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Autore: Rohhh    23/09/2016    2 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 25

 

 

Matt sedeva sul divano del salone, alternava lo sguardo da sua madre alla sua destra, a suo padre, sulla poltrona alla sua sinistra.

Gli fece un po' strano vedersi lì con i suoi genitori, con quella che doveva essere la sua famiglia, ma che ormai non ne era lontanamente nemmeno più l'ombra da anni.

Si abbandonò con la schiena sull'imbottitura morbida del divano e sospirò. La scena era più o meno sempre quella, i protagonisti erano solamente più invecchiati per colpa del tempo che passava inesorabile.

Monica aveva le braccia conserte in un atteggiamento di chiusura, le labbra severamente piegate in giù in una smorfia di disgusto e gli occhi iniettati di rabbia.

Suo padre era molto più a suo agio, quasi come se quello per lui fosse un problema di ordinaria amministrazione, niente di nuovo, era il suo classico modo di affrontare ogni questione.

Fu proprio lui a rompere il ghiaccio, attirandosi le occhiate di entrambi.

«E dunque, quand'è stata l'ultima volta che ci siamo ritrovati tutti e tre insieme? Se non sbaglio risale al diploma di Matt!» iniziò spavaldo, come se stesse rivangando una piacevole rimpatriata tra amici. Matt sgranò gli occhi e gli scoccò un'occhiata eloquente, se il suo obiettivo era quello di far esplodere sua madre si stava mettendo sulla strada giusta. E infatti gli occhi di Monica si erano ridotti a due fessure per quanto si era accigliata.

Suo padre non si era sbagliato, l'ultima volta che si erano dovuti incontrare era stato alla conclusione del suo ultimo anno di liceo, quattro anni prima all'incirca e l'atmosfera era stata enormemente più tesa rispetto a quella attuale, tanto da fare apparire quell'incontro quasi come una allegra chiacchierata al confronto. Matt si trovava nel pieno del suo conflitto con la madre, se ne era andato di casa tre anni prima e aveva perso un anno di scuola, e Monica ne aveva rintracciato la causa nell'incapacità di Nathan di fare il genitore e di badare a quello scapestrato di suo figlio, e aveva approfittato di quell'occasione per rinfacciarglielo apertamente. Ne era seguita, com'era ovvio che fosse, una diatriba infinita, in cui si erano rinfacciati a vicenda mancanze, colpe, responsabilità, errori ed erano volati insulti e rimproveri.

Insomma, l'inferno sulla terra, ma stavolta Matt non aveva voglia né intenzione di replicarlo e sperò che anche i suoi avessero un po' più di buon senso.

Monica lasciò cadere nel nulla l'intervento di Nathan e lo ignorò senza pietà «Che ci fai tu qui? - ringhiò, impaziente di avere un valido motivo perchè adesso la sua pressione stesse arrivando alle stelle, poi si rivolse al figlio accanto a lei – e perchè non ne sapevo nulla?» chiese.

«Mamma è semplice, papà mi ha chiesto aiuto per un suo lavoro qui in città e non potevo rifiutare, non ti ho detto niente per non farti agitare, non volevo di certo agire o complottare alle tue spalle, l'ho fatto a fin di bene!» tentò di spiegarsi, mentre la gamba di sua madre aveva cominciato a tremare in un tic nervoso che rivelava il suo persistente nervosismo.

Monica posò lo sguardo freddo su Nathan, in attesa della sua versione.

«Matt ha detto la verità, Monica, sono stato io a chiamarlo ieri sera e a pregarlo, non gli ho dato molto tempo per poter riflettere e ha agito come ha ritenuto fosse meglio per salvaguardare la pace in famiglia, nella tua nuova famiglia» sottolineò.

Monica sospirò, vide gli occhi limpidi di suo figlio e li trovò sinceramente dispiaciuti e senza tracce di menzogna o inganno, era da poco che loro due avevano ripreso a parlarsi e non voleva rovinare tutto per un fraintendimento o per una decisione non felice presa senza pensare. Credette alla buona fede di Matt, anche se avrebbe preferito essere avvisata.

«La prossima volta desidererei essere avvertita, però, soprattutto se lui deve usufruire di casa mia e del mio compagno» affermò, evitando di chiamarlo per nome e senza rivolgersi al suo ex direttamente.

Matt annuì, Nathan rinnovò le sue scuse «Hai ragione Monica, avrei dovuto immaginare che potesse darti fastidio, ma ne avevo bisogno, cerca di capire, il mio fine non era certo quello di disturbare la tua quiete, anche se non vuoi credermi»

Seguì un silenzio angosciante, ma gli occhi di Monica avevano perso l'astio iniziale e anche il suo tono di voce rivelò il suo cambio di umore. Si schiarì la voce rumorosamente poi con una lieve riluttanza aprì bocca «Beh, comunque ormai è andata, penso di poter credere nella vostra buona fede, per questa volta, adesso fate quello che dovete e poi rivoglio la mia tranquillità, sono stata chiara?» concesse loro, mantenendo un tono duro, che però risultò meno credibile rispetto a prima.

Matt e suo padre si scambiarono degli sguardi sollevati per lo scampato pericolo e promisero di fare più in fretta che potevano.

 

In cucina Ashley e Gregory attendevano con pazienza che quella riunione terminasse, e speravano possibilmente con un esito favorevole. La ragazza si augurò che quell'incidente non avesse messo a rischio il rapporto tra Matt e sua madre, che da così poco stava rinascendo e sarebbe stato un vero peccato se tutto fosse stato cancellato da quella stupidaggine.

«E così tu eri a conoscenza dell'arrivo del padre di Matt?» le chiese Gregory, facendole svanire quelle preoccupazioni.

Ashley si sentì come presa con le mani nel sacco, ma mentire sarebbe stato inutile, ormai ci era dentro con tutta sé stessa.

«Si, Matt me l'aveva riferito e non potevo tradirlo, papà, mi capisci vero?- puntò gli occhi su Gregory, poi li abbassò - lui ha agito cercando di scegliere l'opzione meno dolorosa per Monica, voleva risparmiarle una collera, l'ha fatto solo a fin di bene, devi credermi!» lo difese a spada tratta, Gregory si chiese per la prima volta da quando sua figlia ci tenesse così tanto a quel ragazzo da giustificarlo con tale forza e com'è che Matt si fidava a tal punto di Ashley da condividere con lei quella situazione delicata. Forse per la prima volta fu vicino a intuire che qualcosa bolliva in pentola.

«Tu e Matt siete diventati molto stretti se sei l'unica persona qui a cui ha rivelato i suoi piani» disse pacatamente, Ashley scattò sull'attenti, che suo padre scoprisse di loro proprio alla fine della vacanza era una sfiga così grossa che non sembrava nemmeno reale.

«Beh, a qualcuno doveva pur dirlo, io sarei stata a casa e avrei visto e sentito entrare suo padre, era inevitabile» provò a minimizzare la cosa.

Gregory si convinse, era una motivazione più che logica e lui comprendeva più quella che i sentimenti.

«Capisco, io credo alle buone intenzioni di Matt, mi piace, è un bravo ragazzo, sono sicuro che anche Monica lo farà» la tranquillizzò.

Ashley poggiò i gomiti sul tavolo e si sostenne il viso con le mani, scrutò suo padre per accertarsi che il fatto che nella stanza accanto ci fosse l'ex marito della sua compagna non lo stesse turbando e giurò di avergli letto in faccia un minimo di inquietudine. In fondo la gelosia era un sentimento forte e anche la persona più razionale del mondo poteva esserne contagiata in un caso del genere.

«Quell'uomo di là, Nathan credo si chiami – cominciò, sforzandosi di mantenere un'aria indifferente – come ti sembra, insomma, quello che intendo è, credi sia un bell'uomo? Io sono un maschio e non posso stabilirlo» chiese infine ad Ashley.

La ragazza rise, era proprio divertente come per le persone di sesso maschile fosse un'impresa impossibile riuscire a giudicare la bellezza di un altro appartenente al loro genere, mentre per le donne era naturale riuscire a esprimere un giudizio estetico su un'altra di loro e ammetttere tranquillamente che fosse bella.

«Bah, direi normale, nella media, diciamo» rispose Ashley, un po' stranita, cercando di rimanere cauta e generica. Era davvero piuttosto assurdo trovarsi a discutere con suo padre sui canoni estetici maschili, anzi, era abbastanza inquietante.

«Beh, somiglia tantissimo a suo figlio e Matt penso sia un bel ragazzo, per quanto ne possa capire io, tu lo trovi carino?» continuò imperterrito a far cadere nell'imbarazzo più totale Ashley.

'Qualcuno mi salvi, ora' supplicò lei, sentendosi avvampare le guance ed emettendo dei balbettii incomprensibili prima di riuscire a rispondere.

«Mah, carino, sì, più o meno» fece con estremo distacco, mentre dentro di lei ogni parte del suo corpo gridava 'Carino? Solo carino? Si vabbe..'

«Scusa, tesoro, forse ti sto mettendo in imbarazzo con queste domande, è che sono un po' nervoso, sai, sono umano anche io» si scusò Gregory con aria impacciata.

Ashley gli sorrise, era comprensibile che si sentisse così, anzi, provare quelle sensazioni era un chiaro indice della sincerità dei suoi sentimenti verso Monica ed era del tutto naturale. Vedere suo padre preda di emozioni così vere le fece piacere in fondo, lo rendeva diverso e spezzava quella sua solita compostezza e serietà che indossava di solito.

In quel momento rientrò Monica, Ashley intravide Matt che le fece il segno dell'ok con la mano per confermarle che era andato tutto bene, facendola sospirare di gioia.

Poi Matt sparì con suo padre per lavorare e ci rimase per delle ore.

 

«Ti chiedo scusa Matt, ti ho messo in una situazione spiacevole con tua madre e mi dispiace, ma avevo davvero bisogno del tuo aiuto e ti ringrazio, sei stato bravo come al solito» disse Nathan, estraendo una sigaretta e portandosela alla bocca, per colpa di quel vizio che condivideva con suo figlio.

Il sole stava ormai tramontando, dipingendo ogni cosa di un rosso caldo e confortante e tutto intorno regnava una pace che avevano creduto un'utopia quel pomeriggio.

Quando si dice la quiete dopo la tempesta.

Padre e figlio si stavano concedendo un minuto di relax dopo il lungo lavoro di post-produzione di quella marea di foto, che era stato ritardato dalla bufera imprevista scoppiata in casa con Monica. Per fortuna avevano finito in tempo ma avevano dovuto intensificare la concentrazione e velocizzare il tutto. Le loro tempie dolenti e gli occhi rossi e affaticati ne stavano pagando le conseguenze, ma tutto sommato andava bene così. Per quello sarebbe bastata una bella dormita.

«Figurati, in fondo è in parte colpa mia, avrei dovuto dirlo alla mamma, probabilmente avrei provocato meno danni, Ashley aveva ragione» fece quella considerazione a voce alta, con gli occhi assorti a guardare lontano, nel punto in cui il sole stava scomparendo nel mare.

Nathan lo fissò, non doveva essere facile per lui barcamenarsi tra due genitori separati che non andavano d'accordo, eppure si stava addossando parte di quella responsabilità. Era maturo suo figlio e scrutandolo di profilo, così serio, gli parve di accorgersi quanto adulto fosse diventato rispetto al ragazzino sedicenne incattivito e incazzato col mondo intero che gli era piombato in casa sette anni prima. Ne fu orgoglioso.

«Sono davvero contento che tu e tua madre abbiate deciso di ricominciare, vi ho visti entrambi più sereni» gli fece sapere, Matt annuì semplicemente col capo ma Nathan riuscì a scorgere un lieve accenno di sorriso.

«E di quella ragazza con i capelli rossi, Ashley – cambiò argomento, facendolo tremare impercettibilmente al suono di quel nome – che mi dici?» gli chiese.

Non aveva dimenticato la reazione violenta del figlio alla sua allusione che tra loro ci fosse una tresca poco seria in corso e nemmeno aveva ignorato quella specie di alchimia che aleggiava ogni volta che si sfioravano. Aveva più o meno la sua età quando si era innamorato perdutamente di sua madre, il suo primo vero amore, la ragazza per cui aveva perso la testa e che aveva sposato senza dubbi a soli 24 anni, una pazzia l'avevano definita in molti e a dire il vero, col senno di poi, di quello si era trattato.

Troppo giovani, troppo precipitosi, ma durante quegli anni era stato sempre fedele a Monica, aveva abbandonato la sua vita di eccessi per lei e rinunciato alla sua giovinezza quando solo un anno dopo era diventato padre di quel ragazzo in cui, adesso, rivedeva molto di sé, con nostalgia.

«In che senso? Cosa vuoi che ti dica?» domandò a sua volta Matt, scendendo giù con un balzo dal muretto della veranda sul quale si era seduto.

«Hai l'aria di chi si è preso una bella sbandata. Ti piace?» pronunciò quelle due parole come domanda, ma avrebbe benissimo potuto evitare l' interrogativo, aveva capito già alla perfezione che la risposta sarebbe stata affermativa.

«Si, anche tanto» ammise infatti Matt, portando lo sguardo dalla parte opposta a Nathan, c'era un che di amaro nella sua voce.

«È la figlia del compagno di tua madre, ti piacciono le situazioni difficili, eh?» lo schernì suo padre, immaginando lo scompenso che avrebbe potuto creare la notizia della loro relazione.

«Dimentichi che ci sono cresciuto nelle situazioni incasinate – rise beffardo, mentre spegneva la sigaretta - ormai sembra sia il mio destino» continuò con un filo di voce.

Nathan abbassò lo sguardo e rivolse le spalle all'ultimo spicchio di sole rimasto ancora visibile. Restò in silenzio per qualche secondo, poi parlò.

«Lei non è come te»

Quelle poche parole dirette fecero sgranare gli occhi a Matt mentre ancora teneva la testa bassa, lentamente la sollevò per guardare il padre, per poi riabbassarla mestamente un'altra volta, i capelli gli ricaddero in avanti sommergendogli la fronte.

«Lo so» confermò, sconsolato.

«Non ho detto che è un male» aggiunse poi Nathan inaspettatamente, e sorrise.

Ancora una volta lo aveva sorpreso con il suo modo di parlare criptico e difficile da decifrare, Matt ricambiò il sorriso, ma presto ritornò cupo in volto, poggiò i gomiti sul muro e perse lo sguardo verso un punto indefinito.

«In ogni caso qualunque cosa ci sia fra noi non ha più molta importanza ormai, tra poco più di una decina di giorni lei se ne tornerà a casa sua e lo stesso farò io, fine della storia» provava sempre lo stesso dolore al petto quando era costretto ad ammettere a sé stesso quella dura realtà.

Nathan vide i suoi occhi colmi di tristezza e rassegnazione, gli occhi di chi sta per andare incontro alla sua prima delusione, quella che ti distrugge, ti fa odiare l'amore e dalla quale pensi di non rialzarti più.

«Ci stai rinunciando» stavolta non glielo stava domandando, era una vera e propria affermazione anche se a Matt suonò più come una provocazione.

Scattò in avanti come una molla, indurendo la sua espressione.

«E cosa dovrei fare – aumentò il volume della sua voce – chiederle di rinunciare a tutto per me e scappare insieme come avete fatto tu e la mamma? E com'è andata a finire poi? Ci conosciamo solo da un mese e, per quanto ci tenga a lei da morire, è davvero troppo presto e la fretta non porta a niente di buono, abbiamo poco più di vent'anni e studiamo entrambi, come pensi che potremmo farcela senza lavorare?» gli ribattè violentemente. Gli errori dei suoi genitori erano una ferita che bruciava ancora e non voleva vivere l'incubo di poterli ripetere.

«Sei troppo drastico» commentò secco Nathan.

«Sono realista!» gli fece eco Matt, spostandosi i capelli dalla fronte accaldata per il suo essersi infervorato.

Nessuno di loro osò riprendere la parola, rimasero in silenzio, finchè Nathan guardò l'orologio e fece leva con le braccia per staccarsi dal muretto su cui aveva poggiato la schiena. Matt lo segui con lo sguardo.

«Si è fatto tardi, sarà meglio che vada, non voglio sfidare i nervi di tua madre e inoltre devo consegnare il lavoro di oggi» disse, raccogliendo i capelli in un codino e riprendendo il suo zaino da terra.

«Già» Matt si avvicinò a lui.

«Beh, allora, ci vediamo tra un po' di giorni, ti aspetto!» si congedò da Matt, non prima di avergli scompigliato vigorosamente i capelli, il ragazzo fece una smorfia di fastidio e serrò gli occhi per riflesso.

Quando li riaprì, però, vide Nathan sorridergli: nonostante tutti gli sbagli e le conseguenze che avevano avuto sulla sua esistenza, rimaneva sempre suo padre e gli voleva bene, non poteva fare altrimenti.

«Sì, a presto» lo salutò e anche gli angoli delle sue labbra si piegarono verso l'alto.

 

Matt aiutò suo padre a caricare tutta la sua roba in macchina, poi rientrò in casa insieme a lui. Monica era anch'essa all'ingresso, con le braccia incrociate al petto, le labbra strette e l'espressione tirata ma più rilassata rispetto a qualche ora prima, in attesa che Nathan lasciasse casa sua. Rivederlo le aveva riacceso vecchi rancori ma doveva riconoscere che si sentiva più tranquilla rispetto all'ultima volta che si erano incontrati, forse perchè, come si suol dire, il tempo cura le ferite o forse perchè adesso aveva ritrovato la felicità e suo figlio. Non seppe di preciso a cosa imputarlo, ma di fatto era stato così.

«Se permetti vorrei scusarmi con Gregory per oggi» le chiese Nathan. Monica annuì senza aprire bocca, poi gli indicò con un braccio la stanza accanto. Nathan gli fece un cenno con la testa per ringraziarla, poi si diresse nella direzione che Monica gli aveva mostrato.

Gregory era seduto a leggere degli spartiti, ma sentì i passi, alzò gli occhi e vide spuntare l'uomo.

La sua espressione rimase serena e cordiale.

Non era ostile, era un uomo intelligente e aveva reagito con una calma invidiabile a una situazione che avrebbe fatto saltare qualche rotella a chiunque. Nathan lo ammirò davvero e in un certo senso fu felice che la sua ex avesse al fianco un uomo del genere.

Gli porse la mano «Ti chiedo perdono per la mia intrusione in casa tua oggi, spero di non averti causato troppo fastidio, non era mia intenzione e sono mortificato per come sono andate le cose» si scusò, guardandolo negli occhi.

Gregory gliela strinse senza astio, a parte l'iniziale shock per averlo trovato in casa e per aver dovuto riuscire nell'impresa di tranquillizzare Monica, non aveva davvero nessun motivo per avercela con lui, rimaneva pur sempre il padre di Matt e sapeva benissimo cosa significava trovarsi in quei panni, gli era capitato con Nancy, quando lei si era risposata e lui andava a trovare Ashley.

«Non c'è bisogno di scusarsi, va tutto bene, buon ritorno a casa» gli augurò, sorridendo.

«Grazie, sei in gamba – gli disse, mentre si accingeva a dirigersi verso l'uscita, poi si voltò – magari un giorno ci ritroveremo nella parentela o, chissà, condivideremo dei nipoti, chi può dirlo?» fece l'occhiolino, profetizzando una futura unione dei loro rispettivi figli, prima di sparire.

Gregory rimase interdetto a quelle parole, piegò le sopracciglia in un'espressione tra il confuso e lo sconcertato e non riuscì lì per lì a coglierne il senso. 'Parenti, nipoti, ma di che parla?' ci riflettè per un attimo, ma proprio non gli sovvenne nulla, pensò di aver sicuramente capito male, poi scrollò le spalle e tornò ad occuparsi dei suoi impegni.

Nathan intanto era di nuovo all'ingresso e vi aveva trovato, oltre a Monica e Matt, anche Ashley.

Si avvicinò proprio alla ragazza per salutarla.

«Allora Ashley, è stato un piacere conoscerti e scusa per il disturbo» le si rivolse, tendendole una mano.

Ashley sorrise garbatamente e la afferrò. «Il piacere è stato mio e nessun disturbo – si affrettò a precisare – buon viaggio, allora!». Nathan la ringraziò, poi si girò per controllare dove si trovasse Matt e vedendolo distante insieme a Monica continuò, abbassando la voce e parlando vicino all'orecchio della ragazza «Grazie per sopportare quella testa calda di mio figlio» bisbigliò.

La sentì sussultare appena e dal fatto che evitò il suo sguardo capì che si era imbarazzata, i sentimenti di suo figlio erano ricambiati, evidentemente.

«Beh, ma non c'è nulla da sopportare, Matt è .. è – cominciò a balbettare, lottando tra la sua timidezza e l'istinto di voler dire quello che provava, poi trovò il coraggio, alzò gli occhi decisa – lui è un ragazzo stupendo» era quasi affannata dopo aver tirato fuori quelle parole, sentì il bisogno di recuperare il fiato.

Nathan le sorrise, non si era sbagliato. «Comunque ti aspetto per quel ritratto fotografico, devi farmi da modella, ricordi?» si riferì a quello che le aveva detto appena l'aveva vista quel pomeriggio ed era rimasto colpito dal suo viso pulito e particolare.

«Ma, io non credo che...» Ashley aveva cominciato a parlare per spiegargli che, molto probabilmente, sarebbe stato impossibile rivedersi in verità, ma la voce spazientita di Matt la interruppe.

«Ehi, allora?» aveva richiamato l'attenzione di suo padre, insospettito da quella conversazione con Ashley più lunga del previsto e preoccupato che potesse raccontarle qualcosa della loro recente discussione.

«Arrivo, arrivo – lo tranquillizzò Nathan, poi riportò l'attenzione su Ashley e le posò una mano sulla spalla – ho l'impressione che ci rivedremo presto» le rivelò, la ragazza spalancò gli occhi e lo osservò andare via, scambiare un mezzo abbraccio con Matt e uscire dalla porta seguito da Monica.

Matt venne verso di lei, Ashley se ne accorse e provò a ricomporsi per evitare di sembrare scombussolata. Il ragazzo attese che i suoi genitori non fossero più all'interno, poi le prese il viso con le mani e la baciò con passione, come se avesse un bisogno disperato di lei, dopo tutto lo stress e la tensione accumulata, Ashley ricambiò e strinse con forza la stoffa della sua maglietta per tirarlo di più a sé.

Quando si staccarono Matt le passò una mano delicatamente su una guancia e la guardò intensamente in viso «Che ti ha detto mio padre poco fa?» le chiese, curioso.

Ashley scosse la testa e si preparò a mentire «Niente di che, solo si scusava per oggi» evitò tutta la parte su di lui e sul fatto che suo padre aveva previsto che si sarebbero rivisti, cosa che aveva fatto sognare Ashley per un attimo perchè avrebbe significato che lei e Matt sarebbero stati insieme, anche se ormai lo credeva irrealizzabile.

Matt sembrò convinto, poi le prese la mano e insieme salirono al piano superiore, consci che probabilmente Gregory e Monica avrebbero voluto stare un po' soli per riprendersi in santa pace da quel pomeriggio infernale.

 

«Le mie scuse te le ho ampiamente fatte, mi dispiace davvero per oggi, non intendevo turbare la tua tranquillità» Nathan rinnovò la sua desolazione a Monica per quello spiacevole incontro mentre lei lo accompagnava fuori da casa.

«Già, tu sei sempre stato così, agisci prima di pensare, ma è passata, per fortuna» gli scagliò un'ultima frecciatina, anche se meno velenosa del solito.

«Sì, è una mia caratteristica in effetti, e tu sei sempre stata poco amante delle sorprese, non è così?» le ribattè Nathan, ma il suo tono era calmo.

«Credo di sì» ammise Monica, mettendo da parte il suo orgoglio.

«Comunque sono contento che tu e Matt abbiate ritrovato un po' di serenità, sei sua madre ed era giusto così, farà bene a te, a lui e un po' a tutti» ci tenne a farle sapere, in passato Nathan, nonostante il conflitto con la ex moglie, aveva sempre esortato Matt a ricucire i rapporti con lei, anche se senza grandi successi.

Monica annuì e stavolta sorrise.

Nathan era stato il suo primo amore e faceva sempre uno strano effetto vedere come si era trasformato e deteriorato il loro rapporto, ma forse con gli anni stava imparando a mettere da parte tutto quell'astio e a cercare di liberarsene. A più di 4 anni dal loro ultimo confronto tante cose erano cambiate e in meglio e chissà, magari era arrivato anche il momento di smetterla di comportarsi come una ragazzina ferita e crescere, accettando che le storie iniziano e possono anche finire e che da quelle ceneri si rinasce più forti, così come stava capitando a lei.

«Gregory è davvero un tipo in gamba e ti auguro di essere finalmente felice con lui» disse sincero prima di allontanarsi.

«Grazie e buona vita anche a te, Nathan» Monica riuscì a pronunciare il suo nome senza sentirsi ribollire il sangue. Faceva progressi.

Nathan si voltò un'ultima volta «Dimenticavo, fai qualcosa, se puoi, per quei due ragazzi – alluse a Matt ed Ashley – è davvero un peccato che debbano rinunciare a viversi il loro amore, nessuno dovrebbe rinunciare a provarci».

«Vedrò che posso fare» gli promise, poi fece un cenno con la mano per salutarlo e rientrò in casa, mentre Nathan mise in moto l'auto e sparì lungo il viale.

Monica richiuse la pesante porta dietro di sé e tirò un lunghissimo sospiro di sollievo: aveva creduto di morire per la rabbia solo poche ore prima e, ringraziando il cielo, si era concluso tutto nel migliore dei modi. Ora l'unica cosa che voleva era fiondarsi da Gregory e farsi cullare dalle sue braccia, stare con lui e non pensare più a nulla. Aveva bisogno della sua protezione, della sua vicinanza e del suo amore nella sua vita e, mai come in quel momento, ne ebbe la conferma.

 

«Sono distrutto!» esclamò Matt con tono drammatico, gettandosi di peso sul letto e affondando la testa nel cuscino. Ashley si sedette accanto a lui, e abbassò il viso per portarlo al suo livello e controllare il suo livello di stanchezza.

«Hai gli occhi tutti rossi» notò, osservandolo da vicino e appurando che faceva fatica anche a tenerli aperti.

«Ho anche un terribile mal di testa» aggiunse Matt, portandosi una mano in fronte. Decisamente le urla di sua madre e tutto quel lavoro al pc erano stati un'accoppiata micidiale.

«Allora ti risparmierò il mio 'te l'avevo detto' sul casino di oggi – Matt le rifilò un'occhiataccia, ma Ashley non si fece intimorire - stanotte ti conviene riposare per bene, ti sei stressato e affaticato troppo» gli consigliò poi premurosa, mentre aveva cominciato ad accarezzargli i capelli per alleviare un poco le sue sofferenze.

«Così va già molto meglio» Matt socchiuse gli occhi alle sue carezze dolcissime e si lasciò andare a una rilassatezza tanto desiderata.

«E mi sa che ho anche una fame da morire» aggiunse dopo un rumore inequivocabile che proveniva dal suo stomaco.

«Credo che dovremo arrangiarci stasera, tua madre e mio padre avranno bisogno di un po' di tempo da passare tranquilli da soli» affermò Ashley, senza smettere di giocare con le sue ciocche.

«Già, potremo ordinarci una pizza, se ti va, che ne dici?» le propose.

Ashley annuì, poi le ritornarono in mente i momenti di panico vissuti.

«Se ripenso al momento in cui ho sentito quella maledetta porta che si apriva, oddio, mi sembra ancora di rivivere quell'incubo» rise, adesso la prendeva alla leggera, ma solo qualche ora prima si era presa uno spavento non indifferente.

«Non dirlo a me - commentò Matt a fatica, mentre si sollevava a sedere, lasciando scorrere via a malincuore la mano di Ashley dalla sua testa – ma potrò mai avere una cazzo di normalità prima o poi, è una vita che sono circondato da situazioni strane e al limite della sopportazione» si lamentò ma con un tono più scherzoso che seriamente depresso. Dopo tutti quegli anni aveva imparato a prendere le cose con più filosofia rispetto al bambino che era un tempo.

Ashley si lasciò andare a una risata, il tono di Matt era stato così melodrammatico da non riuscire a trattenersi e poi in fondo lo capì, si rivide troppo nelle sue parole.

«Come ti capisco alla perfezione!» si unì al suo stato d'animo.

Si guardarono fissi negli occhi.

Dopo una vita passata a schivare gli sguardi di compassione, derisione o stupore della gente, adesso nei suoi occhi aveva trovato la comprensione, la pace. Perchè nessuno più di lui avrebbe mai potuto capire come si sentiva e cosa aveva passato.

In fondo a loro bastava uno sguardo per intuire le sensazioni l'uno dell'altra, anche quelle più complicate da spiegare ad un estraneo, anche quelle che non si aveva la forza di raccontare. Avevano vissuto una vita intera travolti dalle loro situazioni familiari non convenzionali che, sebbene in forma diversa, li avevano segnati nel profondo e quelle esperienze li accomunavano e li legavano come un filo invisibile.

Ormai erano legati, ecco cos'era successo.

Per questo riuscivano così facilmente a comprendersi, a leggersi nell'anima, a decifrare i loro dolori o sentimenti solo guardandosi negli occhi, come nessun altro prima era stato mai capace di fare in maniera talmente intima. Avevano instaurato un legame forte ed esclusivo e la ragione era che loro, in fondo, erano tanto diversi, ma anche tanto simili e ogni volta che si abbracciavano sembrava di poter percepire le emozioni dell'altro e nello stesso tempo di ricevere conforto, reciprocamente.

Non si giudicavano, si sostenevano a vicenda ed era nato tutto spontaneamente e senza nemmeno sforzarsi di farlo e così sarebbe sempre stato, anche in mezzo ai problemi, anche lontani.

E si amavano, inevitabilmente.

«Lo sai Ashley, averti incontrato è l'unica cosa bella che sia mai venuta fuori da tutto questo dannato, enorme e terribile casino» le sussurrò a un soffio dalle sue labbra.

Ashley rabbrividì, il suo cuore cominciò a battere senza controllo e gli occhi avevano tanta voglia di inumidirsi di lacrime per l'emozione. Gli si gettò tra le braccia, aggrappandosi alle sue spalle sicure, nascondendo il viso sul suo collo e respirando il suo odore, ormai così familiare per lei. Si sentì avvolgere dalle sue braccia e aveva un groppo in gola così stretto che le impedì di dirgli che per lei valeva lo stesso, che non riusciva più a immaginare la sua vita senza di lui, anche se doveva farlo. Ma non ci fu bisogno di parole, anche quella volta si capirono senza parlare, come solo loro sapevano fare, solo stando uniti e perdendosi l'uno nel calore dell'altra.

 

  
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