Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    22/03/2017    4 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giunti nel settore medico, Harlock e Raflesia furono informati dal dottor Zero che Gudrun aveva ripreso conoscenza e che si sarebbe ristabilita presto. Insieme a un collega, aveva esaminato il contenuto della siringa trovata nella cella e aveva appurato che si trattava in effetti di una sostanza neurotossica, usata come “siero della verità”, ma che, in alte concentrazioni, poteva portare alla paralisi del sistema nervoso e alla morte. Per fortuna, Lavinia non era riuscita a portare a termine il suo piano criminale. Per precauzione, a Gudrun era stato somministrato un antidoto e ora stava riposando.
“Possiamo vederla?” chiese Raflesia.
“Sì, ma non affaticatela, è ancora molto debole.”
Sedute fuori dalla piccola stanza dove si trovava Gudrun c'erano Kei e Clarice, piuttosto angosciate. Quello che era successo alla madre di Darragh le aveva allarmate, in più non avevano saputo più nulla di Harlock, avevano sentito soltanto delle voci, per di più contraddittorie e confuse, su quanto stava avvenendo nell'hangar.
Kei scattò subito in piedi e gli andò incontro, infischiandosene del loro tacito accordo, di non mostrare mai in presenza di estranei il loro legame.
“Harlock!”
Lui si limitò a metterle una mano sulla spalla.
“Sto bene! Lavinia è morta. Ti racconterò tutto più tardi.”
Kei non poté fare a meno di notare che Raflesia, di solito impeccabile, aveva gli abiti stropicciati e sporchi di grasso e i capelli arruffati... che cosa diavolo era successo in quell'hangar?
Harlock e Raflesia entrarono nella camera. Accanto al letto, c'erano Darragh e Mayu. Lui dovette rassicurare anche la ragazzina circa la sua incolumità.
Gudrun accolse la regina con un debole sorriso.
“Maestà... quale onore! Non dovevate...”
“Sì, invece - disse Raflesia prendendole una mano, in un gesto del tutto inaspettato per lei - Ti devo delle scuse per aver dubitato di te...”
“No, voi avete agito nell'interesse del popolo, come sempre.”
“Ora pensa solo a riprenderti. Poi...poi avrò bisogno del tuo aiuto. Sei l'unica persona di cui posso ancora fidarmi completamente.”
La donna annuì.
Poi Raflesia si volse verso Darragh.
“Chiedo scusa anche a te, Darragh, per averti coinvolto, in nome della ragione di Stato.”
Il ragazzo era così sbalordito che non riuscì nemmeno ad aprire bocca e fece solo un lieve cenno con il capo, abbassando gli occhi.
Harlock e Raflesia uscirono. La tensione delle ultime ore cominciava a farsi sentire.
“Vai a riposare anche tu - disse Harlock alla Mazoniana - Non è finita qui, lo sai. Ma ora abbiamo un vantaggio: i nostri nemici non hanno più il loro contatto, o perlomeno quello più importante. Saranno disorientati, dovranno inventarsi una nuova strategia e credo che per un po' staranno buoni. Non sappiamo, poi, se Lavinia abbia fatto in tempo ad avvertirli che era stata scoperta. E devi pensare bene di chi ti puoi fidare.”
“Di nessuno, ormai, mi pare evidente. Solo di Gudrun: visto che Lavinia ha cercato di farla fuori, è chiaro che non faceva parte del complotto. Ma per il resto non sappiamo se lei abbia agito da sola o abbia coinvolto qualcun altro...”
“Bisogna poi capire il senso delle ultime parole di Lavinia...”
Raflesia si passò una mano sul volto.
“Una cosa per volta. Ma ora hai ragione: dobbiamo riprenderci da tutto questo. Ci aggiorniamo domani.”
“Se possiamo fare qualcosa...”
Raflesia fece un sorriso tirato e si allontanò. Ad Harlock in quel momento sembrò immensamente sola. Come forse era sempre stata.

“Vieni, Kei, torniamo sull'Arcadia” disse Harlock con voce stanca.
“Signore... capitano!” si sentì chiamare.
Era Darragh.
“Io... volevo ringraziarla. Senza il suo intervento, probabilmente ora mia madre...”
“Devi ringraziare innanzitutto Mayu. È stata lei a chiamarmi subito e a raccontarmi che cosa era successo. Per il resto... abbiamo avuto una gran fortuna!”
“Ehm... Harlock!”
Ma che volevano tutti da lui?
Questa volta era Clarice.
“Scusa... quando puoi... ecco, io avrei bisogno di parlarti. Ho delle ipotesi di lavoro che vorrei sottoporti. Ma preferirei farlo sull'Arcadia.”
“Capisco. Magari possiamo organizzare la nostra famosa cena. Domani ti andrebbe bene?”
“Sì, certo! A domani allora!”
“Dillo anche a Mayu, se le fa piacere, e al dottor Zero. E a Darragh... anche se credo che preferirà restare accanto a sua madre.”
Darragh? Kei spalancò gli occhi incredula. Il capitano doveva aver preso una bella botta in testa!

Sull'Arcadia, Harlock si concesse una lunga doccia e Kei fece preparare una cena sostanziosa, durante la quale si fece raccontare tutto quello che era successo da quando si erano separati sulla Dorcas.
“Tu credi che Lavinia avesse dei complici?”
“Non mi sento di escluderlo. È vero che nessuno è intervenuto per aiutarla, ma questo potrebbe far parte della loro strategia, per non farsi scoprire anche loro. Non so come farà Raflesia a condurre le indagini. Di fatto, chiunque, anche le persone più insospettabili, potrebbero far parte della congiura.”
“E quella frase detta da Lavinia? Che idea ti sei fatto?”
Harlock allargò le braccia.
“Credo che, per qualche strano motivo, lei ritenesse gli altri i veri legittimi Mazoniani. Ma questo non ci aiuta molto, e forse non ha nemmeno tanta importanza. Chiunque organizzi una rivolta, in fondo, spesso ha le stesse convinzioni, no?”
Harlock, nonostante la stanchezza, faticò a prendere sonno. Avere a che fare con un nemico senza volto e dagli obiettivi oscuri lo inquietava. Avrebbe preferito di gran lunga affrontarlo a viso aperto, anziché aspettare le sue prossime mosse. E poi, quanto era estesa la ribellione tra le file mazoniane? Come si sarebbe mossa Raflesia? Era opportuno continuare a lasciare Mayu, Clarice e Zero sulla Dorcas? Si sentiva indeciso e impotente... due condizioni che proprio non sopportava.
Si alzò di pessimo umore. Raflesia non si fece viva tutto il giorno, e questo aumentò il suo nervosismo. Maji era in partenza con la squadra di pirati incaricata di continuare le riparazioni sulla ammiraglia, e lui per un attimo meditò di andare con loro, giusto per avere una scusa per presentarsi alla regina e sapere come stava gestendo quella crisi. Ma poi cambiò idea. Non voleva dare l'impressione di essere invadente, o di volerla controllare. In fondo, la regina era lei. Quindi vagava per l'Arcadia, distribuendo rimproveri e consigli non richiesti a chiunque gli capitasse a tiro. Andò perfino nelle cucina a concordare con Masu il menù per quella sera. Non era abituale per lui, quel comportamento, quindi tutti avevano capito che era alterato per qualcosa e nessuno se la ebbe a male. Perfino Kei e Yattaran, comunque, preferirono stargli alla larga.
Finalmente arrivò l'ora dell'appuntamento e Harlock mandò una navetta a prelevare gli ospiti, che si rivelarono essere solo Mayu e Clarice. Zero non aveva voluto lasciare i suoi pazienti e Darragh sua madre, che per fortuna stava molto meglio.
La cena trascorse tranquilla e piacevole, e per un po' fece dimenticare ad Harlock le sue preoccupazioni.
“Allora, Clarice - chiese il capitano versando del cognac in tre bicchieri - Di che cosa volevi parlarmi?”
Mayu colse l'occasione per andare in camera sua a prendere degli effetti personali da portare sulla Dorcas.
“Si tratta delle conclusioni a cui siamo giunti con i miei colleghi mazoniani...”
“Allora siete riusciti a decifrare tutto il codice?”
“In realtà no, non del tutto. Come ti accennavo, la traduzione letterale l'abbiamo completata... ma l'interpretazione ci risulta ancora in gran parte oscura. Più che un'archeologa, ora servirebbe un'equipe di ingegneri: ci sono calcoli matematici piuttosto complicati per costruire un edificio uguale a Castel del Monte...”
“Sono sicuro che Yattaran e Maji sarebbero felici di aiutarvi.”
“Sì... grazie, in effetti ci farebbero molto comodo dei tecnici! In parte potrebbero esserci utili gli antichi studi fatti sul castello originale, che già avevano rilevato le proporzioni geometriche e la ripetizione di certi moduli... Ma dal codice sembrerebbe di capire che non è sufficiente... L'edificio deve avere un preciso orientamento rispetto al cosmo. Ma, per calcolarlo, occorre uno strumento particolare... un astrolabio...”
Gli occhi di Clarice, di Harlock e di Kei si posarono contemporaneamente sull'imponente sfera armillare che stava da sempre nella cabina di Harlock.
“... ormai sono oggetti introvabili - proseguì Clarice - pare che l'imperatore Federico stesso ne possedesse uno,1 che naturalmente non si sa che fine abbia fatto...”
Il capitano rifletteva sulle implicazioni pratiche del discorso della donna.
“Mi stai dicendo che bisogna necessariamente costruirlo in grandezza naturale, quell'edificio... non basta un modellino in scala, come si era sperato.”
“Temo di no, Harlock.”
Siamo perduti! Non saremo mai in grado di farlo! Non abbiamo nemmeno un pezzo di terra su cui edificarlo!
“Per Federico - proseguì Clarice - l'astronomia e l'astrologia, che a quei tempi erano strettamente legate, erano fondamentali. Non solo per interesse intellettuale. Non prendeva mai alcuna decisione, in nessun campo, se la posizione degli astri non era favorevole: non promulgava leggi, non intraprendeva viaggi né guerre... e non iniziava a costruire edifici. È ragionevole supporre che anche per Castel del Monte sia andata così, e quindi che l'orientamento e la planimetria dell'edificio rispecchino una qualche congiunzione astrale... come sembrano suggerire alcune formule del Voynich. Si sapeva già dei fenomeni che avvenivano in corrispondenza dell'equinozio d'autunno e di altri periodi dell'anno, quando il sole proiettava ombre particolari.2 Ma non è tutto. Abbiamo dedotto che in due date precise nell'arco di un anno, nel castello succede qualcosa di particolare... ma non abbiamo capito cosa, purtroppo...”
Harlock e Kei erano un po' frastornati. Non era semplice per loro immedesimarsi in fatti e credenze così lontani nel tempo.
“Devo chiederti un favore, Harlock. Permettimi di portare con me sulla Dorcas il tuo astrolabio. Anche se non è della stessa epoca di Federico, forse può aiutarci a capire qualcosa di più. Ti prometto che ne avrò cura come del più prezioso dei miei reperti archeologici!”
Harlock guardò perplesso l'astrolabio. Non se ne era mai separato, in realtà. Da quando esisteva l'Arcadia, era sempre stato lì, nella sua cabina. Ma non se la sentì di deludere Clarice.
“Sì, non c'è problema, se pensi che sia importante... Lo farò imballare e caricare sulla navetta.”
Gli occhi della donna brillarono commossi.
“Grazie, Harlock.”
Si avvicinò all'oggetto e lo sfiorò con reverenza.
“Sembra comunque un oggetto piuttosto antico... sai a che epoca risale?”
“Veramente no. So che è un cimelio di famiglia, apparteneva a qualche mio antenato, ma non so chi fosse e quando ne venne in possesso, mi dispiace.”
“Oh, beh, la mia è semplice curiosità o, meglio, deformazione professionale. Ormai è sempre più raro imbattersi in oggetti così antichi e preziosi, se non in qualche museo. Ma con questo forse riusciremo a interpretare le indicazioni astronomiche contenute nel codice.”
“Lo spero davvero... Si è fatto tardi. Forse è meglio che tu e Mayu vi fermiate a dormire qui qualche ora. Vi riaccompagnerò io sulla Dorcas, insieme all'astrolabio.”
“Sì, è una buona idea. Grazie ancora di tutto, Harlock.”
Clarice si ritirò per la notte e Kei andò a riferire a Mayu il cambio di programma, ma la ragazzina dormiva già profondamente. Beata gioventù! pensò la piratessa con un sorriso, sistemandole addosso una coperta.
Harlock intanto rifletteva. Quel “qualcosa” di misterioso che accadeva nel castello era forse l'apparizione del famoso aleph? Erano finiti in un circolo vizioso: l'aleph avrebbe dovuto aiutare i Mazoniani a trovare la loro nuova patria... ma, perché esso si palesasse, avevano bisogno di un posto in cui costruire un palazzo uguale a Castel del Monte... e poi, con quali risorse? Quanto tempo avrebbe richiesto? Non era da lui rassegnarsi a una sconfitta, ma in quel caso non riusciva proprio a essere ottimista.
Forse era giunto il momento di rivelare agli scienziati tutta la verità, ma non poteva farlo lui, soprattutto senza l'autorizzazione di Raflesia. Già... Raflesia. Che cosa stava facendo? Ed era prudente rimandare Mayu sulla Dorcas, almeno finché la regina non avesse scoperto tutti i traditori e rinsaldato il suo potere?

La mattina dopo, Harlock aveva preso la sua decisione.
Dopo aver incaricato due pirati di imballare a dovere il suo amato astrolabio e caricarlo su uno space-wolf, andò da Mayu e le disse che per il momento sarebbe rimasta sull'Arcadia.
“Quello che è successo è molto grave e io non voglio che tu ti trovi in mezzo. Sarà solo per poco, spero. Lascia che mi renda personalmente conto della situazione e parli con Raflesia, poi valuteremo.”
La ragazzina era chiaramente dispiaciuta, ma non protestò. Capiva molto bene le ragioni di Harlock.
“Lo dirò io stesso a Darragh, non ti preoccupare. Ma comunque puoi comunicare con lui. Chiedi a Yattaran di aprirti un canale privato. Tornerò presto.”
Appena arrivato sulla Dorcas con Clarice, mentre la donna faceva trasportare l'astrolabio nella sala studio, lui andò subito a sincerarsi delle condizioni di salute di Gudrun.
Fuori dalla sua stanza c'era Darragh, a cui riferì la sua decisione relativa a Mayu.
“Ha fatto bene, signore - disse il ragazzo - Anch'io mi sento più tranquillo così.”
Harlock fece un cenno di assenso e bussò leggermente alla porta.
Gudrun era seduta sul letto, a colloquio con Raflesia, e sembrava essersi ripresa del tutto.
Harlock rimase invece colpito dall'aspetto della regina. Appariva pallidissima, smunta, con delle profonde occhiaie.
“Non volevo interrompervi, signore. Volevo solo sapere come stava Gudrun e sono felice di vederla ristabilita. Ma più tardi vorrei parlarti, Raflesia.”
“In realtà stavo per andarmene. Zero è inflessibile quando si tratta dei suoi pazienti. Accompagnami.”
In corridoio, per un po' camminarono in silenzio.
“Hai l'aria stravolta, Raflesia” le disse il capitano in tono grave.
“Lo so. È che... non ho dormito molto, come immaginerai...”
“Lo immagino sì. Quindi ora te ne vai a riposare. Farò io la guardia davanti alla tua stanza.”
Il tono autoritario gli era uscito così, senza volerlo. Ma la donna colse una sincera preoccupazione nelle sue parole.
“Ma... non mi sembra il caso... e poi non posso mettermi a dormire ora, ho da fare...”
“Invece devi. Devi essere lucida, o non riuscirai a prendere le decisioni giuste, e non te lo puoi permettere. Parleremo dopo.”
Raflesia era davvero troppo stanca per ribattere, e l'idea di un sonno ristoratore, senza la paura di essere aggredita o assassinata nel suo letto, la tentava molto. Era proprio buffo che a proteggerla ora sarebbe stato l'uomo con cui aveva combattuto per anni senza esclusione di colpi.
Arrivata ai suoi appartamenti, davanti a cui c'erano sempre due guardie armate, la regina lo fece entrare prima in un piccolo vestibolo, poi in una specie di salotto.
“Puoi stare qui, così sarai più comodo... Quella è l'unica porta della mia camera. Nessuno può entrare senza che tu lo veda.”
“Bene” disse Harlock laconico, sedendosi su una poltrona.
Raflesia era un po' interdetta.
“Ma... come passerai il tempo?”
“Tu non ti preoccupare di questo. Buon riposo.”
La regina non aggiunse altro e sparì dietro la porta.
Harlock era abituato a usare le lunghe ore di navigazione nello spazio per pensare, ponderare, elaborare strategie. Avrebbe fatto lo stesso anche lì. Ma non poté fare a meno di sorridere tra sé.
Chissà cosa si staranno immaginando, quelle guardie là fuori!

 

 

 

 

 

 

 

1 Nelle biografie “serie” su Federico II (almeno, nelle due che ho letto) non si parla di queste cose. La notizia che l'imperatore possedesse un astrolabio l'ho trovata sul sito www.castellodelmonte.it e non so quanto sia attendibile. Mi tornava utile per la mia storia e me ne sono appropriata. Federico era però un uomo estremamente colto e curioso, quindi non è un'ipotesi così campata per aria. Il suo astrolabio, secondo il sito, sarebbe però di un altro tipo, cioè un disco metallico, e non sferico come quello del nostro capitano. Mi sono presa una piccola licenza.

2 Vero. Avremo modo di tornarci sopra più avanti.

  
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