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Autore: Horse_    15/01/2017    4 recensioni
{Sequel Una vita senza di te significa non vivere per niente.}
(Per capire qualcosa consiglio di leggere anche l’altra storia)
Ian e Nina hanno appena capito cosa provano veramente l’un per l’altra e, dopo una notte d’amore e passione, si preparano per tornare a casa. Sono entrambi decisi ad iniziare una nuova vita insieme con i loro figli, perché sono stati separati fin troppo, ma, una volta tornati a casa, dovranno fari i conti con la cruda realtà. Ian è sposato con Nikki, che è ancora sua moglie, mentre Nina sta, quasi in modo fisso, con Eric. Una notizia sconvolgente porterà i due a separarsi definitivamente, ma sarà per sempre? Riusciranno a lottare contro tutto e tutti per stare finalmente insieme con i loro bambini e con il loro vero amore?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                       With all the Love.



Pov Nina.

“Grazie Can, non avresti dovuto.”- le ripeto per l’ennesima volta.

 

Ian si è dileguato prima dal set con la scusa di un impegno alla ISF e mi ha affidata a Candice per la strada del ritorno. No, da dopo l’incidente non ho ancora guidato una macchina, ma prima o poi dovrò farlo e oltrepassare questa mia paura.

I miei genitori e Ian dicono che è normale, visto il forte trauma, e l’ha detto anche il medico, ma devo tornare ad essere indipendente e lasciarmi quello che è successo alle spalle.

 

“Se mi ringrazi ancora ti uccido.”- mi dice la bionda facendo ridacchiare i miei figli seduti dietro.

 

Scendo dalla macchina e, prima di andarmene, mi rivolgo a loro.

 

“Mi raccomando, fate i bravi. Se succede qualcosa zia Candice mi avviserà subito.”- dico loro.

 

Non è che non mi fida dei miei figli, è solo che Candice ha anche un bambino piccolo da controllare e non voglio che si stanchi ancora di più.

 

“Forza mammina apprensiva, corri da Ian e lasciaci in pace.”- mi dice Candice. -“Staremo bene, abbiamo già scelto i cartoni da guardare.”

“E mangeremo la pizza!”- trilla Stefan.

“Era un segreto quello!”- lo sgrida Joseph.

“Si, quello era un segreto.”- ridacchia Candice. -“Ma va bene così. Noi ci vediamo domani.”

 

I bambini mi salutano e, dopo aver ringraziato ancora una volta Candice ed essermi beccata uno sguardo omicida, entro dal cancello dirigendomi verso la porta.

Cerco le chiavi dentro la borsa immaginando che Ian non sia a casa visto che è praticamente tutto spento. Ci impiego più di un minuto, visto il disastro che ho nella borsa, e alla fine riesco ad entrare. I primi a venirmi incontro sono Spike e Nietzsche, ovviamente Klaus è in giro per casa a farsi gli affari suoi. Mi accorgo solo in un secondo momento, visto il buio, che c’è qualcosa di luminoso in cucina. Lascio la borsa per terra e, mentre cammino, cerco di ricordare se ho lasciato acceso qualcosa, anche se la luce è parecchio soffusa. Tranquilla entro in cucina, ma quello che vedo mi lascia a bocca aperta. 

Doppiamente a bocca aperta.

La prima cosa che noto sono dei petali sparsi un po’ ovunque su tutta la cucina, delle candele sul tavolo e sui ripiani. La seconda cosa che noto, ed è quella che mi piace di più, è Ian.

Ian nudo con un solo paio di boxer a coprirlo.

 

“E’ questo il tuo modo di accogliermi?”- gli domando divertita.

 

Posso dire che la serata sia cominciata già parecchio bene. Ian alza lo sguardo su di me e mi sorride, il classico sorriso alla Damon, quello malizioso e anche un po’ strafottente.

 

“Devo dire che non ti dispiaccia però.”- mi dice lui, forse alludendo alla mia faccia.

 

Perché sono sicura di avere un’espressione in volto parecchio leggibile.

 

“L’ho forse detto?”- gli domando togliendomi la giacca e lasciandola sul ripiano. Mi avvicino a lui lentamente. -“Non ho detto niente.”

“No, certo che no. La tua faccia dice tutto.”- mi dice con un’alzata di spalle muovendo qualche passo verso di me.

“Ho sempre detto di essere un libro aperto…”- borbotto fintamente dispiaciuta.

 

Ian, senza preamboli, mi attira a se facendomi quasi perdere l’equilibrio. Molto probabilmente sarei caduta se lui non mi avesse tenuto. Il mio petto, coperto dalla maglietta che indosso, si scontra contro il suo nudo. 

 

“La cosa non mi dispiace neanche un po’.”- mi dice lui accarezzandomi un braccio.

“Non pensi sia troppo… Prevedibile?”- gli domando appoggiando una mano sul suo petto.

“No… Non lo… Penso…”- mormora lui iniziando a posarmi dei baci sul collo. -“Penso sia… Una bella… Cosa…”

 

Reclino leggermente la testa di lato per lasciargli più porzione di collo libera. Lui sorride contro la mia pelle e continua indisturbato. 

 

“Salti subito al dolce?”- gli domando socchiudendo gli occhi.

 

Ian strofina il naso contro la mia pelle e poi si stacca.

 

“Direi che è più un… Antipasto.”- mormora lui per poi catturare le mie labbra con le sue.

 

Gli getto le braccia oltre al collo staccandomi dalle sue labbra. Ian sbuffa frustrato, forse convinto che mi possa allontanare, ma lo sorprendo iniziando a baciarlo sotto il collo. Le mani di Ian intanto scendono lungo la mia schiena e, quando lo mordicchio proprio sotto il mento, sento la sua presa rafforzarsi sui miei fianchi. Scendo di nuovo lungo il collo sul suo petto, continuando a lasciargli dei baci che gli fanno socchiudere gli occhi. Le mie mani si staccano dal suo collo e scendono giù a toccare l’elastico dei boxer, ma Ian è di tutt’altro avviso visto che mi ferma e mi fa capire, con un solo sguardo, di volermi completamente svestita. Senza che me ne possa rendere conto mi ritrovo seduta sopra il ripiano di marmo, con Ian che mi bacia ovunque. Allaccio le gambe attorno alla sua vita mentre lui mi bacia il collo e inizia a togliermi i bottoni della camicia, che questa volta indosso io. Ben presto, forse per ripicca o per la fretta, la mia camicia giace a terra assieme a praticamente tutti i bottoni. Gli rivolgo uno sguardo di ammonimento e lui si scusa con ormai io ci sono abituato che lo rende ancora più sexy. Le nostre labbra si scontrano ancora una volta, si cercano, si seguono, si vogliono. Attiro Ian più vicino a me e, mentre gli bacio una scapola, le sue mani si stanno già muovendo verso i miei pantaloni. Sento il bottone sfilarsi e il suono della zip scendere. I pantaloni, grazie anche a un mio piccolo aiuto, fanno ben presto compagnia alla camicia e rimaniamo coperti soltanto dalla biancheria. La testa di Ian si tuffa tra i miei seni ancora coperti e mi posa un bacio sul petto ed io, d’istinto, premo di più la sua testa contro il mio corpo. Lo sento tremare leggermente contro di me ed è la stessa cosa che fa il mio corpo, forse in una sorta di riflesso. 

 

“Questo”- sospira Ian mettendo le mani sul gancetto del reggiseno che ancora mi copre. -“va assolutamente tolto.”

 

Sorrido contro le sue labbra, ma il mio sorriso diventa quasi subito una smorfia quando sento uno strano rumore con gancetto del mio reggiseno. Nella troppa foga ha rotto il gancetto.

 

“Ian! Era uno dei miei preferiti!”- lo rimprovero mentre lui mi guarda beffardo con ormai il mio inutilizzabile reggiseno in mano.

“Quindi vuol dire che con me usi solo la tue cose preferite?”- mi domanda lui malizioso.

 

Gli tiro una pacca sul sedere e questo non fa altro che farlo divertire ancora di più. Senza preoccuparsi di nulla getta a terra il mio reggiseno e, passionale, si tuffa di nuovo su di me, smanioso di continuare. Ormai il reggiseno è un lontano ricordo perché ora la mia mente è completamente libera. Con una mossa improvvisa scendo dal ripiano e lo trascino nel pavimento della cucina, stufa di rimanere seduta e desiderosa di passare oltre. 

Le mie mani sono sulla schiena di Ian e ad ogni suo bacio traccio una linea immaginaria lungo tutta la sua colonna vertebrale. Mi bacia i seni e non posso far altro che socchiudere gli occhi da tutte le emozioni che provo. Fare l’amore con lui, che sia passionale o dolce, è sempre stato qualcosa di veramente molto travolgente. Sussulto quanto mi lascia un piccolo morso, non per il dolore, perché non me ne ha assolutamente fatto, ma perché sono stata colta alla sprovvista. Ribalto le posizioni, o forse è Ian che me lo lascia fare. Mi ritrovo seduta su di lui e, dopo aver osservato per qualche istante il suo petto marmoreo, che è in grado di farmi perdere la testa in qualsiasi momento, ricambio io il suo favore, iniziando a lasciargli baci dalla clavicola fino quasi ai boxer. Mano a mano che scendo sento la presa di Ian sulla mia schiena farsi più forte e, ad un certo punto, quando anche io mi diverto a lasciargli qualche morso, abbandona la testa contro il pavimento socchiudendo gli occhi. Senza farlo apposta -o forse no- mi struscio su di lui e lo sento gemere e sono sicura di quanto sia pronto.

 

“Dio… Nina…”- sospira lui.

“Chi è che parla ora?”- gli domando posandogli un dito sulle labbra.

 

Ian apre gli occhi e, dopo avermi afferrata per i fianchi, mi ritrovo nuovamente sotto di lui. Le sue mani scorrono lungo le mutandine e, prima che possa quasi accorgermene, le toglie, lasciandomi così completamente nuda. Io ricambio, togliendogli finalmente i boxer. Lo tiro a me di nuovo prima che possa perdersi di nuovo in giochetti perché mi ha completamente spinta al limite. Lui, però, non è da meno vista la foga con cui si unisce a me. Ci troviamo a sospirare pesantemente non appena i nostri corpi si uniscono, come sempre, ma come se fosse la prima volta. Si spinge per la prima volta dentro di me ed io inarco la schiena a volere di più, a volerlo sentire di più. La mia bocca si schiude alla ricerca d’aria, ma lui pensa bene di tapparmela con un bacio. Le sue mani scorrono ovunque mentre continua a muoversi dentro di me. Le mie, invece, sono ancorate alla sua schiena, poi scendono giù, verso il suo fondoschiena. Le nostre gambe sono intrecciate, quasi come se fossero una cosa sola, quello che siamo noi in questo momento. Ian sposta le labbra dalla mia bocca al mio collo e sensuale lo bacia e lo succhia. Poco dopo si stacca dal mio collo tutto soddisfatto, mormorando solamente un ops che mi fa capire all’istante che cosa abbia fatto. Lo guardo, a metà tra lo sconvolto e l’adirato. Mi ha appena fatto un… Succhiotto? 

 

“Ian…”

 

E la mia voce non assomiglia per niente ad un rimprovero perché ha ripreso a muoversi e non capisco più nulla. Molto probabilmente lo sgriderò dopo, perché lì non è facilmente copribile, quello che voglio fare solo ora è godermi il momento. Le sue spinte diventano sempre più veloci e i nostri movimenti sono così in sincrono da sembrare quasi calcolati. Socchiudo gli occhi nell’esatto momento in cui sento il piacere crescere mentre Ian appoggia la fronte sulla mia spostando le sue mani sui miei fianchi. Sento la sua presa rafforzarsi sulla mia pelle mentre le mie unghie si conficcano sulla sua schiena. Molto probabilmente gli rimarranno dei segni ed è un po’ una vendetta visto quello che mi ha combinato. 

 

“Ian…”

 

E non so se sia il momento o una richiesta d’aiuto quello che dico, mentre il mio corpo si inarca per l’ennesima volta toccando il suo.

 

“Lo… So…”- mi dice solo mentre con un’ultima spinta raggiungiamo il punto di non ritorno.

 

Rimaniamo per alcuni interminabili minuti in silenzio mentre cerchiamo di riprenderci. Ian si sdraia accanto a me e io ne approfitto per appoggiare la testa sul suo petto. Siamo sdraiati, sul pavimento, troppo esausti per alzarci, ma non vorrei essere in nessun altro posto in questo momento.

 

“Prega che tu non mi abbia lasciato nessun segno.”- gli dico non appena ritrovo un po’ di contegno, riferendomi, ovviamente, a quanto successo prima. -“Come faccio a coprirlo?”

 

Lui ridacchia divertito passandomi una mano tra i capelli. Un suo dito gioca con le mie ciocche divertendosi ad arricciarle.

 

“Nemmeno le tue unghie scherzano.”- dice lui facendo una smorfia. -“Sento già un fastidioso bruciore.”

“Con una maglia copri tutto.”- sbuffo stizzita. -“Io no. Come minimo dovrò andare in giro con una sciarpa.”

 

Mi tocco il collo nel punto in questione scuotendo la testa. Ian, in tutta risposta, ci lascia sopra un bacio.

 

“Potrai sempre dire che hai mal di gola.”- mi dice lui.

“Girare con un sciarpa a metà settembre?”- gli domando. -“Non ti sembra un po’ caldo per questo?”- gli domando.

“La scusa del mal di gola va sempre bene.”- dice lui avvolgendo un braccio attorno alla mia vita. -“Non farne un dramma.”

“La fai facile tu.”- lo accuso bonariamente.

“Suvvia, almeno gli altri sapranno quanto ci divertiamo insieme…”- mormora lui al mio orecchio.

 

Alzo gli occhi sconsolata, mentre lui appoggia il mento sulla mia spalla. 

Un brivido di freddo mi corre lungo la schiena. Quello di cui ho bisogno, ora, è di una bella doccia calda. Magari di una vasca calda.

 

“Ho bisogno di lavarmi…”- gli dico staccandomi da lui.

“Devo dire che è un’ottima idea.”- mi dice baciandomi una scapola.

Lavarmi.”- sottolineo.

“Oh, si, lavarti…”- mormora lui allusivo alzandosi da terra e prendendomi in braccio cogliendomi alla sprovvista. -“Andiamo a lavarti allora.”

 





































 

 

                                                                                   * * *

 













































 

Non abbiamo cenato. Tutto il ben di Dio che Ian ha preparato è finito in frigo e molto probabilmente verrà mangiato domani. Abbiamo fatto altro invece di mangiare. Abbiamo fatto l’amore sotto la doccia, perché Ian ha continuato a sostenere per due minuti -non oltre, perché non abbiamo resistito- di come fosse noioso fare la doccia da soli, sebbene la mia idea fosse stata quella della vasca. Poi, dopo esserci concessi una vasca rilassante, perché Ian, anche lì, ha detto che avrebbe voluto anche lui fare una vasca e che, in compagnia, sarebbe stato più bello, l’abbiamo fatto sul pavimento del bagno. Poi, come se non bastasse, anche a letto, due volte, perché, testuali parole di Ian, non possiamo non farlo anche lì, dove si sta più comodi

Ed eccoci qui, alle tre della notte, a cenare con latte e cereali perché al solo pensiero di mangiare pollo arrosto con le patate ci fa venire il voltastomaco. 

 

“Dobbiamo passare a prendere i grembiuli per i bambini.”- dico a Ian appoggiando una guancia sul tavolo.

“E’ vero!”- esclama tirandosi una pacca sulla fronte. -“Tra cinque giorni ricominciano ad andare a scuola.”

 

Già, andranno in seconda. Quest’anno hanno cominciato in ritardo per alcuni problemi legati ai lavori di ampliamento della scuola e, ovviamente, a loro non è dispiaciuto. Penso che a nessun bambino sia dispiaciuto.

 

“Possiamo andarci dopodomani.”- propongo finendo di bere il mio latte.

“Dopodomani abbiamo la festa per la ISF.”- mi ricorda lui.

 

E’ vero. Ormai da anni si tiene una festa inaugurale e, ovviamente, sono invitati anche gli altri. 

 

“Domani, per forza. Cioè… Oggi… Visto che sono le tre di notte…”- mormoro strofinandomi gli occhi.

 

Sto morendo di sonno e al solo pensiero di dover essere in piedi tra quattro ore vorrei sprofondare.

 

“Qui qualcuno ha sonno.”- mormora lui sornione. 

“Tu no?”- domando portandomi una mano alla bocca per evitare di sbadigliargli in faccia.

“Una volta eri tu quella a rimanere sveglia, mentre io ero quello che crollava.”- mi ricorda lui.

 

Questo lo so, si vede che sto invecchiando.

 

“L’età gioca brutti scherzi.”- continua lui.

“Forza, nonnetto, andiamo a dormire che sono stanca.”- lo invito alzandomi dalla sedia.

 

Lo sento ridere dietro di me per poi raggiungermi. 

 

 

 

Un mese dopo, metà ottobre.

Pov Ian.

Tra qualche giorno sarà il compleanno per i bambini e mi sto dannando per capire che cosa regalare loro. L’ultimo mese è stato veramente intenso. Qualche settimana dopo la mia discussione con Nikki mi sono arrivate a casa le carte del divorzio firmate e senza nessun tipo di problema mi sono ritrovato dall’essere sposato all’essere divorziato. Non poteva essere altrimenti, sennò avrei dovuto prendere misure più drastiche. La ISF ha ricominciato il suo lavoro, come ogni anno, e stiamo puntando ad ingrandire il santuario in modo da ospitare ancora più animali e magari di creare anche delle recinzioni più grandi, in modo da permettere anche agli altri animali di vagare liberi. Su questo mi stanno aiutando anche i bambini e ne sono veramente entusiasti. Nina ha fatto un’altra visita di controllo due settimane fa e sta andando alla grande, ormai non ha nessun tipo di fastidio e di dolore, riesce finalmente a piegarsi e a fare tutto liberamente. Avrà un’altra visita conclusiva a dicembre però. Il dottore le ha anche detto di poter riprendere a guidare, visto che non c’è ormai nulla ad impedirglielo, ma lei non ha ancora provato e penso che ci vorrà ancora del tempo, ma nessuno, in modo particolare io, è intenzionato a spingerla -o ad obbligarla- a farlo perché ha vissuto un’esperienza traumatica ed ha bisogno di sentirsi pronta.

Per quanto riguarda la proposta del film ha deciso di aspettare ancora un po’ prima di dare la risposta, anche se la data del termine si avvicina sempre di più. Ho reagito male e me ne pentirò a vita forse, ma ora la sto spingendo ad accettare perché merita di poter fare qualcosa di alternativo alla nostra serie TV e magari di svagarsi un po’, quello che non ha fatto per quasi otto anni. Lei, comunque, è ancora indecisa, sebbene io la stia spingendo ad accettare.

I bambini, invece, hanno iniziato la scuola da un mese e stanno andando bene, sono diligenti, svolgono i loro compiti, anche se qualche volta c’è da bisticciare su alcune cose, e frequentano regolarmente la scuola di calcio, tanto che tra poco inizieranno a fare qualche partita -e abbiamo promesso loro di andarci, non sappiamo in che modo, ma ci andremo. 

Per la questione compleanno è abbastanza difficile. Come detto mi sto scervellando parecchio e anche Nina è al mio stesso punto. Giochi ne hanno a bizzeffe, vestiti pure, ma quelli non sono da considerarsi regali, non sappiamo proprio cosa fare. 

Finisco di preparare le ultime cose da sistemare sul vassoio e, dopo aver finito, salgo fino in camera nostra. Ho accompagnato questa mattina i bambini a scuola e poi sono tornato a casa. Julie ha spostato le riprese alle nove di mattina e ha allungato la giornata un po’ di più perché alcune scene richiedono una determinata ora del tardo pomeriggio. Nina è rimasta a casa perché aveva un po’ di mal di testa e ho preferito lasciarla riposare un po’ di più visto la giornata stancante che ci prepariamo ad affrontare. Quando entro in camera la trovo girata su un fianco mentre si sta strofinando gli occhi. Ha le labbra semiaperte e il naso arricciato ed è bellissima, anche con i capelli scompigliati e ancora addormentata.

 

“Buongiorno…”- biascica con la bocca ancora impastata dal sonno.

“Buongiorno.”- le sorrido sedendomi sul letto di fronte a lei e mettendo il vassoio pieno di pietanze davanti a noi. -“Sono appena tornato dalla scuola dei bambini e ho comprato questi.”

 

Con la testa indico dei cornetti al cioccolato, che lei adora. Il suo volto si illumina e il sonno scompare di fronte al cibo. 

 

“Ti adoro!”- esclama afferrando un cornetto dal piatto dopo avermi stampato un bacio sulle labbra. 

“Hai ancora mal di testa?”- le domando preoccupato accarezzandole la fronte.

 

Ora sembra stare bene e non è calda, quindi non ha febbre.

Lei scuote la testa per poi addentare il cornetto.

 

“No, ora mi sento meglio…”- sospira passandosi una mano tra i capelli. -“Ero solo un po’ stanca.”

 

La guardo negli occhi ed effettivamente sembra che sia stanca ancora. Ieri è andata a letto presto, dicendo di essere stanca, ed ha riposato parecchio anche questa notte, visto che, quando sono entrato in camera nostra ieri sera, era già crollata da un bel po’. Non vorrei che avesse qualcosa o che fossero i primi sintomi di un’influenza.

 

“Se sei stanca possiamo dire a Julie di andare più tardi o di stare a casa oggi.”- le suggerisco. -“Per un giorno ci perdonerà.”

“No, sto bene.”- mi dice lei e, di fronte alla mia espressione titubante, continua. -“Ian, davvero, sto bene.”

 

Annuisco poco convinto, poi decido di continuare la colazione, sebbene rimanga parecchio turbato dal suo comportamento. La mia ragazza è sempre stata una gran bevitrice di caffè -perché la aiuta ad affrontare meglio la giornata, a detta sua- eppure prima, non appena gliene ho portato una tazza bella fumante, ha fatto una smorfia e mi ha pregato di allontanargliela perché le faceva venire la nausea. 

Ora siamo in macchina e stiamo andando sul set per continuare la stagione. La prima puntata è stata mandata in onda la scorsa settimana e ha riscosso enorme successo, quasi quanto le prime stagioni, e le cose non potrebbero andare meglio.

 

“Stavo pensando al regalo per i bambini.”- le dico mentre svolto a destra. -“E’ da giorni che ci penso.”

“Non dirlo a me.”- sospira pesantemente. -“Ogni anno diventa sempre più difficile regalar loro qualcosa.”

“Perché hanno già praticamente tutto.”- sottolineo ridacchiando. 

 

Alla fine la PlayStation non gliela abbiamo presa come regalo di compleanno, ma come semplice regalo, perché ci tenevano ad averla e se la sono meritata.

Sebbene abbiano praticamente tutto quello che ogni bambino possa desiderare non sono assolutamente vanitosi o viziati, anche perché né io e né Nina l’avremo permesso.

 

“E’ proprio per questo.”- continua lei corrucciando le labbra. -“Non dirmi altri animali perché ne abbiamo già troppi.”

“Assolutamente. Penso che due cani, un gatto e tutto gli animali al santuario, più un cavallo possano bastare.”- le dico trovandomi d’accordo con lei.

 

Nikki si è tenuta il suo cavallo, giustamente, ma io ho tenuto il mio. 

Mi è venuta un’idea.

 

“Potremo regalare loro due pony… O due cavalli!”- esclamo. -“Okay che hai appena detto non animali, ma comunque non starebbero a casa nostra.”

 

Nina mi guarda sconsolata.

 

“E chi ci starebbe dietro visto i nostri impegni?”- mi domanda lei.

 

Effettivamente ha ragione. Ho già un cavallo da cui vado una volta ogni tanto in modo sporadico quando passo dalla ISF, aggiungerne altri due sarebbe un po’ un massacro. Ma potrei semplicemente dire ad Ansel, l’uomo che si occupa del mio cavallo e anche degli altri, di occuparsi anche di altri due, lui accetterebbe volentieri.

 

“Potrei chiedere ad Ansel. Porteremo i bambini nel weekend. Sarebbe grandioso, potrebbero imparare veramente a fare equitazione.”- continuo io sempre più convinto.

 

Nina sembra ammorbidirsi, anche se non ha ancora accettato.

 

“Potrebbe essere pericoloso.”- continua lei.

 

Questo lo so, ma ogni cosa al mondo è pericolosa. Anche un letto potrebbe essere pericoloso perché, cadendo da lì, potresti romperti un braccio. 

 

“Ogni cosa è pericolosa, Looch. Pensa a quanto felici ne sarebbero i bambini!”- continuo entusiasta. -“Sono sicuro che sia un regalo perfetto.”

“Ian, ne sei sicuro?”- mi domanda lei.

 

Sicurissimo. Immagino già la faccia dei gemelli al loro futuro regalo, sicuramente ne saranno entusiasti.

 

“Sicurissimo.”- concludo io entrando nel parcheggio del set. -“Ne sarebbero felicissimi.”

 

Nina rimane zitta per qualche secondo, poi alza gli occhi sui miei.

 

“Okay, prendiamo loro due cavalli.”- sospira lei infine ed io le sorrido, felice che la mia idea sia stata apprezzata ed accettata. -“Ma ad una condizione.”

“Quale condizione?”- le domando spegnendo la macchina sorridendole sornione.

“Che se ne prendano cura anche loro. Sono degli animali e come tali vanno rispettati, quindi anche loro dovranno prendersene cura.”- mi dice lei seria.

“Ma certo che se ne prenderanno cura.”- le dico.

 

Scendo dalla macchina e, prima che possa dire o fare qualcosa, sono già dall’altra parte aprendole la porta. Nina esce dall’abitacolo e mi guarda negli occhi.

 

“Volevo solo essere chiara.”- mi spiega lei.

Cristallina.”- le sorrido dandole un bacio sul naso. -“Possiamo prendere un cavallo anche a te.”

 

Nina mi fulmina con lo sguardo e io scoppio a ridere.

 

“Ti stai allargando un po’ troppo, non credi?”- mi domanda appoggiandomi una mano sul petto. 

 

La stringo al mio petto posandole un bacio tra i capelli.

 

“Sarebbe carino, non trovi?”- le domando.

“Più avanti. Ora abbiamo già deciso questo.”- mi dice lei sfiorando le mie labbra con le sue.

“Hmh hmh.”- borbotto approfondendo il bacio.

 

Potremmo continuare per qualche altro minuto così, se non fosse per un colpo di tosse alle nostre spalle che ci fa staccare e girare contemporaneamente. Dietro di noi c’è un Paul divertito mentre tiene tra le braccia un piccolo fagotto azzurro.

 

“Hey, Paul!”- lo saluta Nina felice andandolo ad abbracciare, stando comunque ben attenta al piccolo tra le braccia del mio amico.

“Sapevo che vi avrei trovato così.”- sottolinea lui facendomi ridacchiare, mentre le guance di Nina diventano leggermente rosse. 

“Cosa ci fai tu qui?”- gli domando avvicinandomi a lui.

 

Damon ha gli occhietti aperti e sta guardando Nina, per quanto possa effettivamente vedere un bambino di un mese e mezzo. 

 

“Sono venuto a prendere il copione, sai… Tra poco mi toccherà ritornare qui.”- mi spiega porgendo il bambino a Nina.

“Ma quant’è cresciuto? E’ più grande e l’ho visto solo tre giorni fa…”- dice Nina toccando il nasino di Damon.

 

Il bambino fa una smorfia buffissima e Nina lo osserva estasiata. Mi perdo ad osservarla per qualche istante e vorrei tanto che tra le sue braccia ci fosse nostro figlio. Continuiamo a provare, ma niente. 

 

“Puoi pure portarlo a fare un giro.”- le suggerisce Paul. -“Anche Candice vorrebbe vederlo.”

 

Nina annuisce felice e, dopo averci salutato, sparisce con il piccolo Damon tra le sue braccia.

 

“Allora… Come stanno andando le cose?”- gli domando appoggiandogli una mano sulla spalla. -“Ti vedo stanco.”

 

Paul si passa una mano tra i capelli e mi sorride sconsolato.

 

“E’ una piccola peste. Di giorno è anche bravo, piange ogni tanto quando deve mangiare o deve essere cambiato, ma di notte è una vera e propria agonia.”- mi spiega guardando il punto in cui Nina è sparita con suo figlio. -“Rachel la notte dormiva, mentre lui, quando ci va bene, dorme tre ore di fila e poi si sveglia per qualsiasi cosa, anche solo per essere preso in braccio. Non so perché di giorno sia abbastanza tranquillo e di notte non riesca a dormire.”

“Magari ha gli orari un po’ sfalsati, tutto si risolverà.”- gli dico.

“Lo spero. Io e Phoebe facciamo dei turni e per adesso sta andando bene, figuriamoci quando dovrò tornare al lavoro.”- continua lui sconsolato.

“Prima o poi crollerà.”- gli sorrido.

“Tu lo dici… Recupera durante il giorno e alla notte si diverte rimanendo sveglio.”- continua lui e provo quasi pena. Non deve essere assolutamente facile. -“Sei così sicuro di volere un altro bambino?”

 

La domanda doveva risultare ironica, ma dal mio sguardo capisce che ci sia qualche problema.

 

“Ancora nulla quindi?”- mi domanda.

“Già… Ci stiamo provando da un po’ e non lo so…”- gli dico incrociando le braccia al petto. -“Lo so che molte coppie aspettano anche anni, ma pensare a come i gemelli siano arrivati mentre usavamo precauzioni e ora… Beh… Insomma… Stiamo avendo più difficoltà ora cercandolo che prima andando sul sicuro, non so se mi spiego…”

“Capisco perfettamente, ma non devi abbatterti. E’ vero, potrebbero volerci anni, come no. Magari potrebbe rimanere incinta domani, questa sera, o magari tra due giorni.”- mi dice Paul appoggiandomi una mano sulla spalla. -“Sono passati solo alcuni mesi.”

“Stiamo provando da cinque mesi, qualcosa di più.”- sospiro. -“Mi sembra che più ci proviamo e meno arriverà.”

“E’ una questione di testa.”- mi dice lui. -“Io e Phoebe lo volevamo, certo, ma… Come posso dire… L’abbiamo presa con leggerezza… Nel senso che quello non era il nostro unico obiettivo.”

“Ma nemmeno il nostro, assolutamente. Vogliamo un bambino, certo, ma non lo facciamo solo per quello, è una cosa nostra.”- continuo io cercando di spiegarmi.

 

Non facciamo l’amore solo perché vogliamo un bambino, lo facciamo perché ci amiamo.

 

“Ecco, meno ci pensate e prima arriverà, ne sono sicuro.”- mi dice Paul rivolgendomi un sorriso. 

 





































 

 

                                                                                   * * *

 







































 

“Hey, Paul dov’è?”- mi saluta Nina con Damon ancora in braccio.

 

Le do un bacio sulla guancia prima di risponderle.

 

“A prendere il copione e a parlare con Julie per quando deve ritornare.”- le spiego poi le faccio segno di passarmi il piccolo Damon, cosa che lei prontamente fa. -“Ma quanto sei bello?”

 

Nina ride divertita. Alzo lo sguardo su di lei interrogativo.

 

“Che cosa c’è?”- le domando.

“Sei buffo.”- ride lei. 

“Perchè?”- le domando.

“Hai fatto una voce stupida.”- mi prende in giro lei.

“Sto pur sempre parlando con un bambino.”- mi difendo fintamente offeso per poi toccare delicatamente una guancia paffuta di Damon. Il bambino agita piano le manine, ma continua a rimanere calmo. Ogni giorno che passa diventa sempre più uguale a Paul. -“Vero che tu mi capisci?”

 

Damon borbotta qualcosa di indefinito mentre Nina ridacchia divertita. 

 

“Guarda che mi ha capito, stava solo rispondendo!”- mi difendo ancora.

“Sei adorabile.”- mi dice lei lasciandomi divertita un buffetto sulla guancia.

 

Adorabile? Così sta offendendo il mio ego.

 

“Stai dicendo ad un uomo che è adorabile?”- le domando con un sopracciglio alzato mentre cullo piano il bambino.

“Si, veramente adorabile.”- mi dice lei.

“Così ferisci il mio ego.”- borbotto.

“Perdonami, ma è l’unico termine che trovo adatto in questo momento.”- ridacchia lei divertita per poi darmi un bacio sulle labbra. -“Ci vediamo dopo, lascio a te Damon.”

 

Continuo a guardare la sua figura per ancora qualche secondo, poi ritorno a guardare Damon tra le mie braccia che sta cominciando lentamente ad addormentarsi.

 

“Forza piccoletto, andiamo a trovare tuo padre.”- gli dico mettendomi alla ricerca di Paul. 

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Buon fine settimana a tutte, eccomi qui con il capitolo 47! Wow, ancora tre capitoli e arriviamo a 50, questa è decisamente molto più lunga dell’altra storia, anche se sta avendo decisamente meno seguito.

Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto alcuni problemi con il computer e durante le vacanze sono stata impegnatissima ed ora il 2017 scolastico non poteva iniziare peggio… Un sacco di simulazioni fissate con altrettante verifiche e interrogazioni -__-

Capitolo di passaggio, che mi servirà per introdurre qualche nuovo argomento, anche se comunque abbiamo delle questioni importanti. Nikki, come anticipato, ha finalmente firmato le carte del divorzio e ora Ian e… Divorziato! Finalmente direte voi… Finalmente dico anche io ahah

La prima parte si commenta da sola, ogni tanto quei due devono darsi alla pazza gioia (ringraziate nuovamente Candice!) u.u

La seconda parte è abbastanza incentrata per il futuro compleanno dei gemelli e i nostri Nian hanno scelto un regalo adatto (visto l’amore per gli animali che provano i bambini), anche se Nina inizialmente non ne era d’accordo, visto gli impegni che hanno, ma Ian comunque ha trovato la situazione. 

Ultima parte con Paul, Ian e Nina e il piccolo Damon *^*

Damon è praticamente la fotocopia del padre (anche Rachel è abbastanza uguale a lui, povera Phoebe) e i nostri Nian a turno se lo portano a spasso *^* *^*

Basta, non ho altro da dire. Ovviamente ringrazio le tre ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e che spendono sempre qualche minuto per lasciarmi qualche parere, sempre ben accetto perché mi fa capire come sta andando l’andamento della storia ^^

E niente… Alla prossima :)

(Non ci metterò così tanto, ma sicuramente non aggiornerò per tutta la prossima settimana e forse la prossima ancora… Non si sa…)

  
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