Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: _Blanca_    21/09/2016    1 recensioni
«Mi segue» disse Anna.
«Di che cosa parlate, miss Hawkins? Chi vi sta seguendo?»
«La morte.»

Ottobre 1875. Dalle coste della Nova Scotia, Anna Hawkins si imbarca per l’Inghilterra, dove vivrà con gli zii Woodhams, ricchi borghesi del Kent. Anna sa che vivere nel cuore dell'Impero, tra i bianchi sudditi della regina Vittoria, non sarà semplice. Lei è una Metis. È figlia di un inglese, che ha fatto fortuna come cacciatore di taglie, e di una donna della Prima Nazione. Ma Anna sa anche di non poter tornare indietro. Il suo viaggio è una fuga. Una fuga dalla solitudine, dalle responsabilità, da un destino che la terrorizza. La nuova esistenza nel Kent, tuttavia, si rivelerà diversa da qualsiasi speranza o timore. Anna dovrà affrontare i segreti di una vecchia casa e di una stanza che non deve mai essere aperta; dovrà tenere testa a una zia decisa a odiarla e a uno scrittore di racconti del terrore, capace di dare un’impronta fin troppo realistica agli incubi di carta e inchiostro. E, sullo sfondo del tutto, toccherà a lei risolvere l’enigma di un misterioso suicidio.
Genere: Horror, Mistero, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
15




XV. Quand’anche camminassi in una valle oscura





Abbandonata Fairmeadow, pur certa che l'assenza da Bon Fleur avrebbe indisposto la zia, Anna si rifugiò nell’ombra della chiesa di Tutti i Santi. Seguì il viale lastricato fino all’interno del cimitero, dove grossi corvi stavano acquattati tra le scure fronde dei tassi; gracchiavano forte, sorvegliando le tombe con i loro piccoli occhi simili a perline di onice.
Anna trovò molte Mary, ma nessuna scomparsa nel marzo di quell’anno: era probabile che la cameriera fosse stata seppellita altrove. Il peregrinare tra le lapidi, tuttavia, la portò ad incappare in una tomba che ebbe subito la sua attenzione. Era posta accanto al muro che separava il cimitero dall’argine del Medway. Una grata, con un lussuoso intreccio di fiori in ferro, ne delimitava il perimetro quadrato; al centro, sopra un basamento di granito, si ergeva un gruppo di statue: una figura femminile, avvolta in una cappa, nascondeva il viso contro una bassa colonna; ai suoi piedi, c’era un leone seduto sulle quattro zampe, il capo eretto e lo sguardo fiero. I caratteri neri, sul basamento, recitavano:

Though I walk through the valley of the shadow of death,
I will fear no evil; for thou art with me;
thy rod and thy staff they comfort me.

Sotto l’epitaffio, quattro nomi:

William E. Hall
1780 ― 1833  
& His Wife Helen Adelaide
1783 ― 1853 

Horace Clifford Hall
Feb. 25, 1804 ― June 7, 1871

Tabitha Obedience Hall
May 8, 1810 ― April 4, 1865


Era una tomba di famiglia. ‘Che siano gli Hall di Ellsworth House?’ si interrogò Anna.
Ma la sua ultima e inevitabile meta fu la tomba dello zio Woodhams. Non c’era ancora una lapide, ma qualcuno ― forse Arden, forse proprio uno degli Hall ― aveva portato una corona di fiori freschi.
Anna scivolò in ginocchio dinanzi al letto di terra bruna. ‘Zio, che cosa devo credere?’ Lo zio, in vita, non poteva non sapere della sorte della cameriera; ma perché si era prestato al gioco dell’omertà? Che conoscesse il motivo dietro il suicidio di Mary? Sapeva? Sospettava? Aveva visto qualcosa? 
Anna chinò la testa e strizzò le palpebre, senza riuscire, né volere, scacciare il pianto. Per un po’, l’affanno della ricerca aveva anestetizzato il dolore, ma adesso riusciva solo a pensare che lo zio ― il suo buono, sorridente ed entusiasta zio ― era imprigionato là, sotto terra, con la morte che ne imputridiva le carni, giorno dopo giorno. Gli occhi attenti e gentili, le mani calde e il profumo di colonia: non c’era più nulla. Sarebbero giunti i vermi, poi la polvere, le ossa e due orbite vuote.
Anna soffocò i singhiozzi dietro la mano e affondò il mento contro il petto. Sopra di lei, il viso di pietra dell’angelo restava impassibile, indicando imperterrito un cielo che andava imbrunendosi, mentre le Pleiadi, e le prime stelle, tremolavano sopra il campanile.
«Signorina Anna.»
Anna alzò lentamente la testa: aveva riconosciuto la voce.
Si voltò ed ebbe la conferma.
Era il vecchio Bert.
Aveva con sé un pacchetto, avvolto in carta da drogherie, e lo teneva sottobraccio; stringeva in una mano il flaccido cappello, nell’altra uno spelacchiato mazzolino di fiori di campo. Non c’era un gambo che, per lunghezza, eguagliasse l’altro. «Non vi dispiace, vero?» disse Bert. E con la lentezza concessa delle sue articolazioni scricchiolanti, depose il misero omaggio di servitore accanto alla corona di fiori. Aveva ancora lo sguardo fedele di un cane; l'infelicità baluginava tra la stanchezza, come un riflesso di luce lunare su uno specchio d'acqua. Infine, mise la mano, scura e rugosa come la corteccia di un albero, sul capo dell'agnellino sopra la tomba di Violet, come avrebbe fatto un nonno sulla testolina di un bambino.
Anna tirò su col naso. Strofinò le mani inguantate sulle guance umide. Non disse nulla.
«Come sta la padrona?» azzardò Bert.
«Non è più padrona vostra» gli ricordò Anna, sottilmente aspra. «Ci avete lasciato.»
Bert sospirò: un sibilo rasposo. Poi, ligio alla propria ritrosia, disse: «Devo andare.» Batté una mano sul pacchetto. «Vi auguro tanto bene, signorina Anna. A voi, e a madam.» Fece per voltarsi.
Ma Anna si alzò in piedi. «Aspettate. Devo parlarvi.» E fissò Bert diritto in volto: lei aveva ancora un lucido eco di lacrime negli occhi scuri, ma la voce era ferma. «So di Mary. So cosa le è successo. ― Quindi, ditemi: i miei zii non volevano che voi e vostra moglie parlaste del suo suicidio? Non con Lily. Non con me. Forse, nemmeno tra di voi. Una cameriera che s’ammazza nel giardino di casa  non è un evento piacevole da rivangare. O sbaglio?»
Bert non rispose. Ma la sua espressione, prima di sorpresa e dopo di mesta e vergognosa rassegnazione, fu più che sufficiente a fugare i dubbi di Anna.
«Ora che siete libero di farlo, parlatemi di lei. Parlatemi di Mary.»

*

Nella quieta penombra, sotto le volte e tra le colonne, brillava qui e là, in cima agli alti e smilzi candelabri, la luce oleosa delle candele. Un uomo si muoveva accanto all’ambone: ne stava pulendo i gradoni; due donne camminavano lungo una delle navate laterali, coperte da lunghi scialli di lana.
In chiesa faceva più freddo che all’aperto, ma Anna non strofinava i polpastrelli contro le nocche inguantate per scaldarsi. Era nervosa. E impaziente. E fissava il profilo del vecchio Bert, che a sua volta rivolgeva gli occhi stanchi alla grande croce di legno, sulla sommità della recinzione del coro. Sedevano sull’ultima panca, in fondo alla navata centrale.
«Mary Tilley era una ragazzetta di quelle vispe ― se capite cosa intendo.» Bert, tutto ingobbito, con il cappello e pacchetto del droghiere sulle ginocchia, parlava con un fil di voce; per rispetto del luogo e per timore dell’argomento. «Ce ne aveva di spasimanti. Giù a East Farleigh. E pure una lingua svelta, c’aveva. I signori l’assunsero a Natale del Settantatré. Fu un miracolo che riuscì a restare a servizio.»
«Perché?»
«A madam non piacevano quelle chiacchiere sulla condotta di Mary. E poi, Mary ― be', non è che fosse pigra. Ma non faceva le cose come voleva la signora. Non sempre. E quando madam la rimproverava... l’ho sentita io, con queste mie orecchie, risponderle a tono. E mica una volta sola.»
«E la zia la lasciava fare?»
«Oh, no! Stava sempre a dirle che l'avrebbe buttata fuori. Una volta, la chiuse in chiave in camera, su nell'attico. Un'altra, perse la batté con un ombrello. Non fosse stato per il signor Woodhams, che prendeva sempre le difese di Mary, la signora l'avrebbe licenziata subito.»
«Perché mio zio la difendeva?»
«Sapete com'era vostro zio, no? ― C’ha sempre avuto un modo tutto suo di vedere le cose. Quel che per la padrona era imperdonabile, per lui era una ragazzata da niente. Rimproverava a madam di essere troppo severa.»
«E che potete dirmi della morte di Mary? Eravate tutti sotto lo stesso tetto. Nessuno ha almeno immaginato che motivo abbia spinto Mary a togliersi la vita?»
Bert fece cenno di no.
«Pensateci bene! Cercate di ricordare i giorni precedenti...»
«Ricordare? Ricordare!» Bert si passò una mano sul viso. «Come se potessi mai dimenticarmene!»
«Che intendete?»
«Fu... fu tre giorni prima... prima del fattaccio.» Bert sembrava strapparsi a forza le parole di bocca. «Nel cuore della notte, nell’attico, ci svegliò uno strillo. Era Mary. Lei dormiva nella stanza piccola. Non stava insieme ad Abby e Lucy. Corremmo da lei, io e mia moglie, e la trovammo tutta scombussolata. Un cencio. Tremava dalla testa ai piedi. Disse... ecco una cosa veramente strana. Disse di aver visto un’ombra. Una sagoma. Nera. E stava ai piedi del suo letto. Era una persona, diceva. Con la faccia tutta coperta di capelli, e sotto i capelli, due tagli rossi che parevano brillare.» Bert sospirò. «Non è che noi la si stette a sentire troppo. Hai fatto un brutto sogno, le dicemmo. Una tazza di tè e tornatene a dormire. E non se ne parlò più ― però...»
«Però?»
Anna a stento udì la propria voce: il cuore le martellava nelle orecchie.
«Nei giorni seguenti, Mary si comportò in modo diverso. All’epoca, non ci feci mica caso. Ma dopo quello che è successo, a ripensarci... come se ne stava zitta e quieta, ecco. E con certi cerchi viola sotto gli occhi. Sembrava c’avesse la testa chissà dove. Quasi dormiva in piedi. Ruppe un vaso, tanto stava distratta. La signora le diede una strigliata e lei sempre muta. ― Finché, quella mattina... fu io a vederla per primo, sapete? Trovai la porta della veranda socchiusa ― e già quello mi preoccupò. Era l’alba. Faceva un freddo del diavolo. C’era foschia. Dovetti prendere una lampada. Uscii, scesi le scale, per andare dai cavalli, come sempre. Arrivai alla fontana... e Mary era lì. Galleggiava a braccia aperte, come un Cristo in croce. Scalza, con i capelli sciolti e addosso solo la camicia da notte.» La voce di Bert si era fatta talmente bassa che Anna, per afferrare il resto, dovette chinarsi verso di lui e  sforzarsi di ignorare il violentissimo batticuore. «Io... io la chiamai. La trascinai fuori dall’acqua. Ma era già morta. Da ore. Doveva essere uscita in giardino in piena notte, mentre tutti noi dormivamo.»
Anna aveva la bocca secca e il petto in fiamme. Una, due, tre volte respirò, prima di trovare la voce per chiedere: «E... non... non ha lasciato nulla? Nessun messaggio? Niente di niente?»
Bert scosse il capo.
«Siete proprio sicuro?»
«Sicurissimo. Sono stato io a svuotare la camera e a riportare il baule alla madre. Mi fa male il cuore se ci ripenso. Era distrutta. Maledisse il giorno in cui sua figlia era andata a servizio a Bon Fleur. E maledisse tutta la casa. E tutti i Woodhams. Secondo lei, l'avevano spinta loro al suicidio. Ma, sapete, io non credo proprio che Mary si sia ammazzata per qualcosa che le hanno fatto i padroni. Nessuno s’ammazza per quattro rimproveri... A un certo punto, vista la reputazione di Mary, si iniziò a dire che forse era gravida e che chi aveva fatto il danno se ne era lavato le mani.»
«Ed era vero?» sussultò Anna. «Aspettava un bambino?»
«No. I dottori dissero che non c’era nessun bambino. Non c’aveva proprio niente che non andasse. Era sana come un pesce.»
In quel momento, una delle candele si spense, annegando nella cera, e Anna piombò nel barato del silenzio. Prese a fissare le proprie mani, serrate l’una nell’altra, senza nemmeno battere le palpebre.
«I... i miei zii» riprese, a fatica, «hanno pagato il funerale di Mary?»
«Sì. Come lo sapete?»
«L’ho letto in uno dei registri della contabilità.» Anna si voltò di scatto. «Non c'è nient'altro che sapete dirmi, Bert? Le... le altre due cameriere: a loro cosa è successo?»
«Si sono licenziate.» Bert si strinse nelle spalle. «Prima quella storia della sagoma nera. Poi Mary. Si impressionarono parecchio. Dissero che il fantasma di Mary infestava la villa. Chiacchiere su chiacchiere, e poco ci mancò che i signori non restassero a corto di personale. Non ci volevano venire, le cameriere, a lavorare a Bon Fleur.»
«Aspettate... ma Abigail e Lucy hanno visto il fantasma?»
«Ma che! No! E nemmeno io e Sophia. Non c'è nessun fantasma, là. È solo che dopo la morte di Mary, di notte, ogni scricchiolio e ogni sibilo giù per un camino è diventato un fantasma. ― Adesso, posso farvela io una domanda, signorina?»
«Sì...»
«Che ne sapevate, voi, della fontana? Perché siete venuta a domandarcene?»
Anna fece scivolare le dita sull’anulare della mano destra: avvertì la durezza dell’anello sotto la stoffa del guanto. «Solo... solo una sensazione» bisbigliò.
«Ah...» Bert, che la guardava con la coda dell’occhio, scosse il capo. «Voi, lasciatemelo dire, siete un bel po’ strana. Sophia l’ha detto subito. Mica per cattiveria, eh, ma... insomma, si sa... con una madre come la vostra. È gente mezza pagana, quella. Non v’offendete, eh...»
Anna non era offesa. Sopratutto perché non stava prestando ascolto ai borbotti del vecchio. Rifletteva. A fatica, ma rifletteva.
«Avete detto che Mary occupava la camera piccola. È la camera in cui adesso dorme Lily?»
«Si...»
«I numeri...» mormorò Anna. «Bert! ― Quando Lily vi domandò dei segni che abbiamo trovato sul pavimento, sotto al letto ― lei mi ha detto che voi e vostra moglie non ne sapevate nulla. È la verità?»
Il vecchio distolse lo sguardo e serrò le labbra. «È vero... a metà» sussurrò. «Io non dissi nulla. Fu Sophia a rispondere e lei non mentì. Sophia non ne sa nulla.»
«Ma voi sì.»
«Io. E vostra zia. E nessun altro. ― Vedete, la mattina in cui trovai Mary, la padrona fu la prima a entrare in camera della poveretta. E vide la scritta sul pavimento. Doveva averla fatta Mary, pensò. Allora, mi chiamò e mi disse di farla sparire. Voleva che la cancellassi.»
«Perché?»
«Non lo so. Era agitata. Nervosa. Quasi arrabbiata. Insomma, c’era una donna morta nel suo giardino e l'ispettore di polizia al cancello. E io ho solo fatto quel che mi ordinava. Ma a un certo punto, perse la pazienza. Ci stai mettendo troppo! esclamò. Prima che finissi di cancellare la prima lettera―»
«Lettera! Come? Il primo segno era una lettera?»
«Sì. Una D. ― Mi fece spostare il letto per nascondere tutto.»
«Ma senza dire perché?»
Bert annuì.
‘L’ha fatto per paura? O conosce il significato dei numeri?’
«Adesso, direte a vostra zia che ho parlato con voi?»
«No...» rispose Anna, sovrappensiero.
«Non avrei dovuto comunque raccontarvi di quella brutta storia. Vi siete agitata, e non vi fa bene ― agitarvi. Vi tremano le mani. E mi sembrate impallidita...»
E il vecchio Bert aveva perfettamente ragione.
«Sto bene» obbiettò Anna. «E voi ― voi adesso dovreste tornare da vostra moglie. È tardi.»
«E voi, invece? Perché siete da sola, lontana da Bon Fleur, a quest’ora? Si sta facendo buio.»
«Non ho paura del buio.»
Quando Bert se ne andò, Anna rimase seduta, immobile, su quella panca.
Le due donne erano uscite e l’uomo era scomparso oltre le transenne del coro; tutte le vetrate erano buie.
A un certo punto, Anna si alzò.
E ricadde subito seduta.
‘L’ombra nera con gli occhi rossi.’
Dunque, non era solo la morte a inseguirla.
Afferrò con una mano la spalliera della panca di fronte a lei. Strinse. E si rialzò in piedi. Aveva il respiro corto, leggero, rumoroso. «No... no... no... oh Dio, no...» Camminò in su e in giù, lungo le panche, e alla fine si lasciò andare con la schiena contro una delle colonne: le girava la testa, temette di svenire, ma si aggrappò alla lucidità con la disperazione di un naufrago che nuota verso una cima gettata in mare.
Non sapeva come reagire, ma sapeva che prima di prendere qualsiasi decisione, c’era una cosa di cui doveva assolutamente assicurarsi.
E non avrebbe perso altro tempo.






➽ Note.
L’epitaffio sulla tomba degli Hall è tratto dai Salmi: ‘Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, non temerei alcun male perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga sono quelli che mi consolano.’ Come scrissi già nelle note a uno dei primi capitoli, preferisco utilizzare l’inglese per alcuni termini o frasi.
Con la fine dell’estate, anche il mio tempo ‘libero’ si è ridotto. Io non mollo, ma mi sembra doveroso scusarmi per il lungo ritardo nella pubblicazione questo nuovo capitolo. Ringrazio tutti i lettori che continuano a seguirmi & tutti quelli che si sono aggiunti anche durante il periodo di stallo!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: _Blanca_