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Autore: Bluemoon Desire    19/02/2017    6 recensioni
[L\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\'Allieva ]
Nel tentativo di proporre una continuazione ideale delle avventure dei protagonisti de "L'Allieva", questa storia riparte lì dove il finale della prima serie si è interrotto, con la nostra simpatica Alice divisa tra gli amori della sua vita, Claudio ed Arthur.
Forse nel suo cuore la decisione è già presa, ma riuscirà a perseguirla senza più paure ed incertezze? [ ATTENZIONE: La storyline e la caratterizzazione dei personaggi prendono spunto sia dalla fiction Rai che dai romanzi di Alessia Gazzola]
Genere: Commedia, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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                                                                  CAPITOLO 5 - OLTRE L'OSTACOLO 


“Tutto ciò che vuoi è dall’altra parte della paura”

Jack Canfield   

 
I suoi lunghi capelli castani erano ancora ridotti ad un informe ammasso di ciocche bagnate, quando il trillo del campanello risuonò con fastidiosa insistenza tra le pareti silenziose del suo appartamento, ridestandola bruscamente da quella mezz'ora scarsa di relax che era riuscita - con enorme difficoltà - a ritagliarsi. Nonna Amalia e i suoi genitori erano rimasti a Sacrofano per offrire un po' di supporto nell'organizzazione della prossima fiera di paese, mentre Marco e Yukino erano partiti insieme per trascorrere un bel fine settimana romantico in Trentino e non sarebbero rientrati in città prima di qualche giorno...chi mai poteva reclamarla con così tanto clamore alle nove di una tranquilla domenica mattina?

Avvolta nel suo ampio asciugamano blu notte, con i capelli che grondavano acqua dappertutto e un'interminabile scia di impronte bagnate disseminate lungo il breve tragitto che separava il bagno dall'ingresso, raggiunse in fretta l'uscio e, senza neppure prendersi prima qualche secondo di tempo per gettare un'occhiata attraverso lo spioncino, spalancò di colpo la porta, ritrovandosi faccia a faccia con l'insospettabile "intruso". 

« L'ho sempre detto che riusciresti a farti attendere perfino dal Padre Eterno in persona nel giorno del giudizio! » la accolse Claudio con il suo solito vezzo sarcastico, scivolando rapido alle sue spalle per intrufolarsi nell'appartamento.

« Claudio, cosa-- che ci fai qui? » esclamò Alice, confusa, allontanandosi in fretta dall'uscio di casa per seguirlo in salotto. 

« Sono venuto a sfamarti, ovvio! » rispose lui, piazzandole a tradimento sotto il naso una busta piena di cornetti caldi appena sfornati, il cui aroma fragrante e delizioso avrebbe potuto risvegliare perfino i morti. 

Lo sguardo di Alice scivolò rapido da Claudio ai cornetti, per poi ritornare di filato sul suo sexy mentore che, nel frattempo, si era lanciato di sua iniziativa in un solitario tour dell'appartamento. Fu un tutt'uno. 
Il panico la investì con la devastante forza di un'onda anomala, prima ancora che potesse riuscire a fare mente locale. 
No, non era preparata a gestire una simile situazione.
Ma neppure lontanamente. 
Come doveva comportarsi, adesso? 
Doveva accennare a ciò che era accaduto tra loro in Istituto, o era meglio lasciare che fosse lui il primo a portare alla luce l'argomento? Dio, a volte desiderava poter imparare a gestire le relazioni sentimentali con la stessa superficialità con cui le trattava quotidianamente la sua migliore amica Silvia...se non altro per evitare di collezionare all'infinito simili scene imbarazzanti!
 
« Ok, ehm...allora...se mi dai qualche minuto per sistemarmi, poi facciamo colazione insieme » si affrettò a proporgli, prima che il coraggio le venisse meno o, peggio ancora, prima che la sua testa potesse esploderle per la tensione.

Prima ancora che lui potesse aprir bocca per replicare, Alice sfrecciò a tutta velocità fuori dalla sala da pranzo, chiudendosi a doppia mandata in camera da letto. Il cuore le martellava così forte nel petto che temeva quasi che Claudio potesse sentirlo da dove si trovava, e la testa le pesava proprio come se stesse smaltendo una sbornia epocale, senza neppure aver toccato una sola goccia d'alcool.
E pensare che quella mattina si era alzata dal letto con l'idea di trascorrere la giornata all'insegna delle serenità e della quiete...dannato Claudio Conforti, riusciva sempre a mandare all'aria ogni suo programma!

Recuperata la lucidità mentale necessaria ad affrontare quell'inatteso faccia a faccia, si diresse di filato verso l'armadio e recuperò alla rinfusa dai cassetti della biancheria pulita, un paio di jeans a vita bassa e una camicetta a scacchi neri e rossi, indossandoli il più velocemente possibile. Non voleva far attendere Claudio più di quanto già non avesse fatto, soprattutto perché sapeva perfettamente quanto detestasse le persone ritardatarie. Nella fattispecie...LEI.
Per l'appunto, quando lo raggiunse di nuovo in sala da pranzo, lo trovò intento a tamburellare nervosamente con le dita sul tavolo, le guance appena rigonfie già pronte a prorompere in un ennesimo sbuffo di noia. 

« Perdonami se ti ho fatto aspettare » esordì Alice con una nota di leggero imbarazzo nella voce, accostandosi al tavolo « E' solo che...insomma...non mi aspettavo di ricevere visite di domenica mattina. Soprattutto da te, poi! »

« Perchè? Io non potrei aver voglia di venire a trovarti? » ribattè prontamente Claudio, il sopracciglio inarcato in un'espressione subdola e ricca di sottintesi.

« No...cioé, sì...certo che puoi venire a trovarmi » balbettò Alice, avvampando intensamente a livello delle guance in un crescendo di disagio ed imbarazzo profondo « E' solo che--ecco. Non lo avevi mai fatto. Tutto qui. »

Claudio la fissò intensamente per alcuni istanti, in apparenza combattuto, poi protese un braccio verso la sedia più vicina, agganciandone con una mano lo schienale per poterla trascinare in direzione di Alice. 

« Avanti, Sacrofano, vieni qui... » la esortò infine, picchiettando incoraggiante con il palmo della mano sulla sedia per invitarla a prendervi posto « ...poco fa mi avevi promesso una colazione insieme, o sbaglio? Beh, i cornetti caldi ci sono e mentre eri di là a farti bella, ho messo sul fuoco la macchina del caffè... »

Come imbambolata, Alice prese posto accanto a lui.
Era tutto così assurdo.
Quell'atmosfera di quotidianeità casalinga, lei e Claudio seduti nella cucina del suo minuscolo appartamento, la busta di cornetti ancora calda appoggiata sul tavolo e quell'irresistibile aroma di caffè caldo appena preparato che aleggiava inebriante nell'aria, riempiendole le narici. Che cosa stava succedendo?

« ...Claudio? » proruppe d'un tratto, rivolgendogli una fugace occhiata traversa.

« Sì? » fece lui, voltandosi a guardarla.

« Perché sei venuto qui? » domandò Alice, incapace di reprimere per un altro singolo secondo quella curiosità selvaggia che si era risvegliata dentro di lei nell'istante esatto in cui lo aveva visto comparire sulla soglia del suo appartamento. 

Claudio parve irrigidirsi appena sulla sedia, ma non v'era la benché minima traccia di indignazione o nervosismo nel suo sguardo, piuttosto del vago imbarazzo. Un'emozione che mai Alice avrebbe pensato di poter attribuire ad un tipo come Claudio, notoriamente "impermeabile" a qualsiasi genere di emozione umana ufficialmente riconosciuta ed indagata dalla scienza.   

« Volevo vederti » le rispose infine, provocandole un tuffo non indifferente al cuore « E poi avevo bisogno di chiederti una cosa...»

L'attenzione di Alice schizzò letteralmente alle stelle e il cuore prese a galopparle nel petto senza più remora alcuna.

« Che cosa vuoi sapere? » gli chiese esitante, con un fil di voce. 

« L'altra sera, in Istituto... » cominciò a dire Claudio, fissandola negli occhi con una tale intensità che Alice si sentì quasi trapassare dal suo sguardo « ...cos'è successo? »

« Io--beh, credevo che fosse piuttosto ovvio, ma se vuoi posso sempre farti un disegnino... » 

« Non intendevo certo in senso "biologico", spiritosona! » si affrettò subito a precisare Claudio con un'accentuata nota d'impazienza nella voce che cancellò all'istante il sorrisetto ironico dalle labbra di Alice « Voglio dire...perché è successo? Cos'è cambiato dall'ultima volta che ho provato a farti delle avances e tu mi hai respinto? »

« Non eri proprio TU quello che mi diceva che non dovevo star lì ad analizzare troppo le cose e che dovevo imparare a cogliere le occasioni al volo senza rifletterci su? » lo stuzzicò beffardamente Alice, ben più che determinata a prendersi qualche rivincita sul passato.

« E confermo ogni parola » ribattè lui, imperturbabile « Ma stavolta è diverso. O almeno lo è per me. TU sei diversa. »

Alice tentò di ricacciare indietro un sorrisetto compiaciuto riaffioratole sulle labbra, ma con pessimi risultati. 

« Ho bisogno di sapere cosa ha significato per te quella notte... » proseguì Claudio, più che mai intenzionato a non lasciar cadere nel vuoto quella conversazione.

Alice se lo studiò in silenzio per qualche istante, indecisa se lasciarlo sulle spine ancora per un po' o se alleviare subito la sua "pena". Dopotutto, tenerlo sulla corda era piuttosto divertente!

« ...secondo te? » incalzò a mezzavoce, quasi a mo' di sfida. 

« Avrei un'idea piuttosto personale a riguardo... » rispose Claudio con voce improvvisamente più languida e suadente, chinandosi appena con il busto verso di lei « ...avrei bisogno di qualche conferma da parte tua, però » 

« Spara » 

Sulle labbra di Claudio si dipinse un machiavellico sorriso beffardo.

« Sei pazza di me » affermò poi con disarmante sicurezza, il sopracciglio destro inarcato verso l'alto in quell'irresistibile espressione da canaglia cui lei non era mai riuscita ad opporsi.  

Alice dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per rimanere impassibile di fronte a quel plateale tentativo di seduzione da parte del suo sexy mentore, affascinante come non mai in quelle insolite vesti "casual" ed informali.

« Un po' presuntuoso da parte sua, dottor Conforti » si limitò a ribattere con un fil di voce, mordendosi appena il labbro inferiore tra i denti per allentare la tensione. 

« ...invece direi che ho fatto proprio centro! » la schernì bonariamente lui con fare compiaciuto. 

« Sono solo supposizioni » ribatté Alice, testarda, senza demordere. 

« Per questo sono venuto qui a caccia di conferme... » soggiunse malizioso Claudio, riducendo drasticamente la distanza tra i loro volti in un sol movimento. 

« Sei subdolamente manipolatore » gli sussurrò Alice a fior di labbra, concedendosi qualche breve istante per respirare più a fondo il suo profumo, da sempre così dannatamente familiare e rassicurante.

E rieccolo di nuovo.  
Quel suo modo di baciarla, dolce ed insistente allo stesso tempo, così intenso e travolgente da farle perdere ogni contatto con la realtà che la circondava. Le labbra di Claudio si erano impossessate avidamente delle sue, assaporandole voracemente, a fondo, con quella magistrale padronanza e l'irresistibile bramosia che appartenevano soltanto a lui e a nessun altro.

« Quasi quasi rimpiango l'asciugamano che indossavi poco fa... » le sussurrò d'un tratto, scostandosi leggermente dalle sue labbra per poterla guardare negli occhi.

« Perchè? » fece lei, senza capire. 
 
« ...più facile da far scivolare via di dosso » ribatté Claudio con un guizzo talmente malizioso nello sguardo da strapparle un sorriso. 

« Con un po' d'impegno si possono raggiungere ottimi risultati anche così, Dr Conforti! » lo stuzzicò Alice a sua volta, inarcandosi maggiormente contro il suo petto per rubargli un altro bacio. 

L'atmosfera nella stanza si stava decisamente surriscaldando, trascinandoli ben oltre le consuete soglie di "sicurezza" - così come le avrebbe soprannominate la sua migliore amica Silvia. Impossibile ignorare quell'elettricità travolgente che scorreva tra loro ogni volta che i loro sguardi s'incrociavano o le loro dita si sfioravano, anche solo per un millesimo di secondo. 
Per Alice era un po' come ritrovarsi costantemente di fronte ad un maestoso fuoco greco...dirompente ed eterno. 
Impossibile da sedare.

« Claudio, io-- » proruppe d'un tratto, con voce roca, ma ancor prima che potesse aggiungere altro, lui la zittì premendole piano un dito sulle labbra.

« Basta parlare, Allevi » le sussurrò con tono languido, quasi ipnotico, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso. 

E proprio quando sembrava che entrambi si fossero finalmente lasciati alle spalle ogni esitazione ed ogni dubbio, il suono metallico del campanello proruppe vigoroso e martellante, risuonando con fastidiosa insistenza tra le pareti di casa. 
Alice scattò subito sull'attenti, sfrecciando così velocemente verso la porta di casa da rischiare quasi d'inciampare nei suoi stessi piedi lungo il breve tragitto che separava la cucina dall'ingresso, mentre Claudio - da parte sua - non s'impegnò neppure per un solo istante a nascondere la delusione cocente derivante da quell'occasione d'oro così miseramente sprecata.
E la situazione non accennò affatto a migliorare, quando il diretto responsabile di quel brusco "incidente di percorso" apparve sulla soglia, sorridente e pronto a riappropriarsi di ogni suo antico vantaggio di gioco. 

« Arthur...che--cosa ci fai qui? » soggiunse Alice con l'espressione stordita e confusa di chi ha appena ricevuto una gran bella botta in testa e stenta perfino a mantenere l'equilibrio.

Arthur non rispose.
I suoi occhi, velati da un'insolita durezza, erano impegnati a fissare qualcosa - o meglio QUALCUNO - alle sue spalle. 
Il cuore di Alice sembrò sprofondare in un gigantesco buco nero di disagio e senso di colpa, mentre lo sguardo ferito di Arthur e quello indispettito di Claudio si scontravano con livore a mezz'aria in una sorta di silenzioso duello all'ultimo sangue. 

Fu Claudio il primo tra loro a rompere il silenzio e, sorprendentemente - con grande sollievo di Alice - non lo fece neppure nel peggiore dei modi.  

« Credo che sia meglio che io me ne vada » annunciò a gran voce, con un tono apparentemente affabile che tradiva però una leggera punta di risentimento. 

Raccogliendo in tutta fretta dal divano la sua giacca e la borsa da lavoro, Claudio si avviò di gran carriera verso l'uscio, ben determinato a mettere la parola "fine" a quella pantomima il prima possibile.
Quando le sfrecciò accanto, senza degnarla di un solo sguardo, Alice sollevò una mano come a volerlo fermare, ma l'attenzione di Arthur ancora focalizzata su di lei, la fece desistere da ogni tentativo. Stavolta l'aveva combinata davvero grossa, pensò amareggiata, mentre osservava Claudio scomparire rapido oltre l'uscio di casa, senza voltarsi indietro. 

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« ...io non ti ho fatto alcuna promessa, Arthur! » ribadì Alice per l'ennesima volta, il tono esasperato e arrendevole di chi ha ripetuto la stessa trafila almeno un centinaio di volte, senza però mai andare a parare da nessuna parte. 

« Sono rimasto qui a Roma soltanto per te » si premurò di ricordarle Arthur, senza risparmiarle l'ennesima occhiata carica di risentita delusione. 

« Ma io questo non te l'ho mai chiesto! » ruggì di rimando Alice, sentendosi letteralmente soffocata tra le pareti di quell'infinito labirinto di mezze verità e sentimenti inespressi « Non dico di non aver apprezzato il tuo tentativo di riavvicinamento...ma--ti rendi conto che il problema è sempre lo stesso? Tu continui a pensare per due, Arthur, senza mai consultarmi prima di prendere una decisione che potrebbe riguardare il futuro di entrambi... »

« Io non riesco a capire » fece Arthur, passandosi nervosamente una mano tra i capelli « Volevi che fossi più presente nella tua vita, che passassi del tempo con te, ed è quello che ho fatto...ho mollato un importante lavoro a Parigi solo per starti vicino, e ora tu vieni a dirmi che ho sbagliato?! Che cosa vuoi davvero, Alice? O forse sarebbe meglio dire..."CHI vuoi"...? »

Quella chiara allusione a Claudio la colpì con la violenza di uno schiaffo in pieno volto, non tanto perché non se l'aspettasse - anzi, era chiaro fin dall'inizio dove Arthur volesse andare a parare con i suoi giri di parole - quanto perché la mise per l'ennesima volta di fronte a quella verità che, nonostante tutto, ancora non riusciva ad accettare a cuor leggero. Forse per paura di poter fallire di nuovo, o chissà, magari perché sentiva di essere incostituzionalmente adatta ad un cambiamento tanto radicale. 

« Quello che provo o non provo per Claudio non c'entra niente con noi due, Arthur » si limitò a ribattere, sulla difensiva, sforzandosi di non lasciar trasparire alcuna emozione compromettente « Ti ho chiesto del tempo per riflettere ed è quello che ho fatto... »

« ...tra le braccia di Conforti? »

Alice incassò in silenzio la frecciatina. 

« Ho fatto un grosso errore a tradirti in passato, è vero, ma quello che è accaduto con Claudio è soltanto una delle tante cose che mi hanno fatto aprire gli occhi, mostrandomi chiaramente tutto ciò che non funzionava nel nostro rapporto » cercò di spiegargli, nel modo più dolce possibile « Io non posso pretendere di cambiare ciò che sei e tu non puoi rinunciare ai tuoi sogni per stare con me...questa è la verità. Io e te siamo troppo diversi, Arthur, vogliamo cose diverse. Magari se non avessi combinato quel guaio al convegno avremmo potuto davvero far funzionare le cose ancora per un po' di tempo, ma un giorno o l'altro, ci saremmo svegliati e ci saremmo resi conto di essere rimasti troppo a lungo aggrappati ad una storia senza futuro... »

« Non parlavi così qualche mese fa, quando volevi abbandonare tutto per poter partire con me » le ricordò Arthur, puntandogli addosso uno sguardo carico di quieta disperazione « /Elis/, io non voglio perderti... »

Soltanto qualche mese prima, sentire quel nomignolo affettuoso uscire dalle sue labbra le avrebbe fatto letteralmente tremare il cuore per l'emozione. In quel momento, invece, mentre Arthur s'affannava disperato per impedire al loro rapporto di naufragare definitivamente, Alice si ritrovò a fare i conti con una triste ma illuminata consapevolezza...non lo amava più. 
Una parte di lei aveva sempre saputo di non essere destinata ad Arthur, ma rendersi conto improvvisamente di aver inseguito così a lungo una mera illusione, non addolciva affatto l'amarezza di quella verità. E questo valeva per entrambi. 

« Mi dispiace tanto, Arthur... »

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« Signorina Allevi, finalmente ce l'ha fatta! »

Il vocione tonante e imperioso di Calligaris la colse alla sprovvista, mentre, in punta di piedi, tentava di spiare oltre il cancello d'ingresso di villa Sperduti. Evidentemente lui e Visone dovevano aver raggiunto con un po' d'anticipo il luogo prefissato per l'incontro.
Dannata solerzia delle forze dell'ordine! 

« Come mai ha voluto che presenziassi anche io a questo colloquio con i genitori del ragazzo? » domandò incuriosita Alice al simpatico vicequestore, mentre attraversavano fianco a fianco il lungo vialetto acciottolato che conduceva dritto al cuore della proprietà degli Sperduti. 

« Diciamo pure che ammiro molto le sue doti deduttive » rispose Calligaris con un vago sorriso sornione, guidandola sapientemente all'interno della struttura, un immenso villone sviluppato su ben tre livelli, con tanto di piscina esterna, ampia dependance e campo da tennis. 

Entrambi i coniugi Sperduti apparvero fin dal principio perfettamente lucidi e rilassati, per nulla intimoriti dalle domande inquisitorie del vicequestore o dall'atmosfera alquanto gelida che pareva aleggiare tra le pareti di quella casa. 
Fu proprio questo loro atteggiamento misurato e razionale a colpire fortemente la coscienza di Alice, suscitandole un sincero moto d'ammirazione e rispetto per la dignità emotiva con cui avevano deciso di affrontare quell'immenso dolore. 
La perdita di un figlio era sempre un lutto devastante per un genitore, ma perderlo in modo così brutale, per mano di qualcun altro...riusciva a stento ad immaginare ciò che dovevano aver provato nell'apprendere la terribile notizia!
Eppure erano ancora lì, instancabili e determinati a scoprire tutta la verità sulla morte del loro unico figlio. 
Di certo, al posto loro, lei si sarebbe lasciata sopraffarre in modo devastante dalle emozioni e dal dolore, accantonando impudentemente tutto il resto...una delle tante "debolezze" che ancora le rimproveravano in Istituto. 

« Riccardo è sempre stato un ragazzo molto introverso e difficilmente si confidava con noi, soprattutto quando si parlava dei suoi amici o della sua vita sentimentale » confessò Margherita Sperduti, la madre della vittima, accarezzando teneramente con la punta delle dita l'immagine del figlio incastonata in una cornice d'argento « Suo padre lo punzecchiava spesso con delle battutine ironiche, cercando di incoraggiarlo a raccontarci qualcosa, ma lui niente...a volte era come parlare ad un muro. »

« Il suo migliore amico ci ha raccontato di aver origliato una conversazione telefonica piuttosto accesa tra Riccardo e un'altra persona, qualcuno con cui pensiamo che vostro figlio potesse avere una relazione piuttosto intima...avete idea di chi possa essere o di cosa-- »

Le parole di Calligaris rimasero però sospese a mezz'aria, drammaticamente interrotte dal prorompere improvviso di un tonfo sordo alle loro spalle, un rumore molto simile a quello prodotto dall'impatto di un pesante sacco di farina contro il pavimento. 
Tutti i presenti sobbalzarono, voltandosi di scatto nella direzione da cui era provenuto il rumore. In piedi sulla soglia d'ingresso della sala da pranzo, si stagliava l'esile figura di un giovane uomo distinto, dall'aria molto elegante e raffinata che Alice aveva visto ritratto in almeno un paio di scatti fotografici realizzati dalla polizia. Si trattava di Alessandro Marchesi, l'assistente personale del signor Sperduti.

« Alessandro, vieni...entra pure...  » lo invitò calorosamente il padre della vittima, indicandogli la poltrona vuota sistemata accanto al divano su cui Alice e Calligaris si erano accomodati. 

« Io non--non vorrei disturbare » balbettò il ragazzo, rimanendo perfettamente immobile sulla soglia « Dovevo solo farle firmare dei documenti, Dr Sperduti, posso tornare più tardi... »

« Ma quale disturbo! Vieni avanti, accomodati » insistette Sperduti, facendogli segno di entrare « Commissario, Alessandro per noi è come uno di famiglia. Lui e Ricky si conoscevano piuttosto bene, anche se purtroppo frequentavano giri molto diversi d'amicizie » fece poi, rivolto a Calligaris. 

« Sono Vicequestore, grazie... » puntualizzò in fretta quest'ultimo, lasciando trasparire una vaga irritazione « ...visto che è qui presente, signor Marchesi, le dispiace se le pongo qualche domanda su Riccardo? Stiamo cercando di ricostruire insieme il quadro degli eventi nel modo più dettagliato possibile, perciò ogni informazione può essere utile per aiutarci a catturare la persona responsabile della morte di Riccardo... »

« Io--ehm, d'accordo » farfugliò timidamente il ragazzo, affrettandosi a prendere posto sulla poltrona.

« Stavamo parlando della vita privata di Riccardo...lei sa se frequentava qualcuno di nascosto? Sembra che il suo migliore amico, Alessio Scapece, ne fosse praticamente certo »

« Alessio non era affatto il suo migliore amico, anche se a Riccardo piaceva pensare che lo fosse »

« E come mai? »


Alessandro esitò un momento prima di rispondere.
Sembrava profondamente combattuto, quasi temesse di poter dire qualcosa di compromettente...o equivocabile. 

« Beh, io non posso certo dire di essere stato il suo amico più caro, non lo conoscevo così bene, ma quel che posso dirle è che Ricky era un ragazzo brillante per la sua età, ma molto timido ed introverso. Una di quelle persone che passano gran parte della loro vita a cercare qualcosa che possa donargli un senso di appartenenza, qualcosa che li faccia sentire accettati...socialmente parlando. In questo eravamo molto simili, noi due » s'interruppe brevemente, la voce tremante che tradiva un po' d'emozione « Amava la musica cantautoriale italiana, il buon cinema e le poche volte in cui siamo usciti insieme per una birra al pub, ha sempre e solo ordinato dei cocktail analcolici. Era un bravissimo ragazzo, uno dei pochi con la testa davvero piantata sulle spalle! Poi ha conosciuto quei ragazzi, e tutto è cambiato. Alessio era il leader indiscusso di quel gruppetto di ragazzini ribelli e Riccardo lo ammirava moltissimo, a mio avviso, più di quanto non meritasse. Pian piano anche lui ha iniziato ad imitare il loro look da strada, a comportarsi in modo altrettanto strafottente...e ad ignorare le vecchie conoscenze per andarsene in giro con quei teppistelli » 

« Compreso lei, immagino » osservò Calligaris, rilevando una nota di vivo risentimento nelle parole del giovane « Pensiamo che la persona con cui Riccardo intratteneva contatti telefonici segreti, possa aver giocato un ruolo importante nella sua morte e che il movente dell'omicidio possa nascondersi proprio in questa misteriosa relazione, di qualunque natura essa fosse. Lei ritiene possibile che questa persona appartenesse a quella gang? » domandò ancora, cercando pazientemente di fare un po' d'ordine tra i pezzi di quell'intricato puzzle investigativo.  

« Non so...forse » rispose Marchesi un po' titubante, rifuggendo quasi con vergogna lo sguardo dello scaltro vicequestore che, dall'alto della sua navigata esperienza professionale, non esitò a registrare mentalmente l'evento come "sospetto".
Di certo meritava un approfondimento d'indagine. 

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« ...e quindi pensate che sia stato uno di quei selvaggi di strada a sistemare per le feste il rampollo degli Sperduti? » soggiunse la sua migliore amica Silvia con una sfumatura d'amara ironia, aspirando avidamente dalla cannuccia un po' del suo ottimo Cosmopolitan ghiacciato. 

Bastò un'occhiata fulminante di Alice a zittirla, facendole passare del tutto la voglia di fare dell'ironia spiccia su quella tragedia. 
Abituata com'era a vivere immersa nel controverso ed algido "mondo degli uomini di legge"- lì dove le emozioni rappresentavano per lo più una debolezza su cui poter fare leva per trarre dei vantaggi professionali - a volte trovava estremamente difficile riuscire a rapportarsi con i sentimenti e le emozioni umane nelle loro forme più intime. 

« Non ne siamo ancora sicuri » rispose infine Alice, con un'evidente nota d'irrequietezza nella voce « Ci sono così tanti punti oscuri in questa storia che a malapena siamo riusciti a scavare la superficie...è piuttosto snervante, in effetti! »

« Secondo me, il movente è da ricercare nei soldi » buttò lì Silvia, con l'aria di chi la sa lunga « Parliamoci chiaro...quel ragazzino era l'unico erede vivente di una fortuna multimilionaria, e se davvero s'era messo in combutta con dei ragazzacci di strada, l'ipotesi più probabile è che l'abbiano aggredito per derubarlo e che lui abbia opposto resistenza scatenando la loro ira omicida...non hai idea di quanti casi simili a questo io abbia seguito nella mia carriera! »

Alice arricciò il naso, dubbiosa. 
Come sempre, il razionale senso pratico di Silvia le impediva di scavare più a fondo nell'"anima" delle cose. 

« Non credo si sia trattato di una rapina » ribattè poi, scuotendo appena il capo in segno di diniego « A parte il fatto che il portafogli e i documenti sono stati ritrovati intatti accanto al cadavere, alcuni dettagli registrati sulla scena del crimine sembrano suggerire che, ad uccidere Riccardo, possa essere stato qualcuno che lo amava...qualcuno che si è preso cura del suo corpo molto più di quanto non ci aspetterebbe da un efferato omicida... »

« Che diavolo, Alice, mi stai mettendo i brividi con questi discorsi alla Norman Bates! » ruggì Silvia, afferrando al volo una manciata di noccioline salate per scaraventargliele contro a mo' di atto di ribellione. 

« Esagerata! » la rimbeccò Alice divertita, riuscendo per miracolo a schivare una nocciolina prima che le centrasse un occhio « E' solo che vorrei davvero riuscire a fare giustizia per questo povero ragazzo, capisci? » si affrettò poi ad aggiungere, con tono mesto « E' stato terribile entrare in quella casa e vedere ovunque il suo volto sorridente e spensierato ritratto nelle fotografie di famiglia, soprattutto dopo averlo visto ridotto in quelle condizioni sul tavolo settorio... »

« Alice, se vuoi fare davvero questo lavoro, devi metterti in testa una cosa: non sempre riuscirai a rendere giustizia alle vittime » sentenziò Silvia, lo sguardo insolitamente serio e professionale « A volte l'assassino potrà sfuggire alla cattura, altre volte potrà pagare un buon avvocato e patteggiare il minimo della pena...è uno schifo, lo so, ma è così che funziona il mondo e noi non possiamo farci niente. O almeno non sempre. Prima entrerai in quest'ottica e meglio sarà per te...e per il tuo lavoro. »

Alice la guardò fissa per qualche istante, in silenzio, strizzando forte gli occhi come se stesse cercando di mettere a fuoco la sua immagine. Era così concentrata sul flusso dei suoi pensieri che il brusìo del locale divenne via via sempre più rarefatto e lontano nella sua mente, come se tra lei e il resto della sala si fosse issata una spessa muraglia isolante.
Un'alienazione quasi totale. 

« Ecco chi mi ricordi...CC! » esclamò infine, battendo - forse con eccessiva enfasi - entrambe le mani sul tavolo « Hai parlato esattamente come avrebbe fatto lui! »

« Beh, avrebbe avuto ragione...onore a CC! » ribattè sorridente l'amica, sollevando in aria il bicchiere del suo drink come a voler mimare un brindisi.

« Ma quale onore e onore, quello è rimasto il bastardo approfittatore che è sempre stato, te lo dico io » mugugnò Alice, incupendosi di botto « Sono passate più di ventiquattro ore da quando si è presentato a casa mia, e indovina un po'...silenzio radio! Né una telefonata, né un messaggio, né un piccione viaggiatore... »

« I piccioni viaggiatori non sono mica così facili da reperire al giorno d'oggi...! »

« Sei esilarante »

« Senti, magari stai costruendo una tragedia sul nulla! Forse si è sentito solo un po' a disagio per la situazione, ci hai pensato? Insomma, perfino io sarei scappata via a gambe levate se si fosse presentata a casa l'ex di uno dei miei uomini mentre stavamo per--hai capito, no? »


« Non lo so, Silvia, non lo so. Il fatto è che Claudio non è Arthur. Con lui accanto non riesco mai ad essere completamente serena, capisci? Mi sento costantemente insicura e mi ritrovo sempre a pensare..."e se per lui fossi soltanto l'ennesimo gioco di conquista?" »

« Se così fosse, avrebbe mollato già da un bel po' di tempo! Credimi. Io e lui siamo due facce della stessa medaglia...solo biologicamente differenti. »


« Non stento a crederlo »

« Alice, ascolta la tua vecchia e saggia amica che tanti ne ha conquistati e tanti ne ha mollati...dimenticati queste paranoie da liceale imbranata e saltagli addosso! Basta esitare, basta farsi domande...hai detto tu stessa che ha perfino rifiutato le avances di quella stangona sexy della sua ex, cos'altro ti ci vuole per capire che è stracotto?! »


Proprio mentre stava per risponderle, sentì il telefono vibrare nella tasca dei pantaloni. "Lupus in fabula", pensò tra sé e sé scorgendo al volo il nome apparso sullo schermo. Claudio le aveva appena mandato un messaggio, chiedendole di raggiungerlo all'istante in Istituto. 
Poche parole soltanto, ma abbastanza potenti da risvegliare in lei una curiosità irrefrenabile: "Ti aspetto in Istituto. Calligaris ha notizie bomba su Sperduti. MUOVITI.






NOTE DELL'AUTORE: E rieccoci ancora qui!
Un altro capitolo è andato...chiedo perdono per l'attesa, ma le idee sono tante e il tempo per rielaborarle e buttarle giù sembra sempre dannatamente poco! Comunque sia...che dite? Le indagini proseguono, il mistero intorno a questo omicidio s'infittisce sempre più, ma almeno nel cuore di Alice sembra che la decisione sia già stata presa...ora non resta che venire a patti con la paura. E l'insicurezza. E l'ego "confortiano". Nulla di preoccupante, no? ;)
   
 
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