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Autore: Dama DeLupottis    29/04/2017    4 recensioni
Seguito di "Un bisturi al posto del cuore", ma può essere benissimo letta separatamente, visto che le storie hanno in comune solo i protagonisti. In sintesi parla della difficile storia d'amore fra un chirurgo e una sua (ormai) ex-paziente di ben 28 anni più giovane. Gli ostacoli non sono pochi, e da come si può intuire dal titolo alcuni di essi possono essere piccoli, ma molto "ingombranti"! non voglio svelare parte integrale della trama quindi...buona lettura!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Pov. Anna
 

La casa in montagna di Massimo, a causa del temporale è rimasta senza corrente, così mi sono offerta di accompagnarlo nella rimessa vicina ad attivare il generatore di scorta. Cammino nell’oscurità tenendo una torcia in mano, ma poco prima di giungere a destinazione, mi inciampo in qualcosa e faccio cadere la torcia, che nell’impatto col suolo si spegne.
 
- Oddio! L’ho rotta!- esclamo sentendomi irrimediabilmente in colpa
 
- No, si sarà solo svitata! Ogni tanto capita! Vedi se riesci a trovarla! – esclama lui mantenendo la calma nonostante il buio pesto che ci circonda.
 
Ci accucciamo per terra tastando il suolo in cerca della pila. Ad un certo punto le nostre mani si toccano, io sorrido mentre Massimo si scusa e immediatamente si allontana.
 
Finalmente la sento ed esclamo trionfante:- Trovata!-
 
Mi rialzo in piedi, la avvito e in pochissimi secondi questa si accende illuminando l’area circostante con la sua fioca ma preziosa luce.
 
Dalle ombre proiettate sulla parete, mi accorgo che Massimo si trova alle mie spalle, così mi giro, forse troppo di scatto, senza dargli il tempo di allontanarsi adeguatamente. Entrambi sussultiamo per la troppa vicinanza: ci dividono forse 10 cm e i nostri corpi in certi punti si toccano. Sono incastrata tra il tavolino, le braccia di Massimo e il suo sguardo che mi sta fissando sorpreso, anziché essere sfuggente come al solito. Lo fisso anch’io, cercando di capire cosa gli stia passando per la mente, ma per quanto mi sforzi, non ne sono capace.
 
Dopo un’altra manciata di secondi, lui con uno scatto si allontana, voltandomi le spalle, e di proposito va ad appoggiare le mani con irruenza contro la scansia che si trova appena dietro, mormorando:- Dannazione! Io sono sposato!-
 
- Lo so!- esclamo con naturalezza, senza riuscire a capire cosa c’entri questo con quanto appena accaduto. Dopotutto, non ci ho visto nulla di male, proprio perché in fin dei conti, non è successo niente!
 
- Non può essere! Maledizione!- continua a tormentarsi colpendo con forza la scansia di ferro.
 
Appoggio la mano sulla sua spalla, facendolo sussultare nuovamente:- Ehi calmati!- gli dico accarezzandogli dolcemente la spalla:- Massimo che ti prende?- domando cercando di attirare su di me uno sguardo che mi continua ad evitare:- Guardami!- esclamo infine portando la mia mano sulla sua guancia opposta per farlo voltare.
 
Finalmente si volta, permettendomi di vedere la rabbia e la disperazione all’interno dei suoi occhi. Non riesco ad avere il tempo di domandargli che succede, che mi ritrovo schiacciata nuovamente contro il  tavolino con le sue labbra sopra le mie. Appoggio le mani sul suo petto cercando di respingerlo, ma lui è troppo forte, o forse sono io che non ci sto mettendo troppo impegno. Lui continua a baciarmi con veemenza e quando la sua lingua chiede l’accesso alla mia bocca, non riesco a negarglielo, anche se so perfettamente che dovrei farlo. Sento un dolore alla bocca dello stomaco, che non riesco a giustificare, e poi mi rendo conto che le mie mani ancora appoggiate sul suo petto, hanno smesso di respingerlo, e la mia lingua, che dapprima era rimasta immobile alla sua invasione, sta cominciando a rispondere.
 
Poco dopo però, con un altro scatto fulmineo, lui si allontana voltandosi e mormorando:- Scusami! Non ho saputo più resistere!-
 
Io, totalmente sconvolta da quanto accaduto, domando:- Che…che significa?-
 
- Non è ovvio?- risponde un po’ infastidito
 
- No! Hai sempre detto di considerarmi come una figlia!- esclamo scioccata
 
- Speravo fosse così…ma mi sbagliavo!-esclama guardando in basso, per poi fissarmi negli occhi e dirmi: Ciò che provo nei tuoi confronti va ben al di là dell’istinto paterno!!-
 
- Massimo!- esclamo indietreggiando lievemente:-Perché mi fai questo?-
 
- Ti giuro che ho cercato in tutti i modi di combatterlo, ma poco fa….mi eri troppo vicina…non ce l’ho fatta!-
 
Io deglutisco a fatica sentendo un fastidioso groppo in gola e un calore che mi avvolge. Mi sembra di avvampare sempre di più ad ogni parola che pronuncia.
 
- Aspetta un attimo!- esclama lui ad un tratto:- Sbaglio, o tu non mi hai respinto?-
 
- Ci ho provato!- sussurro cercando di nascondere l’imbarazzo
 
- Avresti potuto provarci meglio!- ribatte con una voce così bassa e roca da farmi venire i brividi, e non mi riferisco a quelli di paura…
 
Dopo questa affermazione, agisco d’istinto, lanciandomi tra le sue braccia per catturare quelle labbra così morbide, carnose, rosse come un frutto maturo…o meglio…il frutto del peccato. Massimo, colto di sorpresa, indietreggia fino ad andare contro alla scansia con le mani all’aria mentre le mie si vanno subito a posare dietro la sua nuca. Finalmente posso nuovamente accarezzare la sua lingua sentendo brividi ovunque, mentre le sue mani vanno a stringersi attorno alla mia schiena premendomi sempre più contro di lui.
 
Quando mi stacco per riprendere fiato, lui mi domanda ansimando:- E questo cos’era?-
 
- Non lo so! E’ solo ciò che voglio adesso!-
 
- Solo adesso?- domanda cominciando a baciarmi il collo e a mordicchiarmi il lobo dell’orecchio.
 
Il temporale ha ripreso ad imperversare con violenza, facendo vibrare le pareti in legno della rimessa. Stavolta però, non c’è nessuna forza della natura in grado di spaventarmi, talmente mi sento al sicuro avvolta da queste braccia e dal suo calore del suo corpo.
 
- Ma quanto tempo ci vuole per avviare un…-
 
All’improvviso, una voce maschile, molto nota alle mie orecchie, ci  interrompe bruscamente, e la luce di una torcia, puntata negli occhi, comincia ad accecarmi.
 
- Dario!- esclama Massimo allontanandosi:- Perdonami!-
 
Nessun “ti possiamo spiegare” perché tanto la situazione in cui ci ha trovato è abbastanza inequivocabile.
Dario, in tutta risposta, si mette a ridere, facendosi sempre più vicino.
 
- Aspettate! Non voglio mettervi contro!- intervengo prima che si accenda un vero e proprio litigio.
 
- Non ce n’è bisogno!- esclama Dario senza scomporsi:- Basta che parli chiaro! Vuoi me o lui?-
 
- Io voglio entrambi!-esclamo d’istinto:- So di essere egoista, ma io ho bisogno di tutti e due!-
 
Mi avvicino a Dario e lo bacio, poi mi volto a baciare Massimo con altrettanta passione: i due si scrutano per qualche istante, poi fissano me e ad un certo punto sento due labbra che baciano il mio collo, due lingue che tracciano scie umide quasi in sincronia e quattro mani che mi sollevano e mi appoggiano sul tavolino. Ormai non si torna più indietro, ormai abbiamo raggiunto il centro dell’inferno che, al contrario di quanto si possa pensare…è un vero paradiso.
 
No, ma qui c’è qualcosa che non torna! E’ tutto sbagliato! Io non, Dario….Massimo? Dov’è Antonella? Come sono arrivata qua? Io dovrei avere un figlio! Non sono più incinta. Che fine ha fatto la mia pancia? Dario e Massimo si stanno per baciare. Non posso permetterlo! Non è così che deve andare!!
 
- Fermatevi! No!!- esclamo cercando di dividerli con tutte le mie forze, prima che sia troppo tardi.
 

All’improvviso mi ritrovo seduta nel mio letto a fissare il mio pancione, con il fiato corto e il battito accelerato. E’ stato solo un sogno! Nient’altro! E’ tutto finito! E soprattutto…non c’è niente di vero!
 
Continuo a ripetermelo nella mia testa, decine e decine di volte, fino a quando il mio respiro torna a farsi regolare. Tuttavia sono troppo sconvolta per rimettermi a dormire, e…non lo nego, ho paura di riprendere il sogno da dove si era interrotto.  Forse quattro passi e un bicchiere d’acqua mi faranno bene….
 
Quando arrivo in cucina, noto che c’è già una luce accesa, fortunatamente non troppo abbagliante e qualcun altro seduto al bancone.
 
- Dario!- esclamo sorpresa di vederlo lì.
 
Sorpresa di cosa poi? Di trovarlo nella sua cucina a bere una spremuta d’arancia? O di trovarmelo davanti in carne ed ossa quando fino a pochi minuti fa apparteneva soltanto ad un mio stramaledetto e perverso sogno?
 
- Che…che…- continuo senza riuscire a formulare una frase di senso compiuto, visto che la mia stupida mente sta ancora ripercorrendo ciò che mi aveva mostrato poco fa.
 
- Che ci faccio sveglio alle 3 di notte?- domanda continuando a sorseggiare la sua spremuta con naturalezza:- Fabrizio e Gilda hanno deciso di fare ginnastica proprio ora!-
 
- Ginnastica?- domando confusa. Sembra quasi che soltanto metà del mio cervello si sia svegliato.
 
Lo sguardo un po’ malizioso di Dario però, mi è più sufficiente a capire:- Ah! Non voglio sapere altro!- esclamo riempiendo il bicchiere appena preso.
 
- Potrei quasi denunciarli per rumori molesti! Ma in fondo, sono un padre moderno! –
 
Io non dico nulla, limitandomi a bere l’acqua e a fissare un punto fisso del marmo che sta sul bancone.
- E tu? Quale sogno ti ha svegliata stavolta?-
 
- Sogno?- domando fingendo di cadere dalle nuvole:- Come fai a sapere che è stato un sogno?-
 
In fondo una donna in gravidanza avanzata poteva svegliarsi per i motivi più disparati no? Dalla pipì, al mal di schiena, a causa dei movimenti del bimbo o per un malessere generale.
 
- Ti ho sentita urlare, e per quanto tu non fossi l’unica, so ancora riconoscere il timbro della tua voce!-
 
Urlare? Mi sta paragonando a Gilda? No io sono certa di non aver urlato! Neanche nel sogno l’ho fatto! Al massimo avrei potuto ansimare quando…no! Non ci voglio pensare!
 
- Perchè sei arrossita?- domanda con un cipiglio divertito:- Basta così poco ad imbarazzarti?-
 
Immediatamente mi tocco le guance e sì…effettivamente le sento andare a fuoco. 
 
- Non…non è per questo…- biascico insicura
 
- Ah no? E per cosa allora? Per quello che hai sognato magari?- continua con le sue velate insinuazioni,
mettendomi sempre più a disagio:- Andiamo! Racconta!-
 
-Basta!- esclamo decisa, poggiando istintivamente il bicchiere così forte da far uscire qualche goccia di acqua sul bancone e facendo sobbalzare di poco anche Dario, che certamente non si aspettava una reazione del genere.
 
- Smettila! Ti prego!- continuo sconvolta, guardandolo con gli occhi lucidi.
 
Finalmente il suo atteggiamento cambia, e il suo sguardo torna ad essere quello di un uomo preoccupato:- Anna che ti succede?-
 
- Nulla! Devo solo avere un po’ di tempo per… dimenticare!-
 
- Davvero si tratta solo di un sogno?-
 
Quel “solo” messo lì in quella frase, mi genera un ennesimo scatto di rabbia:- Sì! Si tratta SOLO di un sogno!- esclamo posando in malo modo il bicchiere nella lavastoviglie e tornandomene in camera senza voltarmi indietro.
 
Sarà anche ridicolo per lui starci così male, ma io non riesco a fare a meno di sentirmi in colpa, di sentirmi sporca per una cosa che non ho neanche commesso, se non inconsciamente. Massimo è il mio migliore amico, e sua moglie è quasi una mamma per me. Come potrò guardarli ancora negli occhi senza sentirmi addosso tutta questa angoscia?
 
Torno nel letto, e dopo essermi rigirata una ventina di volte, facendo venire la nausea al bambino che mi ha ripagato con un paio di calci particolarmente dolorosi, riesco nuovamente a prendere sonno.
 
Quando mi sveglio, sono soltanto le sette, ma ormai non ho più voglia di stare a letto, anche perché dalla cucina sento provenire le risate di Fabrizio. Quando giungo a fare colazione, mi ritrovo tutta la famiglia (se così si può chiamare) al completo. Fortunatamente lui e Gilda hanno in programma di andare a visitare una mostra fuori città e quindi dopo neanche dieci minuti, si fiondano fuori casa, risparmiandomi le eventuali battute sarcastiche del padre. Anche se…sono sicura gliele abbia già fatte. In questo proprio non si risparmia! Povera Gilda! Non avrei voluto essere nei suoi panni!
 
- Allora? Ti senti meglio adesso?- domanda Dario, sedendosi nuovamente sullo stesso sgabello dove era stanotte.
 
- Sì!- in fondo alla luce del giorno, sembra tutto un po’ meno scabroso. O almeno credo.
 
- Quindi?- domanda con lo sguardo curioso di un bambino che muore dalla voglia di conoscere il finale della sua storia preferita.
 
Decido di raccontarglielo, cercando di superare i vari momenti di imbarazzo che mi costringono ad abbassare lo sguardo sotto al suo, che adesso è pervaso soltanto di malizia e divertimento allo stesso tempo, mentre io vorrei soltanto che una voragine si aprisse sotto i miei piedi e mi risucchiasse lontano.
 
L’unica nota positiva è che non sembra minimamente infastidito da ciò che gli sto raccontando, come se la stia prendendo al pari di una storia di fantasia. Che poi, in fin dei conti, realtà non è di sicuro! Forse dovrei cominciare a dargli meno peso pure io.
 
Appena terminato il mio scabroso racconto, non riesco nemmeno a sentire una sua parola in merito, che veniamo disturbati dal suono del campanello. Chi potrebbe mai recarsi nelle case degli altri così presto?
 
- Aspettavi qualcuno?-
 
- A dire il vero sì!- risponde con un cipiglio divertito che non riesco a giustificare, prima di sollevare il citofono e dire:- Sali pure Massimo!-
 
- Stai scherzando?!- esclamo allibita          
 
- Purtroppo no tesoro! Hai scelto la notte sbagliata! Deve venire a prendere del materiale da portare nell’altra clinica! Ultimamente sta facendo troppe cose! Deve imparare a delegare come il sottoscritto, altrimenti impazzirà!-
 
Mi precipito a raccogliere una copertina abbandonata sul divano dato che non voglio mi veda in pigiama, anche se l’ha fatto altre volte quando era ancora un mio medico. Ormai è troppo tardi per sgattaiolare nella mia camera, quindi decido di mettermi nell’angolo più lontano del divano, cogliendo un libro a caso e fingendo di essere molto immersa nella lettura. Voglio sembrare quel genere di persona che non ti sogneresti mai di disturbare se non con un flebile saluto da lontano.
 
- Buongiorno Dario! Scusa L’irruenza di prima mattina ma non so più davvero dove ho messo le mie copie! Le ho cercate ovunque, ma ho talmente tanti fogli in giro, e sul computer c’è un casino che…non ne parliamo!-
 
- Tranquillo! Ti ho messo tutto su questa chiavetta!-       
 
- Perfetto! Ah! Per caso hai anche l’ultimo abstract che abbiamo scritto? Non c’entra molto ma vorrei proporlo come spunto di riflessione!-
 
- Certo! Te lo carico subito!-
 
Io resto immobile, non oso nemmeno voltare pagina, né abbassare il libro per osservarli. Forse mi andrà bene…
 
- Anna, ciao! Scusami non ti avevo proprio vista! – esclama avvicinandosi:- Anche perché solitamente sei una dormigliona!-
 
- Come stai? Non ti stai affaticando troppo vero?- domanda facendomi una lieve carezza sul viso, alla quale reagisco stringendomi involontariamente sul divano.
 
- Tutto bene! Grazie!- mi precipito a rispondere
 
- Sicura?- domanda aggrottando la fronte. Credo che la mia reazione non sia passata inosservata.
 
- S-sì!- esclamo esibendo un finto sorriso.
 
- Fatto! Ecco tutto!- interviene Dario porgendo a Massimo l’usb.
 
- Oh grazie!- esclama distogliendo l’attenzione.
 
Quando penso che il momento di disagio sia passato, rieccolo posare lo sguardo su di me: d’istinto distolgo il mio e prego mentalmente di scomparire.
 
Fortunatamente lo squillo del suo cellulare decreta la mia salvezza definitiva.
 
- Dannazione! Mi stanno già chiamando! Sono solo le otto e sono già in ritardo! A dopo Dario! Ciao Anna! Riguardati!- esclama rivolgendomi un ultimo sguardo prima di correre via.
 
Una volta chiusa la porta, esclamo coprendomi il viso con le mani:- Mamma mia! Che imbarazzo!-
 
- Non devi sentirti così!- commenta Dario:- A tutti è capitato almeno una volta di fare un sogno disdicevole, ma non per questo abbiamo reagito così! E’ del tutto normale!-
 
- Sognare di baciare il tuo migliore amico? Il marito di quella che per me è quasi una seconda mamma? Oh no aspetta! Quello l’ho fatto anche nella realtà!- esclamo infastidita, dando enfasi al tutto per fargli capire quanto anormale sia questa situazione, per non dire la mia vita in generale!
 
- E’ successo tanto tempo fa! Non puoi fartene ancora una colpa!-
 
- Credevo di averlo superato, ma questo….che significa?- comincio a chiedermi sentendo il panico sopraggiungere:- Magari c’è qualcosa che non va nel mio rapporto con lui, qualcosa che io non voglio ammettere a me stessa…-
 
- Ma per favore! Il motivo per cui hai fatto questo sogno è molto più banale!- risponde senza scomporsi:-Hai appena saputo che in passato ho frequentato degli uomini, la notizia ti ha sconvolta, e quindi hai sognato una cosa a tre! Chi altro avresti potuto mettere come terzo se non un nostro amico e mio collega? Non farne un dramma! Dacci un taglio con queste paturnie! – conclude in tono quasi esasperato.
 
- Cosa ti fa pensare che siano solo mere elucubrazioni?- dico sempre più nervosa:- Perché sei così stoico? Sembra che ormai non te ne importi più nulla di ciò che…-
 
Interrompo la mia frase trovandomi davanti ad un’altra risata, in tutto e per tutto simile a quella che ho visto nel sogno.
 
- Perché ridi?- chiedo incrociando le braccia al petto
 
- Rido perché nonostante tu abbia deciso di non amarmi più, vuoi comunque che io continui a farlo! Questo non ti rende un po’ egoista, viziata e capricciosa?- conclude con un tono quasi sfrontato.
 
- E comunque no! Non sono geloso!- aggiunge voltandomi le spalle:- Non per così poco!-
 
- Così poco?- ribatto inorridita:- Freud direbbe che…-
 
- Me ne sbatto di ciò che dice Freud!- esclama con pacata insolenza:- Ora scusami, ma devo andare a fare un lavoro più pratico!-
 
 
Pov. Dario
 
Che giornataccia! Per essere primavera inoltrata, sembra autunno! Questa pioggerella sospinta dal vento, oggi mi sta dando sui nervi! Il che è strano! Non sono esattamente il tipo che ama il sole, anche se chiaramente non lo disdegno.
 
D’accordo! Forse non è solo il maltempo a rendermi un po’ nervoso oggi! Sarà meglio che mi gusti un caffè prima di dedicarmi alla pianificazione degli interventi della prossima settimana.
 
Schiaccianoci, per non farci perdere del tempo prezioso a chiacchierare coi comuni mortali, ha avuto la fantastica idea di metterci delle macchinette accessibili soltanto a noi dai corridoi interni. Evitare il pubblico ha certamente i suoi lati positivi, ma ritrovarsi a bere il caffè in mezzo a specializzandi che non sanno fare altro che parlare di lavoro e che talvolta ne approfittano per farti anche delle domande, è abbastanza seccante! Un paio di loro, come se non bastasse, hanno una voce davvero petulante! Fastidiosa quanto le unghie sulla lavagna che faceva scorrere la mia dannata prof. di scienze quando non veniva ascoltata con la giusta attenzione.
 
Oh! Oggi sono davvero fortunato! C’è solo Massimo!
 
- Ehi! Pronto per la WebEx?- esordisce sorseggiando il suo caffè
 
- Tra quanto ce l’abbiamo?- domando distrattamente mentre ordino il mio
 
- Un paio d’ore…-
 
Dopo aver gettato il bicchierino nel cestino, Massimo repentinamente cambia discorso:- Ma che succede ad Anna? Era parecchio strana stamattina!-
 
Ecco! Come non detto! Anche lui l’ha notato! Quella ragazza le emozioni, non sa proprio nasconderle!
 
- La mattina è un po’ così! Le serve qualche ora per carburare! Niente di preoccupante!-
 
- Ne sei sicuro? A me è sembrato quasi che volesse evitare qualsiasi tipo di contatto col sottoscritto!-
 
Dannazione! Non gli sfugge mai nulla!
 
- Ma no! E’ solo un’impressione!- minimizzo
 
- Sai che difficilmente mi sbaglio! Mi stupisco di quanto poco spirito d’osservazione abbia tu!-
 
- E va bene!- sbuffo: - Ha solo fatto un sogno…- come potrei definirlo? Brutto? Non credo! Disdicevole? Immorale?-….particolare! Ne è rimasta un po’ scossa, ma entro stasera avrà sicuramente dimenticato tutto!-
 
- Un sogno? Quindi c’ero anch’io! Le facevo del male magari?-domanda in tono preoccupato:- Perché lei sa che non gliene farei mai! E’ come una figlia per me!-
 
Ecco appunto! Chissà come reagirebbe Anna adesso nel sentirselo dire!
 
- Ma stai tranquillo! E’ solo un sogno! E poi…chi ti dice che era brutto? Magari ha sognato una cosa a tre!- esclamo gettando via il mio bicchiere del caffè e facendogli l’occhiolino.
 
- Se sei scemo!- esclama scuotendo la testa prima di entrare nel suo ufficio.
 
E pensare che le cose stanno proprio così! Lui non ci crederebbe mai! Come sempre, il viso innocente che Anna si ritrova, gliela farebbe passare liscia!
 
Una volta entrato nel mio ufficio però, sento di nuovo quel nodo alla gola che diventa sempre più insopportabile. Mi ero imposto di non parlarne con nessuno, di andare avanti come se niente fosse, perché i sogni non sono importanti, ma…forse mi sbaglio! A loro modo, contano pure quelli!
 
Dopo neanche dieci secondi, eccomi aprire la porta interna che rende comunicanti i nostri uffici, senza neanche bussare come faccio di solito. Il mio collega, mi guarda sorpreso dall’ irruenza del mio ingresso, non avendogli dato neanche il tempo di accomodarsi alla scrivania.
 
Mi prendo un paio di secondi e poi confesso a malincuore: - Veramente a preoccuparmi non è tanto il sogno di Anna, ma il mio!-
 
- Che hai sognato? Ti prego dimmi che io non c’ero!- esclama Massimo cercando invano di sdrammatizzare
 
- No, non c’eri! C’ero soltanto io e…una bambina.- esclamo fissando un punto fisso sul pavimento cercando di ritornare a quel vago ricordo: - Era bionda, con dei capelli lunghi, boccolosi, gli occhi azzurri. Indossava un vestitino bianco svolazzante. Eravamo soli su una collina, in un luogo quasi sovrannaturale, io stavo spingendo l’altalena su cui stava seduta. Mi incitava a spingerla più forte e… mi chiamava… papà. Era così felice e sorridente…ma la cosa più strana…è che lo ero anch’io.- concludo alzando gli occhi su di lui. Mi rendo conto che anche adesso sto sorridendo inspiegabilmente come un ragazzino :- Ti giuro, in quel sogno, io ero così spensierato! Era come se tutto il resto del mondo non ci fosse, come se lei fosse tutto ciò di cui avessi bisogno per sentirmi completo.-
 
Di fronte alla sua espressione basita, trovo finalmente il coraggio di andare fino in fondo, e di ammettere per la prima volta, una verità che mi ha sempre spaventato, e che lo fa tuttora: - Se i sogni significano davvero qualcosa, questo è stato davvero una rivelazione! O un disastro al tempo stesso! Dipende dai punti di vista. Ho passato mesi a negarlo, ma la cosa è più che evidente: Massimo, io voglio essere padre, di nuovo!-
 
Nella mia vita, ne ho vista parecchia di gente sbalordita. Ma mai così come lui in questo istante. Ora capisco perfettamente ciò che si intende con l’espressione “rimanerci di sasso”.
 
- Wow! Sono… senza parole!- esclama, dopo qualche secondo di troppo passato a fissare il sottoscritto.
 
- Ma davvero?!- Proprio lui? Il saggio dei saggi?
 
- Sì, cioè…hai detto delle cose bellissime, non pensavo l’avresti mai fatto!- esclama cominciando a sorridere. Sembra totalmente orgoglioso e quasi commosso dal mio radicale cambiamento!
 
- No tu non capisci! Prova a metterti nei miei panni!- esclamo cercando di fargli tornare alla mente anche tutti i lati negativi che tutta questa situazione comporta. Possibile che li veda solo io?
 
- Ti conosco da tanto tempo Dario!- esclama con innata serenità:- So che per te non è un problema mettere in gioco la tua abilità provando una nuova tecnica chirurgica o eseguendo un passaggio difficile, perché credi in ciò che sei e non hai paura di fallire. Quando si tratta dei sentimenti invece, preferisci schivarli per non restarne ferito. So che è difficile, ma è ciò che ci rende umani.-
 
Tutto d’un tratto mi torna alla mente una canzone che Anna ascolta spesso e che recita “Credo negli essere umani, che hanno coraggio, coraggio di essere umani”. Massimo ha ragione: nella chirurgia, le sfide sono il mio pane quotidiano. Sono ossigeno puro per i miei polmoni. Ma quelle della vita? Saprei coglierle? Avrei abbastanza coraggio per affrontare il peso che questa speranza eventualmente delusa potrebbe lasciarmi nel cuore?
 
- Non so se voglio essere umano!- confesso, mostrandomi troppo debole di fronte alla ruota della vita.
 
- Non hai molta libertà di scelta su questo! E comunque… puoi ancora essere padre se vuoi…-
 
- Non sta a me deciderlo! Ormai tutto è scritto!- rispondo tristemente.
 
Sì perché quel bel bimbetto che verrà fuori, ha già scritto un nome nel dna. Sembra paradossale ma, oltre a quello, lì c’è scritto anche il mio futuro. Non sta a me scegliere se fare il padre o meno. Ormai tutto è già deciso! Deciso da un fato che notoriamente mi è contrario!
 
- Forse! O forse no!- sorride Massimo, lasciando per una volta sottintesa la sua perla di saggezza.
 
 
Pov. Anna
 
Ci ho rimuginato tutto il pomeriggio, e sono giunta a conclusione che forse Dario ha ragione. Sto costruendo un castello su un granello di sabbia. Devo imparare a prendere le cose con più leggerezza, altrimenti prima o poi giungerò all’esaurimento.
 
- Ehi! Come va stasera?- domanda Dario, appena rientrato:- Anche Massimo si è accorto che eri strana!-
 
- Oh cielo! Gli hai forse detto…-
 
Ci mancherebbe solo questa e al rapporto con Massimo potrei benissimo dire addio! Per sempre stavolta.
 
- No tranquilla!- esclama sorridendo sporgendosi oltre lo schienale del divano per depositarmi un bacio fra i capelli.  Adoro quando lo fa! E’ un gesto così protettivo…
 
Questa volta però la magia viene interrotta da una sua costatazione:- Hai le caviglie molto gonfie stasera!-
- Lo so! Ho voluto stirare e…si sono ridotte così!-
 
- Sai che non dovresti farlo! Ti ho detto mille volte di non stare in piedi troppo a lungo!- mi rimprovera sedendosi sul divano e portando i miei piedi sulle sue cosce.
 
Si sofferma a guardare le caviglie, toccandole delicatamente con una mano e nel momento in cui lo sguardo si posa sui miei piedi, un sorriso si apre sul suo volto.
 
- E ora perché ridi?- domando leggermente divertita.
 
Sono così buffi i miei piedi? Forse sì, considerando che indosso dei fantasmini grigi a righe, con il muso di un topo che occupa tutta la parte finale!
 
- Stai per diventare mamma, e indossi ancora le calze di una bambina!- esclama con dolcezza accarezzando il dorso del mio piede.
 
Le sue carezze piano piano si trasformano in un massaggio più che gradito. Dario quando si impegna, è davvero bravo! Ogni movimento circolare delle sue dita, sembra togliermi giorni interi di spossatezza.
 
- Meglio?- domanda godendosi ogni mio singolo sospiro di sollievo
 
- Oh sì! Non ti fermare!- esclamo nella più totale beatitudine.
 
Spero davvero che questo massaggio diventi un’abitudine, almeno ancora per le prossime 7-8 settimane!
 
Ad un certo punto però, sento il bisogno porre fine a questo idillio:- Aspetta! Fermati!- esclamo all’improvviso.
 
Dario immediatamente si ritrae, temendo forse di avermi fatto male:- Che c’è?- domanda preoccupato di questa brusca interruzione.
 
- Avvicinati!- lo invito sorridendo, prendendogli la mano fino ad appoggiarla sul mio ventre.
 
Entrambi stiamo fermi per qualche secondo a fissarci negli occhi, in attesa che qualcosa accada.
 
Finalmente il piccolo, si decide a dare un altro calcetto, proprio nella zona su cui Dario tiene la mano. E’ la prima volta che succede in sua presenza. Solitamente, quasi per dispetto, non si muove mai quando lui è nei paraggi!
 
Il suo viso s’illumina e si distende in un sorriso così grande che non vedevo da mesi:- Ehiii! Ma abbiamo un calciatore fra di noi!-
 
- Magari è una calciatrice!- esclamo proprio nel momento in cui arriva un altro colpetto
 
- Sì…beh! Perché no?!- dice in preda all’entusiasmo
 
- Sai…-esordisco tornando seria per un attimo:-…mesi fa speravo con tutta me stessa che fosse una femminuccia…ora invece…non m’importa più! Desidero soltanto che sia sano!- esclamo trattenendo le lacrime:- Vorrei solo questo!-
 
Dario mi guarda senza dire nulla. Sono sufficienti i suoi occhi a trasmettermi la speranza e la forza di cui ho bisogno in questo momento. La sua mano che va a stringersi alla mia, rafforza ancor di più il suo messaggio.
- Vorrei anche fosse tuo!- sussurro con un coraggio che non pensavo di avere.
 
Lo sguardo di Dario in tutta risposta, si fa più cupo, quasi tormentato, la sua mano scioglie la stretta con la mia e fissando fuori dalla finestra, il suo corpo si muove per prendere le distanze da me, alzandosi dal divano:- Si sta facendo buio! Devo andare a correre!- conclude avviandosi verso la sua camera
- Dario!- lo chiamo in cerca di spiegazioni, rimanendo sul divano.
 
Lui non risponde. Riprovo a chiamarlo quando ritorna nel corridoio con la sua tenuta da jogging, ma l’unica risposta che ottengo prima di darsi alla fuga è “Ci vediamo dopo! Torno presto, ma non aspettarmi per la cena!”
 
Sì! Proprio così! Parlo di “darsi alla fuga” perché Dario non ha mai avuto paura del buio! E’ sempre andato a correre anche all’imbrunire o prima dell’alba. Non si era mai fatto problemi se non stasera. Così, tutto ad un tratto. Mi è chiaro purtroppo il motivo della sua fuga: lui non desidera lo stesso. Me lo ha già detto in passato, e tuttora lo pensa, soltanto che stavolta, per non farmi andare via, ha preferito andare via lui, anche solo per un’ora, giusto il tempo necessario a far cadere il discorso.
 
Dopo circa due ore, eccolo ricomparire atteggiandosi come se nulla fosse accaduto. Le mie intenzioni però sono tutt’altre:- Che ti è preso Dario?-
 
- Che intendi dire?- finge di non capire mentre si apre una lattina di sprite
 
- Prima…sei scappato!- puntualizzo
 
- Volevo solo andare a correre prima che tramontasse il sole…- continua con nonchalance come se il suo atteggiamento sia stato normalissimo
 
- E come mai? Da quando hai paura di essere aggredito all’angolo?- domando con un cipiglio contrariato.
Dario in tutta risposta alza le spalle per poi continuare ad ingurgitare la bibita senza dare il minimo segno di voler aggiungere altro alla discussione.
 
- Te ne sei andato.- preciso di nuovo con voce ferma:- Nel momento in cui ho detto che speravo che il bambino fosse tuo.-
 
La mia frase provoca in lui uno scatto d’ira tale da fargli poggiare con forza la lattina sul bancone:- Sì! Me ne sono andato! E allora? Cosa avrei dovuto rispondere secondo te?-
 
Con una sola domanda riesce a zittirmi. Quando desideravo parlarne, non avevo minimamente pensato a cosa avrebbe dovuto rispondermi. Sapevo soltanto cosa avrei voluto che mi rispondesse. Di certo, una risposta semplice e priva di conseguenze non c’era e non c’è tuttora.
 
- Dimmelo Anna! Illuminami!- continua Dario fissandomi negli occhi con fermezza, dall’alto in basso.
 
Io mi rannicchio ancora di più sul divano, sentendomi talmente a disagio da non riuscire più a sostenere il suo sguardo:- Non lo so! Ma di certo non…-
 
- Cosa dovrei dire, dannazione??!- urla restando in piedi al centro del tappeto come se ci sia un’intera platea ad ascoltarlo.
 
- Ok! Come non detto!- esclamo recuperando il mio coraggio:- Consideri ancora l’idea di un figlio come l’ipotesi peggiore! Non cambierai mai!- concludo scuotendo la testa con una punta di delusione.
 
- E se ti dicessi che è l’esatto contrario?- ribatte immediatamente riacquistando un tono di voce moderato:- Come reagiresti? Potresti fare qualcosa a riguardo?-
 
Le sue parole mi spiazzano totalmente. Per fortuna sono già seduta perché in caso contrario avrei sentito la terra mancarmi sotto i piedi.
 
- I- intendi dire…-
 
- Sì Anna! Proprio così!- esclama sedendosi al mio fianco. Fissa per un breve istante il vuoto davanti a sé traendo la forza necessaria per affermarlo ad alta voce:- Voglio essere di nuovo padre! E’ così assurdo e impensabile…ma è così! Anche se non l’avrei mai ritenuto possibile! Anche se ho cercato di negare più volte  l’evidenza! Voglio essere di nuovo padre…ma non di un bambino qualsiasi… soltanto di quello che tu porti in grembo!- conclude fissandomi con uno sguardo così fiducioso e allo stesso tempo afflitto, felice ma triste. Uno sguardo che mi fa annodare lo stomaco e mi blocca le parole in gola.
 
- Che cos’hai da dirmi ora?- domanda stringendomi la mano:- Io so già che non sarà così! Me lo sento! E non posso farci niente! Tu, non puoi farci niente!- conclude affranto facendomi una leggera e dolce carezza dai capelli fino alla guancia, quasi a volermi consolare per l’inevitabile.
 
- Dario…- pronuncio con voce rotta sentendomi trafiggere l’anima da centinaia di pugnali
 
- Manuel sarà un buon padre…ne sono sicuro!- dice cercando di essere convincente
 
- Dario!- esclamo nuovamente, lasciando libero sfogo alle mie lacrime e cingendolo in un abbraccio caldo e disperato:- Non dire così! Non è ancora nato!- dico mentre gli bacio il collo, le guance, la fronte, addirittura le palpebre, nel patetico tentativo di strappargli via anche solo un poco del dolore che lo affligge e che io l’ho costretto a tirar fuori, facendogli forse ancora più male.
 
- Non è ancora nato!- sussurro nuovamente sulle sue labbra, prima di lasciarmi andare in un bacio amaro, anzi, salato a causa di tutte queste lacrime che continuano a sgorgare dai miei occhi senza sosta. Lui resta quasi inerme, con le mani sui miei fianchi, a farsi consolare dai miei baci interrotti dai singhiozzi.
 
Non posso aggiungere altro purtroppo. Non posso fare promesse o prognostici sul futuro.
 
- Che stai facendo Anna?- sussurra dopo un po’ fra un bacio e l’altro:- Proprio ieri hai detto di non amarmi!-
 
- Lo so! Ma non m’interessa! Non ora!-  concludo abbandonandomi fra le sue braccia cingendogli il collo.
 
Resto con il capo appoggiato alla sua spalla, facendomi cullare dolcemente per almeno 5 minuti. Pian pianino sento i miei muscoli rilassarsi e il mio respiro tornare normale. Cerco di non pensare alla conversazione che c’è appena stata fra noi perché il solo ricordo è emotivamente troppo forte da gestire, complice forse il mio stato.
 
Ad un certo punto però sposto la mia mano sulla pancia ed emetto un piccolo gemito di dolore.
 
- Che succede?- domanda Dario con un tono non troppo apprensivo
 
- Sento un qualcosa che si contrae!- esclamo un pochino allarmata
 
Dario mi fa scendere dalle sue gambe facendomi accomodare di nuovo sul divano, dicendomi:- Tranquilla! E’ normale!-
 
- Non mi era mai capitato prima!-
 
- Mai sentito parlare delle contrazioni di Braxton Hicks?- domanda alzandosi dal divano
 
- Sì, Antonella mi ha detto qualcosa…-
 
- Saranno quelle! Solitamente non sono molto dolorose, a volte non vengono nemmeno percepite…- mi spiega passandomi un bicchiere d’acqua:- Probabilmente la reazione che hai avuto prima ha messo un po’ il tuo fisico sotto sforzo.  Vai a dormire un pò, o perlomeno stenditi nel letto…-
 
Mi alzo per raggiungere la mia stanza, ma prima di avviarmi, mi volto ancora una volta verso di lui:- Dario, riguardo a prima…io non…-
 
- Buonanotte Anna!- mi interrompe con un dolce sorriso: - Non parliamone adesso! Sei già abbastanza provata! Va’ a dormire!-
 
- Va bene dottore!- sospiro sorridendogli di rimando:-Vado!-
 
Sono ancora molto turbata da quanto mi ha rivelato. Avevo tanto desiderato che accadesse una cosa del genere, ma non avevo mai pensato alle possibili conseguenze, tipo questa! Che fare adesso? Potrei davvero fare qualcosa? Prima non avevo nessuno che volesse far da padre a questo bimbo, e adesso ne ho addirittura due! E anche se io so benissimo chi vorrei al mio fianco, non posso negare all’altro questa possibilità nel caso in cui il figlio fosse veramente suo. Mamma mia! Che situazione!
 
In ogni caso, quel pianto tanto disperato, mi ha tolto ogni forza. I miei occhi si fanno pesanti nell’esatto istante in cui poggio la testa sul cuscino, quindi, penso proprio che rimanderò i tormenti a domattina. Buonanotte piccolo angelo mio! La tua mamma non ne combina una giusta, ma spera di trovare al più presto una soluzione! Abbi fiducia! E se possibile….cerca di muoverti un po’ meno!
 
 
Ciaoo! Mi vorrei nascondere per la vergogna!! Innanzitutto…per l’estremo ritardo che supera tutti quelli che avevo fatto finora! E’ incredibile che sia passato così tanto dall’ultimo aggiornamento! So che non è una giustificazione e che (giustamente) non vi interessa, ma in questi mesi mi sono laureata e ho cominciato subito il corso magistrale con annessa valanga di esami da preparare. Il secondo motivo per cui provo non poco imbarazzo è la prima scena. Che dire? L’ho scritta ancora nel 2014 ad essere sincera! La coppia anna-massimo mi piaceva assai, ma non volevo stravolgere la storia. Quindi niente…per fare un omaggio alla vecchia me (sì lo so! Ho dei problemi!!), ho inserito il racconto in questa maniera assurda! Spero tuttavia che non vi abbia distolto l’attenzione dal vero sogno importante, e che possiate chiudere un occhio sulla prima parte frutto dei miei deliri! Probabilmente il titolo verrà modificato! Purtroppo non ricordo quello che 2 anni fa avevo pensato!! Mi sarebbe piaciuto mantenerlo tale! =(
Ora vi saluto! Mancano due capitoli alla fine! Non vorrei promettervi nulla, ma spererei di riuscire a scrivere il successivo in questo periodo. Saranno davvero innocue le contrazioni di Anna? A presto! =) 
  
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