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Autore: Jack83    23/04/2017    1 recensioni
8 Anime 8 vite che stanno per essere sconvolte ma qualcuno proverà a evitare ciò
Genere: Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ryo guardò Marco -Quando vorresti agire?-
La spia fece una smorfia -Dopo il funerale- Il castano vide l’espressione contrariata del biondo e quindi fini il suo ragionamento -Lo so che se i nostri nemici mantengono la stessa media di attacchi al giorno siamo fregati ma dobbiamo lasciar sedimentare la situazione.-
L’americano non sembrava non molto convinto a quel punto il castano spiego un altro problema -Poi c’è anche un problema tecnico, i tempi di preparazione di luoghi sicuri per tutti-
Ryo a quel punto capi bene il punto -Bisogna avere il tempo per prepararsi-
Marco annuì solamente.
-Quanto ci vorrà per mettere a posto il tutto?- Il biondo osservo bene, con i suoi occhi blu cobalto, la spia prima di chiedere
-Beh una settimana mi sembra il minimo-
-Sarà un’attesa lunga lo sai?- I due si stavano fronteggiando con lo sguardo quando Marco sospirò e si alzò battendo le mani sulle ginocchia.
-Ora riprendo le cose che Kisshu ha lasciato qui e me ne vado- Ryo lo tornò a guardare malamente.
-Mi chiedo perché non gli hai chiesto di portare quelle cose a casa tua.- L’astio era palpabile nelle sue parole ma la spia le lascio scorrere come l’acqua.
-Avrei dovuto spiegar dove stavo e sarebbe stato un casino- Marco prese le armi in mano poi si voltò verso il biondo
-Ma voi americani non siete tutti appassionati di armi?- Ryo sbuffò alla domanda della spia, si sentiva decisamente infastidito dal fatto che tutti lo prendevano per un guerrafondaio solo perché in parte americano.
-Non tutti gli statunitensi sono amanti delle armi come non tutti voi…-
Il biondo osservò il suo interlocutore per un attimo chiedendosi di che nazionalità fosse. -Italiani-
La spia tolse il mistero della sua nazionalità con uno sbuffo.
-E’ vero molti italiani odiano le armi, compreso io- Continuo Marco osservando gli strumenti di morte che aveva in mano. -Ma per mia sfortuna sono strumenti di lavoro indispensabili, dunque le uso.-
Ryo scosse la testa nervoso -Non mi piacciono le armi dunque ti chiedo non portarne più qua-
Il castano alzo un sopracciglio -Non posso promettere niente mio caro, siamo in guerra quindi se sarò costretto dovrò portarle qua.-
Detto ciò usci dal locale lasciando Ryo alla sua irritazione.
 
Pei e Retasu stavano camminando verso casa di Lei, entrambi erano presi dai loro pensieri e dai loro dubbi.
Una certa tensione era calata tra loro due, quella serata aveva lasciato dei segni nella giovane coppia appena nata ed entrambi avevano paura di esprimersi finchè la verde non prese un profondo respiro e parlò.
-Sai- cominciò lei -Dobbiamo tenere nascosta la nostra relazione per un po’-
Pei si fermò e guardò un attimo la sua ragazza -ti riferisci al fatto che io adesso sono un tuo professore?-
La mew focena annui solamente e l’alieno capi cosa intendesse lei
-Sarebbe uno scandalo se venisse fuori una nostra relazione, io verrei cacciato e te marchiata di infamia-
Di nuovo Retasu annui solamente -Su Ghea le cose sono più semplici, se due persone si amano le lasciano in pace basta solo che ciò non implichi problemi.-
-Sarà solo fino agli esami per il diploma poi potremmo dire a tutti che stiamo assieme- La verde arrossì mentre diceva ciò.
Pei sorrise leggermente si avvicinò e la baciò.
-Intanto però le tue amiche e i miei fratelli dovranno saperlo- Disse lui dopo essersi staccato da lei.
-Beh Kisshu e Minto lo sanno già mancano solo Taruto e le altre, non dimentichiamoci di Ryo e Kei.-
Il viola annui e ritornò a baciare le labbra della sua ragazza.
 
Anche Taruto stava accompagnando a casa Purin, entrambi erano scossi per la tata di Minto e non avevano molta voglia di parlare.
La più giovane delle Mew era veramente giù, in pochi giorni erano successe molte cose ma alcune erano veramente pesanti e che le avevano riportato alla mente vecchie cicatrici.
Stavano salendo le scale della casa della bionda quando  videro l’alta figura del padre di lei illuminata dalla luna.
Un uomo alto, dalla carnagione ambrata, i capelli corti neri e degli occhi scuri come la notte, il corpo era asciutto e forte; segno dei lunghi allenamenti per raggiungere la perfezione nel campo delle arti marziali, il viso era piegato in una espressione di severità e serietà quando vide i due a metà delle scale.
-Purin- il richiamo mise sull’attenti la ragazza -Sì, padre?- chiese lei tesa.
Taruto osservò i due,  leggermente impaurito dalla presenza del padre e decisamente in angoscia per la sua ragazza.
-Accompagna dentro il tua amico e presentaci- il tono non era cambiato nella voce del padre che poi guardo dietro di lui e vide i quattro fratellini di Purin spuntare da dietro un albero.
-poi porta a dormire i tuoi fratelli.-
Lei annui solamente, prese per mano il castano e quasi lo trascino all’interno della casa.
Lo portò nel soggiorno, una sala semplice con un tavolino basso e alcuni cuscini attorno ad esso.
Ad un lato di esso c’era un altro tavolino con sopra una foto di una donna bionda, che Taruto pensò fosse la vera madre di Purin, che aveva due bande nere di stoffa che ne ornavano la parte superiore.
-Siedi qua- fece premurosa lei.
Il ragazzo annui preoccupato, osservo lei che spariva dalla porta scorrevole e poi si girò verso il padre di lei, che intanto si era seduto di fronte a lui, che l’osservava con serietà e gravità.
-Allora- cominciò l’uomo -Come ti chiami ragazzo?-
L’alieno deglutì -Taruto, signore, Taruto Ikisatashi.-
L’altro annui -E da molto che conosci mia figlia?- continuò lui
-Sono quasi cinque anni signore- Taruto si sentiva abbastanza in tensione, ripensò a quando lui e i suoi fratelli erano stati interrogati sulla sconfitta di Deep Blue ma non era una tensione paragonabile a quella che stava provando in quel momento.
Il padre di Purin notò che si sentiva a disagio e sorrise leggermente -ti vedo teso ragazzo, rilassati-
Taruto sorrise ma pensò che era più facile a dirsi che a farsi.
-Cinque anni? E’ tanto tempo sai e non mi ha parlato mai di te.-
Lui prese un profondo sospiro -Diciamo che all’inizio non mi sono comportato benissimo con sua figlia- ammise -Ero piuttosto cattivo nei suo confronti, mi piaceva ma non sapevo che mi piaceva, signore.-
Taruto quando finì di parlare si accorse di aver detto troppo e temette che il padre di Purin volesse cacciarlo di casa e impedirgli di vedere ancora la sua scimietta.
Ma notò che lui continuava sorridere
-Ammiro il tuo coraggio Taruto nell’ammettere che ti piace mia figlia e che l’hai tratta male- Il castano alzò un occhio verso il soffitto pensando che l’aveva proprio attaccata e che una volta era andato vicino ad ucciderla ma era meglio non dirlo -ora ti farò un’altra domanda abbastanza pesante-
Taruto sentiva le gambe deboli, aveva paura di che domanda potesse porgergli il suo interlocutore.
-Da quanto state insieme?-
L’alieno tirò in parte un sospiro di sollievo -Da poco signore, nemmeno una settimana- e poi sciorinò anche lui la copertura datagli da Marco.
Il signor Fong annui ma la sua espressione cambio, da sorridente tornò seria, si alzò e andò verso il tavolino basso dove c’era la foto della donna.
-Sono contento che tu sia guarito dalla tua malattia- nel mentre diceva questo accarezzava delicatamente la foto.
-Sai questa è la madre di Purin e dei miei figli, lei non è stata così fortunata ed ha lasciato un pesante vuoto che solo ora, con la mia attuale moglie, siamo riusciti in parte a riempire.-
Il ragazzo aprì la bocca senza parole.
In quel momento Purin entrò nella stanza -Padre, ho messo a letto  Hanacha, Chincha, Lucha e Honcha.-
Lui annuì -Brava Purin, domani pomeriggio dimetteranno Heicha, mi ha chiamato prima Rei dicendomi che questa sarà l’ultima notte che passerà in ospedale.-
Purin esultò alla notizia e strinse forte Taruto che cercò di divincolarsi perché aveva paura della reazione del padre di lei.
Che però si mise a ridere -Purin ho un’ultima richiesta da farti.-
Lei si riscosse, lasciò il povero alieno imbarazzato e si voltò verso il padre -Dimmi padre.-
-Vai a prende del the per piacere, il tuo amico lo vedo un po’ provato-
La biondina annui ed uscì dalla stanza dirigendosi in cucina
Il signor Fong tornò serio ed osservo Taruto che si stava riprendendo dall’abbraccio della ragazza
-Mi scuso da parte sua-
Lui scosse la testa -Non si preoccupi ormai ci sono abituato-
L’uomo sospirò -Sei fortunato ragazzo- ricominciò lui -Purin fino a qualche tempo fa era promessa sposa ad un mio allievo.-
Taruto si ricordò di lui, Yuebin se non ricordava male il nome. -Ma poi ha rotto il fidanzamento, dicendomi che non poteva costringere mia figlia a sposarlo, troppa era la differenza di età e lui la vedeva al massimo come una sorella e non come una sposa.-
Il castano sospirò per il sollievo -Ora ragazzo- continuò ancora il signor Fong -promettimi che proteggerai mia figlia sempre e quando  sarà il momento la sposerai-
-Signor Fong- cominciò serio Taruto -Io le prometto che farò tutto ciò che mi ha chiesto- I due si strinsero la mano con forza a sugellare questo patto.
Purin era rimasta fuori dalla stanza, con in mano un vassoio con sopra una teiera e delle tazze, con un grosso sorriso stampato sulla faccia.
I suoi pensieri erano tutti verso il suo Taru-Taru ed il fatto che adesso erano ufficialmente una coppia di fronte a suo padre.
 
Era tarda mattina quando la famiglia Aizawa si riunì in una saletta per i vip ricoverati lì.
Nessuno aveva voglia di parlare dei fatti a loro successi la notte precedente.
Minto guardava dalla finestra il giardino sottostante, un bel giardino con alberi di ciliegio, molti fiori di mille colori e un bel laghetto con alcuni uccellini che vi facevano il bagno dentro.
Mentre suo fratello e il padre stavano leggendo dei documenti mentre la madre un libro, anche se leggere era una parola grossa, stavano piuttosto guardando ciò che avevano sotto gli occhi.
Il silenzio teso fu rotto da qualcuno che bussava alla porta della loro stanza.
Il signor Aizawa prontamente invitò ad entrare.
Ad apparire furono Marco, Ryo e Keiichiro.
-Buongiorno Signori- fece Marco con serietà e poi fece cenno di chiudere la porta, cosa che Keiichiro fece
-Come avete appreso vostra figlia è una delle Mew Mew- riprese poi la spia sicuro che nessuno potesse origliare la loro conversazione.
-Cosa che avremmo voluto che non fosse mai successa.- disse serio il padre
Ryo sospirò -Nessuno avrebbe voluto creare una tale squadra ma le cose sono andate così signor Aizawa-
L’uomo sbuffo infastidito -Poteva scegliere qualcun altro allora, perché una bambina come mia figlia?- Riprese con più irritazione l’uomo
Ma questa uscita scatenò la reazione di Minto -Piantala papà- il padre si girò verso la figlia con gli occhi spalancati ma lei lo bruciò con lo sguardo -E’ vero potevano fare altre scelte ma è successo ed io sono ben felice che siano successe-
-Ma figliola- provò a rispondere lui -Ti hanno…-
Lei lo bloccò nuovamente -Non sono un mostro sono Mew Minto e sono la guerriera che ha difeso la terra fino ad adesso e continuerò a farlo con o senza il tuo consenso.-
Lo sguardo duro della ragazza mise fine alla invettiva del padre.
Gli altri avevano assistito in silenzio allo sfogo dell’uomo con alterne sentimenti, la madre sembrava appoggiare il marito mentre il fratello guardava con orgoglio la sorella, così come Ryo e Keiichiro ma quest’ultimo sembrava in parte comprendere le parole del padre della sua fidanzata.
Si sentiva in colpa per averla messa in pericolo con questa trasformazione ma ora come ora non poteva tornare indietro.
La spia invece era infastidito per quella che, alla fine dei conti, erano delle scaramucce famigliari e che stavano ritardando cose ben più serie.
-Inoltre papà- riprese la mew blu -Questa cosa mi ha permesso di conoscere delle persone fantastiche come Ichigo, Purin, Retasu, il mio mito Zakuro Fujiwara, Ryo e il mio ragazzo-
Detto ciò si avvicino a Keiichiro, gli strinse la mano e poi si girò verso i famigliari -Keiichiro Akasaka-
La madre e il padre spalancarono la bocca, per l’ennesima volta dovettero ammettere a se stessi che Minto non era più una bambina ma bensì una donna.
-Ora- riprese Marco -che abbiamo scoperto alcuni altarini vorrei tornare al motivo perché siamo qui.-
Detto ciò prese una sedie e si sedette -Come avrete intuito voi siete in pericolo e quindi abbiamo deciso che dovrete essere messi sotto protezione.-
 
 
   
 
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