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Autore: Civaghina    22/07/2017    2 recensioni
Com'era la vita di Leo, prima della terribile scoperta della Bestia?
Com'è cambiata la sua vita quando si è trovato davanti ad una verità così devastante?
La storia di Leo prima di Braccialetti Rossi, ma anche durante e dopo: gioie, dolori, amori, amicizie, passioni, raccontate per lo più in prima persona, sotto forma di diario.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lunedì, 6 agosto 2012

Stamattina nessuno mi sveglia e dormo fino alle 9 passate; mentre sto facendo colazione arriva Carlo: "Ciao Leo! Meno male, ci sei! Temevo di non trovarti!".

Io rido: "Pensavi che fossi già in giro per l'ospedale?"

"No, pensavo che ieri sera, anziché rientrare, fossi scappato chissà dove!"

"Eh! Magari!"

"Allora? Com'è andata ieri?" mi domanda mentre mi prende il polso.

"Benissimo."

"Sei stato bene?"

"Anche troppo!"

"Non hai strafatto?"

"No, anche perché dopo un paio di bracciate ero già a corto di fiato..."

"Questo è normale, lo sai... Sei fuori allenamento e il tuo fisico ne ha passate tante ultimamente..."

"Sì, sì, lo so..."

"Ti sei comunque divertito?"

"Sì, un sacco! Ma com'è che stamattina non si vede nessuno? Non è venuto nessun infermiere, e nemmeno la Strega..."

"Ed io ti sembro nessuno? Beh, grazie per la considerazione..."

"Eddai Carlo! Non te la prendere! Certo che ti considero! Ma non mi pare vero che non devo fare nessun controllo, nessun esame..."

"Hai fatto tutto due giorni fa, oggi non è necessario ripetere niente, dato che stai bene."

"E allora potevo starmene a casa un giorno in più, no?! Che senso ha avuto farmi rientrare se tanto non mi fate niente!"

"Leo, non ricominciare con questa storia, su! Se la Lisandri ha deciso così ha le sue buone ragioni e non sta a te discuterle."

"Ah, non sta a me?!" esclamo puntando l'indice contro il mio petto. "E allora a chi sta?! Mi pare che è di me che stiamo parlando!"

"Senti, piuttosto... Ti aspetta nel suo studio alle 10:30."

"Ah... Mi ha convocato?!"

"Sì, ti ha convocato".

Non mi piace granché andare nel suo studio: mi mette soggezione.

E poi ho ricevuto troppe brutte notizie là dentro.

"Ma sai perché?" domando mentre sento l'ansia crescere.

"No."

"Eddai Carlo! Sì, che lo sai!"

"No, ti garantisco che non lo so. Sono l'ultimo arrivato qui. Mi dicono solo lo stretto necessario."

"Credi che sia per i risultati della tac e della risonanza?"

"Potrebbe essere, ma non ne sono sicuro".

Ok, più che essere in ansia diciamo che me la sto facendo sotto dalla paura.

"Sai se ha mandato a chiamare anche mio padre o mia sorella?"

"Leo, te lo ripeto: non so niente. So solo che ti aspetta per le 10:30".

È l'ora più lunga della mia vita.

Cerco di non pensarci, ma è inutile.

Cerco di farmi coraggio, ma la paura continua a prevalere.

E se il tumore non si fosse ridotto?

E se non mi possono operare?

E se prima devo fare ancora chemio?

E se invece si è ridotto e hanno fissato la data dell'operazione?

Non sono sicuro di volerla sapere, la data dell'operazione, e nemmeno i dettagli.

Però so che chiederò tutto lo stesso.

Perché la mia maledetta sete di verità non me la toglie nessuno: nemmeno questa fottuta paura.

Così alle 10:25 prendo il block notes giallo, una biro e mi avvio a passo deciso verso lo studio della Lisandri.


Mi tremano un po' le gambe mentre mi siedo di fronte alla Lisandri e al dottor Alfredi.

Sì: perché c'è anche il dottor Alfredi.

Perché c'è anche il dottor Alfredi?!?

Notizie importanti, a quanto pare.

"Mi devo preoccupare?" chiedo a bruciapelo senza dare loro il tempo di dirmi niente.

"Sempre precipitoso, eh?!" osserva il dottor Alfredi con un sorriso bonario.

"Non sai quanto, Andrea" commenta la Lisandri guardandolo, per poi girarsi di nuovo verso di me: "Dimmi prima com'è andata ieri. Sei stato bene?"

"Sì, sono stato bene. Ma basta convenevoli, tanto Carlo di sicuro gliel'ha già riferito che sono stato bene. Adesso ditemi perché siamo qui" dico aprendo il block notes e togliendo il tappo alla biro. "È per i risultati degli esami? È per parlare dell'operazione? Avete mandato a chiamare anche mio padre?"

"Andiamo con ordine” mi dice il dottor Alfredi. “D'accordo, Leo?”.

Io deglutisco e prendo fiato: "D'accordo."

"Per cominciare, ti rispondo che è , a tutte e tre le domande."

"Ok."

Calmo. Devo stare calmo.

Tuo padre arriverà tra circa un'ora” interviene la Lisandri. “Se preferisci aspettare che arrivi...”

"Sa bene che non lo preferisco."

"Va bene, andiamo pure avanti, allora" dice rivolta al dottor Alfredi.

"Dunque, abbiamo già visionato i risultati della tac e della risonanza, ci siamo consultati anche con il dottor Abele, e riteniamo che tu possa essere operato al più presto" mi annuncia lui col tono più tranquillo del mondo.

Posso essere operato.

Questa è una buona notizia, no?

Ma allora perché non mi sento affatto rassicurato?

Forse è quel "al più presto" che mi mette addosso ancora più agitazione.

"Quanto presto?" è la prima domanda che mi viene in mente e che mi affretto a fare.

"Il 20 agosto" mi risponde la Lisandri.

Il 20 agosto.

Lo scrivo sul block notes, in alto al centro, su una pagina bianca: 20 agosto.

Tra sole due settimane?!

"Cioè... tra due..." comincio a dire, a fatica, e la Lisandri conclude la frase per me.

"Sì, Leo, tra due settimane".

"Ok" dico annuendo, e mi accorgo che sto trattenendo il respiro.

"Vuoi un bicchiere d'acqua?" mi domanda il dottor Alfredi.

Con dentro un Valium, magari.

"No, no, è tutto ok" mento sfregandomi un occhio, mentre riacquisto lucidità: "Ma quindi... il tumore si è ridotto, giusto?!"

"Sì Leo, si è ridotto" mi risponde la Lisandri togliendosi gli occhiali. "Anche se non quanto ci aspettavamo."

"Cioè?! Che vuol dire?"

"Vuol dire che, solitamente, dopo tre cicli di chemio come quelli che hai fatto tu, ci aspettiamo una riduzione maggiore di quella che invece è avvenuta."

"Però avete appena detto che potete operarmi lo stesso, no? Quindi qual è il problema?".

Sono proprio sicuro di volerla sentire, questa risposta?

Che io lo voglia o no, è comunque troppo tardi: adesso mi tocca ascoltarla.

"Uno dei problemi è che meno si riduce il tumore, più invasivo è l'intervento, quindi più lungo e più complesso" mi spiega la Lisandri. "Ma di questo te ne parlerà meglio il dottor Abele."

"Ok, ma ha detto uno dei problemi. Quali sarebbero gli altri?" le chiedo mentre quasi stritolo la biro.

"L'altro è che ciò significa che il tumore è ancora più aggressivo di quello che pensavamo" mi risponde parlando lentamente.

Troppo lentamente.

Appoggio un gomito sulla scrivania e mi passo la mano sulla testa, cercando di restare calmo, ma non ci riesco: "Quindi?! Che significa?! Che sono nella merda?!"

"Vacci piano, ragazzo!" esclama il dottor Alfredi sorridendo. "Significa solo che dobbiamo rivedere il piano terapeutico e trovarne uno più adeguato: cambiare il tipo di chemio, in buona sostanza".

Mi raddrizzo e mi appoggio contro lo schienale della sedia, guardando negli occhi prima uno e poi l'altra: "Potete non dirla a mio padre, questa cosa? Non credo che la prenderà bene."

"Leo, sai che non possiamo non dirglielo" dice la Lisandri sostenendo il mio sguardo.

Io scuoto la testa e sospiro: "Voi non lo conoscete. Non potete dirgli che il mio tumore è più aggressivo del previsto! Non... non sarà in grado di sostenerlo!".

Il dottor Alfredi si alza e si avvicina a me, poggiandomi una mano sulla spalla: "Leo..., nessun genitore prende bene il fatto che il proprio figlio abbia un tumore. Ma così come è tuo diritto sapere la verità, è anche suo dovere. E il nostro è dirla: a te, come a lui. Ma non è tuo dovere preoccupartene. Non sobbarcarti pure di questo peso, che ne hai già abbastanza di tuo".

Non è che io voglia proprio sobbarcarmelo, questo peso.

È che più peso do a lui, più il mio non si alleggerisce, anzi, mi torna indietro moltiplicato.

Mi torna indietro nei suoi sguardi smarriti, nella sua voce che trema, nei suoi silenzi angosciati, nella sua assenza che pesa.

Quella sì, che pesa.

E scava.

"Domani alle dieci hai appuntamento col dottor Abele, nel suo studio: stanza quattro, sempre qui al secondo piano" mi dice la Lisandri, mentre io prendo appunti. "Giovedì alle quattro e mezza, invece, hai la visita preliminare con l'anestesista, stanza..."

"È sempre Orietta?"

"Sì, sempre lei."

"Allora so dov'è. Ma come mai così presto? Per la biopsia l'avevo incontrata il giorno prima."

"Perché, nel caso di interventi più complessi, di visite se ne fanno almeno due: una circa due settimane prima, per escludere ogni complicazione, e una in prossimità dell'intervento, per conferma."

"Va bene" dico, scrivendo anche questo.

"E sabato alle nove e mezza ti ho prenotato una scintigrafia ossea."

"Wow! Certo che mi ha riempito l'agenda, eh?!"

"Così adesso non potrai più dire che ti tengo qui senza fare niente!" esclama lei con un sorriso sarcastico.

"Ma... prima che me lo vada a cercare su internet... che roba è 'sta scintigrafia?!"

Solo la parola mi mette i brividi.

"È tipo una tac, ma più specifica nel valutare eventuali alterazioni delle ossa. Diciamo che ci serve per approfondire la risonanza e la tac che hai già fatto. Ti viene iniettato un radiofarmaco, poi bisogna aspettare tre ore, affinché si fissi al tessuto osseo, quindi ti sdrai su un lettino come quello della tac e la macchina ti passa sopra scannerizzando le tue ossa."

"Cioè quelle della gamba?"

"Non solo: già che ci siamo preferiamo eseguirla su tutto il corpo, così vediamo la situazione generale."

"E per quanto tempo dovrò starmene fermo ad essere scannerizzato?"

"Non molto, circa mezzora."

"Ok... C'è altro che dovete dirmi?"

"No, per il momento no. Dovrai fare altri esami ma ne riparleremo dopo che avrai fatto il colloquio col dottor Abele e la visita anestesiologica."

"Beh, perché non possiamo parlarne adesso?!"

"Perché saranno appunto il chirurgo ortopedico e l'anestesista a dire quali esami hanno bisogno che tu faccia" mi spiega il dottor Alfredi.

Io chiudo il block notes, sospirando: "Va bene. Oggi sono libero di andarmene in giro?" domando alla Lisandri.

"Sì."

"Anche in giardino?"

"Sì, anche in giardino, ma evita le ore più calde."

"In palestra non glielo chiedo nemmeno..."

"Bravo, non chiedermelo. Quando potrai mi premurerò di dirtelo. Comunque, dopo l'intervento frequenterai la palestra abitualmente per la riabilitazione."

"Non mi sembra esattamente la stessa cosa..." commento alzandomi, per poi salutarli ed andare dai Braccialetti Bianchi.


Alessandro, 6/08/12.

"Ciao Leo. Cosa scrivi?"

"Oh, ciao papà... niente, cose mie..." dico mettendo via il pennarello indelebile.

"Ma hai il permesso di scrivere sull'armadietto?"

"Il permesso?!" esclamo io ridendo. "E che ne so?! Mica l'ho chiesto!"

"Ma non ti dicono niente?".

Io mi stringo nelle spalle: "Sono qua da un mese, posso considerarla la mia stanza, no?"

"La tua stanza è a casa" ribatte lui con tono serio.

"Allora diciamo che è anche a casa. Ma intanto sono qui. Quindi anche questa è la mia stanza, no? Pensavo di mettere delle tende alle finestre e di ridipingere il soffitto, che ne dici?".

Lui scuote la testa: "Devi sempre scherzare, eh?"

"Diciamo che aiuta."

"La dottoressa Lisandri mi ha mandato a chiamare... Sai perché?"

"Forse perché sono indisciplinato e sta pensando di darmi una sospensione!" scherzo io. "Atti vandalici sugli armadietti!"

"Dai Leo, adesso smettila di scherzare! Sai di cosa mi deve parlare?"

"Sì..., io ci ho già parlato. Il 20 mi operano."

"Il 20 agosto?!"

"Sì, il 20 agosto. Tra due settimane".

E la Bestia è più infame e bastarda di quello che credevamo e la chemio anziché lasciarla a terra stecchita le ha solo dato un po' di botte.

Oltre ad averne date un sacco anche a me, come tutti sappiamo.

Ma questo lascio che glielo dicano la Lisandri e Alfredi, che io devo ancora mandare giù la notizia e non ce la posso fare a darla a lui.


Trascorro la giornata quasi interamente fuori dalla mia stanza: pranzo, poi girovago per i corridoi, faccio due chiacchiere con Ulisse e quattro con Rocco, leggo qualche fumetto in biblioteca, torno in camera per fare merenda, faccio una doccia, vado in ludoteca a giocare con i bambini, tra cui c'è anche Giacomo che mi chiede dove ho lasciato la cuffia con il leone, ceno, poi arriva Giulia e andiamo a fare una passeggiata agli Ulivoni.

Passiamo insieme un'ora spensierata: parliamo, ridiamo, scherziamo, ci appartiamo dietro un albero per baciarci finché abbiamo fiato e poi il nostro tempo scade, troppo in fretta; l'accompagno al piazzale dei bus, le do un ultimo bacio e la guardo andare via mentre mi saluta dal finestrino, seduta al mio posto, che è anche il suo.


"Guarda chi si rivede!" esclama Laura mentre percorro il corridoio verso la mia stanza. "Dove sei stato per tutto il giorno?!"

"In giro."

"Sono passata tre volte per vedere come stavi, ma non c'eri mai. Mi è quasi venuto il dubbio che ti avessero mandato di nuovo a casa e si fossero dimenticati di dirmelo!"

"Sto bene" dico accennando un sorriso.

"Sicuro? Mi sembri pensieroso".

Oggi ho saputo che tra due settimane mi operano e me la faccio sotto.

Domani parlerò con il chirurgo dei dettagli e, nonostante io voglia sapere tutto, quest'idea mi fa rabbrividire.

Oggi ho anche saputo che la Bestia è più resistente del previsto e, questo, oltre a spaventarmi mi fa anche incazzare.

La mia ragazza è appena andata via ed io non sono riuscito a dirle nulla di tutto questo e tanto meno sono riuscito a dirlo a mio padre, stamattina.

"Sicuro" le rispondo sfregandomi un occhio. "Sono solo un po' stanco. Mi sa che andrò a letto presto."

"Fai bene..." dice lei accarezzandomi la schiena. "Riposati."

"Buonanotte Lauretta."

"Buonanotte re Leone".

Mi butto sul letto, incrociando le mani dietro la testa e perdendomi a guardare il soffitto.

Mi sento solo.

Penso a mamma.

La vorrei qui.

Ieri è stata una giornata così bella, così leggera... e oggi sono ripiombato nella mia pesante realtà.

È dura da accettare.

È dura accettare di ritrovarmi ancora qui, da solo, anzi no, in compagnia della Bestia che, nonostante tutto, è ancora più forte di me.

Anche le lacrime sono più forti di me e non riesco a trattenerle.

Stasera tutto mi sembra più forte di me.



   
 
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