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Autore: Jackthesmoker7    17/06/2017    3 recensioni
Ho cercato di scrivere una storia il più simile possibile agli episodi della serie TV, che dia alla serie una conclusione (p.s. La quinta stagione non conta qui).
Vedrete uno Slado mai visto ed una Stella che potreste vedere solo nei vostri incubi.
E Robin...
Vedrete
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Robin, Slade, Starfire, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vi ringrazio per la pazienza, ma ecco qui il nuovo capitolo, con stavolta Cassie come protagonista.
Quando avrete finito vi prego di leggere le note finali, soprattutto quelli che di voi sono artisti disposti a collaborare con me.
Spegnere le luci
Motore
Buona visione
 
 
 
<< Ahia! >>
Cassie mollò il coltello con cui si era ferita e si mise a succhiare il dito. Il taglio non era profondo, ed almeno non usciva neanche tanto sangue.
"Maledizione!"
Era andata in cucina con l'intenzione di prepararsi qualcosa da mangiare, e per schiarirsi le idee a stomaco pieno. Robin era partito l'ora prima, e lei era ancora preoccupata per lui.
Guardò il suo dito, poi il coltello e infine le goccioline di sangue sul pavimento: "Non ho più fame."
Rimase in cucina giusto il tempo necessario per ripulire il pavimento dal sangue, e lasciò il cibo avanzato sul tavolo.
Le sarebbe piaciuto sapere dove fosse Robin, anche solo per dirgli un paio di parole molto poco carine: "Come ha potuto lasciarmi sola così?! Che bastardo! Da quando gli ospiti vengono lasciati soli così?
Spero davvero che ritorni tutto intero, così almeno lo posso prendere a sberle!"
Però era davvero preoccupata per lui. Da quando l'aveva conosciuto si era finalmente sentita al sicuro, e poi non aveva ancora compreso cosa provava per lui. O anche solo se provava qualcosa per lui.
<< Non risolverò niente continuando così, tanto vale farmi un giretto per la torre. Sono proprio curiosa di vedere se è come me la sono sempre immaginata. >>
Robin le aveva detto di non combinare guai, ma non le aveva detto che non poteva farsi un giro per la torre.
Uscì quindi dalla cucina e cominciò ad esplorare l'ex quartier generale dei Titans East, sperando di sfuggire alla noia. Decise di cominciare sul piano in cui si trovava, lo stesso in cui dormiva. Non c'era molto che non avesse già visto: la Main ops room quasi completamente distrutta, una decina di alloggi, un bagno (in cui aveva passato ore dal giorno in cui era arrivata), la cucina, l'infermeria ed una sala proiezioni: << Hanno un cinema personale? Che figata! >>
Il proiettore era acceso, mostrando lungo il telo bianco un'immagine messa in pausa. Il telecomando era per terra, sotto un sacchetto di pop corn stantii mezzo pieno. C'era già un film nel proiettore, lasciato in pausa poco dopo i titoli di testa. Chi c'era prima era stato interrotto, e non era potuto tornare a finirlo.
Appeso alla parete c'era un portadischi pieno di DVD, ognuno targato con un'etichetta: "Proprietà di Aqualad", "Proprietà di Speedy, non toccare!", "Propriedad de Mas y Menos, no tocar por favor."
Guardandosi intorno le parve di sentire le risate di quei ragazzi che potrebbero essere morti, e le si smorzò l'entusiasmo: << Forse è meglio non entrare qui... >>
Quando capì di aver visto tutto ciò che poteva vedere cambiò piano.
Salì un paio di rampe di scale ed entrò nell'hangar, una specie di enorme soffitta piena di velivoli, aerostati ed addirittura un razzo: << Ecco finalmente spiegato a che serve la forma a T! Per tenere tutti questi... cosi volanti. >>
Fece un giro in mezzo ai velivoli sperando di trovare qualcosa di interessante. Purtroppo trovò ben altro.
Appena svoltò un angolo la vide. Era lì, così vicina da poterla toccare, seminascosta nel buio. Ma la si notava benissimo, soprattutto per via della quantità abnorme di cavi che partiva da terra e si collegava all'enorme busto robotico color ossidiana.
La Hellbat.
Il solo vederla rese molli le ginocchia di Cassie, che cadde pesantemente al suolo. Aveva sperato vivamente di non dover rivedere mai più quell'incubo puzzolente di sangue e zolfo. Ogni volta che la guardava temeva che si sarebbe mossa da sola e l'avrebbe uccisa da momento all'altro: "Perché diavolo Robin non ha preso un'armatura meno raccapricciante? Sono sicura che ne abbia altre decine molto meno spaventose. E perché deve usarla? Non può farcela da solo?"
Guardò i cavi con più attenzione, per non guardare direttamente l'armatura, e ne distinse a centinaia fuoriuscire dal muro, e solo una decina fornivano energia al resto dell'hangar: << Infatti notavo la mancanza di elettricità in cucina. Ma quando beve questo orrore? Spero non esaurisca l'energia. >>
Guardando di nuovo la Hellbat le parve di vedere il demone spaventoso a cui somigliava, che al posto dell'aria respirava la polvere, e che invece dell'energia elettrica si nutriva del sangue, che a Cassie parve di vedere scorrere all'interno dei cavi, il denso liquido rosso che si riversava all'interno del torace dell'essere, nutrendolo e sfamandolo in vista della prossima battaglia.
A quel punto la ragazza non sopportò più di rimanere lì e scappò via. Cominciò a correre più forte che poteva, e non smise fino a quando le gambe non le fecero male e dovette fermarsi a riprendere fiato.
"Robin..." pensò, esaurita: "Dove sei? Ho bisogno di te."
Gli occhi si inumidirono. Scesero delle lacrime, poi dentro di se sentì salire la rabbia ed il ricordo di chi non c'era più. Di chi l'aveva aiutata a sopravvivere.
Smise di piangere: << No, loro non vorrebbero vedermi piangere come una bambina spaventata. Devo essere degna di loro, e combattere! >> si asciugò le lacrime e si tirò su in piedi, pronta a fare il possibile per ripagare i debiti immensi che doveva a chi l'aveva salvata. Doveva aiutare Robin e l'avrebbe fatto, in un modo o nell'altro.
<< Sì, insieme salveremo la città! >> disse, ritrovando in se la sicurezza che aveva perso.
Fu improvviso: "Ih ih ih ih"
<< Cosa? >> era una risata fredda e beffarda, priva di gioia, ripetitiva: "Ih ih ih. Ih ih ih"
<< Chi c'è? Dove sei? >> Cassie si guardava in giro, guardinga, ma senza vedere nessuno.
Solo allora si rese conto di essersi persa.
Non era mai stata in quella stanza, e la trovava molto strana. A differenza delle altre era quasi completamente vuota, c'era solo una specie di piccolo pannello di controllo, pieno di leve e lucine, con 5 grandi pulsanti rossi. Si fiutava un vago odore di incenso misto a ruggine.
Cassie si avvicinò alla tastiera, senza smettere di guardarsi intorno, e risentì quella risatina fastidiosa: "Ih ih ih ih"
<< E va bene, ora basta! Esci immediatamente chiunque tu sia! >>
La risposta le arrivò direttamente nella mente, ma sembrava confusa, distante, difficile da comprendere: "Okay, allora premi."
La ragazza non sapeva che c'entrassero i pulsanti, ma le sembrava di capire che per parlare con l'intruso doveva premerli. Lentamente e con cautela si avvicinò e ne premette uno. Alla sua sinistra il pavimento si aprì, e da sotto uscì una specie di cella con delle sbarre elettriche alle pareti.
"Che ci fa una cosa così qui dentro?" si chiese, ottenendo sorprendentemente risposta: "Quella è una gabbia speciale creata apposta per BB, Beast Boy. Prova a indovinare chi l'ha ideata."
Cassie si ritrasse verso l'uscita: << Riesci anche a leggermi nel pensiero ora? >> ancora non riusciva a vedere chi altro c'era con lei. "Si, è uno dei pochi poteri a me concessi di usare, ma è molto indebolito rispetto a prima. Comunque, premi un altro pulsante."
E Cassie premette. Stavolta uscì dal pavimento una grande cella pesantemente blindata, che emetteva un rumore elettronico e sembrava elettrificata.
La voce si fece risentire, ma più chiaramente; sembrava una bambina: "Questa era per Cyborg. Hai presente? Il tizio alto, per il 90% di ferro, armato fino ai denti? Per lui ha pensato a questa cella che gli dovrebbe impedire di comunicare con l'esterno. Ingegnoso eh?"
<< Ma chi diavolo sei? Esci allo scoperto! >> urlò Cassie cominciando a perdere le staffe: "Tu continua a premere ed uscirò, vedrai."
Cassie aveva notato che il tono di quella voce era più facile da distinguere, e le parole si facevano più chiare. Premette un altro pulsante, rivelando l'ennesima cella, che però scese dal soffitto. Era notevole, simile alle altre ma più piccola. Era completamente traslucida e trasparente, ma sembrava molto più resistente della cella per il cyborg e più carica di energia rispetto a quella per il mutaforma.
"Stella stellina, la notte si avvicina... Per l'aliena. Non hai idea di quanto soffrisse lui al pensare di doverla rinchiudere lì dentro. Ma sono sicura che dopo un po' gli sarebbe passata."
Cassie colse una punta di amarezza nella voce, sepolto sotto tanta ironia. Che fosse arrabbiata? Oppure solo triste?
Premette anche il quarto pulsante, pronta a tutto. Non successe niente.
"No, no, no ragazzina, non è così che funziona. Ripeti dopo di me: azzerucis."
<< Az... azzre... azzerucis? Ma che significa? >> 
Dal fondo della stanza provenne una strana sensazione di gelo, ma non si notarono cambiamenti. "Significa che adesso devi guardarti intorno cocca."
Cassie provò a premere di nuovo il pulsante, ma non successe niente. Fu quando si allontanò dalla pulsantiera per andarsene che all'improvviso comparve davanti a lei, come se ci fosse sempre stata.
Quella cella non aveva sbarre o restrizioni simili. Era piuttosto un grosso masso di roccia nera di forma rettangolare, alto fino al soffitto e largo la metà: "Come in quel film, Odissea nello Spazio!" pensò la ragazza, "Che tipa sveglia!" la prese in giro la voce.
Cassie la ignorò; alzò una mano e delicatamente la mosse verso il monolito. Prima che potesse avvertirne la fredda superficie sotto i polpastrelli quella si spaccò in due e si aprì, mostrando l'interno della cella.
Dentro c'era una bolla enorme, rotonda e cosparsa di glifi e piccoli disegni che rilucevano fosforescenti, illuminando di viola le pareti nere. Non toccava terra, ma levitava a mezz'aria.
Quando le fu vicina sul pavimento comparve una striscia, anche quella viola e fosforescente, che da davanti alla sfera si collegava ad una specie di pulsante sul pavimento, che lei avrebbe benissimo potuto raggiungere allungando un piede.
Guardando bene la sfera notò che era trasparente, e che all'interno c'era qualcuno. Sembrava una ragazzina, e mostrava circa dieci anni.
Era molto piccola, aveva gli occhi color ametista, i capelli viola e la pelle bianchissima.
Indossava un piccolo top bianco ed un mantello dello stesso colore, che le faceva sembrare la pelle ancora più cerea. Era così pallida che sembrava illuminare la cella.
Cassie si avvicinò alla ragazzina, pur mantenendo una distanza di sicurezza dalla bolla. Quando fu vicina la ragazzina aprì gli occhi, e sorrise: << Ehi, ce l'hai fatta ragazza! E adesso, che pensi di fare? >>
Eccola lì la voce, la stessa che aveva sentito in testa fino a poco fa! << Una... bambina? >>
Corvina sbuffò con scherno: << Ed io che pensavo fosse Robin il detective. >> commentò, burlandosi di lei.
La ragazza non apprezzò il sarcasmo, infatti: << Chi diavolo sei? E come ti permetti di parlarmi così! >>
La prigioniera mantenne il suo ghigno antipatico: << Calma ragazza, non serve a niente arrabbiarsi. Perché non ti siedi e parli un po' con me, sono sicura che non ti annoierai a discutere, che ne dici? >> 
L'aveva appena conosciuta, però già la detestava. Sarà stata l'atmosfera pesante della cella, i bagliori accecanti dei glifi, o il fatto che la faccia di quella bambina antipatica cercasse continuamente di mutare in un quella di un minidemone idrofobo munito di corna (senza riuscirci), ma le sembrava che quella ragazzina fosse davvero malvagia, e che ci fosse un motivo se era imprigionata, ma lei che poteva saperne?
Seccava un po' per Cassie rimanere con quella bambina, ma meglio dell'ansia perenne e della noia: << Ok, dammi un motivo per restare ad ascoltarti. >>
<< Bene bene bene, cominciamo. Sei comoda, vuoi una tazza di tè? Una bibita? >> disse Corvina mantenendo il suo tono antipatico ed il suo sorrisetto, ma vedendo la faccia di Cassie smise di scherzare: << No? Ok, allora stammi bene a sentire...
Corvina raccontò di lei, di Slado e di cosa è successo davvero alla città. Voleva condire la storia con delle bugie, ma la magia della prigione glielo impediva, quindi si limitò a raccontare la verità omettendo alcune parti: << Io e i miei compagni abbiamo attaccato questa città qualche settimana fa, come ben sai, alla testa di un enorme esercito. Abbiamo cominciato a devastare non appena la cupola si fu completata, mentre eravamo isolati dal mondo. Che goduria è stata! 
Avresti dovuto vedere come le persone erano disperate! In quanti si buttavano contro la barriera cercando di scappare, o in quanti si buttavano dai grattacieli pur di sfuggirmi.
Ahhh, mi eccito sempre a pensarci. >>
"Non è possibile" pensò Cassie, "com'è possibile che una bambina possa essere così sadica? È proprio un mostro!"
La ragazza però non si accorse degli sforzi di Corvina che stava cercando di entrarle in testa per impiantarle un'idea, l'idea di liberare la bambina che aveva davanti agli occhi dalla sua angusta prigione. Magari anche controllarla mentalmente se avesse avuto una volontà abbastanza debole. Se ci fosse riuscita sarebbe tornata libera, senza nemmeno che l'altra se ne sarebbe accorta.
<< Dopo il massacro iniziale abbiamo operato al dettaglio, mandando in giro piccole pattuglie programmate per uccidere tutto ciò che si muove, ma solo in questa città. Nel resto dei territori sotto la cupola abbiamo costruito enormi mega schermi, che mostrano registrazioni di quello che abbiamo fatto qui, per far capire alla gente chi è il capo. Sai com'è, propaganda, minacce velate, >> chiuse gli occhi per rivedere quelle scene << sangue. >> Le sfuggì un sorrisetto a pronunciare quella parola.
Si stava inoltrando sempre di più al centro della mente di Cassie, e lei non si accorgeva di nulla. Ormai c'era vicina.
Doveva solo continuare a distrarla, e Cassie ormai era rapita dalla sua storia grottesca: "Ci sono quasi, ancora un paio di minuti."
Dentro la ragazza stava rimescolando continuamente una torbida miscela di emozioni, fra cui rabbia, angoscia, semplice paura ed altre, alcune delle quali stranamente fuori posto, innaturali. La più notabile era sicuramente l'odio, nuovo per lei, ma anche roba complessa, che non aveva mai provato prima: una specie di attrazione per il sangue e per il dolore altrui ed una gran voglia di uccidere: "Che mi sta succedendo?" si chiese "Stare vicino a questa psicopatica mi sta facendo male."
Cassie pensò questo, ma i pensieri non rimasero nella sua testa abbastanza a lungo e se ne dimenticò. Opera di Corvina, ormai arrivata al centro della sua testa, che operava in modo da farle evitare pensieri a lei nocivi. Ma la vicinanza delle due menti rischiava di fonderle, per questo Cassie aveva in mente sensazioni mai provate prima.
<< Ci sono... >> sussurrò la bambina. << Cosa? >> nonostante la parete trasparente che le divideva, Cassie aveva udito la voce della bambina, ma non aveva compreso.
Piuttosto le era venuta in mente una buffa idea: perché non liberare quella bambina prigioniera?
Scosse la testa e rimosse quell'idea, ma quella persisteva. Era come se un enorme altoparlante gliela urlasse continuamente in testa senza sosta, insistentemente. Poi Cassie smise di pensare. Come in trance si mosse verso la console dietro di lei, con passi lenti e misurati.
Corvina vedeva attraverso i suoi occhi, e fece spostare la mano della ragazza fino al pulsante nascosto sotto la console. << Vedi ragazza, non serve che tu sia un genio per capire che ho preso controllo del tuo corpo, ma devi sapere che ora grazie a te potrò tornare a divertirmi là fuori. >>
Parlando inviava numerose immagini disturbanti alla mente di Cassie, ricordi dei massacri e delle torture da lei compiute per il suo divertimento, così da distrarla ed impedirle di fare resistenza. Ma la ragazza combatté, si oppose fino allo stremo per impedire a Corvina di agire, ma non servì a nulla.
La volontà di Corvina era più forte.
Click
Per un secondo non successe niente; Cassie tirò un sospiro di sollievo.
Poi sulla la sfera spuntò un'incrinatura. Quella su allargò lungo tutta la superficie, finché la ragnatela fu dappertutto sulla bolla. Infine esplose, sparando frammenti ovunque.
La bambina che era chiamata Corvina saltò in piedi, esultante e vittoriosa, e venne avvolta completamente da un mantello nero.
Quello che Cassie vide uscirne fuori fu un essere completamente diverso dalla piccoletta pallida di prima, un essere sviluppato, maturo. La bambina era diventata una splendida ragazza dalle forme sinuose, vestita degli stessi indumenti di prima, solo più grandi. Il viso identico, ma più adulto, e se possibile con uno sguardo ancora più spaventoso.
Ma rimase così solo un istante.
In un lampo i suoi vestiti cambiarono diventando più aggressivi, scurendosi e macchiandosi di nero e rosso in più punti ed aggiungendo degli spuntoni. La sua pelle divenne color rosso sangue, le spuntarono altre due paia di occhi e delle corna, oltre che zanne e artigli per farla somigliare ancora di più ad un demone.
La trasformazione durò appena un secondo, ma fu come se per le due ragazze fossero passate delle ore.
Cassie cercò di scappare, ma uno dei frammenti della prigione l'aveva colpita alla gamba. Cadde a terra sanguinando copiosamente, mentre Corvina incombeva su di lei: << Chi è la bambinetta ora? Ah ah ah >> e scoppiò in una sadica risata. Cassie cominciò a piangere per la paura.
Nella mano di Corvina si formò una sfera nera crepitante. Il proiettile colpì la ragazza sulla gamba non ferita, incrinandole le ossa: << Oh cavolo, dovresti bere più latte, hai delle ossa troppo sottili. >> la schernì lei, preparando un altro colpo. La sfera crepitò ancora, crescendo ed avvolgendole il braccio: << Ora mi divertirò un po' di più! >> disse ghignando.
Corvina si avvicinò alla ragazza ferita, che immobile a terra poteva solo guardarla avvicinarsi con un luccichio sadico negli occhi.
Quando fu su di lei, accadde qualcosa. Corvina aveva l'aspetto di un demone e sopra di lei era davvero spaventosa, pronta a picchiarla a sangue, a torturarla lentamente. Ma prima ancora di menare un singolo pugno venne interrotta da uno scuro oggetto volante, che si fermò levitando a mezz'aria.
<< Ma che ca... >> non finì la frase che cadde a terra priva di sensi. L'oggetto si era aperto ed aveva liberato del gas che aveva messo a dormire Corvina.
Cassie non poteva esprimere a parole il suo sollievo e la sua gioia quando riconobbe l'oggetto che l'aveva salvata dalla sua aguzzina.
Un birdarang.
Quando Cassie si voltò nella direzione del suo salvatore, e vide Robin appoggiato allo stipite della porta, grondante di sangue, che colava a terra formando un sentiero scarlatto: << Ti avevo detto di non causare guai. >>
 
 
 
 
Ok, ok, sentite qui.
Vorrei chiedere a chiunque di voi se vorrebbe disegnare i personaggi come appaiono nella storia e se potesse inviarmi il suo lavoro, che allegherò al prossimo capitolo di questa serie.
Ringraziamenti dovuti per aver seguito questa serie fin qui, alla prossima!
   
 
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