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Autore: nikita82roma    25/07/2017    5 recensioni
Ambientata prima dell'ultimo episodio della prima stagione. Castle e Beckett sono sulla scena del crimine di un duplice omicidio, una coppia di coniugi con una bambina in affido: Joy entrerà prepotentemente nella vita di castle e ancora di più in quella di Beckett. Il passato si scontrerà con il futuro, scelte, errori e decisioni vecchie e nuove porteranno i nostri dentro un percorso dal quale uscirne non sarà facile, dove giusto e sbagliato non sono così netti e dove verranno prese decisioni sofferte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Kate il mattino successivo non fu più riposata né i dolori si erano attenuati, anzi ne sentiva molti di più, da parti del corpo, dove era stata colpita che nemmeno ricordava. Temeva solo i lividi, le prove di quello che aveva subito, non voleva spaventare nessuno, soprattutto Joy.

- Buongiorno amore mio - le disse sorridendo appena la vide aprire gli occhi. Joy la guardava perplessa, come se non si rendesse bene conto di tutto quello che era accaduto, ma non si allontanò, non mise spazio tra di loro, si sollevò appena rimanendo sotto l’abbraccio protettivo di sua madre. Ora che l’emotività del momento era passata, era più difficile tutto, anche per Joy. Si sentì imbarazzata da quel contatto così ravvicinato ed intimo tra loro, ma allo stesso tempo non voleva privarsene. Sentiva, in qualche modo, che era giusto.

- Buongiorno Kate. - Joy vide un pizzico di delusione negli occhi di sua madre che non smettevano di guardarla. Si sporse verso di lei, facendo pressione sul suo costato per alzarsi, le diede un bacio sulla guancia, ma la vide fare una smorfia di dolore che non riuscì a trattenere.

- Scusa, non volevo farti male. - Disse rammaricata.

- Non è nulla… e il tuo bacio cura tutto. - Le sorrise e Joy la guardò perplessa.

- Grazie per essere venuta ieri sera. So che non ti avrei dovuto chiamare, perché non stavi bene.

- Perché dici che non stavo bene?

- Ti ho visto in tv. E poi ho sentito che hai una fascia tutta qui. - Le disse indicando il torace. Kate sorrise dello spirito di osservazione di sua figlia, lei ieri sera era talmente sopraffatta da tutte le emozioni che stava vivendo che non si sarebbe accorta di nulla.

- Ascoltami Joy… quando ieri sera Alexis mi ha detto che volevi vedermi è stata la cosa migliore che potessi sentire e io non credo di riuscire a spiegarti quanto sono stata felice e quanto lo sono anche adesso. Non sei tu a dovermi ringraziare, sono io a dover ringraziare te, per farmi essere qui. - Le accarezzò il viso spostandole i capelli che le stavano coprendo gli occhi. Gesti così semplici e normali che per Kate avevano tutti un significato speciale. Stava vivendo tante sue prima volte, una dietro l’altra e forse non riusciva a rendersi del tutto conto di quello che stava accadendo, sapeva solo che ogni gesto, ogni parola, le provocava emozioni immense.

Joy le stava per rispondere quando Martha entrò in camera, nessuna delle due si era accorta che aveva bussato e le trovò dolcemente abbracciate, con Joy ancora appoggiata alla spalla di Kate mentre questa la accarezzava. L’attrice ne fu molto colpita, soprattutto dallo sguardo carico di amore che Beckett in quel momento stava riservando a sua figlia.

- Buongiorno splendide ragazze, come va oggi? Dormito bene? - Chiese alle due con la sua voce squillante che copriva anche la sua emozione.

- Io sì, Kate credo non tanto… - Disse Joy staccandosi da sua madre.

- Ho passato la migliore notte della mia vita, Martha… - Sorrise Kate.

- Mia cara, non stento a crederlo… E poi la prima notte è sempre così, tanta gioia e tanti dolori un po’ ovunque, ma pensi che ne sia valsa la pena ogni volta che li guardi. Hai solo posticipato un po’! - L’attrice cercò di alleggerire la situazione, con Joy che strizzava gli occhi perplessa, non avendo capito molto di quel discorso.

- Sì Martha, vale tutti i dolori del mondo. - Kate guardò prima la donna in piedi vicino al letto e poi sua figlia. Era certa di quello che aveva detto e sapeva che la parte più difficile sarebbe stata farglielo capire, fare in modo che si fidasse di lei.

- Comunque io sto per uscire, tanto mi pare di capire che sei in buone mani… Ah Joy, Richard voleva sapere se ti deve portare la colazione o se preferisci scendere un po’.

- Scendo giù! - Esclamò felice di poter uscire un po’ da quella stanza.

Martha le salutò lasciandole di nuovo sole. Joy si alzò dal letto andando a prendere in un cassetto i suoi vestiti puliti.

- Hai… hai bisogno di aiuto? - Le chiese Kate timidamente.

- No, grazie faccio da sola. - Rispose lei sicura.

- Ok… ehm Joy… Io… io non so bene cosa fare, cioè… anche per me è tutto nuovo e… scusa se ti chiedo cose stupide ma… io non so come si fa… non dovrei chiedertelo però ho bisogno del tuo aiuto per essere quella di cui tu hai bisogno e… - Joy si fermò sulla porta del bagno e la guardò sorridendole.

- Kate… ti andrebbe dopo di aiutarmi a sistemare i capelli? - Beckett annuì e Joy si chiuse in bagno, mentre lei cercava di respirare lentamente. Era tutto maledettamente difficile. Aspettò che uscisse da lì, tormentandosi le mani nervosamente. Guardava quella stanza, come era diventata in poco tempo così sua, con i suoi giochi, i suoi libri, le sue fotografie. Uscì poi dal bagno con la spazzola in mano si sedette sul bordo del letto e Kate le andò dietro e cominciò a pettinarle lentamente i lunghi capelli, ciocca dopo ciocca. Stavano entrambe in silenzio e Kate avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere a cosa stesse pensando sua figlia. I suoi pensieri, invece, si mescolavano tra presente e passato, pensò a quando sua madre voleva per forza pettinarla e lei, invece orgogliosa preferiva fare da sola, per far vedere che era capace e Johanna si complimentava sempre per il suo lavoro e poi pazientemente finiva di sistemarla. Era ancora più piccola di Joy e quello le diede la certezza che lei avrebbe saputo sistemarsi i capelli benissimo da sola. Smise di pettinarla e la abbracciò, appoggiando il petto alla sua schiena e stringendola a se. Piegò la testa ed il naso finì tra i suoi capelli, respirando il suo profumo. Sentì le mani di Joy stringere le sue, erano quei piccoli gesti che le riempivano il cuore. Non le chiedeva di più. Pensò ai giorni precedenti, a quando era stata scoperta, alla paura che aveva avuto di non poterle mai dimostrare quanto la amasse, era l’unica cosa che l’aveva terrorizzata in quei momenti, di non poter mai vivere un momento come quello.

- Grazie… - le sussurrò Kate.

- Di cosa? - Chiese Joy voltandosi e sciogliendo quell’intreccio che avevano creato.

- Di essere così come sei. - Non le voleva dire che che aveva scoperto quello che aveva fatto. Forse non era pronta a dimostrare apertamente che aveva bisogno o voglia di stare con lei e Kate non aveva alcuna voglia di forzarla, le sembrava già tanto poterla baciare ed abbracciare senza essere rifiutata.

 

Beckett non era la sola a non aver dormito. Castle era rimasto tutta la notte a guardare il ghiaccio dello scotch che si scioglieva lentamente, insieme a lui. Pensava a lui, a Joy, a Kate, a quegli ultimi mesi, a quello che aveva voluto, a quello che aveva sperato. Da quel giorno che Beckett era entrata alla sua festa aveva stravolto la sua vita. Lo aveva scelto lui, certo, era stato lui ad insistere per collaborare con lei, a fare di tutto per stare con lei, ma non avrebbe potuto fare altrimenti. Lei aveva qualcosa che non poteva spiegare, qualcosa che da subito gli aveva detto di volerne sapere di più, di voler sapere tutto di lei. Poi quando aveva scoperto forse la cosa più importante della sua vita, tutto era crollato, lui aveva fatto crollare tutto. Aveva sempre creduto nel destino e nella magia, ma quello che gli era accaduto andava oltre, era stato conquistato da Joy dal primo istante, dai suoi occhi, dal suo modo di guardarlo, dai suoi gesti impauriti e decisi insieme. Non capiva come aveva fatto a non accorgersi eppure ora gli sembrava tutto così palese, erano così chiare le similitudini con Kate, da quando glielo aveva detto non faceva altro che notarle, il modo in cui lo guardava inclinando un po’ la testa, quando non era convinta di quello che stava dicendo, il suo sorriso timido, la sua testardaggine, la sua indipendenza. Forse non era un caso, forse quel brivido che aveva provato nel vedere Kate tenere in braccio Joy il giorno che l’avevano trovata era perché per qualche strana magia lui lo sentiva che c’era qualcosa, e tutte quelle persone che li scambiavano per una famiglia riuscivano a vedere più chiaramente di lui. E quella notte con quel ghiaccio si scioglievano tante sue certezze. Aveva paura di qualsiasi cosa, che Beckett legasse troppo con Joy al punto che lei decidesse di voler stare con sua madre, che invece non volesse più vederla o averla nella sua vita e che quella era stato solo un crollo emotivo. Avrebbe voluto che tutto fosse più semplice, avrebbe voluto avere il coraggio di dire “mi dispiace” ma non aveva nemmeno quello. Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo e riportare tutto a quando erano negli Hamptons, a quella notte con Kate quando non le aveva detto nulla di quello che provava perché non sapeva cosa fosse e per non distruggere tutto. Ora era tutto distrutto, lui non sapeva ancora cosa provava, ma sapeva solo che si possono odiare così tanto solo le persone che si amano dal profondo, che ci si può sentire così feriti e traditi da qualcuno, solo se in lui avevi riposto tutto te stesso.

Martha si era accorta che non aveva dormito, ma non gli aveva detto nulla, in cuor suo sperava che quel testone di suo figlio per una volta facesse la cosa migliore, ma non ne era convinta, perché lui era bravissimo ad incasinare tutto. Gli aveva detto che Kate e Joy erano sveglie, che sarebbero scese e che entrambe sembravano felici ed un po’ imbarazzate. Era uscita raccomandandosi di comportarsi bene, come se lasciasse a casa solo un bambino e suo figlio molto spesso lo era.

Stava finendo di preparare il caffè per Kate e la colazione per Joy quando suonarono al campanello. Fu abbastanza stupito perché non si aspettava nessuno.

- Ciao Matt, cosa ci fai qui? - Rick fece entrare Matt Cameron, il suo avvocato, quello a cui aveva dato il mandato di occuparsi dell’adozione di Joy e della causa contro Beckett.

- Ti rubo solo pochi minuti, passavo da queste parti e mi sono fermato. Hai visto la tv ieri sera Rick? - Chiese con un gran sorriso l’avvocato.

- Cosa?

- Beckett. È rimasta ferita in un’azione, questo sai cosa vuol dire Ricky?

- No… che vuol dire? - Castle era frastornato, non capiva perché Matt era così felice della situazione e tutto quello si andava drammaticamente a scontrare con i pensieri che aveva avuto per tutta la notte.

- Che questo gioca tutto a nostro favore! Potremmo usare anche questo per non farle avere la custodia e per tenerla lontana da Joy. Il suo lavoro è pericoloso e lei non può prendersi cura in ogni caso di sua figlia. Bene no?

- Matt io veramente… - Avrebbe voluto dirgli di farla finita, come poteva essere un bene che Beckett avesse rischiato la vita.

- Questo è un grosso punto a nostro vantaggio, anche senza tutto il resto. Vedrai, alla fine saranno loro a ritirare la richiesta di affido, anche se, detto tra noi, la detective continua così, penso che prima o poi ci lascerà le penne ma…

- Matt non mi pare il caso… - Lo fermò Rick che fu fermato a sua volta da una voce sulle scale.

- No! - Joy era lì, in piedi con Beckett alle sue spalle che guardava Rick e l’avvocato con occhiate che sembravano pugnali affilati.

- Rick? Che ci fa lei qui? - Chiese Matt.

- Joy voleva vedere sua madre ieri. Voleva sapere che stava bene. - Sottolineò Castle.

- Non credo che sia una buona idea questa Ricky, lasciatelo dire. - Lo rimproverò il suo avvocato.

- So io cosa è bene per Joy e cosa no, Matt. Ora per favore, è il caso che tu vada.

L’uomo annuì e contrariato lasciò il loft, mentre Kate e Joy si avvicinavano a Castle, entrambe silenziose, entrambe con uno sguardo che diceva tutto.

 

- Mi dispiace per quello che ha detto Matt, ha esagerato. - si giustificò un impacciato Castle. Provò ad avvicinarsi a Joy, ma Kate in un istintivo gesto protettivo, avvicinò la bambina a se e l’abbracciò rimanendo in piedi dietro a lei. Castle fu colpito da quella reazione di Beckett che non trovò del tutto inaspettata, immaginava che sarebbe stata così con sua figlia.

- Rick, io non voglio che accada qualcosa di brutto alla mamma. - gli disse Joy. Castle guardò prima Kate e poi la bambina, maledicendo il suo amico per averlo messo in quella situazione.

- Non lo voglio nemmeno io Joy, stai tranquilla. Che ne dici se ora fai una bella colazione e poi prendi le tue medicine? Sono già lì pronte che ti aspettano. - Le sue parole sembrarono tranquillizzare la bambina che in Castle riponeva molta fiducia, perché in quei mesi era stato l’unico a non prenderla mai in giro e ad occuparsi sempre di lei. Kate, invece, rimase molto di più sulla difensiva, osservando come lui avesse un ascendente così forte verso sua figlia e ne rimase un po’ preoccupata. Voltò poi lo sguardo sulla tavola e su una tovaglietta c’erano ordinati vari flaconcini. Sospirò troppo profondamente per quanto il suo torace potesse sopportare senza farle sentire dolore e la lasciò andare a sedersi.

- Tu Beckett, cosa preferisci? - Le chiese Rick con quel tono affabile che da tempo non sentiva, almeno non verso di sé.

- Solo un caffè, Castle. Non voglio abusare della tua ospitalità troppo a lungo. - Cercò di essere anche lei il più cordiale possibile, nascondendo la sua battaglia interna tra le sue paure e le sue speranze.

- Non è un problema…

Kate si sedette vicino a Joy, osservandola mangiare una tazza di cereali poi anche Rick le raggiunse, portando una tazza di caffè a lei ed una per se. Come ai vecchi tempi.

- È come piace a te… - Le disse lui mentre lo stava sorseggiando.

- Grazie. È molto buono. - Rispose imbarazzata.

- Beckett io… ecco… parlerò con Matt. Non avrò nulla in contrario se vorrai vedere Joy in questo periodo.

- Grazie. - Rispose ancora bevendo un altro sorso di caffè. Quella tazza tra le mani era un rifugio, le dava sicurezza, era qualcosa dove aggrapparsi per pensare che sarebbe andato tutto bene, ma in quel momento non sapeva quale era il lieto fine che potesse esserci. In ogni caso avrebbe sofferto qualcuno e lei nonostante tutto, non voleva che soffrisse nessuno, nemmeno Castle.

- Joy, se vuoi passare del tempo con Kate è ok, va bene? - Chiese Castle anche alla bambina che annuì ancora.

- Io ora però credo che dovrei proprio andare. Al distretto probabilmente si chiederanno che fine ho fatto. Devo ancora fare rapporto di ieri… - Kate interruppe quel silenzio che si era creato tra loro tre ed era insolito, perché insieme avevano sempre parlato e scherzato molto ma in quel momento non c’era più nulla di tutto quello.

- Mamma… Ma tu fai sempre cose pericolose? - Le chiese Joy preoccupata. Kate nel sentirsi chiamare di nuovo mamma sentì un vuoto dentro, come quando si va sulle montagne russe.

- Joy ti prometto che da ora in poi non farò più cose così pericolose, va bene? - le disse piegandosi per guardarla negli occhi ed essere alla sua altezza.

- Io non voglio che ti fai male ancora. - Gli occhi di Joy la trafissero inchiodandola alle sue nuove responsabilità. Ogni decisione che avrebbe preso nella sua vita, da quel momento in poi, non avrebbe influenzato solo la sua, ma anche quella di sua figlia. Era un cambio di rotta decisivo, al quale avrebbe dovuto abituarsi presto.

- Stai tranquilla amore mio, non mi accadrà nulla. - Kate si alzò e Joy fece lo stesso per andare ad abbracciarla. Salutare sua figlia fu per Beckett una fatica immensa. Non pensava che sarebbe stato così difficile. Le diede un bacio e poi un altro e un altro ancora. La guardò e poi la strinse di nuovo.

- Tornerai a trovarmi? - Le chiese Joy.

- Prestissimo, te lo prometto. Ma tu per qualsiasi motivo, se vuoi chiamami. Quando vuoi. - Joy annuì.

- Sarà meglio tornare in camera JJ! - Le disse Rick che la prese in braccio appena Kate la lasciò e poi le chiese se poteva aspettarlo. Guardò Joy mentre saliva le scale in braccio a Castle salutandola ancora. Le mancava già.

Rick tornò poco dopo e i due si trovarono imbarazzati uno davanti all’altra.

- Ero serio quando ho detto che puoi tornare quando vuoi. Joy ha bisogno di te. - Le disse Castle.

- Hai cambiato idea velocemente… - Rispose lei sarcastica.

- Voglio anche io il suo bene e lei sta bene se tu ci sei a quanto pare. Per me puoi venire quando vuoi.

- Grazie.

- Ti chiedo solo una cosa Beckett. Non promettere mai cose che non puoi mantenere. - Kate si sentì a disagio ad essere ripresa così da Castle. Fossero stati in altri rapporti, fosse stato prima, non avrebbe esitato a chiedere aiuto a lui su come comportarsi. Poteva dirgli di tutto, ma con i bambini ci sapeva fare ed aveva cresciuto Alexis da solo.

- A cosa ti riferisci?

- Quando le hai detto che non ti accadrà nulla, che non farai nulla di pericoloso. Ti conosco un po' Beckett, tu non sai stare in seconda linea, sei sempre in prima. Magari cerca solo di stare un po' più attenta adesso. Per le persone che ti vogliono bene. - Avrebbe voluto dirle anche lui gliene voleva, nonostante tutto, ma non ebbe il coraggio.

- Farò tutto il possibile adesso per limitare le situazioni pericolose. Non voglio far preoccupare Joy. Diglielo anche tu, per favore. - gli chiese nella speranza che a lui credesse di più.

- Lo farò, stanne certa.

 

Kate uscì senza che si salutassero. Si guardarono solamente, con quell’imbarazzo perenne che li divideva con un vetro infrangibile. Fermò il primo taxi che passava e si fece portare di nuovo in ospedale, lo aveva promesso al momento delle sue dimissioni. Si preparò mentalmente ad una nuova predica, ma in realtà ogni suo pensiero era rivolto a Joy e cercava ancora di capire tutto quello che le era accaduto ma non era facile. Aveva intuito nell’atteggiamento di sua figlia tutte le difficoltà e le contraddizioni che stava affrontando, percepiva il suo desiderio e la paura, affetto e diffidenza che le facevano avere reazioni diverse nei suoi confronti. Farsi accettare completamente da lei era certa che sarebbe stata una strada dura. Joy aveva fatto il primo passo, ma ora il resto del cammino spettava a lei. Non le importava quanto sarebbe stato faticoso, difficile, doloroso, lo avrebbe percorso tutto, senza esitare.

La fecero accomodare in una stanza separata da altri pazienti con una tendina. Tutti sentirono la ramanzina che il medico le fece osservando le sue nuove radiografie. Era stata imprudente e sconsiderata, disse osservandole. Senza fasciatura le sembrò di stare meglio, almeno per un po’. Sarebbe rimasta lì, in attesa che il primario decidesse se tenerla ancora sotto osservazione oppure no. Si sentì sfinita dopo quei giorni sotto copertura e tutto quello che era accaduto dalla sera precedente e senza nemmeno accorgersene si addormentò.

 

Castle appena uscita Beckett tornò in camera da Joy. Era di nuovo molto silenziosa e dagli atteggiamenti che aveva, dalla postura e dall’espressione le sembrava tornata la bambina che aveva portato a casa i primi giorni. La vide tenere in mano la collana che le aveva regalato Kate, facendo scorrere la farfalla tra le dita.

- La vuoi mettere? - Le chiese Rick sedendosi vicino a lei. Joy non rispose, alzò solo le spalle. Lui sapeva che voleva farlo, ma non glielo avrebbe chiesto, così la prese dalle sue mani e gliela mise al collo. Joy ora la guardò pendere sul suo petto e sorrise.

- Grazie Rick.

- Devi imparare a chiedere le cose che vuoi. Non aver paura a farlo. - La incoraggiò.

- Ci hanno insegnato a non chiedere, hanno sempre detto di ringraziare, ma di non chiedere e non volere nulla. - Ammise Joy.

- Chi te l’ha detto? - Le chiese Rick stupito.

- All’istituto. Dicevano che quando eravamo con le nuove famiglie di non chiedere mai nulla, se no poi ci avrebbero rimandato indietro all’istituto se non eravamo bravi, come hanno fatto con me. Però io non ho mai chiesto nulla, nemmeno prima.

- Ascoltami… questa cosa adesso dimenticala, ok? Se vuoi qualcosa chiedila pure a me, ad Alexis, a Martha… anche a Kate. Devi dire quello che vuoi, sempre. Poi magari ti possiamo dire di no, ma tu devi dirlo…

- Sei arrabbiato con me? - Chiese preoccupata.

- No, non sono arrabbiato. Per cosa dovrei esserlo?

- Perché ho chiesto di vedere Kate e sono rimasta con lei.

- Se tu vuoi vederla per me va bene.

- Perché quel signore ha detto tutte quelle cose cattive su Kate? Anche tu la odi?

- No. Io non la odio. Mi sono arrabbiato con lei, perché mi ha tenuto nascosto di te e non mi ha detto delle cose. Però io non la odio anzi le voglio bene. - La accarezzò sorridendole per tranquillizzarla.

- Anche io le voglio bene, però anche io sono arrabbiata con lei. È complicato… - Disse seria.

- Sì, lo è. Ma non devi sforzarti di fare quello che non ti senti. Devi essere naturale con Kate, lei sono sicuro capirà, anche le tue incertezze. È normale che sia così.

- Prima mi ha detto che lei non sa bene cosa fare e che devo essere io ad aiutarla, ma io non so come. - Ammise tristemente.

- Parlando. Dille quello che vuoi che faccia e quello che non vuoi. Se c’è qualcosa che ti da fastidio glielo dici, se invece vorresti qualcosa da lei chiediglielo. - Castle cercava di fare in modo che Joy potesse sentirsi più a suo agio possibile in quella situazione scomoda.

- Avrei voluto che fosse rimasta ancora un po’… secondo te perché è andata via così presto? - Dai suoi occhi traspariva tutta la sua delusione.

- Non lo so, probabilmente ieri sera quando è venuta qui non lo aveva messo in preventivo e non pensava di fermarsi a dormire, magari doveva finire di sistemare delle cose a lavoro, oppure… - Rick non sapeva se Beckett le avesse detto niente e nemmeno se era compito suo farlo, ma Joy non era una stupida e non era giusto tenerle nascoste le cose, non più ormai - … Kate è uscita dall’ospedale per venire qui,  forse aveva delle visite…

- Aveva tutto fasciato qui. - Disse indicandosi il petto.

- Lo hai visto? - Le chiese Rick stupito che si fosse lasciata vedere da sua figlia così.

- No, ma l’ho capito quando mi ha abbracciato ed ho dormito con lei. Si sentivano sotto la maglietta, però lei non mi ha detto niente, mi ha fatto dormire così lo stesso.

Rick sorrise e non si stupì. Era decisamente da lei un comportamento del genere, non avrebbe mai impedito a sua figlia di dormire abbracciata a lei se voleva, per nessun dolore al mondo. Diede un bacio a Joy e si alzò dal letto vide la maglia che aveva dato a Beckett per dormire appoggiata sulla sedia, la prese e poi lasciò la piccola sola a vedere la tv. Appena fuori dalla stanza strinse la maglia tra le dita, aveva ancora il suo profumo, quel profumo che da quella notte negli Hamptons, nonostante tutto non aveva più dimenticato. Avrebbe dovuto chiamare Matt e spiegargli che le cose stavano cambiando, anche se non sapeva nemmeno lui come.

   
 
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