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Autore: VvFreiheit    18/06/2017    7 recensioni
La Mikandy più lunga che sia mai stata scritta.
La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015.
1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione.
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Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercando da quella posizione i suoi occhi, che ancora se ne stavano in contemplazione del pavimento della stanza. “Scusami” disse scandendo con dovizia ogni suono di quella parola.
“Grazie” rispose Mika inaspettatamente. Andy sorrise chiudendo gli occhi e lasciando che nella maglia del moro si celasse la sua emozione, stringendolo più forte a sé. Un grazie che esprimeva tanto, che possedeva nel profondo tutti le ragioni per cui era venuto alla luce in quel preciso istante.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“…e anche se l’hai fatto per tornaconto personale… grazie!” concluse quindi il libanese schioccando un bacio sulla punta del naso a un Andy ancora una volta stupito.

Il biondo sorrise innamorato. Potevano litigare, battibeccare, lanciarsi minacce e vendette l’un l’altro ma ciò che c’era al di sotto di tutto questo era amore, quello vero.

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“Sarà enorme con un salone gigante, una sala da pranzo con una luuuuunga tavolata e una stanza da letto per ognuno di noi.” Mika stava elencando con trasporto i suoi visionari progetti per il nuovo acquisto statunitense al cospetto di tutta da famiglia, riunita per il suo compleanno nella stretta sala da pranzo dei della villetta presa in affitto.

“Sì, sarà il nostro progetto d’arte e la casa dell’intera famiglia Penniman” affermò Yasmine, annuendo alle parole del fratello, mentre le due sorelle e il fratello minore sorridevano raggianti.

“Nel giardino ci sta una piscina?” chiese speranzoso Fortuné, avanzando la proposta con un mezzo sorriso furbo. “Anche bella grande” rispose immediatamente la maggiore dei 5, facendo esultare l’intera tavolata.

Mentre i figli gioivano e fantasticavano sulle varie caratteristiche che ognuno vedeva bene della grande villa in costruzione, Mike e Joannie si lanciarono uno sguardo e con un sorriso accennato avvicinarono le loro mani accanto ai piatti, intrecciandole e ampliando la curva delle loro labbra in modo dolce quanto spontaneo.   

La tangibile atmosfera di calore e amore che si respirava in quella semplice cena riusciva a riempire d’orgoglio la coppia di sessantenni che tra i battibecchi affettuosi dei loro 5 figli vedevano racchiuso un concreto e visibile legame fraterno non così scontato in una famiglia numerosa.

Negli occhi scuri di lei ed in quelli più chiari di lui, in un istante si susseguirono senza sosta ma con una lentezza quasi irreale, le pagine più significative dei loro quasi 40 anni di matrimonio, costellati da luoghi, stati, nazioni diverse, che li avevano visti passare, soffermarsi e poi fuggire, sempre e comunque mano nella mano.

Il loro incontro Newyorkese sigla l’incipit di quel lungo e polveroso album dei ricordi, nato a quell’incrocio di Manhattan, sigillato con il loro matrimonio ed il viaggio di nozze nelle terre che a entrambi, in un modo o nell’altro avevan dato i natali; una pagina che si volta ed eccoli di nuovo a New York city, stavolta con tra le braccia un fagottino da cui sbucano due occhi chiari di tenue smeraldo; un’atra pagina, il sorriso timido e due codini di una Yasmine che con occhi sognanti osserva una neonata Paloma dormire placidamente nel suo lettino, cullata da una giovanissima Joannie. Con un soffio caldo la pagina che si volta li conduce dritti dall’altro lato del pianeta, avvolgendoli con profumi di spezie in un vociare arabo-francese. La prima delle loro scelte di vita. Il caos statunitense sfiancante e opprimente, lasciato alle spalle per ricongiungere le loro radici alla cultura di appartenenza, in una terra di ricco ed immenso passato. Il ventre di Joannie torna a farsi culla di nuova vita e gli sguardi curiosi ed emozionati delle due sorelle maggiori che scrutano il Mica fanciullino sono quanto di più bello due giovani genitori possano chiedere dalla vita. Un fruscio più impetuoso smuove la pesante pagina polverosa che segue e la loro amata terra muta, calpestata dall’inesorabile brutalità di uno scontro tra moderne civiltà, trasfigurate in fazioni distinte, separate da ideali contrapposti. I boati notturni, i risvegli dolorosi e lugubri del loro eldorado che in un lento sgretolarsi si piega sotto i colpi vili e gretti di un nemico troppo prossimo per permettersi di voltarsi e fingere indifferenza e quindi la fuga, la stessa intrapresa da migliaia di altri esseri umani, non tutti altrettanto benaccolti come una famiglia sui cui passaporti figura l’effigie dell’aquila americana. L’ombra della torre Eiffel e gli sconfinati boulevard prendono per mano i tre piccoli Penniman e plasmano il loro fanciullesco animo libanese con semplicità e fascino, donandogli quella lingua nuova e melodiosa, mentre i capofamiglia ricominciano a tessere daccapo la tela della loro storia. La spensieratezza conduce i passi della famigliola e osserva i pargoli farsi sempre più vispi, mentre nell’immaginario di Joannie e Mike due nuove perle iniziano a prendere vita, regalando negli anni a seguire ai tre fratellini una graziosa principessa dai tratti a dal nome arabeggiante e finalmente un secondo piccolo Penniman, compagno di future avventure per l’ometto di famiglia. Un’altra pesante pagina si abbatte con forza, oscurando il cielo terso sopra Parigi, nere nuvole si addensano sopra di loro, nascondendo all’amore dei loro occhi, il caposaldo della famiglia. Sono giorni, settimane, mesi di travaglio. Una costante attesa, snervante, opprimente, soffocante, grava sulle spalle forti di Joannie e la piega, mentre nel suo abbraccio sicuro cinque piccole creature cercano un conforto e una risposta che lei non sempre ha la forza di trovare. Ma l’arrendevolezza non sta di casa tra quelle quattro mura profumate d’oriente. La tenacia e la speranza riportano a Penelope il suo amato Ulisse, tra lacrime e abbracci increduli e colmi di silenzioso sollievo. Le vele si spiegano di nuovo, risalgono la Senna, attraversano la Manica e sbarcano in un’altra capitale. Joannie ritorna in un batter di ciglia a filare la sua tela, ricostruire il suo atelier, perdersi di nuovo tra chilometri di stoffe e ritagli di tessuto, ricamando di vivaci colori le vite dei suoi cinque gioielli, che a poco a poco affrontano la vita, quella curiosa che sa anche dimostrarsi crudele, quella dura che mostra però anche tutto il suo romantico splendore. La libertà prende per mano ognuno di loro e li conduce a vivere di arte e di virtù. Tra le pagine sgargianti un’ultima traccia scura, tetra, tagliente, intrisa di un cremisi doloroso ed improvviso macchia la realtà spensierata e di nuovo divide, prima di unire con rinnovata forza e ritrovato amore il legame indissolubile di chi troppe ne ha viste e tante ne ha passate.

In quello sguardo e quel congiungersi di mani si cela il loro cinematografico intreccio.

Negli occhi di entrambi si legge la soddisfazione e l’orgoglio della realtà che li circonda.   

La grande dimora che sta nascendo nell’intreccio creativo delle menti dei loro 5 figli ormai adulti, è la dimostrazione della via verdeggiante e rigogliosa verso i quali i due genitori si sono strenuamente impegnati a condurli e che tutti e cinque hanno ormai imboccato definitivamente, camminando l’uno di fianco all’altro, pur con le loro immense differenze a tenerli per mano.
      
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Le spensierate vacanze, coronate dall’arrivo della mancante parte di famiglia e dalla festa per il 29esimo compleanno di Mika si conclusero lasciando in ognuno una carica positiva indescrivibile.

Subito dopo le due settimane di relax, Mika e Andy volarono insieme a Londra per portare a termine il documentario track-by-track del nuovo disco in uscita poco meno di un mese più tardi e sistemare alcune delle ultime cose che dovevano essere concluse prima della data prevista per la pubblicazione.

Andy se ne stava sul divano di casa insieme a Mel e distrattamente sfogliava uno dei centinaia di booklet arrivati a casa nello scatolone che la casa discografica del cantante gli aveva mandato affinché li firmasse e potessero andare a far parte dell’edizione limitata del suo disco, che includeva appunto una copia autografata del libretto.

Mika se ne stava seduto a gambe incrociate davanti al tavolino da tè, scarabocchiando il suo nome e spostando plichi di libricini da un lato all’altro del ripiano, facendone cadere di tanto in tanto qualcuno sul tappeto posto ai suoi piedi.

Per le prime dieci copie il moro si era sforzato di scrivere ordinatamente e disegnare anche un bel cuoricino. Dopo le prime 20 il cuoricino era divenuto uno schizzo stilizzato e spigoloso, al raggiungimento della prima pila di 50 aveva iniziato a delineare meno dettagliatamente le K e la A del suo nome ed ora che aveva quasi raggiunto il centinaio, il suo autografo somigliava più ad una onda del mare che al suo nome, mentre del cuoricino non vi era più traccia, sostituito definitivamente da una frettolosa X.

Il greco si premurava di tanto in tanto di recuperare i libretti sparpagliati confusamente, raddrizzarli con il titolo rivolto verso l’alto e ordinarli in file perfette accanto al divano, pronti per essere riposti nello scatolone una volta concluso il tutto. 

Da una manciata di attimi aveva però lasciato da parte il suo compito per dedicarsi completamente allo scrutinio di ogni singolo centimetro quadrato delle pagine dei booklet.

Aveva perso il conto dei minuti passati a contemplare quelle illustrazioni, quegli stessi autentici disegni incisi a matita direttamente da Mika una notte di marzo di un anno prima in una minuscola stanzetta greca a qualche centinaio di metri da casa sua. Quel minuscolo insieme di fogli uniti alla bell’e meglio da un nastrino dorato, avevano rappresentato per lui l’apertura verso il nuovo mondo che Mika aveva creato lontano da lui, seppur con la sua immagine impressa -non sempre consapevolmente- a fuoco nel cuore.

Gli avevano restituito una porzione di vita, per la prima e unica volta in 4 anni, appartenuta solo ed esclusivamente a Mika. Da cui lui era rimasto fuori.

Le parole che vi erano contenute e le spiegazioni che ne erano seguire lo avevano fatto vacillare, arrabbiare, commuovere, sperare. I piccoli gesti timidi ed impacciati del Mika, che gli aveva svelato una ad una le sue nuove creazioni, seduto sul divano del suo salotto greco, se li ricordava uno per uno. Lo sforzo non indifferente che gli ci era voluto per non abbracciarlo stretto forte a sé dopo aver letto alcune di quelle rime, era allo stesso modo presente nella sua mente.

E come dimenticarsi la peculiare richiesta di Yasmine, comparsa nella villetta che i due condividevano dal loro ritorno primaverile.

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“Mika credo non tornerà prima di un paio d’ore…” spiegò il greco alla sorella maggiore del suo ragazzo, una volta che la porta fu chiusa e lei ebbe dedicato la giusta dose di attenzione a Melachi.

“Sì, me l’ha detto” rispose la ragazza alzando lo sguardo verso il cognato e lasciando un’ultima carezza alla golden.

“io infatti cercavo te.” Lo mise al corrente con un sorriso, accomodandosi sul divano color panna del salotto delle donne, come lo chiamava Mika, che le aveva gentilmente indicato.

“Ah sì?” chiese il biondo alzando un sopracciglio stranito. Non era raro che i fratelli Penniman gli facessero visita per passare dei momenti con lui quando Mika non c’era, soprattutto Fortuné, ma sapendo quanto Yasmine fosse immersa nel lavoro, condiviso con suo fratello, sulle illustrazioni dell’album, le sembrava alquanto strano che lei avesse il tempo e la voglia si passare qualche ora con lui.

“Sì. Mi servi per il booklet” rispose diretta con un sorriso che denotava la captatio benevolentiae tipica di ogni Penniman che voleva qualcosa e non si impegnava troppo a dissimulare il suo fine ultimo.

Andy a quel punto sollevò anche il secondo sopracciglio ancora più perplesso. Non aveva idea di come avrebbe potuto collaborare nel processo creativo ancora in fase di incubazione.

“Lo farei volentieri ma…” iniziò cercando di declinare l’invito in maniera gentile, ma Yasmine lo interruppe.

“Oh non devi disegnare nulla tranquillo” si prodigò a mettere bene in chiaro con fare sbrigativo.

“A dire il vero non ho nemmeno capito ciò che vuole che io ti chieda…” esordì poi la 34enne assumendo un piglio incerto “..ma ha detto tu avresti capito.” Concluse poi estraendo il cellulare dalla tasca e scorrendo velocemente tra i messaggi del fratello, prima di passarlo nelle mani di Andy.

- Vai da Andy, che è a casa, e fatti dare il libretto che gli ho dato in Grecia.- lesse il video-maker.     

- Che libretto?- aveva chiesto Yasmine poco sotto.

- Lui lo sa- era la risposta concisa che Mika le aveva rifilato.  
 

Andy sorrise, sia per lo scambio di battute da cui traspariva l’animo autoritario del Mika-at-work, sia per quella richiesta peculiare di cui Yasmine aveva capito ben poco.

“Quindi?” chiese la bella libanese impaziente di capire a sua volta di cosa il fratello stesse parlando.

“Dammi un secondo..” Andy le riconsegnò il cellulare e con un sorriso sparì oltre la porta, su per le scale che conducevano alla loro camera da letto.

Tornò una manciata di secondi dopo con uno strano opuscoletto stretto tra le mani. Quando le fu davanti lo avvicinò a lei, ma prima che questa lo afferrasse, avanzò una timida richiesta: “Non prendermi per un’idiota ma…” disse schiarendosi la voce “…questo libretto… ecco… ci tengo molto” disse quasi in un sussurro incerto, chiedendole implicitamente di averne cura.


Yasmine posò gli occhi su ciò che Andy le stava porgendo, poi li alzò sul suo viso prendendo delicatamente il libretto dalle mani del biondo. “So che sembra stupida come richiesta ma…” ribadì Andy come a scusarsi per ciò che le aveva appena chiesto.

La ragazza fece scorrere con lentezza le pagine del libretto attenta a non fare fuoriuscire la montagnetta di colorati post-it ammucchiati tra le ultime pagine, lasciando che si aprisse circa a metà e capendo in un istante il contenuto di ciò che aveva tra le mani.

Mika nei suoi brevi messaggi le aveva taciuto praticamente ogni cosa riguardante quel piccolo quadernetto, tranne un dettaglio che lei non ci mise che un nanosecondo a collegare alle parole confessategli da Andy un frangente prima.

“Te l’ha dato in Grecia quando vi siete riappacificati?” chiese irriverente andando a indagare senza tanti problemi nella vita di coppia dei due ragazzi, in particolar modo di quel periodo di cui nessuno sapeva praticamente nulla.

Andy colto il riferimento esplicito si voltò appena, rosso in viso. Non aveva affatto voglia di spiegare alla bella cognata come fosse andata la serata in questione e quest’ultima, guidata dal sesto senso femminile, si prodigò a ritirare la domanda con un: “Ok ok, ho già capito, non serve che mi dici altro” prima di sorridergli affettuosamente.  

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Il contenuto del quadernetto di cui il compagno gli aveva fatto dono era divenuto l’artwork definitivo del suo nuovo album, arricchito con stupende foto in bianco e nero. Era nato come rappresentazione grafica delle sue liriche e delle sue melodie, tracciato sotto la guida sapiente di un cuore innamorato come forse mai prima di quel momento, con lo scopo più nobile e intenso, quello di stupire e riconquistare la propria metà.

L’opera originale, consegnatagli da Mika in Grecia, nel tempo si era arricchita di parecchie parti. I post-it variopinti che avevano tappezzato la finestra della sua cucina, erano ammucchiati nel centro insieme alla pagina di diario che il biondo aveva appiccicato poco sotto e completato con varie frasi durante i giorni successivi. Le traduzioni delle canzoni francesi trascritte ordinatamente da Andy su dettato di Mika, avevano preso posto a loro volta in fondo al libricino, così come altre canzoni composte in un secondo momento.

Quell’insieme disordinato di frammenti era divenuto per Andy una specie di tesoro custodito gelosamente nel cassetto del suo comodino e più di una volta si era ritrovato a pensare a quante persone avrebbero tanto voluto trovarsi al suo posto e poter sfogliare anche solo per un minuto quelle pagine.

Il suo divagare sognante venne interrotto da uno sbuffo più sonoro di Mika, che dopo aver completato l’ennesima pila di libretti con il suo nome ormai quasi scarabocchiato se ne uscì con l’idea del secolo.

“Non è che mi daresti una mano?” chiese con sguardo imploratore alzando il capo verso di lui.

Andy lo scrutò un attimo perplesso.

“Cosa vorresti che io faccia?” chiese però il ragazzo servizievolmente, curioso di capire cosa si sarebbe inventato.

“Firmane un po’ anche tu…” rispose il moro con tutta la nonchalance di cui era capace, sorridendogli amabilmente.

Andy sospirò emettendo un risolino divertito. “Non credo i tuoi fan vogliano una copia del tuo album firmata a nome Andy…”

Mika sbuffò nuovamente portandosi la testa tra le mani e appoggiandosi stancamente coi gomiti al tavolino, accentuando platealmente l’espressione stanca e avvilita.

“Ma no genio. Copia la mia firma, so che lo sai fare.” Gli spiegò poi con fare ovvio alle “Elementare Watson”.

Andy scese dal divano portandosi a sedere a sua volta sul tappeto per arrivare a scrutarlo occhi negli occhi.

“Ora questo, poi devo anche sostituirti ai concerti più avanti?” chiese ironicamente in una presa in giro giocosa.

Mika sollevò le sopracciglia inorridito al sol pensiero e con enfasi si prodigò ad esclamare. “Non dureresti mezza canzone!” assumendo quindi un’espressione saccente e orgogliosa.

Andy udendo quelle parole gridò silenziosamente vittoria e si sporse per avvolgergli il viso tra le mani e pronunciare lentamente “Vedi… io non sono alla tua altezza, dunque non posso” prima di lasciargli un buffetto sul naso e liquidarlo, tornando a sedersi comodamente sul divano tra gli sbuffi di sconfitta dell’artista.

 
Nelle settimane successive i due si trovarono più volte a lavorare insieme come ai vecchi tempi. Andy aveva preso quasi un mese di stacco dai suoi impegni lavorativi greci e si occupava di alcune riprese per la BBC in terra inglese e di alcuni video e interviste promozionali di Mika.

“Ti muovi??” Andy sospirò impaziente, mentre sulla soglia della porta di casa attendeva già da 5 minuti buoni i comodi del libanese che da un quarto d’ora era chiuso in bagno a sistemarsi la capigliatura.

“Mamma mia che ansia che seeei!” lo rimproverò Mika correndo giù per le scale con una borsa a tracolla e una giacca leggera tra le mani, afferrando con un gesto veloce le chiavi riposte nella ciotolina di legno dipinto poggiata sul mobiletto all’entrata.

Alla guida verso il locale dove l’intervista era stata programmata, Andy lanciò uno sguardo alla sua sinistra “Poi un giorno mi spiegherai da dove viene questa tua nuova mania di pettinarti i capelli a leccata di mucca” asserì in una mezza domanda, adocchiando quelli che una volta erano i ricci morbidi del suo ragazzo, lisciati, domati all’indietro e con una quantità spropositata di gel, lacca e chissà cos’altro, a mantenerli in ordine.

Mika a quelle parole lasciò perdere la risposta che stava inviando a Paloma per squadrare con un piglio offeso il suo compagno, che tranquillamente si stava incolonnando alla fila di auto in attesa del verde.

“Senti, in quanto Mr-Fantasia-da-quando-ho-10-anni-mi-taglio-i-capelli-sempre-allo-stesso-modo, non hai voce in capitolo!” sbottò il libanese indicando con stizza la chioma bionda sempre portata corta con l’unica variante della pettinatura a “spazzola” che acconciava con un filo di gel quelle rare volte che ne aveva voglia.

Andy alzò le sopracciglia sospirando, riprendendo a marciare nel traffico “I miei sono ordinati così” avanzò solamente, come scusante a quell’attacco difensivo di Mika.

“E poi non mi pare ti siano mai dispiaciuti” continuò quindi puntualizzando la cosa, ricordandosi di come il moro amasse giocherellare con le sue ciocche corte durante i loro momenti di tranquille coccole.

Mika aggrottò le sopracciglia con disappunto sentendo di star perdendo terreno “E allora? Ci si può innovare nel corso degli anni, sai?” rispose a tono portando avanti la sua idea con convinzione, tornando quindi alla sua chat con Paloma.

Andy si sporse verso la radio cambiando stazione poi concluse la discussione ben deciso a non darla vinta a Mika su quella questione “Su questo hai ragione, ma sta pettinatura Mika… seriamente…!” disse lasciando la frase in sospeso, certo che il maggiore avrebbe capito tutto il suo disappunto, alzando poi il volume su una canzone dei System Of a Down che stava passando in quel momento.

La questione cadde così com’era nata e dopo altri 10 minuti i due arrivarono al locale in cui erano d’accordo di trovarsi.

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Seraaaaaa. Sì lo so, è tardi ma è ancora domenica.
Con la giornata meravigliosa che c'era con alcuni amici ci siamo fatti una ventina di km in alta montagna, siam partiti alle 7 di stamattina e tornati alle 8 stasera e a 2500 metri è dura postare.
Tornando a noi, questo spaccato di quotidianità della seconda parte, si fonde con la riflessione passato-futuro dei Penniman. Era qualcosa che mancava e la casa di Miami era un buono spunto per parlarne.
Ciò detto, rimetto i miei pensieri a voi e spero di scoprire cosa ne pensate.
A presto e grazie mille! Vv
  
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