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Autore: LunaMag    12/09/2016    0 recensioni
Tratto dal primo capitolo.
"Non sopportavo l’idea di trovarmi tantissime persone dinanzi. In realtà non sopportavo l’idea che mi guardassero o parlassero. Ero arrabbiata con il mondo per la morte di mio padre, ma con i ragazzi della mia età più di tutti perché mi avevano sempre messa in ridicolo per i miei gusti musicali e per il modo in cui mi sono sempre vestita. "Sei troppo punk", "Sei una sfigata metallara" mi dicevano. ".
Onice senz'altro non poteva nemmeno lontanamente immaginare quello che le sarebbe accaduto...
Adolescenza, amori, tradimenti, divertimento. Tutto racchiuso in una semplice fanfiction. Buona lettura! :3
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate
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"Sono le otto, io devo tornare per cena, stasera ci sono ospiti.." Disse sbuffando Vee. 
"Penso che ti seguiremo a ruota, alcol e fumo ci hanno un pò devastati." 
Ci separammo, e Brian mi accompagnò fin sul vialetto di casa. 
Guardai casa mia e sospirai: non mi sentivo abbastanza forte per farcela. Avevo un uragano dentro, un maledetto uragano che mi avrebbe fatta implodere da un momento all'altro, risucchiandomi l'anima.
Brian mi cinse il fianco con le braccia. 
"Se vuoi, puoi venire a casa mia.."
"No. Non posso." Risposi decisa. Non potevo, ma avrei voluto. Lo abbracciai, lui mi lasciò un pò di fumo, cartine e dei biglietti del pullman per il filtro,io gli lascai un bacio dolce sulle labbra e cercai di trovare un pò di coraggio per rientrare a casa.
Mi bloccai sull'uscio: sapevo che avrei trovato mia madre ubriaca, sapevo che qualcosa sarebbe andato storto.
Feci immediatamente retro-front, accendendo una sigaretta e dirigendomi verso il parchetto che a quell'ora era già stato chiuso dal custode.
Scavalcarlo fu un gioco da ragazzi, e in men che non si dica trovai un posticino perfetto, nascosto e per nulla sporco, perfetto nel caso in cui avrei voluto schiacciare un pisolino.

Mi sedetti con le gambe incrociate, ed iniziai a rollarmi una canna. Una voce calda ruppe il silenzio.
"Siamo temerarie, tutta sola in un parco chiuso..." Persi un battito. Che fosse il custode? Una figura incappucciata spunto da dietro il cespuglio.
"Cazzo, Henk, mi hai fatta spaventare!" Lui rise di gusto.
"Fai la dura, ma in realtà ti caghi addosso." Questa affermazione,troppo vera, mi innervosì.
"Che cazzo ci fai tu qui?" Si sedette accanto a me.
"Io ci lavoro. Spaccio, cara, e di solito qui viene gente per farsi. Secondo te perché chiudono?" Rise nuovamente di gusto. Mi palpai le tasche: avevo ancora i miei venti dollari.
"Ho venti dollari." Gli annunciai. 
"Non ero certo ti saresti davvero rovinata con questa merda, ma se ne vuoi non posso dirti nulla, io ci guadagno."
"Dammi un quartino." Gli dissi secca, rimettendo nello zaino il fumo e le altre cose.
"Anzi, dammene due e ti do un mezzo panetto di fumo." 
"Merda Onice!" Il suo tono di voce divenne più alto. 
"Cazzo, abbassa la voce! Ci sente il custode. Dammi la roba. Pensi che non sappia che oggi mi hai fregata? Mi devi aver dato meno roba, o della roba scadente, ci sono andata giù di brutto, ma per meno tempo.."
Rise nuovamente di gusto. Maledetta risata, era snervante. 
"Sbagli alla grande ragazza. La roba era la stessa, quantità e qualità identiche...sei già assuefatta, solo questo. Quando ti sei fatta l'ultima volta?"
Corrugai la fronte. "A pranzo, ma che c'entra?" 
"Fra un pò inizierai ad avere astinenza."
"No. Impossibile, non ne sono dipendente." Mi guardò, scoccò la lingua.
"Lo conosco meglio di te, questo mondo. Fidati."
Rimanemmo in silenzio per un pò. "Beh, questi quartini?" Gli dissi impaziente.
"Aspetta un altro pò, ti faccio fare un giro nel parco."
Ci alzammo, dirigendoci verso il laghetto.
"Bel posto, non credi?" Io annuii, sedendomi nuovamente a terra, mi sentivo spossata, e il freddo iniziava a farsi sentire, perciò mi strinsi le ginocchia al petto.
"Perché hai iniziato? Non mi dire che era solo per la rabbia con quel coglione di Brian, altrimenti avresti già smesso, dato che sei la sua ragazza." 
"Cazzi miei." Mi fissò dritto negli occhi, cosa che nessuno riusciva mai a fare. Involontariamente gli trasmessi tutto il mio dolore, e tramite quel contatto visivo, l'uragano che avevo dentro, uscì. 
Non avevo mai provato una sensazione del genere, prima di quel momento. Mi sentii leggera, liberata. 
"Ragazza, tu hai un buco nero dentro. La droga lo coprirà soltanto, ma non lo colmerà." 
Le mie mani iniziarono a tremare, sentivo le vene pomparmi nel cervello. 
Iniziai a respirare lentamente. Possibile che mi stesse venendo un attacco di panico proprio in quel momento? Henk se ne accorse, mi tirò fuori le dosi, io gli diedi i soldi ed il fumo. 
"Non agitarti, sei solo a rota, ti avevo detto che sarebbe successo."
Presi di fretta l'occorrente per bucarmi, ma già nel provare ad aprire la roba, ebbi dei problemi, dato che le mani iniziarono a tremarmi davvero troppo. 
"Il tuo corpo ti ha portata troppo presto alla dipendenza, non sei fatta per la droga. Cerca di starne fuori." Lì sbottai.
"Cazzo Henk! Me l'hai fatta provare tu! Hai fatto da fottuto diavolo tentatore, ed ora pretendi di fare l'angioletto del cazzo? Mi hai trascinata tu nella merda!"
"Non pensavo avessi questo buco nero dentro, intesi?" 
Io mi stavo innervosendo sempre più, continuavo a non riuscire ad aprire la dose. Rimasi in silenzio.
"Aiutami, ti prego." Lo guardai con una faccia fin troppo pietosa. Lui sospirò, gettò gli occhi al cielo, poi con prepotenza prese la dose, mi agganciò dal braccio, e mi portò in un posto più nascosto. 
Preparò tutto. Le mie mani continuavano a tremare, ero impaziente.
"Muoviti, ti prego." 
Mi mise l'ago nella vena. 
"Sei nella merda, ragazza. Non ti darò più di due pere al giorno, sia chiaro." 
Così detto, mi iniettò la droga nel corpo. 
Il paradiso. La bellissima sensazione era tornata, il vuoto dentro di me si era colmato. Stavo letteralmente raggiungendo l'estasi. 
Sapevo che Henk stesse continuando a parlarmi, ma non riuscivo a percepire la sua voce. In quel momento, la mia vita era fantastica. 








*Henk's P.O.V*

Le sparai la droga nelle vene. 
L'avevo tirata nella merda. Non pensavo sarebbe andata così in fondo. Non pensavo avesse quel vuoto dentro. Non pensavo fosse così incline alla dipendenza. In fondo, la droga era stata solo una scusa per avvicinarla. 
Non volevo finisse così. Avevo fatto un gran bel casino.
"Onice, stasera resto con te." La guardai, lei era in estasi, semiseduta sul pavimento, non riusciva a mantenere il busto in equilibrio. Era totalmente assente. Le presi il viso, sperando che il contatto fisico la riportasse sulla terra. 
"Resterò qui con te, Onice, stasera resto con te. Mi hai sentito?" Gli dissi deciso. Lei sembrava non sentirmi.
La testa sembrava essere troppo grande per il suo corpicino esile, barcollava da un lato all'altro, finché non si poggiò sulla mia spalla. 
Mi guardai intorno, per evitare che qualcuno vedesse, altrimenti un Brian incazzato sarebbe arrivato a picchiarmi, uno dei giorni seguenti.
Ma non c'era anima viva, nemmeno quelli che di solito mi cercano per una dose.
La spostai verso di me, poi la posai sulle mie gambe: era davvero leggera. L'abbracciai, e lei posò la testa sulla mia spalla, nuovamente. 
L'odore dei suoi capelli mi violentava le narici, un misto di mango e cocco, era facile da riconoscere. 
Le baciai la fronte, sprofondando la testa sull'incavo della sua spalla, e di conseguenza, nei suoi capelli profumati. Era ancora sveglia, ma non sembrava essere cosciente di ciò che accadeva nel mondo.






*Onice P.O.V.*

Pian piano tornai nel mondo reale. L'eroina girava ancora nel mio sangue, la sentivo, ma stavo tornando a percepire anche il mondo. 
Mi trovai su Henk, che mi stringeva forte. 
"Che cazzo...?" Bisbigliai. 
"Bentornata nel mondo." 
Alzai la testa, rotolando subito di lato. 
"Cosa.." Lui mi zittì subito. 
"Sono due ore che stai così, non ti preoccupare, volevo solo assicurarmi che stessi bene. Ora inizia il giro per me, devo vendere qualcosa stasera."
Guardai l'orologio: era mezzanotte. Possibile che non ricordassi nulla? 
"Ehm...grazie". Lui mosse la mano, come per dirmi che non avrei dovuto ringraziarlo. Si alzò, scosse un pò di foglie dai pantaloni e si allontanò. 
"Vattene prima delle quattro, a quell'ora passa il custode a controllare prima di riaprire." Annuii. 
Avevo i muscoli rilassatissimi, e la stanchezza, oltre la fame, iniziarono a crearsi spazio. 
Mi nascosi meglio dietro un cespuglio, e usando lo zaino come cuscino, mi addormentai lentamente, dimenticando che durante tutto il giorno non avessi toccato cibo.












Beh si, sono tornata. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe davvero molto piacere. A presto gentaglia!

  
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