Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Rohhh    07/10/2016    2 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao a tutte! Ho dovuto spezzare in due questo capitolo perchè sarebbe venuto troppo lungo, così parte di questo sarà nel prossimo. La storia comunque si sta avviando verso la parte finale, anche se manca ancora un po'. 
Ringrazio sempre tanto chi continua a seguirla e chi magari la segue da poco!
Alla prossima!

Capitolo 29

 

Il tempo non scorreva sempre uguale, Ashley lo sapeva bene.

Era una delle sue più ferme convinzioni insieme al fatto che il destino si divertisse a mettere la gente in situazioni a dir poco assurde per poi farsi delle grasse risate e alle strade che si allungavano quando eri in ritardo e si accorciavano quando eri in anticipo.

Era così che andava: quando si voleva che qualcosa di terribilmente noioso o fastidioso passasse in fretta, il tempo andava a rilento, era interminabile, quando al contrario si desiderava che qualcosa di bello e di piacevole durasse di più ecco che l'infame accelerava a più non posso.

I giorni stavano passando velocemente, portandosi ciascuno un pezzetto del sorriso di Ashley e dell'irriverenza di Matt, sotto gli occhi impotenti di Monica e quelli adesso più attenti di Gregory.

Ne mancavano ormai solo cinque alla partenza di Ashley. Un numero infinitamente esiguo, così pochi che lei già si sentiva persa.

Quella sera erano stati invitati al compleanno di un amico di Matt: una cosa tranquilla, in casa, una pizza, un po' da bere e della musica.

Lei veniva ormai considerata dal suo gruppo la sua ragazza e quindi veniva automaticamente inclusa quando c'era qualche uscita o come in quel caso, un compleanno.

Non aveva molta voglia di vedere gente, in realtà, ma aveva accettato per fare un piacere a Matt e anche perchè sentiva il bisogno di uscire da quella casa che le ricordava ogni secondo che avrebbe dovuto abbandonarla a breve.

Aveva indossato un vestito nero semplice e corto a metà coscia e delle ballerine rosse comode.

Stava cercando nell'armadio un cardigan bordeaux da portarsi dietro per l'aria più fresca della sera quando Matt fece capolino all'uscio.

«Sei pronta?» le domandò entrando.

«Sì, stavo solo cercando un'ultima cosa» gli rispose Ashley, interrompendo la sua ricerca per guardarlo.

«Stai bene?» domandò Matt, un po' allarmato dall'espressione dei suoi occhi.

«Sì, certo tranquillo» accennò un sorriso lei, Matt la scrutò da vicino poi le diede un bacio sulla guancia.

«Ok, allora ti aspetto sotto» e la lasciò sola, Ashley lo guardò sparire, poi tornò pensierosa.

Si sentiva strana quella sera.

Alla festa tutto si svolse tranquillamente, c'era anche Jenny ed Ashley, dimostrando un riguardo ammirevole nei suoi confronti, evitò per gran parte del tempo di scambiarsi effusioni o semplici gesti affettuosi con Matt, poteva immaginare quanto dovesse scottare ancora i primi tempi vedere la persona che amavi in atteggiamenti amorosi con un'altra. Le venne in mente il suo amico Tyler e quanto potesse stare male in una situazione del genere a causa sua e quel pensiero le squarciò il cuore, perciò usò la stessa delicatezza che avrebbe adottato se al posto di Jenny ci fosse stato lui.

Quasi a fine serata Matt non resistette e la baciò davanti a tutti, molte ragazze che lo avevano puntato tutto il tempo sgranarono gli occhi per la sorpresa e guardarono con odio e invidia Ashley.

«Con questo bacio ti sei giocato una chance con una buona parte delle ragazze qui dentro – lo informò serafica e un pizzico gelosa – qualcun' altra probabilmente non demorderà in ogni caso» aggiunse, mettendo in dubbio i costumi morali di alcune di loro.

«Sai quanto me ne importa di quelle - sbuffò scocciato lui, mettendole un braccio intorno alle spalle – tu piuttosto ti stai divertendo? Ti vedo strana, stasera» non riuscì a trattenersi dal farglielo notare.

«Dici?Ma no, va tutto bene, è una bella festa!» gli sorrise, ma Matt per quanto si sforzasse non accennava a bersela.

Quando i primi cominciarono a lasciare la casa era all'incirca mezzanotte, molti dovevano lavorare l'indomani e molti altri studiare, ormai l'estate era quasi un ricordo e la quotidianità aveva ripreso il sopravvento.

Presto anche loro decisero di andare, salutarono tutti e uscirono sul vialetto esterno. Ashley camminava lentamente, un po' più indietro rispetto a Matt, le sue gambe parevano intorpidite e incapaci di muoversi. L'irrequietezza che aveva provato tutto il giorno a casa e che aveva messo da parte con abbastanza convinzione alla festa le ricadde addosso con ancora più veemenza. Osservò Matt che avanzava inesorabilmente verso la sua auto, giocando con il suo portachiavi metallico e producendo un rumore ritmico.

Sospirò pesantemente e sentì il panico invaderla sempre più man mano che si avvicinavano alla macchina. Non ce la faceva, proprio no.

Raggiunse Matt con uno scatto veloce in avanti e gli afferrò la maglietta, arrestando il suo cammino.

Il biondo si voltò sorpreso e incontrò il suo volto scuro e angosciato. Si arrestò di colpo.

«Non voglio tornare a casa» mormorò Ashley, le dita ancora serrate intorno a un lembo della sua t-shirt e gli occhi bassi.

Matt tornò indietro e le si avvicinò, sollevandole il viso con l'indice e il medio L'intensità dei suoi occhi lo fulminò, così liquidi, così imploranti e bisognosi di quella folle richiesta.

«In che senso Ashley, che vuoi fare? Dove vuoi andare?» le chiese, con un filo di preoccupazione nella voce, accarezzandole le guance.

«Non lo so, Matt, non lo so – gridò, afferrando entrambe le braccia del ragazzo con così forza da lasciargli i segni delle sue unghie sulla pelle chiara, poi allentò la presa e il suo tono si ammorbidì, diventò quasi una supplica – ma ti prego, non riportarmi a casa, non mi va, io... voglio restare fuori con te, solo per stasera.» il fremito nella sua voce spazzò via qualunque dubbio di Matt, senza esitazione la strinse a sé.

«Tranquilla, stai tranquilla – la rassicurò, cullandola tra le sue braccia – non torniamo a casa»

 

«Santo cielo, Matt, è mezzanotte passata, è forse successo qualcosa?» la voce metallica di Monica giunse al suo orecchio dopo qualche squillo.

Era inquieta, come lo sarebbe stata quella di qualunque madre che riceve una chiamata dal figlio a tarda ora, ma non sembrava assonnata: come aveva previsto l'aveva beccata sveglia, sapeva che non era solita prendere sonno prima di una certa ora.

Smise di fare avanti e indietro sull'asfalto della piazzola su cui sostavano e si appoggiò al cofano posteriore della macchina.

«Ma no.. no.. stai calma» pronunciò lentamente, prendendosi del tempo per organizzare un discorso decente e plausibile e nonostante avesse deciso consapevolmente di fare quella telefonata, in realtà non aveva la più pallida idea di come spiegarle quella situazione senza farla allarmare.

«Volevo solo informarti che io ed Ashley stanotte non rincaseremo, torneremo in mattinata, ok?»continuò deciso, dall'altra parte seguì un silenzio inquietante.

«Matthew- tuonò minacciosa sua madre, il ragazzo roteò gli occhi esasperato, non poteva vederla ma immaginava esattamente come dovesse essersi trasformato il suo viso – si può sapere cosa avete in mente di fare? Guai a te se..» ma Matt la bloccò subito, intuendo dove volesse andare a parare.

«Frena mamma, non abbiamo intenzione di fare una fuga d'amore ed espatriare con dei passaporti falsi se è questo che stai pensando – Monica non ribattè, Matt ci aveva azzeccato, più o meno – e poi ti ho già detto che mi metti i brividi quando mi chiami in quel modo!» cercò di sviare l'argomento.

«Non cambiare discorso mio caro e scusa se, passaporti a parte, mi sembra un'opzione credibile pensare che vogliate scappare insieme, vista la vostra situazione» sbottò Monica, aumentando il volume della voce, Matt fu costretto ad allontanarsi l'apparecchio dall'orecchio.

«Non urlare, c'è Gregory lì con te?» chiese preoccupato.

«No, tranquillo, è di sopra a sistemare del lavoro – fece Monica, guardandosi intorno per sicurezza – ma non mi hai ancora spiegato cos'è questa storia che non tornate!» tornò all'attacco.

Matt sospirò, ruotò il busto e intravide il profilo di Ashley che sbucava dal finestrino anteriore, con lo sguardo perso all'orizzonte, abbassò la voce per non farsi sentire da lei.

«Ashley ha espresso il desiderio di rimanere fuori stanotte, si sente soffocare a casa e non le va proprio di rientrare, cerca di capirla, mamma - le spiegò, Monica percepì un cambiamento nel suo tono, pareva serio e in apprensione, adesso che parlava di quella ragazza – e a proposito di Gregory...» riprese esitando, Monica non gli fece nemmeno finire la frase.

«Lo sapevo – sospirò, portandosi una mano sulla fronte e massaggiandosi le tempie – Matt non puoi chiedermi di mentirgli quando c'è di mezzo sua figlia, te ne rendi conto?» si stava davvero spazientendo adesso, quei due ragazzi stavano mettendo a dura prova i suoi nervi, ok che erano giovani e innamorati, ma quello era davvero troppo.

«Non ti sto chiedendo di mentirgli, quanto meno non del tutto, ti sto solo pregando di coprirci con lui, non so, inventati qualcosa, che aspettiamo l'alba con degli amici, cose normalissime insomma, non possiamo sbucare domattina insieme come niente fosse e nemmeno può sapere che è da sola con me, o mi ucciderà, è esageratamente protettivo con Ashley!» supplicò la madre, sperando che capisse.

«Sinceramente sto valutando se lasciarglielo fare, sai?» ammise Monica, stanca di trovarsi in quella posizione scomoda di conflitto di interessi tra suo figlio e il suo compagno.

«Ti prego mamma, avrei potuto mentire anche a te, dirti una qualunque stupidaggine ma non l'ho fatto proprio perchè c'è lei di mezzo! Ashley è con me, non le succederà niente te lo garantisco, tengo a lei più che alla mia stessa vita, ormai – Monica sussultò, aveva pronunciato quelle parole così importanti senza esitazione alcuna, con sicurezza e convinzione, il suo viso si addolcì di riflesso – tra cinque giorni, anzi quattro - si corresse, dato che nel frattempo si era fatta mezzanotte - lei se ne andrà e ci separeremo e chi lo sa che ne sarà di noi, se ci rivedremo o se non succederà mai più quindi, per favore, fidati di me, ho fatto cazzate peggiori in passato che rimanere con una ragazza in spiaggia fino all'alba, domattina saremo a casa sani e salvi, te lo prometto» insistette, senza perdersi d'animo ma stava sudando sette camicie per l'agitazione.

Monica rimase muta per qualche minuto, nella sua testa cominciarono a vorticare tanti pensieri e preoccupazioni e soprattutto l'ennesima gran faccia tosta che avrebbe dovuto indossare con Gregory per evitare ai due piccioncini una bella lavata di capo.

Per un attimo dentro di sé pensò che no, stavolta non li avrebbe aiutati, non li avrebbe assecondati in quel capriccio da ragazzini immaturi, non potevano costringerla a mentire all'uomo che amava.

Ma poi si ricordò di quanto spesso l'amore si nutre di momenti, di attimi, spesso percepiti come necessari e vitali, provò a mettersi nei loro panni, a immaginare quanto dovesse essere dolorosa la prospettiva di un distacco proprio nel momento in cui la loro storia stava fiorendo più bella e fresca che mai.

Quel momento in cui non ci si stanca mai di stare ore a parlare e a raccontarsi, a scoprirsi, a ridere, a trovarsi simili ma anche molto diversi, a sentirsi perfetti così come si è.

Lo stesso in cui non si è mai sazi dei baci, delle carezze, in cui, non si sa come, ma ci si ritrova spesso abbracciati stretti, in cui si vive della pelle dell'altro, del suo odore, delle mani intrecciate, dei battiti del cuore accelerati.

E per loro quel momento era iniziato da poco e stava già finendo.

Realizzò come ogni secondo fosse prezioso per loro, diventasse un'esigenza, forse l'unica per andare avanti, per metabolizzare la futura perdita e di colpo non le parve più un'idea tanto balorda quella di voler passare una notte fuori, annullando il mondo esterno, i problemi, la realtà, per sentirsi da soli, eterni, infiniti.

«Va bene, mi inventerò qualcosa – disse alla fine, arresa e sconfitta – ma questa è l'ultima volta che mi coinvolgete, sono stata chiara?» concluse, impegnandosi di suonare autoritaria ma risultando poco convincente.

Matt tirò un lungo sospiro di sollievo «Certo, grazie mille, stà tranquilla e... – si arrestò perchè il cuore gli aveva suggerito delle parole che non pronunciava da secoli ormai, ma che adesso erano saltate fuori all'improvviso e provò timore ma anche una forte urgenza di dirle, deglutì e continuò con voce sommessa – ti voglio bene, mamma»

Monica allontanò per un secondo il cellulare dal suo orecchio, la sua bocca si dischiuse involontariamente e gli occhi si spalancarono.

L'ultima volta che suo figlio le aveva rivolto quelle parole la sua vocina era sottile, era quella di un bimbo spensierato e solare e sentirle dopo anni, da un ragazzo adulto e consapevole e che fino a un mese prima le rivolgeva a stento la parola, fu un'emozione che la trovò impreparata.

Si riscosse non senza difficoltà e riavvicinò il telefono «Ti voglio bene anche io, Matt, state attenti» gli raccomandò, infine, e quando chiuse la chiamata, un grande e luminoso sorriso le adornava il volto.

Matt si infilò il cellulare nella tasca dei pantaloni, ancora scosso per quel 'ti voglio bene' che era sfuggito alle sue labbra proprio nel momento in cui aveva sentito sua madre davvero così vicina a lui e a quello che stava provando, pronta a sacrificarsi per la sua felicità anche se significava infilarsi in una situazione spinosa, come solo una madre sa fare, come non avveniva da molto tempo.

In fondo era arrivato nel momento giusto, era riuscito ad esprimerlo inaspettatamente e a quel primo momento di perplessità si sostituì in un lampo una confortante serenità.

Aprì lo sportello dell'auto, Ashley si voltò immediatamente verso di lui, con gli occhi avidi e ansiosi di sapere com'era andata.

«Allora?» gli chiese, Matt si era abbassato, intento a scavare in un paio di tracolle e in qualunque vano di quella caotica vettura alla ricerca di qualcosa, poi rialzò la testa vittorioso con una sigaretta in mano, aveva decisamente bisogno di rilassarsi. La accese e la aspirò socchiudendo gli occhi, mentre abbassava il finestrino per far uscire fuori il fumo, il suo viso apparve già più disteso.

«Sei in debito con me da qui all'eternità, ragazzina» la ammonì poco dopo, poi girò la chiave e mise in moto, Ashley rise. «Scusami» disse, con la mano gli accarezzò un braccio.

«Figurati, questo è niente in confronto a certe bravate che ho combinato quando ero un adolescente problematico e turbolento, non ero certo quello che si può definire un figlio modello, ma è stata solo una fase, ormai sono un santo in confronto» commentò Matt, con un occhio alla strada e uno allo specchietto retrovisore e riflettè sul fatto che quella sera si era comportato davvero da persona responsabile, si meravigliò di sé stesso.

O stava invecchiando di brutto o quella ragazza lì a fianco aveva un effetto sbalorditivo sulla sua indole non proprio docile.

«Quindi l'ha presa bene tua madre?» gli domandò ancora Ashley, con la borsa stretta nervosamente sulle gambe scoperte e mezze infreddolite per colpa dell'aria gelida che Matt stava facendo entrare

«Bene è forse eccessivo come termine, ma diciamo che è andata per stavolta, non dirà a tuo padre che sei da sola con me ma che siamo con amici, così lui stanotte non si prenderà un infarto non sentendoti rientrare e io mi salverò la pelle» la informò, mentre gettava via il mozzicone e si decideva a chiudere il finestrino, con grande gioia di Ashley e della sua pelle d'oca. Il rumore dell'auto in movimento sulla strada e del vento si attutì di colpo e un silenzio ovattato li avvolse piacevolmente.

Ashley si rilassò, scivolando più giù sullo schienale «In ogni caso potevi anche non avvertirla, mio padre non si sarebbe accorto di niente e sarebbe bastato rientrare con cautela domani mattina» gli fece presente dopo qualche minuto di riflessione.

«Ne sei sicura? Perchè sai, tuo padre mi sembra proprio il tipo da dormire con un occhio aperto la notte finchè non sente il rumore della porta che lo informa che sua figlia è rientrata e solo allora abbandonarsi al sonno» si affrettò a ribattere, con valide argomentazioni.

Ashley dovette a malincuore dargli ragione ma si premurò di trovare altre motivazioni a sostegno della sua tesi. «Beh, comunque non sono più una ragazzina, posso anche decidere di restare una notte fuori senza dover chiedergli il permesso, dovrebbe rassegnarsi al fatto che sono cresciuta»

Matt sorrise a quel suo slancio di ribellione un po' tardiva, ma non sentì di condannare totalmente Gregory.

«Da un lato lo capisco tuo padre, però. Sei cresciuta lontano da lui, non ti ha potuto vivere come voleva e probabilmente si sente responsabile, per lui sei rimasta sempre la sua bambina da proteggere e tu stessa gliel'hai sempre permesso, non ti sei mai ribellata o opposta perchè in fondo ti stava bene così, non ti dava fastidio, non ti ostacolava nelle tue esperienze e lui si è convinto che il suo atteggiamento nei tuoi confronti fosse positivo. Forse solo ora stai entrando nella consapevolezza di dover pretendere la tua indipendenza nelle scelte di tutti i giorni, non è così?» le fece notare Matt, ruotando leggermente la testa per guardarla con la coda dell'occhio.

Ashley abbassò lo sguardo e si rese conto che era esattamente come aveva illustrato lui.

Aveva sempre assecondato suo padre in quella sua iperprotettività in parte perchè non voleva deluderlo e in parte perchè non aveva mai sentito il bisogno di rivendicare il suo diritto di prendere le decisioni in completa autonomia, anche se non coincidevano con quelle che avrebbe preso Gregory. Solo ora che stava cambiando punto di vista si rendeva conto di quanto sentisse la necessità di essere trattata da adulta libera e responsabile della propria vita.

Non rispose a Matt, ma il ragazzo capì che silenziosamente gli aveva dato ragione.

«Tornando a noi – cambiò argomento per smorzare la pesantezza di quel discorso - dove ti piacerebbe andare?» domandò, l'orologio sul cruscotto del veicolo segnava già quasi l' 1 di mattina di un anonimo giovedì di inizio Settembre.

La gente che veniva in quel luogo per il periodo di vacanza era già quasi tutta rientrata nelle proprie città per riprendere la quotidianità lavorativa, eccezion fatta per i pochi per cui le ferie iniziavano in questo periodo o per chi preferiva la tranquillità di fine estate. La città si era svuotata e la differenza si notava pesantemente, le strade erano deserte durante i giorni feriali e ancora peggio le spiagge di notte, prive di musica e di quei tavolini e sedie traballanti affossati nella sabbia dei pub allestiti lì d'estate e che già avevano smontato baracca e burattini e si erano ritrasferiti nelle proprie location abituali in centro città, il lungomare appariva quasi spettrale.

«Non saprei, mi basta un posto dove poter stare tranquilli senza scocciatori intorno, solo io e te» aggiunse con un fil di voce, quasi si vergognasse perchè suonava un po' troppo romantico.

«Ok, hai preferenze, vuoi guidare tu?» le chiese.

«Ehm.. no, io » cominciò a farfugliare, Matt intuì un certo imbarazzo, sollevò un sopracciglio incuriosito. «Non sai guidare?» la interruppe.

«Beh, ho la patente ma non guido quasi mai, insomma non ne ho avuto mai un granchè bisogno finora, sai all'università vado con l'autobus e il mio paese è piccolo, si può girare a piedi o coi mezzi e poi la usa quasi sempre mia sorella per lavorare, perciò...» provò a giustificarsi e in realtà era vero, la sua vita trascorreva tranquilla e sempre uguale e non le era mai servito spostarsi più di tanto da sola o viaggiare. Tutto quello che la riguardava era a due passi da lei e non si era mai spinta al di fuori di quell'area sicura.

Matt rise «Ho capito non sai guidare – Ashley arrossì sentendosi una perfetta imbranata – ma se l'avessi saputo ti avrei fatto esercitare qui, in un mese saresti diventata brava con me come insegnante. E comunque dovresti rimediare, altrimenti come farai a venirmi a trovare nella mia città, c'è un bel po' di strada» pensò bene di ricordarle, Ashley spostò lo sguardo verso il finestrino, fingendo un improvviso interesse per il panorama, per evitarlo. Calò uno strano silenzio tra loro.

«Ti va bene se stiamo in spiaggia? Conosco una zona qui vicino più tranquilla e a quest'ora e di Settembre non dovrebbe esserci nessuno.» le propose infine, mentre si allontanava sempre più dal centro abitato.

«Sì, va benissimo» accettò Ashley, lì intorno le spiagge erano l'unico posto tranquillo dove poter stare comodi quindi non c'erano altre alternative e dopotutto a lei non importava del posto.

Una volta arrivati parcheggiarono e scesero dall'auto.

«Sei fortunata, ho delle coperte qui nel portabagagli, almeno staremo più caldi» la informò Matt, riemergendo dal cofano e osservando le gambe nude di Ashley che, ovviamente, aveva indosso ancora il vestito corto della festa e un misero giacchino che non sarebbero di certo stati sufficienti a ripararla dall'umidità della notte.

Si avviarono e si sistemarono accanto ai resti di quella che doveva essere una costruzione, probabilmente una struttura di un ex lido, i cui muri mezzi distrutti contribuivano a ripararli in parte dal venticello e a farli sentire meno esposti.

Una volta sistemate le coperte si accucciarono sulla sabbia ed Ashley abbracciò finalmente Matt, sentendosi nell'unico posto in cui voleva essere. Il suo animo si quietò all'istante, l'irrequietezza di prima, la paura di dover tornare tra quelle pareti soffocanti, l'avevano abbandonata e finalmente stava bene.

Tutto intorno era buio pesto e l'unica luce che permetteva loro di orientarsi era la mezzaluna che splendeva chiara nel cielo. Il mare produceva un rumore soave e ad Ashley parve di trovarsi in un sogno bellissimo e non voleva svegliarsi se non all'alba, che sperò non arrivasse troppo presto, vista la brutta abitudine che aveva il tempo di scorrere più velocemente quando si passavano dei momenti felici.

«Come stai? Ti piace qui?» Matt le carezzò il viso, mentre la stringeva sotto quelle coperte.

«Non potrei stare meglio» disse sincera la ragazza, sollevandosi a guardare i suoi occhi, dei quali riusciva a scorgere solo il brillio messo in evidenza dalla luna.

«E quindi hai fatto molte pazzie quando eri un ragazzino?» domandò Ashley, sdraiata sul suo petto, riferendosi a quello che aveva detto prima in macchina.

«Qualcuna ma niente di che, le solite cose, un bel po' di sbronze tra amici, nottate passate fuori senza avvisare, andare dall'altra parte della nazione per un concerto e fare ritorno la mattina dopo, niente di troppo grave.» raccontò Matt distratto, col viso in sù a guardare le stelle.

«Io non mi sono mai ubriacata, non ho mai fatto nessuna follia o nessuna trasgressione, nemmeno innocente» osservò Ashley, come se stesse riflettendo ad alta voce.

Immaginò quanto diversi fossero state le loro adolescenze e stili di vita e quanto adesso fossero vicini nonostante le loro enormi differenze e come tutto quell'equilibrio tra loro sembrasse perfetto, forse anche irreale, quasi un prodigio.

Matt si mise di fianco, rivolto verso di lei, qualche granello di sabbia si appiccicava di già addosso o entrava fastidioso negli occhi, ma non gliene importava un accidente, le accarezzò la schiena, della quale intuiva appena il contorno.

«Fare pazzie non è sempre giusto, a volte si fanno per colmare dei vuoti o per soffocare delle sofferenze – osservò con tono malinconico – e comunque non è mai troppo tardi per lasciarsi andare, va bene anche a 50 anni e tu oggi ne hai appena fatta una, visto?» le diede un bacio leggero sulle labbra, provocandole un brivido, Ashley intrecciò le gambe alle sue per riscaldarsi.

«Chissà che faccia avrà mio padre domani mattina» non potè fare a meno di chiedersi, colta da quel pizzico di ansia tipica di chi infrange le regole per la prima volta.

«Sa che sei con me e con altri amici, in fondo io a lui piaccio mi pare di capire» Matt si chiese se in fondo non stessero esagerando a preoccuparsi così tanto per Gregory.

«Tutti piacciono ai padri finchè non mettono le mani sopra le proprie figlie – osservò Ashley, poi corrucciò lo sguardo - in effetti è un po' maschilista come idea a pensarci bene, voi figli maschi non avete di questi problemi di solito, questa cultura che ci portiamo appresso è ingiusta e per quanto fingiamo di essere moderni ed evoluti, abbiamo ancora tanta strada da fare da quel punto di vista» si lamentò.

«Purtroppo è vero anche quello ma, so che sembra strano che lo dica proprio io che con i miei ho avuto sempre dei rapporti complicati e spesso li ho criticati per le loro scelte, fare i genitori non è per niente facile, non so se ne sarei capace» dovette ammettere lui.

«A chi lo dici, non so se vorrò mai avere figli, e poi nemmeno mi piacciono i bambini»

«Che? Eppure ti facevo un tipo materno, mi stupisci!» esclamò Matt, che si era sbagliato e si rese conto di quante cose ancora non sapesse di lei e di quanta voglia avesse di poterne scoprire ogni minimo particolare, anche quello apparentemente più insignificante o superfluo.

«Ma chi, io? - rise Ashley, il pensiero di lei con l'istinto materno era talmente buffo che non si trattenne - non riesco nemmeno a parlare ai bambini, a fare quelle vocette stupide, a giocare con loro, mi sento così idiota, però magari con i miei sarebbe diverso, magari in futuro, quando sarò realizzata professionalmente, mi piacerebbe averne con la persona che amo – la sua voce tremò, mentre la sua espressione divenne intensa e ringraziò il buio perchè fu solo per quello che Matt non riuscì a cogliere nitidamente il mutamento nel suo volto al pensiero che quella persona potesse essere lui – sarebbe bello, credo» fece giusto in tempo a scandire quelle parole perchè Matt si fiondò sulle sue labbra e la baciò, senza sapere nemmeno il motivo di quell'improvvisa voglia di lei.

Poi si mise a sedere di scatto, con la testa bassa, pensando a quanto sarebbe stata fortunata la persona che sarebbe stata al suo fianco e che gli appariva sempre più arduo potesse essere lui.

Si sentì cingere la vita dalle sue braccia e udì la sua voce dolce chiamare il suo nome.

«Scusami» provò l'impulso di dirle.

«E di cosa?» mormorò Ashley con le labbra pressate sulla sua schiena.

«Perchè ti ho baciata mentre pensavi al tuo futuro, alla tua vita, a chi ti amerà, ti ho rovinato il momento» sussurrò.

Ashley sciolse la stretta e con un movimento un po' impacciato per via della loro sistemazione precaria tra coperte e sabbia dappertutto, riuscì a sgattaiolare e a posizionarsi di fronte a lui, con un espressione tirata.

«Non pensarlo nemmeno per scherzo» gli ordinò, poi imitò il suo precedente gesto e si gettò sulle sue labbra, facendogli perdere per una attimo l'equilibrio, costringendolo a reggere anche il suo peso e a evitare loro una rovinosa caduta all'indietro.

Non poteva vederlo bene in viso per il buio fitto, doveva solo affidarsi al tatto, al contatto col suo corpo e con la sua bocca, al suo odore, per percepire la sua presenza, per sentirlo, per riconoscerlo. Si abbandonò a quella fisicità in carenza del senso della vista, e si concentrò su sensazioni che conosceva ormai, ma che adesso riusciva ad assaporare come amplificate.

Passò le mani sul suo torace fino ad arrivare alle spalle, toccando con i polpastrelli ogni sua curva o rilievo del corpo per saggiarla e memorizzarla attentamente, strinse il corpo al suo per misurarne il calore e per goderne appieno, con il naso e con le labbra sfiorò il suo collo, ne riconobbe l'odore e la consistenza liscia della sua pelle, mentre percepiva il suo respiro caldo sempre più intenso, sempre più frequente, affondò le dita tra i suoi capelli morbidi.

Infine sollevò lo sguardo verso il suo volto scuro e grazie a un raggio di luna scorse finalmente il contorno delle sue labbra, le accarezzo con le dita facendogliele dischiudere e poi ci poggiò sopra le sue, morbidamente, usando la lingua per approfondire il contatto, per incontrare la sua e giocarci. Non era la prima volta che entrava in contatto fisico col suo corpo, ma in quel luogo, con quell'atmosfera, con l'oscurità che li avvolgeva e tutti gli altri sensi amplificati escluso quello della vista, fu come un'esperienza del tutto nuova, forte, intima, sensuale ma non volgare. A sua volta Ashley rabbrividì nel sentire le mani di Matt che ricambiavano i suoi tocchi e si creò tra loro una connessione profonda e pura, basata su quelle sensazioni istintuali, sui respiri e sui silenzi e cresceva sempre più forte.

Ashley sentì il suo corpo rispondere sempre più inequivocabilmente a lui, le sue membra si erano fatte leggere e tutto il suo essere era scosso interamente da brividi e formicolii. Provò l'urgenza di averlo lì, in quel momento, di farci l'amore con un desiderio ancora nuovo, più umano, più diretto e quasi si meravigliò di quelle emozioni e di quanto si sentisse donna in modo consapevole forse per la prima volta e intenzionata a prendere l'iniziativa.

Matt non ignorò quel cambiamento in lei e lo assecondò volentieri, finchè la ragazza si fermò e si avvicinò al suo orecchio «Ho voglia di te, adesso» gli sussurrò, la voce tradì un leggero imbarazzo o forse più una sorpresa, per quelle parole che mai aveva pronunciato a qualcuno fino a quel momento.

Matt sorrise sulla sua pelle, e quella fu la sua risposta, mentre riprendeva a occuparsi di lei.

Ashley si ritrasse un attimo, una lieve paura per quella novità e per il posto in cui si trovavano, si impossessò di lei.

«Tu.. l'hai mai fatto..sulla spiaggia?» gli chiese poggiando la fronte sul suo petto.

«Sì, mi è capitato, ma in passato, anni fa - specificò, come se il fatto che fosse un evento vecchio potesse risultarle più facile da digerire – e tu?»

«No, figuriamoci, per Richard non esistevano che il letto e orari prestabiliti, programmava tutto» sbottò annoiata. E poi in realtà nemmeno lei aveva mai pensato di poter aver voglia di farlo in posti non convenzionali.

«É illegale?» chiese poi, ingenuamente.

Matt soffocò una risata, era così dolce, così perfetta «Un po' sì, credo – ammise – ma, siamo seri, un'altissima percentuale di persone dovrebbe essere etichettata come criminale allora – non la vide ma sentì che aveva riso – non c'è anima viva qui nel raggio di chilometri e siamo così al buio che non riesco nemmeno a vedere che espressione buffa stai facendo ora, so che è buffa – le puntualizzò – potrebbe essere solo un po' scomodo, sai, per terra, la sabbia»

«Tra quattro giorni sarò andata via, sai che cazzo me ne frega di qualche granello di sabbia» affermò convinta e diretta.

A Matt non servì altro, le sue parole lo convinsero più di quanto già non fosse, la afferrò e se la portò in braccio a cavalcioni, avvolgendo entrambi con la coperta. Si ricordò che portava il vestito e cominciò a sollevarglielo, facendo scorrere le mani sulle sue gambe, sempre piú in alto. «Con questo sarà anche più facile del previsto» le soffiò all'orecchio, facendola sorridere.

E poi furono solo loro, il cielo sconfinato e le stelle sopra le loro teste, il vento sulla pelle, che arrivava piacevole quando il calore era troppo, la sensazione di essere da soli contro il mondo intero, sconfinato, aperto, il rumore del mare in sottofondo come colonna sonora, quell'adrenalina nell'essere in un luogo diverso, esposto.

Ad Ashley fu però subito chiaro che quelle emozioni che condivideva per la prima volta con lui avrebbero creato un ricordo meraviglioso ma anche troppo doloroso nei giorni in cui non sarebbero stati più insieme, l'avrebbe perseguitata la notte e forse anche il giorno, le avrebbe stretto il cuore e tolto il respiro e fatta piangere, tanto. Lo sapeva già nello stesso istante in cui lo viveva ma lo voleva con tutte le sue forze, per il dopo ci sarebbe stato tempo, avrebbe trovato la forza in qualche modo, ma ora era lì, con lui, e solo quello contava.

Rimasero stretti, Ashley sul suo petto, il cielo ancora nero, la notte ancora lunga.

«Come stai?» le domandò Matt, coprendole le spalle di più con la coperta.

«Benissimo» rispose semplicemente, anche perchè esprimere a parole come si sentiva era proprio impossibile.

«Era davvero la prima volta che lo facevi in un posto così?» continuò a chiederle.

«Sì, certo, sei stato il primo» confermò Ashley, mentre giocava con la sabbia tra le dita.

«Ti ho mentito, anche per me era la prima volta»

Ashley sollevò la testa stupita, in cerca di una spiegazione che arrivò puntuale.

«Avevo fatto sesso in passato – fu la sua premessa – l'amore l'ho fatto solo con te» la spiazzò.

«Che idiota» borbottò Ashley, nascose il viso nella sua maglietta d'istinto, pur sapendo che non poteva vedere il sorriso ebete che era spuntato.

Ma le vere parole che avrebbe voluto dire erano altre, erano sempre due, ma erano altre, decisamente.

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Rohhh