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Autore: ArtistaDiStrada    26/06/2017    1 recensioni
O anche dove la normalità di Stiles verrà man mano stravolta da sempre 'nuove' rivelazioni -o forse sempre la stessa...
Questa ff è ispirata a 50 volte il primo bacio, un film con una trama che per personalmente adoro, ovviamente con le dovute modifiche per i nostri amati lupetti.
Dal testo.
Scott, rimasto indietro, fu affiancato da Isaac. Il moro si stava limitando ad osservare preoccupato il suo migliore amico, ignaro. “Kira oggi l’ha chiamato per nome.” annunciò, voltandosi poi verso il riccio con aria seria. “E per quanto ne sappia Stiles, lui non l’ha mai vista.”
Non è il massimo come introduzione, lo so, ma mettere in chiaro le cose sarebbe rivelare il problema che il branco si ritrova ad affrontare e non si può, ahimè.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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28 Aprile



“Stiles? Va tutto bene…”

Il ragazzo si voltò e incrociò lo sguardo preoccupato di Lydia. Annuì, incerto, prima di iniziare a scuotere la testa in un moto convulso. La rossa lo affiancò immediatamente, abbracciandolo in segno di conforto.

“Non dicevi sempre di voler qualcosa che stravolgesse la tua vita?” domandò, prendendogli il viso tra le mani. Stiles sbuffò una risata.

“Dai, fratello, vedila così: la verginità che tanto odiavi ora può avere una soluzione.” provò Scott, avendo giusto il tempo per vedere l’amico arrossire fino alla punta dei capelli, mentre il ringhio di Derek sovrastava i colpi di tosse dello sceriffo. “Esempio sbagliato, vero?” mormorò alla volta di Kira, che lo guardò intenerita, prima di annuire divertita.

“Ehm, quindi voi” disse Stiles, andando ad indicare i mannari nella stanza “siete dei lupi mannari…” lo scetticismo che si poteva sentire anche ad orecchio umano “mentre tu sei una mannara, ma …”

“Coyote.” gli venne in soccorso Malia. Stiles annuì fra sé e sé. “Sì, e tu una volpe?”

Kira alzò le spalle. “O kitsune. Ma anche volpe va bene.”

“Mentre tu e tuo padre siete dei cacciatori…”

Allison annuì. “Tutta la mia famiglia, in realtà.”

“Ah ah… e tu, cacciatrice di lupi mannari, prima eri fidanzata con Scott, lupo mannaro…” ripeté con un punto interrogativo sulla testa grande come una casa. Si era portato una mano alla bocca e guardava i due ragazzi tra l’incredulo che fossero riusciti a combinare anche quello e il rassegnato.
I due ebbero la decenza di arrossire, mentre Erica preferì scoppiare a ridere nel silenzio più totale. Quello stemperò l’atmosfera di ghiaccio che si era creata e fece sorridere Stiles.
“Dio,” rideva la bionda, sdraiata a terra sul tappeto “sapevo che sarebbe stato divertente, ma così è troppo!”

Stiles si sentì fiero di sé. Si schiarì la gola prima di riprendere il suo epilogo.

“Invece, Lydia, tu sei una banshee. E l’hai scoperto quando Peter, lo zio psicopatico di Derek, dopo … essere diventato Alpha, ti ha quasi uccisa, mi ha rapito per farmi trovare Derek e poi è morto e tu l’hai resuscitato?” era incredulo, detto ad alta voce era decisamente peggio.
Lydia sembrava decisamente imbarazzata e a nulla valsero le sue scuse su l’essere influenzata da Peter. E non fu di molto aiuto neanche Erica, scoppiata di nuovo a ridere. Ben presto gli aveva fatto compagnia anche Jackson, ma la minaccia di Lydia di portarlo in piscina Stiles non l’aveva ben capita.
In tutto quello, Derek invece non aveva sentito altro che la premura del ragazzo di evitare di nominare l’assassinio di sua sorella. Né gli era sfuggita l’occhiata di sottecchi che il ragazzo gli aveva lanciato in quel momento.

“Derek!”

L’Alpha inarcò un sopracciglio e Isaac gli indicò con il mento Stiles. Lo vide boccheggiare imbarazzato, ma non capiva cosa si fosse perso, ma ci pensò Boyd. “Derek, Stiles ti ha chiesto da quanto state insieme.”

Quando riportò l’attenzione sul ragazzo, si accorse della sua esitazione. “Tre anni.” Rispose senza esitare, scontrandosi con lo sguardo sbalordito dell’altro.

“Tre anni e non mi conosci abbastanza da sapere che lasciare quaranta secondi di silenzio alla domanda ‘quanto stiamo insieme’ non è il massimo?!” esclamò “Amico, mi hai fatto persino pensare che avessi sbagliato persona!”

“In realtà non lo hai mai chiamato amico, sai?” si intromise Lydia sovrappensiero. Stiles inarcò un sopracciglio, confuso. “Derek, Sourwolf…”

“… lupo costipato sentimentalmente…” si aggiunse Erica. “Orsacchiotto mio…”

Stiles arrossì di colpo, ma al ringhio di Derek la ragazza ritrattò ridendo. “No, okok. Questo non l’hai mai detto.”

Il giovane Stilinski sbuffò, ma rimase fermo nelle sue convinzioni. Non era stato piacevole aspettare tutto quel tempo ad una domanda che riguardava lui e, per quanto ne sapeva, uno sconosciuto. Che fosse un gran bel pezzo di sconosciuto e che lui avesse avuto più paura che l’altro ci avesse ripensato era un’altra storia.

“Sì, ma prima l’avrò pur dovuto chiamare in qualche modo.” fece notare, ma fu colpito alle spalle proprio da suo migliore amico, che grattandosi il mento lo corresse sovrappensiero.
“In realtà… se non ricordo male, lo definivi ‘quell’assassino’ o era ‘ricercato’ ? Non è che ci fosse questo grande affetto tra di voi… prima.”

Stiles boccheggiò un paio di volte, confuso e imbarazzato all’estremo. “Ma-ma quindi come siamo arrivati a…” e mosse le mani tra lui e Derek ad indicare lo spazio fra di loro, che a dirla tutta non ricordava fosse così poco… quando si era avvicinato all’uomo?

“Non credo che tutti debbano ascoltare.” chiarì il mannaro.

“Ma io voglio sapere! È mio diritto.”

“Non davanti a tutti, Stiles. Non voglio ripetermi.” ringhiò, seppur debolmente, Derek in segno di avvertimento. Il ragazzo gli lanciò un’occhiataccia, ma non parve turbato da quel suono né dallo sguardo torvo dell’altro.

“Lupo asociale!” ebbe, anzi, l’ardire di ribattere.

E quando calò quel silenzio sconvolto, Stiles seppe di aver combinato qualcosa. Anche se nessuno si abbassava a dirgli effettivamente cosa. “Cosa ho fatto?” gemette sconsolato, mentre si nascondeva gli occhi dietro le dita di una mano. Dita rigorosamente aperte, per permettergli comunque di sbirciare.

“È solo che… lo dicevi spesso.”

E se fosse stato un cane, le sue orecchie si sarebbero rizzate, attente. “Cosa? Nel video diceva che non posso ricordare, come…?”

Derek prese un profondo respiro, ma si vedeva fosse in difficoltà. All’ennesima occhiata che rivolse alle donne del gruppo, queste decisero di intervenire.
“Devi sapere, Stiles, che non hai propriamente dimenticato tutto.” disse Lydia, richiamando l’attenzione del ragazzo. “Ti sono rimasti pochi flash, se vogliamo dargli un nome.”

“Ma solo riguardanti Derek.”

“Eh?!” esclamò Stiles, voltandosi repentino verso Allison, accucciata al suo fianco. Il sorriso triste che gli rivolse la ragazza, gli fece capire che non stava scherzando. “Quindi ricordo poco e solo di Derek?”
Tutti i presenti annuirono, meno il lupo che lo osservava.

“Voglio parlare con il dottore che mi ha seguito. Quello… quello dell’incidente. Voglio sapere cosa mi è successo. C’entra il sovrannaturale, non è così?” e l’unico ad annuire questa volta fu proprio l’Alpha, quasi sapesse cosa avrebbe detto, quasi sapesse che ci sarebbe arrivato.

“Io e Derek ti ci porteremo.”

Gli occhi di Stiles e quelli del mannaro saettarono sulla figura dello sceriffo, che silenziosa era andata a prendere le chiavi dell’auto. Il mannaro annuì una volta sola.
Si sorprese, Stiles, quando si vide porgere una mano. E quando alzò lo sguardo si scontrò con due occhi verdi, gli occhi di Derek. Accettò l’aiuto e continuò a guardare le loro mani, che il mannaro mantenne unite anche dopo averlo aiutato ad alzarsi.
“Sapete cosa fare.” stava dicendo, prima di tirarlo debolmente verso l’esterno, dove lo sceriffo li stava già aspettando.

 
***


“Stiles.”

Fu l’unico saluto che ricevette, prima di assistere alla presentazione dell’uomo e alla spiegazione, al racconto, della storia della sua vita, la parte sovrannaturale ovviamente, di quei tre anni.
Il druido -perché i druidi esistono e fanno magie- gli aveva dato una pacca sulla spalla, prima di tornare dai suoi animali e mormorare un ‘Ci vediamo domani’, che Stiles comprese solo quando erano ormai di fronte all’auto di pattuglia del padre.

“Ero già venuto qui, non è vero?”

Il padre annuì. “Solo ieri, per il momento.”

“Quindi è tutto vero?”

“Cosa intendi?” 

Stiles aveva lo sguardo perso. “Domani non mi ricorderò nulla. Ogni giorno per me è sempre lo stesso. La vostra vita è segnata dalla mia? … sempre che si possa chiamare vita.”

“Stiles!”

Il ragazzo parve come risvegliarsi all’urlo arrabbiato del padre. Entrambi, sia il genitore che Derek, lo stavano guardando feriti. “Pensi che per noi tu sia un peso? Che tu non possa vivere più una tua vita?”

Il ragazzo alzò le spalle, disinteressato. Lo sceriffo sarebbe intervenuto, se Derek non lo avesse fermato, notato lo sguardo basso e triste del ragazzo.

“Noah, ho la Camaro parcheggiata qui vicino. Te lo riporto questa sera.” Lo sguardo d’intesa che il mannaro gli lanciò lo fece desistere da qualsiasi replica e con un secco cenno del capo salutò e montò in macchina.

Erano rimasti solo loro e Stiles benedì l’altro per quella proposta. Non voleva ferire il padre. “Non volevo dire quelle cose, prima.” mormorò, infatti, intento a guardare i suoi piedi calciare un sassolino. “È che so o cosa si prova a… a sperare che qualcuno guarisca, ma poi vederselo portare via senza poter far nulla. Dopo la morte di mamma, io-”

“Stiles, non devi-” provò a fermarlo Derek, ma il ragazzo scosse la testa e incatenò a quello sguardo color smeraldo i suoi occhi, ormai offuscati dalle lacrime.

“Io mi ero ripromesso che papà non avrebbe più sofferto così, che me ne sarei preso cura io. E… e scoprire che adesso sono proprio io la sua fonte di dolore, io…”

“Lo so.” fu tutto ciò gli disse Derek, sorridendogli appena. 

“Wow.”

“Cosa?” domandò il mannaro, acuendo i sensi per controllare a cosa si riferisse il ragazzo, ma senza staccare però gli occhi dai suoi.

“Nulla. È che dovresti sorridere sempre.”
Quando si rese conto di ciò che aveva detto, sbarrò gli occhi imbarazzato e iniziò a nutrite un forte interesse per le stringhe delle sue scarpe. Derek ghignò a quella visione.

“Andiamo, la mia auto si trova più avanti.”
 

***


“Come facevi a sapere quale gusto volevo?”

Avevano raggiunto una gelateria in poco tempo e mentre Stiles era andato a cercare un tavolo, Derek si era occupato dei gelati, presentandosi poco dopo con un cono alla frutta per sé e uno rigorosamente alla vaniglia per Stiles.

“Segreti del mestiere.”

“Mh-mh, e quale sarebbe questo mestiere?”

“Renderti felice.” rispose schiettamente Derek, ghignando al color ciliegia che le guancie del ragazzo avevano assunto.

Il mannaro si sedette e appoggiò entrambi i gomiti sul tavolo. “Allora?” chiese interrompendo i borbottii imbarazzati dell’altro.

“Allora cosa?”

“Allora, cosa mi vuoi chiedere.”

Stiles boccheggiò un paio di volte, prima di cedere. “Sempre segreti del mestiere?”

“Sempre segreti del mestiere.” annuì il moro, andando a mangiare il proprio gelato. Con la coda dell’occhio vide Stiles che annuiva fra sé.

“Ok. Ok, allora… tutti voi siete lupi mannari, coyote, volpi, banshee…  ci sono persino dei cacciatori! E io sono umano. Perché?”

Derek rispose con una naturalezza disarmante. “Non hai mai voluto il morso.”

“Ah… sì, mi pare sensato. Ma perché non sono stato addestrato?”

“Lo sei stato. Le famiglie di cacciatori si basano, appunto, sulla famiglia. È raro che qualcuno possa essere incluso e non hai mai dichiarato quest’intenzione. Chris ti avrebbe anche accettato, suppongo. Ti addestravamo noi, ad ogni modo: esercizi quotidiani e allenamenti con il branco. Però non sempre bastano di fronte al nostro mondo…” terminò con un sorriso amaro.

Stiles lo osservò attentamente. “E tu eri sempre solito prenderti colpe che non hai?” e sebbene non si mosse, lo sguardo dell’Alpha saettò immediatamente su di lui, divenendo rosso.

“È mio compito prendermi cura di ogni membro del branco, ma è il mio solo scopo di vita prendermi cura del mio compagno.”

Lo sguardo dell’umano si addolcì.
“Cosa?” gli chiese, ma Stiles scosse le spalle, divertito.

“Sei tenero.”

Derek alzò un sopracciglio, completamente interessato alla questione. “Tenero?”

“Oh beh, non nel comune senso del termine, immagino.” rise il ragazzo. “Ma è bello ricevere questo tipo di attenzioni. Il modo in cui ti preoccupi, il fatto che ti incolpi per qualcosa che non potevi impedire…” prese ad elencare, sottolineando la sua passione per l’auto flagellazione “È dolce.” Terminò iniziando a gustarsi il proprio gelato. Sorrise di nascosto quando vide il moro sbuffare, ma non riuscire ad impedirsi un piccolo sorriso.

“E quindi ricordo solo di te…” se ne uscì ad un certo punto. Derek gli rivolse uno sguardo curioso. “Interessante, no?”, ma il mannaro non dava segni di voler parlare, ottenendo solo
di far muovere nervoso il ragazzo sulla sedia. “Beh deve essere lusinghiero da una parte-”

“Stiles.”

“Sì?!” esclamò, rizzandosi a sedere composto immediatamente, contento che quel suo strano discorso fosse stato interrotto.

“Vai al punto.” Lo ammonì Derek, ricevendo un sorriso colpevole.

“Va bene. Pensavo, non mi è ancora ben chiara la portata di ricordi che possiedo su di te, perciò stavo pensando, magari, che tu potresti aiutarmi a ricordare.” L’altro socchiuse gli occhi, concentrato a cercare di capire lo scopo di quel discorso. Deaton era stato chiaro sulla possibilità di ricordare, qualsiasi cosa. “Aiutami a ricordare, Derek. Fammi rivivere quello che sento c’è, ma che non riesco ancora a vedere.”









Note dell'autrice.
Ciao a tutta quella bella gente che sta continuando a leggere la storia! 
Sterek. Niente da fare, questo capitolo è dedicato a quei due piccioncini, se lo meritano *-* 
Derek coccolone, Stiles che alterna momenti di panico per l'incidente (giustamente) a momenti di completa adorazione per il suo Sourwolf (meno scontato, ma più che giusto: è Sourwolf, insomma!) 
Grazie a tutti quelli che recensiscono e leggono *fa un inchino togliendosi il cappello* ... mi sento ispirata oggi :)
Al prossimo capitolo! 
   
 
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