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Autore: Spensieratezza    09/07/2017    3 recensioni
Jensen Ackles lavora in ufficio, ha una vita perfettamente normale, abitudinaria, anonima. Jensen sente il peso di una vita senza emozioni, senza amore...fino a quando incontra un hippie che gli attraversa la strada rischiando quasi di fargli fare incidente. Jensen rimane subito stupito da questo bellissimo hippie e dai suoi occhi verdi.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Il viaggio comprendeva varie tappe e destinazioni. Mi dissero di partire con il treno e di raggiungere il texas. Mi diedero indicazioni per la spiaggia e lì avrei incontrato anche gli altri..concorrenti.” disse Jared.

“Caspita! Ma non avevi paura ad andare da solo chissà dove?” chiese Jensen.

“Paura? Ero elettrizzato! Non mi sentivo così vivo da molto tempo..capìì mentre ero sul treno, che non era il viaggio a entusiasmare le persone, ma il non sapere a cosa sarebbero andati incontro..e riguardo all’essere da soli..i viaggi più importanti che ti fanno conoscere sé stessi, si fanno sempre da soli…”
 
 


Jared continuava a raccontare, mentre tornava con la mente ai ricordi di quel viaggio. Mentre guardava fuori dal finestrino del treno, con la cuffia tra le orecchie e si sentiva in pace senza un pensiero al mondo. L’unico pensiero era la curiosità.
 
E ancora, quando raggiunse la spiaggia e si perse a guardare la sabbia e il mare, aspettando i suoi compagni e poi quando li vide arrivare e sorridendo si sentì perfettamente in connessione con il loro stupore genuino.
 



“Vedi, Jensen, ho sempre pensato che siamo tutti connessi in una qualche maniera..tutti collegati. Le nostre menti, intendo. È solo che per la maggior parte del tempo, i nostri cuori non riescono  a trovare il segnale, per comunicare tra di noi. è solo quando ci sentiamo in pace con noi stessi, tranquilli, rilassati e sentiamo un’emozione comune, che questi nostri cuori entrano in risonanza. Quel giorno riuscivo a percepire che tutti noi trasmettevamo lo stesso sentimento.
Ansia, eccitazione, curiosità. Eravamo perfettamente sintonizzati. Trovavo fosse una cosa..bella.”



“Avete fatto subito amicizia tra di voi?” chiese Jensen curioso.

“Non subito. Abbiamo fatto appena in tempo a presentarci, che ci dissero che dovevamo costruire dei castelli di sabbia.”

“Che cosa? L’avete fatto davvero?” chiese Jensen. “E se non ne eravate capaci?”

“Infatti la  situazione era abbastanza particolare. Non ho mai visto nulla di simile. Praticamente dovevamo costruire i castelli con una sostanza gassosa che spruzzandola diventava vetro, quasi ghiaccio e arrivava a formare un castello, ma se non seguivi la giusta direzione e passavi la forma troppe volte nello stesso modo, si disfava tutta!”
Jensen rise.

“E non era tutto! Noi dovevamo costruire i castelli, per poi alla fine scegliere delle carte da inserire nei castelli che poi davamo ai nostri istruttori che avrebbero inserito nei castelli a caso. Tutti noi quindi sceglievamo delle carte, inconsapevoli se sarebbe finita nel nostro castello o meno!”

“E a che scopo tutto questo?”

“Dicevano a noi che aveva un significato profondo. In quelle carte si nascondeva la nostra prossima destinazione, che sarebbe stata diversa per chiunque. Eravamo noi a scegliere inconsapevolmente, ma non eravamo noi a decidere se saremmo poi davvero andati lì. Sarebbe stato il destino a farlo.”

“Perché non lasciare che mischiassero semplicemente delle carte a caso nei castelli allora?”

“Eh no. Dovevamo essere noi a crearci il destino. Noi a costruire il castello, noi a scegliere le carte, ma poi la casualità, il destino, il fato, a scegliere per noi. Era tutta una cosa psicologica.”

“Io direi più una manipolazione vera e propria.”

“Lo so. Hai ragione. Però era eccitante.”

“E tu che carta hai scelto?”

“IL RE DEI DENARI.”

Jensen lo fissò con tanto d’occhi.

“Los Angeles, amico. Dovevo andare a Los Angeles. Beh, mi è andata meglio di uno che ha pescato il TRE DEI DENARI ed è dovuto andare alla casa del Re Sole, a Versailles. A ben pensarci sarebbe stato divertente, però.”

“Aspetta..le carte erano tutte napoletane?”

“Non tutte. Alcune erano carte dei tarocchi, altre erano carte simboliche..”

“Okay, okay..” disse Jensen sempre più confuso.



“Ad ogni buon conto, non volevo lasciare la spiaggia senza aver prima lasciato un segno di me..”

“Ovvero?”

“Disegnai un cuore grande sulla spiaggia..ci scrissi Libertà e poi me ne andai..sapevo comunque che le onde l’avrebbero dissipato presto, ma non importava..”
 
Jensen sentiva il cuore cominciare ad accelerargli.

“Jensen, va tutto bene?”

“Dove hai detto che si trovava questa spiaggia, Jared?”

“in un paesino di mare chiamato Minitrot, perché?”

“Perché io ci sono passato davanti a Minitrot, l’anno scorso..per andare a trovare i miei.”

“Che cosa? Stai scherzando?”

“Per niente, ma ero solo di passaggio. Ricordo che mi fermai con la macchina e guardai quella spiaggia, vedendola stranamente magnetica. Volevo quasi scendere e invece..visitai il paese, per comprare dei souvenir..tutto il giorno!”

“Dei souvenir??”

“Camminai per tutto il giorno. Non sapevo cosa mi prendesse..poi arrivò la sera e mangiai in un ristorante, per poi decidere di proseguire.. ma ancora non volevo andarmene. Mi avvicinai alla spiaggia, ma non scesi.. rimasi lì sul muretto ad osservarla, di notte, per un tempo indefinito,  poi me ne andai.”

“Oh dio, Jensen..credi che..avessi percepito la mia presenza?”

“Io..non lo so, Jared..non ho mai creduto al destino.”

“Forse hai avvertito che stava succedendo qualcosa di importante, ma non l’hai capito a fondo..per questo non sei sceso.”

“Forse..è così.”
 


I due si guardarono ancora meravigliati, poi Jared riprese a raccontargli, questa volta della sua esperienza a Las Vegas.
 
 
 
Ero convinto che quelli che avevo visto, fossero i soli miei compagni di quell’avventura e invece eravamo addirittura divisi in gruppi! Quando arrivai a Las Vegas, vidi un altro gruppetto di ragazzi., diversi. Avevamo ricevuto delle comunicazioni. Avremmo dovuto giocare in alcune macchinette e slot machines, destinate solo a noi. In alcune di esse e solo dopo un certo numero di giocate, avremmo ricevuto le indicazioni per la nostra prossima META. Non avremmo saputo se fosse stata la destinazione giusta. Ma quello che più contava era il viaggio no?

Fu così che alcuni di noi cominciarono già subito a giocare, ma io stranamente non avevo nessuna fretta di giocare. Per incoraggiarci ci dissero che inizialmente avremmo usato dei soldi dati da loro, quando sarebbero finiti, avremmo dovuto usare i nostri, ma solo quelli che potevamo permetterci.
 


Mentre guardavo gli altri giocare, parlavo con alcuni di loro, mentre cenavamo nella sezione ristorante – anche quella pagata – del Casinò.
 
“Sapete? Mi sto divertendo molto in questo viaggio..quasi mi sembra..una cosa ingiusta ricevere anche un premio..anzi, sapete che vi dico? Non so neanche se li vorrei quei soldi.” Dissi io ingenuamente.

Pensavo che i miei compagni sarebbero stati d’accordo con me, invece, alcuni risero, alcuni mi presero in giro e altri addirittura mi suggerivano di lasciare la gara e lasciare i soldi a gente che davvero voleva e aveva bisogno di vincere il premio.

“Quello che sto vedendo..non mi convince..” dicevo, alludendo a quello che stava succedendo solo qualche piano più sotto. “Insomma..buttare via dei soldi, per vincerne altri. Se veramente ne avessimo bisogno, non butteremmo via quelli che già abbiamo..”

Mi fu reso presente che per buona parte erano soldi che ci stavano dando loro, ma la cosa non mi quadrava lo stesso.

“Senti, Jared, se non vuoi quei soldi, lascia la gara. Molto meglio. Un avversario in meno.”
 
Fu quella frase a farmi cambiare idea. Era strano, perché ero così convinto di non volere quei soldi, ma poi vidi quelli così convinti..e arrivai a pensare che era giusto, che ero io che stavo sbagliando.

Perché è così che funziona. Se hai un’idea e dieci persone sono contrarie, ti dici: se dieci persone la pensano in questo modo, allora vorrà dire che hanno ragione, ma in realtà non è così..perchè anche quelle dieci persone cambierebbero idea se si trovassero davanti ad altre venti che la pensavano come me. Come al solito però, ti fai sempre influenzare dai grandi numeri.
 
 



Mi prese un gran senso di sconforto. Senza sapere perché, giocai con i miei soldi, una, due, tre giocate, senza usare i soldi che mi venivano offerti.

Stranamente vinsi. Avrei dovuto giocare ancora, ma in realtà usai quel denaro per pagare con una lauta mancia una cameriera che mi sembrava oltre che molto giovane, anche piuttosto stanca di quei turni notturni.
 
Non sapevo cosa mi ero preso, ma non avevo più voglia di gareggiare. Io pensavo sarebbe stato un viaggio spirituale e quella trovata dei soldi non mi era piaciuta. Volevo andare a letto e l’indomani avvisare tutti che mi dispiaceva ma abbandonavo la gara.
 
Andai nella stanza che ci era stata assegnata – a tutti – e trovai uno spettacolo incredibile. Decine e decine di corpi nudi uno addossato all’altro in uno dei grandi letti matrimoniali che ci erano stati offerti.

Uscìì fuori. Non avrei dormito in quella stanza.
 


Chiamai l’ascensore per scendere. Ero sconvolto. Non sapevo cosa fare.Non era questo che mi ero aspettato. Avevo sbagliato carta quel giorno lì in spiaggia? Oppure avevo sbagliato castello nel quale pescare? Oppure avevo proprio sbagliato a fare quel viaggio? Non riuscivo più  pensare con lucidità.
 
L’ascensore si fermò e io non sapevo cosa fare. Ero al piano terra e volevo solo uscire a prendere una boccata d’aria, ma una ragazza che sostava e teneva d’occhio una porta chiusa, mi si avvicinò.
 
“Sei uno dei concorrenti, vero?” mi chiese.

“C-cosa? Come..lo sai?”

La ragazza mi fece cenno al fiore all’occhiello bianco e in quel momento capìì che ci era stato detto di metterlo per farci riconoscere.

“Oh..capisco. è..è successo qualcosa?” chiesi io stupidamente.

“Mi sembra un po’ sconvolto. Ci sono stati problemi con i soldi? Mi è stato detto che se fosse così, avrebbero provveduto.”

Non riuscivo a capire CHI avrebbe provveduto e non volevo neanche sapere come mai dicessero quieste cose ad una cameriera.

“No..no..nessun problema..a dire la verità non ho neanche speso chissà quanto..è solo che..se è in contatto con loro, la prego, gli dica che io abbandono la gara.”

“Cosa?? Perché?”
 
Arcuai le sopracciglia. A lei cosa interessava?

“Perché..non mi va più..e non voglio dormire nella stanza che ci hanno assegnato. Anzi, per questa notte potrebbe chiedere se me ne possono dare un’altra? Per favore. Siamo in troppi e io..soffro di claustrofobia.”
 
La cameriera sorrise come se avessi detto esattamente quello di cui c’era bisogno che io dicessi. Come se aspettasse quelle parole.

“Certo che posso, anzi non ce n’è alcun bisogno. Una stanza di riserva è pronta dall’inizio, nel caso uno dei concorrenti non si fosse trovato bene con quell ufficiale assegnata. Ci teniamo ai nostri ospiti. “ disse lei indicandomi la porta.
 
Rimasi a bocca aperta, ma ormai era fatta. Accettai di entrare e di restare lì ancora per quella notte.

“E poi cosa successe?” chiese Jensen.
 
 
 
Jared continuava a ricordare quella notte. Riuscì ad addormentarsi e l’indomani mattina, sul balcone della sua stanza, trovò un biglietto.
 
Caro mister X, sapevamo che tra di voi ci sarebbe stato un elemento estraneo che avrebbe preso totalmente un’altra rotta, rifiutando la camera comune. Chiunque tu sia, complimenti. Ti sei distinto dagli altri! I tuoi compagni seguiranno il cammino che hanno scelto con le loro azioni e tu con le tue azioni ne seguirai un altro.

Ma che diavolo…cammino diverso?

Hai rifiutato il denaro che ti veniva offerto. Questo è clamoroso e curioso e fa di te un’anima che ricerca altro che gettoni d’oro, per poter essere felice. Forse quello che cerchi, lo troverai nella prossima destinazione in un posto più spirituale!

Stanno tentando di manipolarmi… pensai arrabbiato.

Lo pensai, ma accettai comunque la sfida, perché volevo sapere cosa c’era alla fine.
 
“Hai scoperto cosa c’era in fondo?” gli chiese Jensen.

“Sì, ma non subito.” rispose Jared. 
   
 
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