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Autore: Lawliet    13/09/2009    4 recensioni
I Cinema Bizarre irrompono sulla scena europea e americana.
I Tokio Hotel si vedono contendere lo scettro di gruppo tedesco più conosciuto.
I GazettE non sopportano di essere imitati da cinque novellini.
E se Bill e Ruki decidessero di scendere in campo?
« Che diamine, Kaulitz, ti stanno soffiando il regno da sotto il naso, tira fuori le palle! »
Significherebbe guerra.
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cinema Bizarre, The GazettE, Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ridicolo.

Uruha sfogliava una rivista patinata con aria assorta.

-Idiota.

Lo interessava soprattutto l'articolo dedicato al gel alla papaya.

-Odioso.

Chissà se si fosse dimostrato più valido di quello al kiwi.

-Schifosissimi bimbetti!

Avrebbe dovuto pensarci bene...

-Si sente fino a qui, la loro puzza di latte!

Ecco, se solo...

-Non c'è più rispetto, ecco cosa! E adesso nemmeno tu mi stai ad ascoltare!

Se solo Ruki avesse smesso di imprecare contro il monitor.

Uruha, primo chitarrista dei GazettE, sospirò. -Che c'è, adesso? Che diamine hai, ancora, Ruki? La maschera all'ananas l'hai fatta ieri sera, stamattina abbiamo fatto venire anche l'hairstylist per la messa in piega e questo pomeriggio hai la manicure. Ti manca soltanto una rifinitura al bulbo oculare, se vuoi raggiungere la perfezione.
-Pensi che dovrei farla?
Uruha alzò le sopracciglia. -Dimmi piuttosto qual è il problema, stavolta.- A malincuore, chiuse la rivista.
-Qual è il problema?- ripeté un furioso Ruki. -Sai, Urupon, qui si tratta della grande gioia e, insieme, la grande piaga dell'umanità.- spiegò infervorato.
-Secondo me esageri. Non sei così insopportabile, su.

Ruki aprì la bocca, ma non ne uscì niente. Si limitò a esprimere il suo immenso disprezzo per l'umorismo dell'amico aggrottando pericolosamente le sopracciglia. Era incredibile scoprire quanto poteva apparire minaccioso un ragazzo alto un metro e sessantadue.

-Quello a cui mi riferisco,- sibilò Ruki. -E' questo.- Indicò il computer.
-Cos'ha che non va?- Uruha aggrottò la fronte. -Non funziona? Non è che si tratta del problema tecnico dell'altra volta?
-Mi prendi per scemo? Stavolta l'ho attaccata, la spina! E comunque non è questo di cui ti volevo parlare.
-Allora vorresti essere più preciso?
-Quella...- Ruki deglutì. -Quella roba, Urupon.- Gli luccicarono gli occhi. -E' inguardabile. E io che pensavo avessimo toccato il fondo quando Aoi si era messo quel kimono dorato!
-Attento a non farti sentire da lui.- lo avvertì Uruha, intrecciando le dita. Sorrise, come un gatto pigro e sornione.
Ruki lo ignorò. -Tu proprio non capisci la gravità di questo fatto, vero?
-Se me ne mettessi al corrente, forse capirei.- sospirò il chitarrista.
-Guarda qui.- ringhiò il vocalist. -Guarda. Qui.- Puntò l’indice verso lo schermo.

Uruha si alzò di malavoglia dal divano in pelle e si avvicinò al laptop. Sullo schermo, in alto a sinistra, campeggiava il logo di YouTube. I titoli dei video non erano poi così diversi da quelli che di solito avevano per protagonisti i GazettE, rifletté il biondo chitarrista: c’era una profusione di “Hot Strify”, “Strify’s Sexy”, “Strify Bad Boy” e via dicendo, ma a parte il ripetersi di quel nome a lui sconosciuto, non gli sembrava niente di eccezionale.
Deliri ormonali di fan, così li classificò mentalmente Uruha.

-Dunque?- lo incalzò Ruki.
Uruha si voltò verso di lui. -Io non ci vedo niente di speciale. Ne abbiamo visti a valanghe, di video come questi.
-Vedo che non hai afferrato.- sbottò Ruki impaziente. Si precipitò sul mouse, e in due secondi aprì un’altra pagina di YouTube, questa volta digitando “Ruki”. -Ora guarda bene.- Si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Uruha lo fissò con molta attenzione. A dispetto di quanto avesse pensato, la faccenda doveva essere seria: il loro cantante era nervoso, molto nervoso. -In cima alla pagina. Guarda. Dove c’è scritto “risultati”. Io ne ho circa 5560, e quella sottospecie di corista parrocchiale ne ha 4930. Secondo te, cosa dovrei pensare?- sibilò tra i denti ancora una volta.
-Ruki, è solo questo?- L’interessato lo fulminò con un’occhiataccia. -Ascolta, capirei il tuo complesso di inferiorità...
-Io non ho complessi di inferiorità!
-... La tua preoccupazione.- si corresse frettolosamente Uruha. -Capirei la tua preoccupazione magari se ci fossero più risultati nella sua pagina che nella tua, ma arrabbiarsi per questo mi pare francamente irragionevole, oltre che inutile. Di che cosa ha colpa, questo Strify? E chi è, poi?

Ruki ghignò. Finalmente Uruha aveva centrato il punto focale.

-Sarei felice di spiegartelo. Sai, Urupon, questo demente con la testa colorata...
-Anche tu ti tingi i capelli, Ruki. Tutti noi lo facciamo.- obiettò un perplesso Uruha.

Stranamente, il cantante dei GazettE non replicò. Non diede nemmeno segno di essersi irritato per l’interruzione. Anzi, abbozzò un sorriso indulgente.
Uruha arrivò a pensare che magari i Maya potevano aver ragione sull’imminente fine del mondo.

-Dicevo. Questo esemplare di macrocefalo di palude è anche tedesco. Sai che significa?- chiese Ruki. -Che “Strify” non è nemmeno il suo vero nome. Lui si chiama Sebastian. Sebastian!- ripeté, con voce stridula. -Come il granchio di The Little Mermaid!
-Non mi sembra un reato, a quanto ne so.- ribatté tranquillissimo Uruha. -E poi non mi sembra un capo d’accusa così schiacciante: ti ricordo che tu ti chiami Takanori, in realtà.
-Lo so benissimo.- replicò Ruki, sullo stesso tono. Se gli avessero detto che quello davanti a lui era Takanori “Ruki” Matsumoto, Uruha non ci avrebbe creduto. -Mi permetti almeno di continuare, Urupon?- disse con un sorriso.
-Se ci tieni.- ribatté uno sbalordito chitarrista, incapace di dire altro.
-Sai, questo Sebastian,- Calcò la voce sul nome tedesco. -Si rende ulteriormente ridicolo facendo dei fanservice al limite della decenza, durante i live. Li fa con un certo Kristian e con un certo Hannes, a quanto mi risulta.- sentenziò disgustato, riferendosi a Kiro e Yu. -Guarda. Guarda il primo video della lista,- E corse davanti al Toshiba. -Si chiama “Strify & Kiro”.- Ruki arricciò leggermente il naso in una smorfia di ribrezzo puro.
-Io non ti capisco, davvero.- lo interruppe ancora una volta Uruha. -Anche noi facciamo queste cose. Nello specifico, ti devo ricordare chi dimenava il bacino come un ossesso durante un live di The Social Riot Machines? E chi palpava Reita durante un photoshoot? Chi si è ficcato una bottiglia d’acqua nelle mutande facendo impazzire la folla? Chi...
-Io.- rispose soddisfatto Ruki. Sorrideva ancora. Sembrava che avesse un’altra personalità, rispetto a pochi secondi prima.
-Appunto.- disse Uruha, confuso. -Non ti pare un po’ infantile rinfacciare ad altri cose che tu stesso fai?

Ecco. Perfetto.
Kouyou Takashima aveva il dono di anticipare i processi mentali di Ruki, volente o nolente. In questo caso, del tutto inconsapevole.

-Non è infantile neanche un po’, Urupon. Neanche. Un. Pochetto.- puntualizzò Ruki, sputando veleno ad ogni parola. -Loro fanno queste cose proprio perché le faccio io.
-Fammi capire, Ruki.- disse pensoso Uruha, passandosi distrattamente un dito sulla tempia. -Tu vorresti dar fuoco a questo innocentissimo gruppo tedesco soltanto perché questo Strify ti sta raggiungendo in termini di risultati su YouTube, e perché anche loro usano nomi d’arte, si tingono i capelli e fanno fanservice?
-Rifletti su ciò che hai appena detto.- ribatté Ruki, più serio che mai.
-Io credo soltanto che questi ragazzi amino il visual kei e che vogliano imitarlo.- disse calmo Uruha. -Lo consideri un crimine? Sai quanti gruppi esistono, qui in Giappone, che fanno le stesse identiche cose che abbiamo elencato?

Ruki abbozzò un sorriso.

-Ora che ci penso,- iniziò, con voce vellutata, dirigendosi a passi lenti verso il pc. -Volevo mostrarti una cosa interessante.
-E’ stato Gackt a contagiarti con questa mania di YouTube, non è vero?- sbottò Uruha, assottigliando gli occhi.
-E lo devo soltanto ringraziare.- Ruki aveva digitato “Uruha” e “Yu - Cinema Bizarre” sulle due pagine che aveva aperto in precedenza. -Guarda, Urupon, guarda i risultati dei video.- Il malefico lead singer non stava più nella pelle, glielo si sentiva nella voce.

Uruha, rassegnato, si chinò sul monitor con aria per niente interessata. Quando però si rese conto che i suoi video erano circa 2700 contro i 3810 di Yu, dilatò i suoi occhi da gatto e strinse i denti fino a farsi male.
Ruki vide con che forza si aggrappava ai bordi del tavolo, tanto che le nocche erano diventate bianche.
Il primo chitarrista dei GazettE era bello, compiaciuto del suo aspetto, fiero delle sue gambe, tranquillo nella vita di tutti i giorni, un concentrato di sensualità sul palco... e anche tremendamente orgoglioso.

-Ruki.- disse, quasi come un comando. -Sono tedeschi, giusto?- Fissava sempre il computer.
-Sì.
Uruha si voltò di scatto verso l’amico. -Andiamo in Germania.- decretò il chitarrista.

-No.
-Andiamo, Kai, è solo per poco.
-Ho detto di no, ragazzi.- ripeté il batterista dei GazettE, pacato.

Stava studiando gli impegni che avrebbero avuto il mese prossimo. Secondo lui, musicista pacifico ma leader pignolo, l’intera band avrebbe dovuto riposarsi almeno un po’ per far fronte ai vari tour de force che li attendevano.

-Kai, dolcezza mia,- Ruki sbatté le mani sul tavolo dove erano sparse le tabelle di marcia, preparate dallo stesso batterista. -L’hai detto tu stesso che abbiamo una settimana libera. E’ più di quanto potessimo immaginare, in termini di tempo. Ti promettiamo che non passeremo in Germania più di due o tre giorni. Promettiglielo, Uruha.- si rivolse al chitarrista, rifilandogli una gomitata.
-Te lo promettiamo, Kai.

Il batterista alzò lo sguardo e guardò Uruha. Gli sembrava serio e determinato, quasi come se fosse una questione di vita o di morte. Non poteva trattarsi di un lavaggio del cervello da parte di Ruki.
Quasi deluso dal realizzarlo, Kai unì le mani e sospirò. Perché i suoi bandmates dovevano sempre cacciarsi in qualche guaio? Quei due scapestrati se ne volevano andare in Germania di punto in bianco per rovinare in un secondo una brillante e longeva carriera? Non esisteva.
Perché nella mente razionale di Kai, piombare in Europa con nessun altro obiettivo che muovere un’altra guerra a un gruppo in ascesa significava affossare la popolarità dei GazettE in Germania. No, Kai la giudicava una pessima idea.
Ma d’altronde, se veniva da Ruki, non c’era da stupirsi.

-Non posso farvelo fare, cercate di capirmi.
-E tu non cerchi di capire noi?- Ruki alzò la voce. -Ma dove pensi che siamo, in una dittatura? Non hai mai deciso da solo per la band, Kai. Hai sempre ascoltato le nostre opinioni, e - Dio santo - te le stiamo dando!
-Secondo te sono opinioni sensate, Ruki?- Kai si alzò in piedi. Benché il batterista non avesse gridato né si proponesse di apparire minaccioso, il lead singer dei GazettE sembrò farsi ancora più piccolo.
-Ascolta,- Ruki abbassò la voce e si mise le mani sui fianchi. -Non intendo provocare uno scisma all’interno della band, e lo sai. Ma qui si tratta di furto d’identità, di stupida parodia, di successo acquisito con il loro pseudo-visual, in definitiva di farsi conoscere con un’etichetta che appartiene a noi, Kai, a noi.- Il cantante rafforzò queste ultime due parole premendosi una mano aperta sul petto. -E non venirmi a dire che ci sono migliaia di band visual kei in Giappone, come ha fatto Urupon, perché lo so bene. Ma loro sono giapponesi, fanno parte di un movimento che affonda le sue radici qui, nel nostro Paese.
-Se non ti conoscessi bene, Ruki, direi che stai diventando razzista.- lo interruppe Kai, approfittando di una sua pausa.

Sembrava triste, Kai, come se non riuscisse a capire il motivo di tutto quell’astio. E se ne dispiaceva terribilmente, perché in cuor suo era convinto che i GazettE fossero unici e insostituibili, e se riuscivano a essere una tra le più famose band visual con moltissimi concorrenti connazionali a dar loro filo da torcere, allora per il batterista dei GazettE non esisteva gruppo occidentale che potesse scalzarli dall’empireo.
Su questo era d’accordo con Ruki: il visual kei era giapponese. Ma chi erano, loro, per impedire a cinque tedeschi entusiasti di formare un gruppo che rendesse omaggio allo stesso visual? A dirla tutta, Kai pensava che il successo dei Cinema Bizarre garantisse alle numerose band visual giapponesi ancora più visibilità.

-Io non sono razzista.- sbottò Ruki, arrossendo impercettibilmente. -Non sono neanche l’unico che la pensa così a proposito di quei cinque mangiapatate.
-Non è che questo ti autorizzi a pensare di essere nel giusto, sai.- sorrise timidamente Kai.
-Posso parlare io, adesso?- intervenne Uruha, che nel frattempo era rimasto con il capo basso e le braccia conserte.
-Certamente.- lo incoraggiò Kai.
-Ecco, credo che Ruki si sia espresso male.- cominciò il chitarrista, alzando la testa. -Ciò che vogliamo è un confronto amichevole, anche se il suo temperamento porta a conseguenze facilmente immaginabili.- sorrise, ignorando le occhiatacce del vocalist. -Non ci sarebbe niente di male se ci scambiassimo opinioni in modo civile, giusto? E per fare questo non occorrono chissà quanti giorni. Sii ragionevole, Kai.
-Volete davvero questo “confronto amichevole”?- Kai passò lo sguardo da Uruha a Ruki. Si sentiva messo con le spalle al muro.
-Sì.- risposero quelli all’unisono.

Proprio in quel momento entrò Aoi, i capelli sciolti sulle spalle che gli svolazzavano a destra e sinistra, tanto era l’impeto con cui si era precipitato nella stanza.

-Ehi, chi si vede!- esclamò Ruki. -Vuoi unirti alla nostra crociat.. alla nostra gita fuori porta?- si corresse, dopo aver incrociato gli occhi di Uruha.
-Parlavate dei Cinema Bizarre, mi pare.- Il suo sguardo accigliato si spostò su Ruki. -Posso venire con voi in Germania?
-Splendido!- esclamò giulivo il vocalist. -Visto, Kai? Abbiamo anche Aoi dalla nostra parte, e secondo me sarebbe una grande idea se lui...- Kai aveva il capo basso e la mano chiusa a pugno. Non sembrava veramente arrabbiato, ma era meglio non rischiare stuzzicando le acque chete. -... Dicevo che non puoi assolutamente venire, Aoi, ecco, no.- Ruki fissò il soffitto, massaggiandosi distrattamente il collo.
-Va bene.- disse alla fine Kai.
-Possiamo andare in Germania?- azzardò Ruki, immobile in quella che sembrava una posa plastica.
-Sì, ma...
-Fantastico!- esplose il cantante. -Allora, Aoi, ti dico subito che dovrai portare una valigia piccola perché la maggior parte dei bagagli saranno miei e non possiamo occupare tanto spaz...- si interruppe, vedendo una mano alzata di Kai volta a zittirlo. -Anzi, non preparare nessuna valigia, mi sa che non ci vieni.- Esasperato, si mordicchiò le unghie.
-Pongo soltanto una condizione: in Germania andremo solo Ruki e io.
-Come? Non è giusto.- Uruha si accigliò.
-Mi associo.- gli fece eco Aoi. -Io vorrei proprio farci due chiacchiere, con quel narciso che si diverte a risvegliare ormoni muovendo il bacino davanti a uno specchio.
-Vedi, Aoi, il punto è proprio questo.- cercò di convincerlo Kai. -Da quello che ho potuto capire, il più coinvolto in questa faccenda è Ruki, ma voialtri, mi dispiace dirlo, lo seguite a ruota. Serve qualcuno che lo tenga a bada, qualcuno a cui non importi niente di questa storia. E che sappia frenarlo dal fare pazzie.
-A me sta bene.- intervenne Ruki, passando un braccio attorno alle spalle di Kai. -Quando si parte?

Uruha osservò attentamente il lead singer. Gli sembrava troppo accondiscendente, troppo disponibile, troppo poco se stesso. Pensò che avesse qualcosa in mente, e qualsiasi cosa fosse, sospettò che non dovesse essere granché positiva per Kai, se in tutti quegli anni aveva imparato a conoscere quel genio del terrorismo psicologico che era Takanori Matsumoto.
Era sollevato, Uruha: Kai si era offerto di accompagnare il loro vulcanico vocalist credendo di riuscire a calmare i suoi bollenti spiriti, ma se Ruki non ne era preoccupato, allora i Cinema Bizarre avrebbero dovuto cominciare a tremare di paura.
Sorrise, pensando alla bella giornata che gli si prospettava: avrebbe ponderato se utilizzare il gel alla papaya senza Ruki tra i piedi. Anzi, il lead singer avrebbe perfino pensato a ridimensionare quel suo piccolo problema tedesco, mentre si sarebbe trovato al di là del continente.
Che bella, la vita.

-Lo ripeto un’ultima volta: il computer non si spegne togliendo semplicemente la spina, ma cliccando prima su Start e poi su Spegni Computer; le piante si bagnano tutte le sere, soprattutto il basilico: sapete che Reita lo mette dappertutto, e se non ce l’ha Dio solo sa cosa potrebbe succedere; e le piante si bagnano solo e soltanto con l’acqua, non con qualsiasi cosa allo stato liquido che avete sottomano; avete tutte le mie tabelle, tutti i miei appunti e tutti i miei schemi: fate in modo di mantenere questa casa esattamente com’è adesso, è una richiesta da amico.
-Non siamo bambini, ce la caveremo perfettamente.- Aoi, appoggiato pigramente allo stipite della porta, interruppe la valanga di raccomandazioni di Kai. -Vero, Urupon?
-Nessun problema. Puoi partire tranquillo, Kai. Anche se con Ruki nessuno lo è veramente.- sorrise il chitarrista.
-Ragazzi, è normale che la lavatrice si muova per la stanza?- gridò Reita dal bagno.
-Come...?- si allarmò Kai.
-Insomma, staremo tutti bene. Divertitevi.- tagliò corto Aoi, chiudendo la porta in faccia a Ruki e Kai.
































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... No, non ero morta xD
Ordunque, nuova long fic, con un appunto: non ci saranno squilibri di aggiornamento (Ogni riferimento ad altre long fic sui Gaze è CASUALE *cough*), visto che praticamente l'ho già finita.

Altra precisazione: questa storia NON è anti-Cinema Bizarre, NE' anti-GazettE e NEMMENO anti-Tokio Hotel. E' soltanto quello che immagino io, e ricordo che i personaggi, i loro pensieri eccetera appartengono a loro stessi e non alle mie perfide mani.

L'intera fanfiction è dedicata alla mia spuccy Emma, senza la quale non sarei entrata nel pazzo mondo dei Cinema Bizarre <3
  
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