Nel loro abbraccio, un oggetto a lei famigliare le punzecchiò il petto. Abbassò lo sguardo e vide un crocifisso - il crocifisso.
Il ragazzo fece un sorriso complice a Tommaso, poi gli allungò la mano, perché lui la stringesse. Quando lo fece, gli appoggiò l’altra mano sulla spalla in un gesto fraterno, che risvegliò in lui centinaia di memorie.
In un italiano con poche incertezze, si presentò.

“Mi chiamo Manuel. Lei è Iris. Vi abbiamo trovati, alla fine.”
  
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